La Cour Royale

Marie Leszczyńska, Regina di Francia

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view post Posted on 28/12/2012, 14:30     +1   -1
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Che giorno era il 23 di giugno del 1703? Era un sabato, ma per quello che ci riguarda era un po’ diverso dagli altri, è il giorno in cui nasce una bimbetta bellina e rosea, cicciotella e ben piantata: parliamo di Marie Anne Charlotte Sophie Félicité Leszczyńska, bambinella che da figlia di un re da operetta diventerà nientemeno che regina di Francia.

La faccenda inizia con una singolarità, quasi come se fosse avvolta dalla nebbia della Val Padana: non sappiamo con sicurezza dove sia nata la regina Maria, e non lo sapeva nemmeno Luigi XV che glissò sull’argomento quando scrisse a tutta l’Europa per partecipare il suo futuro matrimonio; l’atto di battesimo di Maria non è pubblicato in Polonia (pertanto non siamo nemmeno certi di chi siano stati i suoi padrini e madrina, vi sono diverse possibilità) e, se la stessa regina dava per certa la sua nascita il giorno 23 giugno, altrettanto non è per il suo luogo natale. Il Padre Anselmo e molti altri genealogisti eminenti non sono né certi né tanto meno concordi su questo; c’è l’incertezza tra Breslau, Poznan e altre località, d’altronde ignoriamo anche la data precisa del matrimonio dei genitori; oggi pare che si preferisca pensare che Maria sia nata a Trzebnica, una piccola cittadina della Bassa Slesia, a pochi chilometri da Poznan.
Il padre è Stanislao Leszczyński, duca di Lorena e di Bar, dopo essere già stato re di Polonia per un breve arco di tempo grazie al sostegno di Carlo XII di Svezia che lo ha installato sul trono a dispetto di Augusto II di Sassonia; la madre è Caterina Opalińska Benz, figlia ed erede di una grande e ricca famiglia polacca. La regina Maria aveva anche una sorella, Anna, più vecchia di lei di quattro anni e morta di polmonite nel 1718.
 
Ai primi di settembre 1704 vediamo diverse carrozze lasciare Varsavia di corsa; a bordo la regina Caterina, le figlie Anna e Maria, la loro nutrice, qualche dama: Stanislao ha fatto evacuare la famiglia per evitare che possa cadere in mano ad Augusto II di Sassonia. Durante una sosta per la notte il piccolo corteo scalcagnato trova rifugio in una fattoria, poi riparte la mattina seguente in direzione della Poznania. All’improvviso si sente un grido provenire da una carrozza: “Abbiamo dimenticato Maria!”; la regina credeva fosse con la nutrice, e viceversa; Maria sarà ritrovata tranquilla e sorridente nella mangiatoia che le serviva da culla; non sembra che questo fatto abbia inciso molto su di lei, visto lo racconterà personalmente a Voltaire che includerà l’aneddoto nella sua Storia di Carlo XII. L’avventura non finisce qui, perché le truppe sassoni avanzano verso la Poznania, e la famiglia di Stanislao scappa verso la Pomerania svedese dove finalmente troverà un rifugio tranquillo: scappa dimenticandosi ancora una volta Maria, che stavolta deve la sua salvezza alla bontà di una contadina che la nasconde in un forno da pane finché non arriva qualcuno a riprendersela.
 
La ritrovata tranquillità permette a Maria di avere il tempo di imparare lo svedese ed iniziare dei brillanti studi di latino, mentre suo padre, più per la testardaggine di Carlo XII che per volontà sua, vede definitivamente franare il proprio trono: alla fine Stanislao troverà rifugio nel ducato di Deux-Ponts (Zweibrücken) che Carlo XII gli assegna a titolo vitalizio; arriverà il 15 luglio 1714 assieme da una manciata di nobili fedeli, “en fort petit équipage, il n’est accompagné que de quatre officiers, ses derniers fidèles” come dice Saint-Simon con la sua abituale sprezzante acidità. Il duca sbaglia, c’era anche il principe Poniatowski, grande amico e compagno d’armi di Stanislao.
La vita a Zweibrücken non è esattamente florida e prospera, il denaro manca per tutto e tutti, nonostante i sussidi versati dalla Svezia agli emigrati e le tasse che Stanislao percepisce in quanto duca; il carattere di Caterina Opalińska si avvelena più passa il tempo: l’ex regina pensa spesso alle enormi proprietà fondiarie che Augusto II s’è precipitato a confiscarle; il palazzo ducale è modesto, e la sua unica consolazione è che per lo meno è casa sua. Stanislao, intanto, controlla personalmente l’educazione delle due figlie: col passare degli anni Anna è diventata una splendida quindicenne, e Maria ad undici anni dimostra delle maniere dolci ed affabili, oltre ad un’intelligenza estremamente viva. Non è bella come sua sorella, ma pazienza.
Tutto sommato per Stanislao gli anni passati a Zweibrücken sono felici, trascorsi tra i suoi doveri di duca, l’educazione delle figlie e i doveri familiari, nonostante la regina Caterina sia spesso d’umore tetro e accigliato e ne esca solo quando si mette a girare per chiese. Un aneddoto divertente ci dice che un giorno, mentre passeggiava da solo in carrozza, Stanislao incontra una zingara che gli predice l’avvenire: “Vedo due corone ed una bara”; Stanislao immagina subito che la prima corona sia sua una volta asceso di nuovo al trono di Polonia, si augura che l'altra sia destinata ad una delle sue figlie, e spera ardentemente che la bara sia per Augusto II.
 
Alla morte di Carlo XII, 11 dicembre 1718, la situazione della corte polacca in esilio precipita: sale al trono di Svezia Ulrica Eleonora, sorella di Carlo, che più o meno gentilmente invita Stanislao a raccogliere armi e bagagli e pedalare verso nuovi orizzonti. Quali? Non sono un problema suo: basta che sloggi da Zweibrücken. Stanislao bussa sia dal Reggente sia dal Duca di Lorena: il secondo gli elargisce una somma una tantum di 30000 livres, per evitare di compromettersi con l’Imperatore, mentre il primo accoglie i polacchi nella piccola città alsaziana di Wissembourg, oltre ad inviare per conto proprio una discreta somma in luigi d’oro. Il denaro scarseggia: Ulrica Eleonora dimezza i fondi che la Svezia passava alla corte polacca, mentre il Reggente versa una somma di 50000 scudi annui, il totale è relativamente misero, molto meno di quello di cui disponevano a Zweibrücken. Stanislao impegna i gioielli della moglie per tirare avanti. Il Reggente, per pura cortesia, distacca a Wissembourg il reggimento del Royal-Roussillon: perché? Perché il colonnello è il cavaliere di Vauchoux, ex compagno d’armi di Stanislao nell’esercito polacco, e l’ex re è deliziato dal ritrovare un vecchio amico; intanto, grazie al Cardinale di Rohan che la famiglia aveva conosciuto a Zweibrücken, vengono stretti dei rapporti anche con la contessa d’Andlau.
Il tempo scorre tranquillo per Stanislao, molto meno per Caterina che è di un umore sempre peggiore e non si consola della morte della figlia Anna; ma Maria? Che cosa fa Maria? Nel 1721, alla soglia dei diciotto anni, non è esattamente quello che si dice una bella donna, ma è fresca, graziosa, sorridente, piacevole. Al pari di suo padre prende la sua situazione molto da filosofa, e accetta quello che il destino le dà, senza peraltro immaginare che possa avere una grande sorpresa ancora per lei. Intanto continua ad estendere la sua cultura, parla e legge perfettamente tedesco, svedese, italiano, latino e francese, lingua della quale vuole scoprire tutte le finezze, e a questo scopo legge Corneille, Moliére, Racine, La Fontaine; suona anche clavicembalo, chitarra e viola: non li maneggia da esperta, ma ama molto la musica.
Nel 1723 il Royal-Roussillon deve partire, ma il colonnello de Vauchoux promette a Stanislao che non si dimenticherà dei Leszczyński, sostenendoli presso il Reggente; il reggimento è sostituito da un altro, il cui colonnello è il marchese di Courtenvaux, nipote di Louvois, ventiseienne bello, ricco e cortese ma che non sostituisce Vauchoux negli affetti di Stanislao.
 
S’inizia a pensare all’avvenire di Maria, il figlio maggiore della principessa di Baden è in età da marito, tanto che la futura margravia è inviata alla corte di Baden per un… periodo d’apprendistato con la futura suocera; ma se la fortuna è cieca la sfiga ci vede benissimo, e nello stesso periodo muore il figlio unico del principe Schwarzemberg, lasciando la sorella erede universale: la principessa di Baden reimballa Maria in tutta fretta rompendo la promessa di matrimonio e precipitandosi a far sposare suo figlio con la ricchissima ereditiera. Per Maria si tratta di un’umiliazione cocente, per Stanislao e Caterina anche peggio, visto che il problema fondamentale del loro ménage è il denaro inesistente, soprattutto adesso che Ulrica Eleonora ha ridotto la pensione che la Svezia versava ai Leszczyński. Immediatamente si fa avanti un altro pretendente, il marchese di Courtenvaux: dopo qualche giorno di riflessione Stanislao lo distoglie gentilmente all’idea, dicendogli che sarebbe meglio che diventasse duca e pari prima di sposare Maria.
 
Siamo nel 1723, il Reggente muore d’infarto, sostituito al volo come Primo Ministro da Monsieur le Duc, guercio, non del tutto a posto col cervello, cattivo, sciocco e tutto sommato un infame; costui all’età di 31 anni si ritrova vedovo della cugina, Marie-Anne de Bourbon-Conti, e un principe del sangue non può restare vedovo a lungo: la sua amante, la bellissima e ancor più intrigante che bella Jeanne Agnès Berthelot de Pléneuf, marchesa de Prie, pensa bene di trovargliene una di proprio gradimento: vuoi mai che la nuova duchessa de Bourbon possa essere sveglia e buttare fuori di casa l’amante del marito? La ricerca ha inizio e, per una serie di coincidenze, la marchesa parla del suo progetto con un amico, quel colonnello de Vauchoux amico di Stanislao, il quale le parla a lungo della situazione penosa dei Leszczyński e di Maria; madame de Prie, che fino ad allora non aveva mai sentito parlare in vita sua di Stanislao e tutto il ba-ta-clan, è incantata dall’idea di accasare il duca de Bourbon con una ragazza che Vauchoux descrive come colta, bella e (cosa che alla nostra marchesa interessa molto più delle altre) docile. Madame de Prie scrive subito a Stanislao iniziando le trattative di matrimonio, spedendo addirittura un pittore a Wissembourg a febbraio del 1725 per fare un ritratto a Maria da far vedere a Monsieur le Duc. Stanislao, che con la morte del Reggente si era visto rovinato, batte le manine tutto contento all’idea che sua figlia stia per diventare principessa del sangue, ma tace: dopo lo schiaffo del mancato matrimonio di Baden è meglio essere prudenti, e Maria non sopporterebbe un altro smacco di quella sorta.
 
Nello stesso periodo, però, la salute di Luigi XV inizia a destare preoccupazioni, e sembra che i malesseri di cui soffre il Re da due anni siano dovuti alla pubertà: ma Luigi XV è fidanzato con una bimbetta che non potrà consumare il matrimonio prima di quei sette od otto anni, e se dovesse per qualsiasi motivo morire senza aver messo al mondo un Delfino sarebbe il figlio del Reggente, Luigi “il Pio” Duca d’Orléans (detto dai Parigini Orléans Santa Genoveffa) a diventare Re di Francia. Ora, Monsieur le Duc preferirebbe la morte piuttosto che vedere un Orléans sul trono, e decide di annullare seduta stante il matrimonio con la piccola Infanta di Spagna e cercare a Luigi XV una nuova moglie in età fertile. Ma chi? Madame de Prie, matrimonialista instancabile, inizia a cercare una regina che le permetta di conservare il proprio potere: il ministero degli Affari Esteri stila una lista di 99 nomi di principesse europee suscettibili di diventare Regina di Francia. Monsieur le Duc e madame de Prie ne eliminano 80, e ai 19 rimanenti la marchesa aggiunge quello di Maria Leszczyńska: la scelta cadrà su lei, e solo su lei, perché la stana coppia stima che la nuova regina sarà loro interamente debitrice della sua fortuna, cosa che nessuna principessa d’alto rango avrebbe mai fatto.
Il giorno 2 aprile 1725, mentre passeggia in carrozza a Wissembourg, Stanislao è felice: Maria sta per diventare Duchessa de Bourbon, e suo genere non lo lascerà a lungo senza mezzi; in quel mentre un cavaliere si affianca alla carrozza, è un ufficiale francese che gli consegna una lettera: Stanislao apre, legge e sviene di botto sui cuscini.
 
L’annuncio delle nozze di Luigi XV con la figlia di un piccolo re spodestato non è accolto bene da nessuna parte, salvo che dai Leszczyński: il clan degli Orléans è furioso, soprattutto pensando che la Duchessa di Lorena, quella Élisabeth-Charlotte d’Orléans sorella del Reggente, aveva accarezzato il progetto di sedere una delle sue figlie sul trono di Francia (progetto che riuscirà, dopo la sua morte, con una nipote: Marie-Antoinette). La nobiltà grida tutta al disastro, alla mésalliance; del popolo, poi, non se ne parla: i pettegolezzi ufficiali arrivano ad accusare Maria d’essere brutta, epilettica, sterile e che più ne ha più ne metta. Ciò nondimeno il matrimonio tra il più bello dei re Borboni e la più dimenticata regina della storia si fa; il 15 agosto 1725 il Duca d’Orléans la sposa per procura nella cattedrale di Strasburgo, con cerimonia officiata dal Cardinale di Rohan, Grande Elemosiniere di Francia; finite cerimonia e feste, il corteo che deve condurre la nuova sovrana a Corte s’imbarca in un viaggio allucinante, tra strade inesistenti, pioggia torrenziale, fiumi di fango e carrozze che si rovesciano, e finalmente Maria arriva a Fontainebleau, dove il 5 settembre sposa Luigi, quindicesimo del nome, per la grazia di Dio Re di Francia e di Navarra. La coppia consuma di corsa, Luigi non aspettava altro del resto, e se è abbastanza facile che una ragazza semplice come lei subisca il fascino della bellezza e dello charme del re, è curioso che anche lui s’innamori in breve tempo della moglie. Nei primi tempi della loro vita matrimoniale sembrano essere stati felici, forse quasi borghesi, in un mondo libertino come la Corte, dove coppie felici come i conti di Tolosa o il duchi de Luynes sembrano perfino fuori luogo e, per certi versi, fuori casta; ma che cos’è che col tempo porterà Luigi XV ad avere un numero impressionate di donne, tra le favorite ufficiali e le ripassatine volanti da “una botta e via”? C’è che Maria, tanto buona, tanto pia, tanto cara, tanto pietosa e tanto colta si rivela essere una zuppa di donna, e manca completamente della perspicacia che le avrebbe permesso di leggere nel cuore del marito. Luigi XV era un uomo abitudinario, un buon padre, attaccatissimo ai figli e sempre molto preoccupato per loro anche se non seguiva troppo da vicino i loro progressi, amava rilassarsi nella calma e nella tranquillità di una cerchia ristretta di amici intimi con i quali poter lasciare da parte tutto l’apparato di Corte, aveva bisogno del calore e della pace domestica che avrebbe voluto trovare assieme alla moglie; Maria, per contro, anche quando non era stata sfiancata da dieci gravidanze, era sempre coperta a triplo strato di scialli, nastrini, mantellette, pizzi neri e altri accessori molto démodé, e spesso ridicoli, che la facevano assomigliare molto, troppo ad una vecchia zitella di provincia. Amava molto la musica, nei suoi appartamenti vi erano spesso concerti che erano quasi sempre rappresentazioni di opera in forma di concerto, estese su più serate. Le sue stanze erano sovraccariche di medaglie, di reliquie, di quadri a soggetto religioso, di libri che le venivano da tutte le parti e che leggeva tutti, vista la sua conoscenza delle lingue; la sua cerchia intima era composta di persone irreprensibili, nobilissime e drogate dall’etichetta ma anche mortalmente noiose. La regina non aveva capito che suo marito aveva un bisogno estremo di avere attorno gente allegra e meglio se fosse stata giovane, di poter vivere tranquillo, senza che accanto a lui ci si accapigliasse per un tabouret o per una pensione: da lei, invece, trovava solo la frangia più grigia della Corte, pertanto andava a cercare la compagnia desiderata altrove, ma in famiglia: o dal conte di Tolosa, suo prozio illegittimo, o dalla cugina, Mademoiselle de Charolais, sorella di Monsieur le Duc: lì conosce madame de Maillly, una donna che assomiglia ad un granatiere più che ad una duchessa, che sa di essere brutta e non cerca di piacere a tutti i costi.
Dopo qualche tempo Maria inizia a ricevere le attenzioni di Luigi solo per dovere coniugale, lamentandosi ogni tanto che dalle cene nei petits apartements le porta solo la confusione l’odore di champagne; il re si separa definitivamente dalla moglie solo nel 1738, in seguito ad un incidente dovuto principalmente alla regina. In luglio del 1738, mentre Luigi era al castello di Compiègne, Maria lo avverte di essere incinta, ma durante una passeggiata a piedi a Saint-Cloud si affatica troppo, e durante la notte succede una cosa che fa capire che questa volta non ci sarebbe stato un altro bambino. Maria ne informa subito il re, omettendo però di dire che i medici le avevano vietato per qualche tempo qualsiasi genere di rapporto coniugale per timore di complicazioni. Quando al ritorno da Compiègne Luigi si presenta per passare la notte con la moglie, questa rifiuta di riceverlo: lui si offende a morte, e da quel momento si ritiene libero e farfallone, pur conservando affetto e rispetto per la moglie. Nel 1744 ci sarà una breve riconciliazione rappezzata, in seguito alla malattia di Luigi XV a Metz, quando il re credeva di essere sull’orlo della tomba, e decide di riparare pubblicamente alle sue mancanze verso il popolo chiedendo pubblicamente scusa e rispedendo a casa la favorita del momento, Marie-Anne de Mailly-Nesle, duchessa de Châteauroux (sorella della già citata contessa de Mailly); ma per citare un detto popolare, passata la festa gabbato lo santo: una volta fuori pericolo Luigi richiama la duchessa, che però morirà di lì a poco di peritonite, e sarà rimpiazzata nel suo incarico -non ufficiale, chiaramente- da quella che sarà la più famosa delle amanti di Luigi XV: Jeanne-Antoinette Poisson, dapprima signora Le Normant d’Etiolles, poi marchesa di Pompadour. Maria è una donna di grande e sincera pietà, e farà celebrare molte messe per l’anima di Marie-Anne, così come vivrà per molti anni in un clima abbastanza disteso con madame de Pompadour (testualmente: “Visto che deve essercene una, tanto vale che sia lei”).
 

La regina non ha mai avuto alcun credito politico presso il marito, e la situazione è stata chiara fin dall’inizio con un fatto successo a dicembre del 1725: quella che potremo chiamare la seconda Journée des dupes.
Il Primo Ministro, Monsieur le Duc, guardava molto preoccupato il favore ed il credito di cui godeva presso il re il Cardinal Fleury, suo precettore; sapendo benissimo di essere impopolare ed appeso ad un filo, nonostante l’aver organizzato il matrimonio del re, un giorno decide di liberarsi di Fleury, con un piano machiavellico probabilmente ideato da madame de Prie, perché il Duca de Bourbon non era né abbastanza fino né scaltro di suo per arrivarci: si tratta semplicemente di irritare ed umiliare Fleury al punto che decida di andarsene, sperando di sfruttare al meglio l’inesperienza della regina e la riconoscenza che gli deve, e che il re, dovendo scegliere tra una moglie fresca fresca della quale è quasi certamente innamorato ed un vecchio precettore non esiti e opti per Maria.
Il 18 dicembre 1725 Bourbon chiede alla regina se accetta di ricevere il re nella sua stanza, dovendo tenere un piccolo consiglio: Maria accetta felice, ignorando che Fleury è sempre presente in questo genere di occasioni, ed essendo dotata dell’acume politico e del senso pratico di una mozzarella in carrozza, non sospetta nemmeno per un secondo che Bourbon abbia altre mire. Luigi, ignaro, si adegua credendo che Fleury arriverà presto, come d’abitudine. Alle dieci del mattino il re e il ministro entrano dalla regina, Bourbon ha dato l’ordine che nessuno li disturbi, e in particolare il Cardinal Fleury; questi è sorpreso di non trovare nessuno nell’appartamento del re, e quando gli viene detto che il re e Bourbon sono dalla regina inizia a sospettare. Dopo un’ora di attesa se ne va, non senza aver scritto una lunga lettera al re, dicendogli che si ritirerà in una delle sue abbazie e preferisce andarsene senza rivederlo; Luigi XV è sconvolto leggendo al lettera, sapendo che quello che lui considera come un padre l’ha lasciato, e in quel modo (Saint-Simon racconta che s’è andato a nascondere sulla chaise percée). Il re non mangia, non caccia, rimane in poltrona stravolto, capendo che la regina si è prestata al gioco. Il duca di Mortemart, primo gentiluomo di camera, interviene suggerendogli di ordinare a Bourbon di scrivere a Fleury implorandolo di tornare. Il primo ministro ha un tracollo di nervi, ma deve obbedire; il re va dalla regina e le spiega che genere di pasticcio abbia combinato, lei arrossisce, si spiega incespicando e Luigi la lascia senza una parola. La sera stessa la lettera di Bourbon raggiunge Fleury, che torna a corte il giorno seguente, sicuro della vittoria. Da questa giornata Maria ricava un timore sacrosanto di dispiacere al re, e negli anni a venire non gli presenterà quasi mai una richiesta, un placet, una domanda che le potesse essere stata consegnata: preferirà consegnarle per via gerarchica, o a Fleury, o a uno dei primi gentiluomini di camera del re.
 

Nonostante quella che possiamo definire mancanza di senso della diplomazia per non chiamarla goffaggine, Maria era tutt’altro che una sprovveduta; non mancava né di spirito di replica né di senso di ciò che le era dovuto; per quanto a suo tempo sarebbe stata felice ed appagata di diventare la marchesa de Courtenvaux non di meno era cosciente del suo ruolo di regina: in questo aveva avuto una parte anche madame de Prie, standole accanto all’epoca del matrimonio, e facendole imparare le genealogie delle famiglie più importanti, l’etichetta di Versailles ed i misteriosi quanto inestricabili legami di sangue e di potere che muovevano la pachidermica macchina della Corte di Francia; Maria non s’è mai fatta scrupolo nemmeno di modificare quella sacra legge che regolava ogni minimo gesto della vita di Corte, dando qualche colpo per alleggerire l’etichetta in quanto attribuisce poco peso a certe distinzioni, a gran disdoro di personaggi come Saint-Simon: quando Maria manderà dei semplice paggi a convocare le persone che le hanno chiesto udienza, invece di farli scortare dal cavaliere d’onore o dal suo scudiero, il nostro duca è allibito: […] Non è certo più regina della moglie di Luigi XIV, né del resto è di così buon lignaggio […]. Sa comunque come farsi rispettare, la vediamo un giorno rimbeccare una duchessa che, fingendo di dimenticare il divieto di appoggiare checchessia sui mobili della stanza reale, si inventa di mettere la sua pelliccia foderata di satin bianco su uno dei tabouret posti accanto al letto della regina: un valletto la prende e la deposita su una panca nell’anticamera. La regina aveva un gatto, questi salta sulla pelliccia, ci si rigira un po’, ci si sistema felice e la trova adattissima da usare come lettiera. La duchessa scopre il misfatto, torna da Maria e la apostrofa abbastanza con veemenza: “Guardate, Madame, l’impertinenza dei vostri servi, che hanno buttato la mia pelliccia sua panca dell’anticamera dove il gatto di Vostra Maestà l’ha ridotta in questo stato!”. Maria, senza scomporsi, le risponde:“Sappiate, signora, che voi avete dei servi, e io non ne ho. Ho degli ufficiali della mia camera che hanno acquistato a caro prezzo l’onore di servirmi; sono persone bene allevate ed istruite, e non ignorano che, scelta tra i più grandi del regno, voi dovreste essere accompagnata da uno scudiero, o almeno da un valletto, che riceverebbe da voi la pelliccia, e che osservando le forme che si convengono al vostro rango non vi sareste esposta a vedere i vostri effetti gettati su una panca dell’anticamera”.
 
Il matrimonio è molto fertile, viste anche le assiduità di Luigi XV, sebbene su dieci figli otto siano femmine, e il tanto sospirato erede al trono si faccia aspettare parecchio.
Il 14 agosto 1727 è la volta di un parto gemellare: Marie Louise Élisabeth (morta il 6 dicembre 1759) e Anne Henriette (morta il 10 febbraio 1752) danno l’inizio alla lunga serie di Mesdames col numero, saranno chiamate Madame Première (poi Madame Infante per il suo matrimonio con l’Infante Don Filippo di Borbone-Spagna, poi Duca di Parma) e Madame Seconde (Madame Henriette, poi solo Madame); a queste si aggiungeranno Madame Troisième (Madame Louise, 28 luglio 1728 - 19 febbraio 1733), Madame Quatrième (poi Madame Troisième, dopo Madame Adélaïde, poi di nuovo Madame e per finire nuovamente Madame Adélaïde, 23 marzo 1732 – 27 febbraio 1800), Madame Quatrième (poi Madame Victoire, 11 maggio 1733 – 7 giugno 1799), Madame Cinquième (poi Madame Sophie, 27 luglio 1734 - 2 marzo 1782), Madame Sixième (poi Madame Thérèse, 16 maggio 1736 - 28 settembre1744) e per finire Madame Septième (poi Madame Louise, la suorina più intrigante di Francia, 15 luglio 1737 - 23 dicembre 1787); e i maschi? Il Delfino arriva come quartogenito, quando già tutta la Corte parlava dell’incapacità di Maria nel generare un maschio alla Corona: il 4 settembre 1729 nasce Louis-Ferdinand, che sarà il padre degli ultimi tre re di Francia: Luigi XVI, Luigi XVIII e Carlo X. Il Delfino morirà di tubercolosi a Fontainebleau il 20 dicembre 1765. Il fratello minore, titolato alla nascita Duca d’Anjou avrà vita breve: nascerà il 30 agosto 1730 e morirà il 7 aprile 1733.
 
La regina Maria trascorrerà con calma gli ultimi anni della sua vita a Corte, attorniata dalla sua cerchia di amici fedeli, un po’ spenti ma molto rispettabili (tanto per fare un esempio, nel solo anno 1748 cena la bellezza di 198 volte dalla duchessa de Lyunes, sua dama d’onore, senza contare le sere in cui vi si reca dopo aver cenato), e dedicherà il suo tempo alle sue passioni: la musica e la pittura, divenendo una mecenate, aiutata in questo dalla sua seconda nuora, la Delfina Maria Josepha di Sassonia: ecco che vediamo a Versailles Farinelli nel 1737 ed il piccolo Mozart nel 1764, così come Voltaire ricevere una pensione direttamente dai fondi personali di Maria, o Carlo Goldoni istruire le Mesdames.
 
Maria muore il 24 giugno 1768, a Versailles, sopravvivendo di soli due anni e mezzo a suo figlio il Delfino Luigi Ferdinando, morto di tubercolosi poco prima del Natale del 1765. Sarà sepolta nella Basilica reale di Saint-Denis, come si conviene ad una Regina di Francia, mentre il suo cuore è spedito a Nancy, nella chiesa di Nôtre-Dame-de-Bonsecours, in un piccolo monumento accanto al mausoleo di Stanislao Leszczyński. 



Edited by Liselotte von der Pfalz - 16/11/2014, 23:25
 
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marquise de Créquy
view post Posted on 25/4/2013, 17:49     +1   -1




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La pia Giginksa:

Mercoledì 7 novembre 1725
Il Re si è arrabbiato con la Regina, vi è stata una abnegazione ma sta bene: fa fino a venti leghe al giorno alla caccia.
La Regina gli ha portato le sue lamentele perché aveva proibito di lasciar entrare gente nel suo appartamento, quando pregava Dio, Mme de Prie se n’è infischiata ed è entrata in quel momento. La Regina l’ha notata e ha continuato le sue preghiere senza rivolgerle la parola.”
 
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marquise de Créquy
view post Posted on 29/12/2013, 18:47     +1   -1




Marie Leszczyńska era lontana dall’essere quella Regina monotona e seria come viene dipinta due episodi che la riguardano:

si parlava davanti a lei degli ussari che facevano delle incursioni nelle province e si avvicinavano a Versailles:
se ne incontrassi una truppa – disse la Regina a quelli che la circondavano – e la mia guardia mi difendesse male?
Madame – disse uno di loro – V.M. correrebbe il grande rischio di essere “ussardata”
e Voi, Monsieur de Tressan cosa fareste?
Difenderei V.M persino col pericolo per la mia vita
- Ma se i vostri sforzi fossero inutili?
- Madame, mi succederebbe come al cane che difende il pranzo del suo padrone, dopo averlo difeso al meglio, si lascia tentare a mangiarne come gli altri
Lontano dall’essere infastidita, la Regina si accontentò di sorridere.

In un’altra circostanza, avendo appreso la parte presa dalla vecchia principessa de Conti all’intrigo di Mme de Mailly, rispose spiritualmente: “Questo vecchio cocchiere ama ancora sentire schioccare la frusta”; e quando la favorita in titolo le domandò il permesso di recarsi a Compiègne, ella pronunciò, non senza sdegno: “ Voi siete la favorita”.
 
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2 replies since 28/12/2012, 14:30   895 views
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