La Cour Royale

Philippe de Lorraine-Armagnac (1643-1702), Il cavaliere di Lorena

« Older   Newer »
  Share  
Cartaphilus
view post Posted on 6/1/2013, 19:25     +1   -1




pSvPMINl
"Le chevalier de Lorraine / plus charmant que la belle Hélène”, come dicevano le gazzette di corte. Quando nell’ottobre 1666 si ammalò di vaiolo, (quasi) tutti a corte erano disperati. Per fortuna (o sfortuna, dipende dal punto di vista) non rimasero segni.

La Fare lo descrive come un personaggio da romanzo, Mme de Sévigné a vederlo si scioglieva come burro in padella, e Saint-Simon sotto sotto ne era affascinato.

Philippe de Lorraine appartiene a un ramo cadetto dei Guisa. Suo padre, Henri, conte d’Harcourt, detto “cadet La Perle”, è il secondogenito di Carlo I, duca d’Elbeuf (che era figlio del figlio cadetto del primo duca di Guisa). Sua madre, Marguerite-Philippe du Cambout-Coislin, è parente di Richelieu, e quando a diciassette anni sposa Harcourt è già vedova del duca di Puylaurens (ex favorito caduto in disgrazia perché non è riuscito a impedire il matrimonio di Gaston d’Orléans, fratello di Luigi XIII, con Margherita di Lorena, sorella del duca Carlo IV – altro tipo simpaticissimo, con problemi matrimoniali assurdi). Un’altra persona interessante in famiglia è il fratello della madre, Sébastien-Joseph Du Cambout de Pontchâteau, uno dei “solitari” di Port-Royal, giansenista irriducibile.

Philippe de Lorraine-Armagnac nasce nel 1643 (non sappiamo il giorno esatto). Come di regola per i bambini del suo rango, viene battezzato in forma solenne, il 6 giugno 1644, madrina la regina madre, Anna d’Austria, padrino Mazzarino. È il secondogenito di Harcourt, e riceve il nome del secondogenito di Luigi XIII (Philippe de France, appunto, duca d’Anjou poi d’Orléans e di molti altri luoghi, fratello del re Sole) che poi è anche quello del padre di Anna d’Austria, Filippo III di Spagna.

Lorraine è un principe, è bellissimo, è coraggioso, è altero come tutti i Guisa… ma, essendo un cadetto, non ha il becco d’un quattrino. Come ci si aspetta da lui, intraprende la carriera militare: a quindici anni si batte in Italia; a ventuno, sul fiume Raab (in Ungheria, comandante in capo Montecuccoli), combatte i Turchi e vince in singolar tenzone uno dei loro che aveva sfidato “il più coraggioso tra i cristiani”. Nel 1666, benché Luigi XIV abbia tentato di fermarlo, raggiunge la flotta olandese, comandata da Ruyter, e impedisce agli inglesi di incendiare l’ammiraglia olandese. Nel 1667, in trincea a Tournai, una scheggia di granata lo ferisce a un piede. Philippe de France (d’ora in poi lo chiamerò Monsieur come al solito, è più facile), che è anche lui in trincea, lo recupera e lo assiste, non lo lascia un momento (e tutti, contemporanei e posteri, lo prendono in giro per questo). Monsieur e Lorraine si conoscono da quando erano bambini e giocavano insieme alla guerra nei giardini del Palais-Royal, col gruppo di piccoli nobili che venivano educati insieme al re e a suo fratello (e credo di non aver bisogno di spiegarvi che in realtà erano ostaggi). Lorraine è stato abbastanza furbo da non innamorarsi di Enrichetta d’Inghilterra. Del resto ama un’altra donna, di rango molto più basso, che gli darà un figlio. Monsieur ha perso la madre e il figlio primogenito nel 1666, i rapporti con la moglie sono pessimi. Di Lorraine s’innamora sul serio, e per la prima volta (“sentimenti inauditi per lui, mai praticati prima” brontola il suo consigliere Cosnac, vescovo di Valence, che sarà presto licenziato). Madame de La Fayette si chiede come si faccia a innamorarsi di qualcuno che si conosce dall’infanzia.

Monsieur dichiara Lorraine suo favorito ufficiale (non si dice che Lorraine “entra al servizio” di Monsieur – il rango di Lorraine era troppo alto per questo – si dice che Lorraine “si dà” a Monsieur, formula feudale consacrata). Il re parla col nuovo favorito, e questi gli fa la promessa che era già costata la vita a Puylaurens: “Monsieur è un brav'uomo, ama Vostra Maestà. Non farà mai nulla che vi dispiaccia, e io ne sarò garante.” Eh sì, quello di favorito è un mestiere duro.

Ora che c’è qualcuno in grado di tener testa a Enrichetta, in casa di Monsieur si scatena l’inferno. Enrichetta ha il potente appoggio di suo fratello Carlo II, che però ha sempre bisogno di denaro francese. Luigi XIV ammetterà più tardi di non avere agito in buona fede nei confronti dei due sposi nemici,“ma allora avevo le mie buone ragioni” come dirà alla seconda moglie del fratello: stanno negoziando il trattato di Dover, e Enrichetta è una pedina importante. E poi Monsieur alza troppo la cresta. Evidentemente Lorraine non ha tenuto fede ai patti. Il re approfitta della prima occasione per fare un piacere a Carlo II e ricordare a Monsieur chi comanda: il 30 gennaio 1670, in camera di Monsieur, Lorraine viene arrestato. L’offesa è gravissima, Monsieur sviene per lo choc, poi lascia la corte portandosi appresso Madame, che è pur sempre sua moglie e deve obbedirgli, come lui deve obbedire al re. Il 2 febbraio scrive a Colbert una lettera da mostrare al re:

“[…] sono venuto qui [a Villers-Cotterêts] con immenso dolore, vedendomi obbligato a scegliere se allontanarmi da lui o rimanere nella vergogna alla sua corte; […] lo prego di considerare quello che direbbe il mondo se mi vedessero lieto e tranquillo fra i piaceri di Saint-Germain a Carnevale, mentre un principe innocente, e il migliore amico che io avessi a questo mondo, e mio fido [attaché à moi], langue per amor mio in una squallida prigione, e lontano da me. Per giunta, sento il modo in cui mi è stato preso come il più grave affronto che io potessi ricevere [di fatto Monsieur ha pensato che volessero arrestare lui]: per parecchio tempo […] la mia camera è stata circondata da ogni lato, con guardie alle porte e alle finestre […]. E ancora, il re ha fatto chiedere a mia moglie cosa pensava di fare: questo significa che aveva una gran voglia di autorizzarla a non fare il suo dovere, che è quello di seguirmi. Malgrado tutto questo, se io mi fossi creduto utile per il servizio del re non l’avrei mai lasciato: ma il modo in cui mi tratta da tutta una vita mi rende sicuro del contrario. Credo che per l’umore in cui sono non potrei che riuscirgli sgradito, e che gli darebbe anche noia vedersi sotto gli occhi a ogni momento un fratello che ha ridotto al colmo della disperazione, cosa che sarebbe irritante per lui e vergognosa per me; che non ho alcuna intenzione di nascondergli il mio dolore in attesa che voglia rendermi di nuovo felice; che, se osassi, pregherei il re di mettersi al mio posto, e di pensare a cosa farebbe lui in un’occasione simile; mi dia un consiglio che lui stesso creda onorevole e da poter dare pubblicamente a un fratello che per tutta la vita ha pensato solo a riuscirgli gradito e a compiacerlo, come ha ben potuto vedere dalla mia condotta […]”.

Non sappiamo se Colbert abbia mai mostrato la lettera al re, ma certo era lui incaricato di sbrogliare la matassa. Intanto Lorraine è stato spedito a Lione (nella stessa prigione di Cinq-Mars, brutti ricordi). Alla partenza, ha scritto a Monsieur chiedendogli di badare alla sua amante, che è incinta (il figlio, Alexandre de Beauvernois, “bastardo di Lorena”, crescerà a corte, affidato al fratello e alla cognata di Lorraine, e nel 1690 partirà per Hannover, la corte di zia Sofia - dove sposerà una nipote della tata di Liselotte – e hanno ancora discendenti!). E anche altre cose gli scrive da Lione (l’arcivescovo-governatore è suo parente), finché il re non proibisce la corrispondenza e lo fa rinchiudere al Castello d’If. Alla fine Lorraine viene liberato e esiliato a Roma (dove diventa l’amante di Maria Mancini), e Monsieur, con la moglie, torna a corte. Sono gli ultimi mesi di vita per la povera Enrichetta, ma di questo parleremo più a lungo altrove.

Monsieur non può rimanere vedovo: deve risposarsi, e avere un erede maschio. E qui arriva Liselotte. Anche lei ha una famiglia un po’ strana: il padre è bigamo, ha cacciato la prima moglie e fatto quattordici figli con la seconda, damigella d’onore della prima. Liselotte e suo fratello sono figli del primo matrimonio (molti anni dopo Monsieur le offrirà di ospitare la suocera in casa loro, ma Liselotte rifiuterà, adducendo ragioni di etichetta). Monsieur, bene o male, ha imparato qualcosa, Liselotte è brutta ma non è civetta, e il matrimonio all’inizio funziona. Continua a funzionare anche quando il re richiama Lorraine a corte e nell’esercito. Continua a funzionare fino a quando la sopravvivenza dell’erede maschio sembra assicurata, e Monsieur decide che ha fatto abbastanza e rinuncia ad andare a letto con Madame; in un’epoca in cui la mortalità per parto è spaventosa, Liselotte è consapevole di essere fortunata, ma Lorraine ha campo libero e ricomincia a intrigare. E poco dopo c’è anche il processo dei veleni, con annesso regolamento di conti tra clan rivali. Nel 1682, per coronare il tutto, lo scandalo che costa la vita a Vermandois.

l5IcTk8l
Nel 1688, cento anni esatti dopo l’assassinio del duca e del cardinale di Guisa a Blois, Lorraine e i suoi fratelli ricevono l’ordine dello Spirito Santo, la più alta onorificenza che si può ottenere a corte. Il gesto ha anche un valore simbolico di riconciliazione fra le famiglie di Guisa e di Borbone. Ma tutti sanno che rappresenta il compenso anticipato per la cosa inaudita che il re ha chiesto a Lorraine di ottenere: il matrimonio di Mademoiselle de Blois, figlia illegittima di Luigi e della Montespan, con il duca di Chartres, unico figlio maschio di Monsieur. Per avere un’idea di quanto fosse incredibile una mésalliance del genere, basta pensare che a tutt’oggi i Borboni-Orléans non si considerano imparentati con la famiglia della Montespan, dalla quale discendono.

Monsieur acconsente al matrimonio, per debolezza ma anche nella speranza che il figlio potrà ottenere quello che lui non ha mai avuto, una carriera gloriosa di principe e di guerriero. Più tardi, Chartres, ormai duca d’Orléans, succederà al re come Reggente, ma Monsieur non sarà più lì. E’ morto nel 1701 per un ictus dopo aver litigato ferocemente col re a proposito del figlio (Monsieur è l’unica persona che ha mai avuto il coraggio di dire sul muso al re quello che pensava di lui).

Com’è suo dovere, Liselotte brucia tutte le lettere contenute nei cassetti di Monsieur. Era l’uso: persino gli originali delle lettere di Madame di Sévigné sono stati distrutti, ma non prima di copiarli; e Madame de Maintenon, prima di morire, ha bruciato tutte le lettere del re, tranne una, che non trovò la forza di distruggere, e che racconta l’arrivo a corte di Maria Adelaide di Savoia.

Ora, non che io dia torto a Liselotte... ha fatto quel che doveva fare, e non ha certo da renderne conto al primo ficcanaso che passa. Solo che così ci ha privato non solo di una documentazione interessante, ma anche della possibilità di ascoltare voci diverse dalla sua.

E Lorraine? Lorraine muore a Parigi l’8 dicembre 1702, anche lui per un ictus. “Così povero – dice Liselotte – che i suoi amici hanno dovuto pagare il funerale. Aveva centomila scudi di rendita, ma non sapeva amministrare, e i suoi agenti lo derubavano”. Anche Dangeau si meraviglia che un uomo così intelligente fosse così poco pratico. Aggiungerei che buona parte del bottino raccolto negli anni era andato ai parenti, almeno a giudicare da certi contratti di matrimonio ritrovati qualche anno fa. E’ possibile che l’unica a rimpiangerlo sia stata sua cugina, Béatrix-Hiéronyme de Lorraine-Lillebonne, più giovane di lui di diciannove anni e “talmente unita a lui da sempre, che si credeva fossero sposati” (Saint-Simon). Béatrix muore abbadessa di Remiremont nel 1738, quando Francesco Stefano di Lorena, figlio della figlia di Monsieur e di Liselotte e marito di Maria Teresa d’Austria, è da un anno granduca di Toscana.

Qualche quadro della collezione di Lorraine:

Domenichino, San Giovanni Evangelista (Bob Jones University, South Carolina) (per vederlo nel link che si apre cliccate sulla Gallery)
Pietro da Cortona, Rachele nasconde gli idoli di Labano (Bristol City Museum and Art Gallery)
Poussin, L’adorazione del vitello d’oro (Londra, National Gallery)
Poussin, Pan e Siringa (Dresda, Staatliche Kunstsammlungen)
Poussin, Il passaggio del Mar Rosso (Melbourne, National Gallery of Victoria)
Poussin, Una strada romana (Londra, Dulwich Gallery)

Edited by marquise de Créquy - 16/11/2014, 00:36
 
Top
view post Posted on 7/1/2013, 22:56     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


Stefania, secondo te quanto credito possiamo dare al racconto di Liselotte circa la congiura di Lorraine, d'Effiat e Morel per la soppressione di Minette?
Circa il fatto che ne abbiano possano aver tenuto all'oscuro Monsieur direi che ci posso credere, conoscendolo gli sarebbe scappato davvero di bocca, prima o dopo.
 
Top
Cartaphilus
view post Posted on 8/1/2013, 08:32     +1   -1




CITAZIONE
secondo te quanto credito possiamo dare al racconto di Liselotte circa la congiura di Lorraine, d'Effiat e Morel per la soppressione di Minette?

Secondo me zero. Boislisle smonta l'intero racconto con buoni argomenti (che puoi leggere nella sua edizione di Saint-Simon su Gallica). E anche l'opinione di Voltaire ha il suo peso: Lorraine era troppo lontano. Come diceva Manzoni, "scavate vicino". Perchè far venire da Roma quel che si può comprare dal droghiere sotto casa?

Il problema a me pare sia questo: Minette, fragile da sempre e già malata (ormai aveva un polmone solo) probabilmente è morta di morte naturale, anche se non potremo mai esserne sicuri al cento per cento, dato che ormai non abbiamo più resti da analizzare. Però l'importante è che tutti all'epoca erano convinti che fosse stata avvelenata (Guy Patin fa eccezione), Monsieur compreso (te la ricordi la storia della cioccolata avvelenata dagli Olandesi?). Quindi cosa fa il re, oltre a sfoggiare un superlutto e a ordinare un'autopsia politica? Lascia credere di essere convinto che il colpevole sia Lorraine, e soprattutto di essere sicuro che Monsieur non c'entra nulla. Mano sul fuoco, cognata mia, mano sul fuoco. Ah, e Lorraine lo faccio tornare (d'altra parte me l'hai chiesto anche tu), perché mi serve. Ignoro cosa pensassero davvero tutti quanti, ma so bene che quanto a faccia di bronzo il re non si lasciava battere da nessuno.
 
Top
Cartaphilus
view post Posted on 17/5/2014, 20:58     +1   -1




“Se vi provano che è un falso, protestare energicamente: 'Non toglietemi le mie illusioni!'” (Flaubert, Dizionario dei luoghi comuni)

Quando ancora Internet non esisteva, ho cercato per anni un ritratto di Philippe de Lorraine. A forza di girare per bancarelle e librerie, ne ho raggranellati sei. Il mio preferito è quello pubblicato da Guy de La Batut che potete vedere alla fine del primo post di questo thread, ma... ma, come tutti i ritratti sicuri di Lorraine – che poi sono tre, contando come sicuro quello conservato a Versailles – lo rappresenta in cordon bleu, cioè almeno quarantacinquenne, perché il ragazzo il Saint-Esprit l'ha avuto nel 1688. E a quarantacinque anni, l'angelica bellezza che faceva rimare “Lorraine” con “Belle Hélène” era, naturalmente, un ricordo.

Per fortuna, c'era il “Portrait du chevalier de Lorraine en Ganymède”, pubblicato nel 1969 nell'Album Saint-Simon, senza spiegazioni e senza dichiarazione di provenienza, ma con la sua bella didascalia. Un album Pléiade, curato da Georges Poisson, qualche garanzia la dava. Uno leggeva la didascalia e poi diceva “sì, somiglia al conte d'Armagnac” (=il fratello meno bello di Lorraine).



Ora Internet c'è, e un mesetto fa capito su
gjhjHPv


che si trova dal 1962 al Fine Arts Museum di San Francisco, con attribuzione a Baldassarre Franceschini, e neanche si sogna di raffigurare Lorraine.

Comincio a vagare disperatamente, e trovo un passo di un articolo di Philippe Jullian, pubblicato nel numero di agosto/settembre 1955 della rivista “La Parisienne”, che dice
"J'aurais aimé qu'une de ces revues, plutôt Connaissance des Arts, fêtât le retour à Paris du chevalier de Lorraine. Mon ami Thierry F. a ramené de Londres le portrait par Mignard de ce Ganymède emperruqué, une écharpe céruléenne barre sa poitrine laiteuse, d'une main effilée il tient une coupe de cristal. M. Goffrey G., qui abrite entre les plus beaux Boulle, dans un hôtel de la rue du Bac, une apothéose de Monsieur par Le Brun, devrait organiser la rencontre des amis si longtemps séparés. L'admirable spahi de Tchelitchev, gris bleu et grenat, qui se trouve dans le salon voisin monterait la garde et Philippe Erlanger serait maître des cérémonies."

Ovvero, qualcuno ha comprato a Londra un “Ganimede” (quello dell'album Pléiade? Oppure il Ganimede di San Francisco, che quando è stato acquistato dal Museo era attribuito a Mignard?) attribuito a Mignard e identificato con Lorraine (così vale di più) e se l'è portato a Parigi. La biografia di Monsieur scritta da Erlanger era uscita nel 1953, e nel 1954 era già alla ventottesima edizione. Un successo.

Continuo a vagare, e trovo
6MCtRQSl

pubblicato in Les 100 portraits : collection Comte Cavens (1909), venduto all'asta nel 1922. Allora era attribuito... a Guido Reni, e intitolato Le prince Doria en Ganymède. Faceva parte della collezione di Charles Cavens (1844-1921, informazioni nella Biographie nationale de Belgique). Lo ritrovo qui attribuito a Vincenzo Dandini. E questa volta l'attribuzione l'ha fatta Giuseppe Cantelli in Repertorio della pittura fiorentina del Seicento (Fiesole, OpusLibri, 1983, aggiornamento Pontedera, Bandecchi e Vivaldi, 2009). Il quadro è stato comprato dalla Cassa di Risparmi e Depositi di Prato nel 1983, ed è rimasto a Palazzo degli Alberti a Prato finché la Banca Popolare di Vicenza, che ha assorbito Cariprato, non ha trasferito la collezione. Spero tanto di vederlo a Prato quest'autunno. È stato studiato a fondo da Sandro Bellesi, specialista della pittura fiorentina del Seicento e in particolare della pittura di Cesare e Vincenzo Dandini.

Così ora abbiamo non uno ma tre Ganimedi (anzi quattro, contando il Ganimede di Cesare Dandini in collezione privata a Firenze, dipinto su una tela ottagonale, ma che posa la mano su una brocca molto simile a quella dell'ignoto dell'album Pléiade). E nessuno di loro rappresenta Lorraine. Ora quello che m'interessa è capire quando, come e perché un dipinto di scuola fiorentina del Seicento sia stato interpretato come un ritratto di Philippe de Lorraine-Armagnac. Meraviglie di Internet (e meraviglie delle biblioteche), aiutatemi!

Edited by Cartaphilus - 20/9/2014, 21:32
 
Top
Cartaphilus
view post Posted on 6/8/2017, 20:15     +1   -1




Dove è morto Lorraine? Lo sappiamo grazie all'inventario pubblicato da Paul Micio (Les collections de Monsieur frère de Louis XIV, Paris, Somogy, 2014): in “rue des Boucheries, paroisse Saint-Roch”. Paul Micio però non ha approfondito molto la questione, perché quel che interessa a lui è l'argenteria; per questo anche la pubblicazione dell'inventario è parziale.

Rue des Boucheries Saint-Honoré era una traversa di rue de Richelieu. Viene chiamata a volte rue des Boucheries, a volte rue de la Boucherie. Il suo nome deriva dall'antico macello dell'Ospizio dei Quinze-Vingts. Però non esiste più: è scomparsa quando è stata creata Place du Théâtre-Français (ora Place André-Malraux), al momento dell’apertura dell’Avenue de l’Opéra. Dal 1831 si chiamava rue Jeannisson.

Basta fare un giretto su Gallica per trovarla, p. es. nel Plan Turgot (planche 15, image 19)

Per comodità, posto il particolare della strada:

jpg
 
Top
4 replies since 6/1/2013, 19:25   3526 views
  Share