La Cour Royale

Élisabeth Philippine Marie Hélène de France

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marquise de Créquy
view post Posted on 6/1/2013, 00:41     +1   -1




“L’anno millesettecentossantaquattro, il tre maggio, l’altissima e potentissima principessa Madame Elisabeth Philippine Marie Hélène di Francia, nata oggi, figlia dell’altissimo e potentissimo ed eccellentissimo principe Luigi, Delfino di Francia e dell’altissima, potentissima ed eccellentissima principessa Marie-Josèphe, principessa di Sassonia, Delfina di Francia, sua sposa, è stata battezzata da Monsignor Charles-Antoine de la Roche-Aymon, arcivescovo-duca di Reims, pari e grande elemosiniere di Francia, in presenza di noi curato sottoscritto. Il padrino è stato l’altissimo e potentissimo principe Dom Philippe, Infante di Spagna, duca di Parma, Piacenza e Guastalla; la madrina è stata l’altissima e potentissima ed eccellentissima Elizabethe, principessa di Parma, Regina dovaria di Spagna. Il padrino rappresentato dall’altissimo e potentissimo principe Louis-Auguste di Francia, duca di Berry, e la madrina rappresentata dall’altissima e potentissima principessa Madame Adélaïde di Francia, figlia del Re, i quali sono stati nominati, l’uno e l’altro a questo effetto. Sua Maestà presenzia a questo battesimo”

La piccola ,che si era creduta troppo fragile per sopravvivere, viene battezzata in fretta e furia il giorno della sua nascita in presenza del Re. Da notare il padrino che è il fratello, allora di soli dieci anni, a cui dedicherà il resto della sua vita e la zia che prenderà tanto seriamente il suo ruolo di madrina. E sotto questi auspici viene alla luce l’ottava e ultima figlia del Delfino Luigi e di Marie-Josèphe di Sassonia.

La coppia aveva già perduto 3 figli: la loro figlia primogenita, Marie-Zephirine nel 1755 all’età di cinque anni, il piccolo duca d’Aquitania morto ad un anno nel 1754, e soprattutto il loro pupillo, il duca di Borgogna erede al trono, morto nel 1761 all’età di dieci anni. La sorellina neonata avrebbe conosciuto i rimanenti: Luigi-Augusto duca di Berry, futuro Luigi XVI nato nel 1754, Louis-Stanislas-Xavier, Conte di Provenza, futuro Luigi XVIII nato nel 1755, Charles-Philippe conte d’Artois, futuro Carlo X, nato nel 1757, la sorella tanto amata Marie-Adélaïde-Clotilde nata nel 1759. Ma i lutti per Elisabeth e i suoi fratelli non sono ancora finiti. Il Delfino Luigi-Ferdinando muore di tubercolosi a 36 anni il 20 dicembre 1765 e la moglie che ha accudito amorosamente il marito durante la malattia contrae lo stesso suo male e muore a sua volta il 13 marzo 1767.

I cinque bambini sono orfani. Chiamano ormai il Re, loro nonno, “Papa Roi”. La piccola Elisabeth ha solo due anni, sta diventando una piccola selvaggia, provando le sue governanti fino ai limiti della loro resistenza. Orgogliosa, disobbediente, collerica dà molti grattacapi a Mme de Marsan. La nonna, la regina Marie-Leczinska, muore a sua volta il 24 giugno 1768. Nonostante i lutti, la vita a Versailles va avanti e dopo un relativo periodo in cui il Re gusta la vita famigliare attorniato dalle figlie, passa tra le braccia delle seducente Mme Du Barry, ma il “Papa Roi” mostra sempre una vera tenerezza nei confronti dei nipoti. Elisabeth monta sulle sue ginocchia e lo circonda con le sue braccine paffute senza alcun riguardo per la sua età e per il suo rango. Lui le rende delle tenere carezze.

Elisabeth bambina impetuosa, scappa dalle sue governanti, interpella i servi senza riguardo alcuno per l’etichetta, dà del filo da torcere alle sue educatrici. Quella a cui viene affidato il compito di sostituire la madre scomparsa è la Governante dei Figli di Francia, Mme de Marsan, rigida e severa. Tanto la principessa Clotilde, dolce, docile e sorridente la colma di soddisfazioni, tanto Elisabeth viva, mingherlina, sempre in movimento, le scappa da tutti le parti. Fugge in tutti i viali di Versailles come una puledra imbizzarrita, non tiene conto di alcuna proibizione e divieto, si avvicina al canale col rischio di cadere dentro, per vedere i pesci, butta le palle nelle vasche e urla affinché qualcuno le vada a riprendere; fa diventare matti tutti nascondendosi nei cespugli o dietro le statue. Quando poi la povera Mme de Marsan deve portare le due principessine in visita a Mesdames Tantes comincia a tremare. Durante la visita alle zie, la piccola Elisabeth presta più attenzione ai fiori, agli uccelli e ai cani. Una volta fatta la riverenza alle zie, si precipita sui loro cani preferiti per tirare loro la coda, le orecchie o abbracciarli alla follia. Mme de Marsan rossa in viso come un peperone riprende la bimba:
E’ a Mesdames vostre zie che state facendo una visita, finite di occuparvi di questi animali!
La visita mi annoia – ripete l’incorreggibile bambina – preferisco divertirmi coi cani”
E infatti le relazioni tra le zie e la nipote sono distanti, il clan di Mesdames vedono i loro nipoti solo qualche minuto al giorno e sotto la più rigida etichetta.

A cinque anni e mezzo la piccola Babet non sa né leggere e né scrivere e invano Mme de Marsan le fa notare che è una vergogna per una principessa. Sarà la dolcezza della sorella Clotilde che comincerà a far breccia nella testolina della piccina. Clotilde di nascosto dà lezioni alla sorella dicendole che sarà una sorpresa per tutti quando sapranno che ha imparato qualcosa. In poche settimane Elisabeth apprende a leggere e a scrivere pure delle piccole frasi.
Mme de Marsan sfinita dalla bimba chiede a Luigi XV una dama che la possa aiutare nel suo ruolo, la scelta cade su Marie-Angélique de Soucy, baronessa di Mackau. Ella arriva a Versailles accompagnata dalla sua piccola figlia Angélique…sarà amore a prima vista, saranno amiche per tutta la vita. Quando nel 1770 il fratello Louis-Auguste sposa l’arciduchessa Marie-Antoinette d’Austria, Elisabeth viene presentata al suo arrivo a Versailles e la piccola rimane affascinata dalla giovane Delfina. Elisabeth vuole partecipare a tutti i costi alla cerimonia nuziale, ma Mme de Marsan si rifiuta perché è troppo piccola. Di nuovo Angélique è là a consolare la sua real amica e assieme a Mme de Mackau le propongono di andare a raccogliere dei fiori da dare al nuova “sorella” e mettere nella sua camera nuziale. Elisabeth contenta fa quel che le propongono e poi scrive su un grande foglio “da parte di vostra sorella Babet”.

Il 10 maggio 1774 il buon “Papa Roi” muore di vaiolo e sul trono sale il fratello Louis-Auguste, incoronato un anno dopo a Reims col nome di Luigi XVI. Lo stesso anno Babet prova un nuovo dolore quando l’amata Clotilde parte per il Regno di Sardegna per sposare Carlo Emanuele di Savoia, futuro Re di Sardegna.

Nel 1777, sebbene ci siano delle voci sul fatto che Madame Elisabeth debba sposare il fratello di Marie-Antoinette, l’Imperatore Giuseppe II, non se ne fa nulla. L’Imperatore arriva in Francia, vede la sorella e riparte.

Nel 1784 durante una passeggiata a cavallo con la Regina arrivano fino a Montreuil e là trovano la casa principale aperta, piena di fiori, accogliente , cosa che non era più successa da quando i Guéménées, dopo la loro bancarotta, avevano venduto.
Cara Elisabeth – le disse la Regina – siete nella vostra proprietà, questa sarà il vostro Petit Trianon. Il Re è felice di offrirvelo e mi ha fatto una gioia lasciando che sia io ad annunciarvelo”. Ma quello che colma di gioia la principessa è di ritrovare il grande parco piantato ad alberi di otto ettari dove giocava da bambina. La proprietà si trova oggi al 41 di Avenue de Paris.

I giorni felici di Babet finiscono nel 1789, quando, con la Convocazione degli Stati Generali, si accendono gli animi che porteranno poi alla Rivoluzione. Dopo la presa della Bastiglia, Madame Elisabeth è costretta a dire addio a molte delle sue dame, affinché riparino all’estero, anche la sua cara Angélique. Il 5 Ottobre dello stesso anno, è una giornata tipicamente autunnale, Elisabeth è corsa fino a Montreuil per leggere le lettere inviatole da Angélique che si trova a Venezia, quando un uomo fradicio di sudore arriva nel suo giardino informandola che mille o duemila donne arrivano da Parigi per invadere il castello. Svelta come un fulmine, Elisabeth corre a cavallo verso la Reggia. Ci si mette delle ore per trovare il Re e quando arriva la Regina e Madame Elisabeth gli suggeriscono di riparare verso Rambouillet, il Re si rifiuta. Dopo una notte dove si attenta alla vita della Regina, la Reggia viene invasa e con pena il popolo viene respinto. L’alba vede i rivoltosi chiedere a gran voce il ritorno della famiglia Reale a Parigi. Alle una la corte si sposta a Parigi per abitare per sempre nel castello delle Tuileries. Elisabeth deve dormire , la prima notte, in un letto da campo vicino Madame Royale. Il giorno dopo prenderà alloggio presso il Pavillon de Flore, con la Principessa di Lamballe, che, nel frattempo raggiunge la sua Regina, in qualità di Sovrintendente della Maison della Regina.

Malgrado le apparenze, Elisabeth è una donna di carattere, matura e riflessiva che teneva a volte testa a suo fratello o a sua cognata Marie-Antoinette. Rispetto a loro, la sua strategia politica è più conservativa, senza concepire la minima concessione ai partigiani di una monarchia costituzionale. Dal 1790 sostiene il principio di una alleanza degli emigrati con le potenze straniere, di cui aspettava l’aiuto. Corrispondeva con il Conte d’Artois regolarmente grazie all’intercessione del conte de Virieu. Si oppose ugualmente alla costituzione civile del clero e a tutte le misure che diminuivano le prerogative reali.

Il 1791 si apre con la fuga di Mesdames Tantes verso l’Italia, anche in questa occasione Elisabeth si rifiuta di abbandonare il tanto amato fratello e la cognata. Nel giugno 1791 accompagna la famiglia reale verso Montmedy e ne condivide la triste sorte quando vengono arrestati a Varennes. Un anno esatto più tardi, il 20 giugno 1792 a causa dei continui veto del Re, la folla invade il palazzo delle Tuileries fino ad arrivare agli appartamenti del Re dove trovano il Sovrano con accanto la sorella, Elisabeth viene confusa con la Regina e quando qualcuno tenta di spiegare il malinteso è la stessa Elisabeth che non venga svelata la sua identità per salvare la vita alla cognata. Il 10 agosto 1792, vi è un altro attacco alle Tuileries, la famiglia reale ripara all’Assemblea, l’indomani viene portata al Tempio. Durante il periodo di prigionia la raggiante e giovane sorella del Re cambia fisicamente. Durante il processo di Luigi XVI un medico del Conte d’Artois che la visita dice che è irriconoscibile. Una lettera di Angélique, informata da Mme Alissan de Chazet, che comunicava in segreto coi prigionieri, dava queste notizie al marchese di Raigecourt: “ Ho avuto come voi le stesse informazioni sulla nostra sventurata principessa, la sua magrezza, si dice, è spaventosa, ma la religione la sostiene, è l’angelo consolatore della Regina e dei suoi bambini; speriamo che né lei e né i suoi soccombano a tanti mali …” Al Tempio Elisabeth continua a comunicare con l’esterno, attraverso Mmes Thibaud, Saint-Brice e de Jariayes. All’inizio di luglio per prevenire un tentativo di evasione , il giovane Luigi-Carlo viene separato da sua madre e da sua zia, poi è la volta di Marie-Antoinette che, su decreto di Barère, fu inviata alla Concergerie il 1 agosto 1793.
Ormai Madame Elisabeth divide la sua cella con la nipote di 15 anni sulla quale veglia dopo l’esecuzione dei suoi genitori. Sembrava essersi dimenticato di lei.

Il 9 maggio, nel momento in cui le due donne vanno a letto, bussano alla porta. Elisabeth si riveste. Apre, dei gendarmi le intimano di seguirli, Elisabeth si preoccupa per la nipote:
-e mia nipote?
-ci si occuperà di lei dopo
Madame Royale è in lacrime. Madame Elisabeth le chiede a voce bassa di calmarsi e le dice: “non temere, ritornerò
La guardia senza pietà esclama: “No tu non ritornerai, prendi la tua cuffia e scendi, abbiamo fretta”
Madame Elisabeth non farà più ritorno al Tempio, viene portata alla Concergerie. Elisabeth passerà la notte nella cella dov'era rinchiusa Marie-Antoinette, vicino al loro alloggio.

La donna [la Richard, la stessa che servì MA durante il periodo alla Concergerie] le mosta il tragitto seguita da due guardie. Ma Elisabeth ha solo un'ossessione, sapere dove si trova sua cognata. Arrivata alla sua cella, supplica a voce bassa:
-Vi prego, ditemi dove si trova mia sorella -
- Era in questa stessa stanza dove vi alloggiamo oggi
- Perché dite "era"?-
- Cittadina, non sapete dunque che è salita sul patibolo l'ottobre scorso...-
- Mio Dio! I suoi poveri figli!
- Esclamò Elisabeth che non ricevette e non riceverà mai la lettera dal suo "coeur"
- Lei era innocente, ve lo giuro su tutto quello che ho di più caro! Non abbiamo saputo niente. Tanto meglio, i suoi figli ne sono stati risparmiati fino ad ora...avete detto in questa prigione? Senza la luce del giorno, senza riscaldamento, avrà avuto freddo...-
Poi tacque. Un fiume di lacrime scese sulle gote pallide. Cade in ginocchio e si prostrae fino a terra. Abbraccia il suolo per devozione. Perchè non può far altro per la memoria di sua "sorella". La signora Richard la risolleva, emozionata.
- Ho fatto tutto quello che era in mio potere per addolcire la sua vita qui. Le ho portato dei fiori. Le ho preparato delle zuppe calde, dei piatti di verdure fresche, del pollo, dei dessert. Le ho fornito una penna e dell'inchiostro affinchè scrivesse il suo testamento. Le ho dato l'acqua de Ville-d'Avray e pure della cipria e un piumino. E poi della biancheria fina, di tessuti di filo al posto delle rozze tele degli altri detenuti. Le dispiaceva così tanto non vedere più i suoi figli che ho voluto portare il mio primogenito che mi sembrava molto simile al Delfino. Vedendolo ha sorriso ma si è messa a tremare prendendolo tra le braccia. Ha detto: "Assomigli a mio figlio. E' in prigione al Tempio. Ha la tua età, credo...Vi ringrazio madame. Avete tanta fortuna ad essere vicina ai vostri figli. Che mi serve essere regina di questo povero paese, se non per perdere tutto ciò che ho amato di più al mondo? Mio Dio perchè vi avete riservato il peggiore dei supplizi a me?" E dicendo ciò si mise a piangere! Mio Dio ho capito che la vista di mio figlio le aveva fatto pi male che bene e non le ho più riproposto di rivederlo. Credo che senza volerlo le abbia causato quel giorno là un male terribile...-
- Ma no Madame, avete tentato di sollevarla, ma era impossibile...C'è dunque ancora della gente con un cuore che batte in questo paese...-
- Oh, ce n'è molta, ma sono in pericolo. Noi pure siamo stati imprigionati, mio marito ed io, per essere stati accusati di aver sostenuto la "cospirazione del garofano". Lo pensate! Come se la Regina fosse potuta scappare da una tale fortezza guardata giorno e notte da centinaia di soldati! Aveva sempre dei visitatori che sognavano di farla evadere ma era talmente debole e sorvegliata nella sua cella che non rischiava di farsene compagnia-
-Grazie per tutto quello che avete fatto per lei!
- riprese Elisabeth. Non ho più niente da offrirvi ma pregherò Dio per voi.-..."

Dopo un processo sommario la sorella del Re viene condannata a morte. La si porta fino alla piazza dove verrà eseguita la sentenza. Il popolo incredulo la vede sfilare tra i condannati. Sarà chiamata per ultima al patibolo, vedendo e pregando per i condannati prima di lei. E’ il suo turno, viene chiamata Elisabeth Capeto, 30 anni, sorella del Tiranno dei Francesi. Sale i gradini velocemente, il boia le toglie la catena con la Vergine e quando le toglie il fichu, Elisabeth mormora:
Per l’amore del Cielo, copritemi, signore…”Sono le ultime parole di quest’angelo vestito di bianco. Il rullo dei tamburi si fa sentire quando la testa bionda cade nella cesta piena di sangue. Il corpo nel suo abito bianco viene portato al cimitero des Errancis, oggi scomparso, al 97 Rue de Courcelles.

Edited by marquise de Créquy - 16/11/2014, 14:13
 
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Reine Marie Caroline
view post Posted on 1/2/2013, 18:29     +1   -1




Mary Maxwell-Scott nel suo libro del 1908 intitolato :"Madame Elizabeth de France, 1764-1794" ci racconta questo riguardo la morte di Elisabeth:
<<...il primo nome chiamato fu quello di Mme de Curssol. Alzatasi, passò davanti alla Principessa e fece un profondo inchino, chiedendole se poteva abbracciarla. "Molto volentieri e con tutto il mio cuore" fu la risposta....Tutte le donne dopo di lei riservarono alla Principessa la stessa prova d'affetto, abbracciandola. Gli uomini si inchinarono revenzialmente.
Uno degli spettatori, ansioso di sapere chi fosse l'illustre personaggio a cui i condannati mostravano tanta deferenza, si avvicinò al patibolo e, riconoscendo Mme Elisabeth esclamò a voce alta :" Possono farle tutte le riverenze che vogliono, tanto condividerà lo stesso destino dell'Austriaca!"
Mentre i suoi compagni si succedevano sul patibolo, Mme Elisabeth ripeteva il salmo "De Profundis" aspettando il suo turno.
Come le teste delle 23 vittime che si erano inchinate davanti a lei finirono nella cesta, si alzò e disse :"Coraggio e fede nella misericordia del Signore!". Salì i gradini con passo fermo e deciso >>
 
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Reine Marie Caroline
view post Posted on 1/2/2013, 18:49     +1   -1




CITAZIONE (marquise de Créquy @ 6/1/2013, 00:41) 
Elisabeth viene confusa con la Regina e quando qualcuno tenta di spiegare il malinteso è la stessa Elisabeth che non venga svelata la sua identità per salvare la vita alla cognata.

Si afferma che abbia proprio detto "La Reine c'est moi" alla folla di rivoltosi. Nel castello di Chambord c'è appunto una statua di Elisabeth che commemora questo atto di coraggio.

 
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marquise de Créquy
view post Posted on 12/2/2013, 13:37     +1   -1




CITAZIONE (marquise de Créquy @ 6/1/2013, 00:41) 
[...]A cinque anni e mezzo la piccola Babet non sa né leggere e né scrivere e invano Mme de Marsan le fa notare che è una vergogna per una principessa[...].

A riprova del carattere di Babet e della sua indolenza nell’apprendere trovo che, da bambina, dichiara con fierezza sbarazzina che lei non aveva bisogno né di apprendere, né di stancarsi “dato che c’erano sempre, presso dei principi, degli uomini che erano incaricati di pensare per loro”

Tosta la bambina! :lol:
 
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Reine Marie Caroline
view post Posted on 12/2/2013, 20:12     +1   -1




Ahahahaha che tipetta! :lol:
 
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Cartaphilus
view post Posted on 12/2/2013, 20:49     +1   -1




Tosta, sì... ma il Gigetto (XIV) una cosa simile non l'avrebbe mai detta (anche perché lui era il re, e agli altri principi spettava solo obbedire). Per forza poi è venuta la rivoluzione!
 
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view post Posted on 13/2/2013, 07:16     +1   -1
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CITAZIONE (Cartaphilus @ 12/2/2013, 20:49) 
Tosta, sì... ma il Gigetto (XIV) una cosa simile non l'avrebbe mai detta (anche perché lui era il re, e agli altri principi spettava solo obbedire). Per forza poi è venuta la rivoluzione!

Ma Gigio nostro s'è fatto dire "Sire, voi siete re. Voi piangete, e io parto"... per me era un piccolo germe di rivoluzione
 
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6 replies since 6/1/2013, 00:41   692 views
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