Nell’anno di grazia 1616, nella città di Parigi viene alla luce una biondina, colei che diventerà una delle figure più intriganti della Fronda: la Principessa Palatina, Anna Maria di Gonzaga di Clèves.
I suoi natali sono illustri, papà è il Duca di Mantova e del Monferrato Carlo I di Gonzaga, mammà è Caterina di Lorena, figlia a sua volta del pestiferissimo duca Charles de Mayenne, l’avversario di Enrico IV (il quale Enrico IV, per pareggiare i piatti della bilancia, ha lo stesso nonno del padre di Carlo di Gonzaga, ossia Carlo IV di Borbone, Duca di Vendôme e di Borbone).
Anna è la sesta di sei figli sgusciati fuori da questo matrimonio, e per giunta la terza di tre femmine, ed è abbastanza comprensibile che si parli di farla monaca; inizialmente sembra anche essere d’accordo, ma circa all’età di ventun anni, alla morte del padre, si troverà a cambiare idea e a seguire quel sentiero che qualche secolo dopo Mae West illustrerà magistralmente nel film I’m no angel (1933) con la frase: “I used to be Snow White, but I drifted”.
La Nostra inizia con l’innamorarsi perdutamente di suo cugino germano, Enrico II di Guisa, figlio di quell’Enrichetta di Joyeuse nonna della Grande Mademoiselle, che dopo essere diventata vedova di Enrico di Borbone Duca di Montpensier aveva pensato bene di risposarsi con Carlo di Lorena, il figlio dello Sfregiato. Decisamente, il destino ha uno strano senso dell’umorismo. La passione per il cugino la spinge a travestirsi da uomo non appena lui lascia la tonaca di arcivescovo di Reims per corrergli dietro a Sédan, nel 1640, ma tempo dopo dichiarerà di averlo sposato segretamente nel 1639: la cosa potrebbe anche essere possibile, un cardinale non è obbligato a essere un prete (Mazarino non lo era, ad esempio). Sia come sia, l’anno dopo lo pianta, ma pensa bene di fargli causa per farsi riconoscere come sua legittima sposa.
Sarà solo nel 1645 che, per non aver nulla di meglio da fare, sposerà un uomo dieci anni più giovane di lei, spiantato figli di spiantati: Sua Altezza il principe Eduard von der Pfaltz, figlio di Federico V ex re di Boemia e di Elisabetta Stuart; diventa pertanto cognata di Sofia di Hannover, di Elisabeth badessa di Herford, di Louise-Hollandine badessa di Maubuisson, dell’elettore Carlo I Luigi e di un’altra selva di principi palatini più o meno senza importanza: l’allegra coppia dei Re d’inverno Federico ed Elisabetta ne sfornava a manciate, ne ebbero tredici in totale.
Donna abbastanza tenace, Anna riesce a far convertire il nuovo marito al Cattolicesimo, scatenando le ire della suocera che minaccia ripetutamente di ripudiare qualsiasi dei suoi figli avesse abiurato la religione riformata: cosa di ben poca fatica, invero, visto che quasi non ne sopportava la vista e li faceva allontanare da sé fino a quando non avessero compiuto almeno dieci anni. Brava mamma, Elisabetta Stuart, davvero una brava mamma. É curioso notare che se Edoardo del Palatinato non si fosse fatto cattolico probabilmente sarebbero stati i suoi discendenti a salire al trono di Inghilterra al posto di quelli della sorella minore Sofia, rimasta protestante, alla morte della Regina Anna.
Donna anche estremamente intrigante, la nostra Anna: molto amica del Gran Condé (tanto che si vocifera che assieme a lui abbia tentato di dar fuoco ad una reliquia della croce di Cristo durante una festa), avrà un ruolo fondamentale di intermediaria tra la Corte ed i Principi durante la Fronda, ma nonostante tutto né il cardinale Mazarino né Luigi XIV in persona si fidano di lei, e la tengono a distanza: certo, come dargli torto? Infatti, se nel 1660 riceve la nomina a Sovrintendente della Casa della Regina, è anche obbligata a disfarsene per ordine del re l’anno seguente.
Il 1663 la vede diventare vedova e anche consuocera dell’amico Principe di Condé, poiché si celebra il matrimonio di sua figlia Anne-Henriette con Henri-Jules, Duca d’Enghien, primogenito del Gran Condé: brutto, cattivo, sciocco e maligno ma pur sempre Principe del Sangue. Per chiudere l’affare c’è voluto del bello e del buono, e anche di più: la regina di Polonia, Luisa Maria di Gonzaga, sorella di Anna (e tra le altre cose anche ex fidanzatina di Henri Coiffier de Ruzé d’Effiat, marchese di Cinq-Mars), ha dovuto designare la futura Duchessa d’Enghien come sua erede por poter far pretendere il Duca d’Enghien al trono di Polonia, impegnandosi a sostenerlo. Il matrimonio della figlia rinsalda il prestigio sociale di Anna, che riesce a piazzare molto bene anche le altre due: la maggiore, Louise - Marie, si sposerà con un ministro dell’imperatore Giuseppe I: Karl Theodor, principe di Salm; mentre la minore, Bénédicte-Henriette, impalma il duca Johann Friedrich di Braunschweig-Calenberg, il cui fratello minore Ernesto Augusto altri non è che il cognato di Anna, marito di Sofia di Hannover; pertanto Bénédicte-Henriette si troverà ad essere la cognata della propria zia.
Dato che il mestiere di matrimonialista le riesce bene, Anna accasa anche la figlia di un altro cognato: Élisabeth-Charlotte, detta familiarmente Liselotte, che diventerà Duchessa d’Orléans sposandosi con il fratello cadetto di Luigi XIV, Philippe.
Nello stesso anno viene toccata dalla grazia divina, e si converte diventando un esempio di virtù e di devozione: la meravigliosa marchesa de Sévigné la abbinerà scherzosamente a un’altra grande intrigante e libertina della Fronda, Anne-Généviève de Bourbon-Condé Duchessa de Longueville (sorella del Gran Condé), chiamandole “le Madri della Chiesa”: per entrambe Bossuet scriverà un’orazione funebre che entrerà a far parte della storia della letteratura francese.
Anna muore a Parigi il 6 luglio 1684.
Edited by Liselotte von der Pfalz - 16/11/2014, 15:26