La Cour Royale

Giulio Raimondo Mazarino (Il Mazzarino) - Cardinale e Primo Ministro

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 11/2/2013, 19:13     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


Giulio Mazarino nasce a Pescina, in provincia dell’Aquila, il 14 luglio 1602; i suoi genitori sono il siciliano Pietro Mazarino e Ortensia Bufalini, patrizia romana appartenente ad una famiglia di Città di Castello. I coniugi risiedevano a Roma, ma il fratello di Ortensia, l’abate Bufalini, le aveva suggerito di andare a passare le ultime settimane di gravidanza lontano dall’afa dell’estate romana. Sembra che il piccolo Giulio sia nato avvolto parzialmente nel sacco amniotico e con due denti: segno interpretato come foriero di grande fortuna.

Le origini della famiglia Mazarino sono nebulose, o quanto meno vi sono diverse versioni della loro genealogia. Quale che sia la verità, Pietro Mazarino, il padre del Cardinale, veniva dalla Sicilia e fu intendente (o maggiordomo) di Don Filippo Colonna, conestabile del regno di Napoli; col tempo Pietro si rivelò tanto abile da meritare che il Colonna decidesse di farlo sposare alla propria figlioccia, Ortensia Bufalini. La coppia ebbe due figli e quattro figlie; i due maschi furono Giulio Raimondo e Alessandro, che in religione prese il nome di Michele, poi cardinale di Santa Cecilia. Tra le figlie ricordiamo: Margherita, moglie del conte Geronimo Martinozzi e madre di Laura e Anna Maria, e Geronima, sposata col barone Lorenzo Mancini, madre di svariati figli: Laura Vittoria, Paolo, Olimpia, Maria, Filippo, Alfonso, Ortensia e Maria Anna.

Il piccolo Giulio entrò all’età di sette anni nel collegio romano dei gesuiti; mente brillante, alla fine dei suoi studi sostenne una tesi su una cometa apparsa nel 1618, fenomeno astronomico che scatenò i dibattiti sull’incorruttibilità dei cieli; Mazarino seppe evitare abilmente le molte trappole nascoste nell’argomento, e ottenne l’approvazione unanime della commissione; è un esempio di quell’agilità intellettuale e della capacità di sedurre che sono alla base della sua capacità di piacere e per conseguenza di sapersi rendere necessario.
Grazie all’impiego del padre, Giulio ebbe molta familiarità con i rampolli di Casa Colonna, soprattutto col futuro cardinale Girolamo Colonna che accompagnò anche in Spagna, tra il 1619 e il 1621 circa, dove terminò i suoi studi di diritto civile e canonico all’università di Alcalá de Henares (e dove contrasse anche la passione per il gioco, che non lo lascerà mai), per poi laurearsi nell’aprile del 1628 a Roma in utroque iure presso l’Università “La Sapienza”. Entra al servizio del papato, e diventa segretario del nunzio apostolico a Milano.

Nell’arco della Guerra dei Trent’anni vi furono diversi conflitti minori: uno coinvolse la Savoia e la Francia per una disputa territoriale sulla Valtellina, un altro fu la guerra di successione di Mantova. Il papato non poteva certo farsi scappare l’opportunità di intervenire, e Urbano VIII Barberini inviò delle truppe come forze di pace. Mazarino ricevette l’incarico di capitano di fanteria nel reggimento della famiglia Colonna. Non si trovò mai a combattere, ma ebbe modo di dimostrare un grande talento, che fu notato dal commissario apostolico Giovan Francesco Sacchetti. Nel 1626 il trattato di Monzón sistemò temporaneamente la situazione, senza che le truppe papali avessero avuto la necessità di intervenire. Nel 1627 scoppiò la guerra di successione di Mantova; all’origine vi è la morte senza eredi di Vincenzo II Gonzaga, duca di Mantova e del Monferrato. Due candidati si contendevano i suoi stati: Carlo I di Gonzaga-Nevers, sostenuto dalla Francia, e Ferrante II di Gonzaga-Guastalla, sostenuto dagli Asburgo, austriaci e spagnoli. Inoltre, Carlo Emanuele I di Savoia aveva stipulato col governatore spagnolo del milanese un trattato per la spartizione del Monferrato. Il Papa Urbano VIII inviò Giovan Francesco Sacchetti a Milano come nunzio straordinario per cercare di calmare la situazione, Mazarino era il suo segretario. La delegazione arrivò troppo tardi, e Sacchetti dovette rientrare precipitosamente a Roma. Urbano VIII ne predispose un’altra guidata da suo nipote Antonio Barberini, ma alla fine fu il neo Cardinale Girolamo Colonna che si recò in Valtellina. Mazarino, rimasto a Milano, approfittò per continuare i negoziati cominciati, e nel frattempo inviava dispacci su dispacci a Roma nella speranza di conquistarsi la benevolenza del Papa. Nel settembre 1629 Giulio fu incaricato di sondare le posizioni delle parti in lotta: aveva fatto il suo ingresso nella diplomazia. Come segretario della delegazione papale aveva la possibilità di muoversi con tranquillità tra gli schieramenti opposti, e ne approfittò per sfruttare le paure dell’incaricato spagnolo a vantaggio della Francia. Fu davanti a Casale che Giulio, al fine di evitare lo scoppio del conflitto, si lanciò a cavallo tra le armate francese e spagnola, brandendo un crocefisso in una mano e sventolando il suo cappello con l’altra, gridando: “La pace! La pace! La pace”; la scena può sembrare assurda, magari l’antesignana di quella con John Wayne nel film “Il grinta” che si lancia all’attacco con un fucile in una mano, una pistola nell’altra e le redini in bocca: in realtà fu quello che impedì la battaglia, e che farà di Mazarino uno dei principali artefici del trattato di Cherasco (1631) che sanciva la fine della guerra di successione mantovana. L’Imperatore e la Savoia riconoscevano il possesso di Mantova e parte del Monferrato a Carlo Gonzaga di Nevers, mentre a Vittorio Amedeo I andavano le terre di Trino e Alba; alla Francia venne assegnata l’occupazione di Pinerolo, con annessa fortezza. Mazarino era riuscito a destare la curiosità del Cardinale de Richelieu e di Luigi XIII.

Viene nominato vice-legato di Avignone nel 1634, poi nunzio a Parigi fino al 1636, ma il suo atteggiamento francofilo indisponeva la fazione filospagnola e gli costò un prudente rinvio ad Avignone oltre al cappello cardinalizio, nonostante gli sforzi di Richelieu. Nel 1638 morì il braccio destro del primo ministro francese, il pére Joseph, detto l’eminenza grigia, e Richelieu ritenne che Mazarino potesse essere l’uomo giusto per sostituirlo, pertanto decise di tenerlo presso di sé, affidandogli diverse missioni e presentandolo a Luigi XIII. Giulio sfruttò la sua fortuna al gioco per rendersi gradito ad Anna d’Austria, affettando di esserle debitore di un colpo di fortuna e offrendole cinquantamila scudi d’oro dalle sue vincite. La regina rifiutò inizialmente, ma poi decise di accettare il denaro.
Nel 1639 Mazarino ottiene la cittadinanza francese; nel 1641 diventa cardinale. Nel 1642 muore Richelieu, e il 5 dicembre Giulio viene nominato Primo Ministro, come aveva raccomandato lo stesso Richelieu prima di morire, vedendo in lui un suo degno successore. I maligni diranno che la scopo fosse solo quello di nominare un successore mediocre per rendere maggiore la propria magnificenza; comunque sia Luigi XIII lo sceglie come padrino per il Delfino, il futuro Luigi XIV.
Dopo la morte del re, a maggio del 1643, è Anna d’Austria ad avere la reggenza della Francia durante la minore età del figlio, e la regina decide di avvalersi del sostegno di Mazarino. Nonostante fosse spagnola di origine, Anna sapeva bene che danni avrebbe potuto provocare per la sovranità di suo figlio un avvicinamento a Madrid: la preoccupazione di poter trasmettere un potere integro, se non aumentato, nelle mani di Luigi XIV una volta divenuto maggiorenne spinse la reggente ad appoggiare il Primo Ministro. Le competenze del cardinale in fatto di politica estera fecero il resto, inoltre Mazarino riuscì a fare in modo che la regina gli lasciasse poco a poco tutto il peso del governo. Nel 1646 egli ottenne anche la cura dell’educazione del re e del fratello minore, divenendo “surintendant au gouvernement et à la conduite de la personne du roi et de celle de Monsieur le duc d’Anjou”.


Le disattese speranze dei grandi nobili del regno, che si vedono usurpare la direzione del governo da un immigrato di origini non troppo chiare ma come minimo d’infima schiatta, se non addirittura non nobile, le relazioni controverse tra il cardinale e la regina, e la debolezza della reggenza creano le basi per un complotto volto ad assassinare il cardinale, noto come la Cabala degli Importanti (1643), complotto che il cardinale riesce a sventare.
Nonostante la fine della Guerra dei Trent’anni, con la pace di Vestfalia, la crisi economica nella quale versava la Francia rendeva sempre più impopolari le misure fiscali di Mazarino, ritenute eccessive; l’idea che la diplomazia del Cardinale fosse riuscita a creare una frammentazione negli stati tedeschi tale da rendere impossibile la rinascita di un Impero unitario come quello sospirato dagli Asburgo e che avesse posto dei pesanti limiti all’autorità del papato in Europa non sfiorava nemmeno i grandi nobili di Francia, e soprattutto il popolo che aveva come principale problema la sopravvivenza nel quotidiano; assieme al crescente rafforzamento dell’autorità reale, volta all’assolutismo monarchico, e al tentativo di intaccare i privilegi dei parlamentati, le politiche fiscali furono le cause che portarono alla guerra civile nota come Fronda Parlamentare. La fragile pace di Saint-Germain, 1 aprile 1649, durerà molto poco: l’arresto del Principe di Condé l’anno seguente segnerà l’inizio della Fronda dei Principi. Mazarino fu costretto due volte all’esilio, nel 1651 e 1652, anche se continuò a esercitare azioni di governo per il tramite della reggente e dei suoi collaboratori, come Hugues de Lionne e Michel Le Tellier.

I motivi dell’avversione verso Mazarino erano fondamentalmente di casta (la sua non ben precisata origine) e xenofobi (era italiano), ma non va escluso il suo intento di rafforzare l’autorità regia, condizione basilare per creare uno stato moderno, a danno dei grandi del regno. La guerra con la Spagna, sottoprodotto della Guerra dei Trent’anni e invisa all’opinione pubblica, fu anch’essa causa di un aumento delle imposte. La sua fine, sancita il 7 novembre 1659 col trattato dei Pirenei e con il matrimonio di Luigi XIV con l’Infanta di Spagna fu il capolavoro della diplomazia di Mazarino. Grazie ai trattati di Vestfalia e dei Pirenei la Francia vide aumentare il suo dominio di diversi territori (Cerdagne, Alsazia, Artois e Roussillon), la tenaglia asburgica (Austria e Spagna) non la serrava più su due fronti e la Germania era divisa in una moltitudine di staterelli semindipendenti.

L’anno seguente il matrimonio del Re, per la precisione l’8 febbraio 1661, il Cardinale si fece portare a Vincennes, in quanto la malattia renale dalla quale era afflitto da lungo tempo si era aggravata, e sperava che cambiare aria lo potesse far sentire meglio; tuttavia la situazione peggiorò ulteriormente, e fu presto chiaro a tutti che la fine di Giulio Raimondo Mazarino era molto vicina. Muore a Vincennes il 9 marzo 1661, dopo aver dettato il suo testamento e munito di tutti i sacramenti.

L’odio verso di lui non si spense con la sua morte, e diversi epitaffi ingiuriosi furono coniati. Il più breve ma non per questo meno velenoso recita:

Qui giace la seconda Eminenza.
Dio ci guardi dalla terza.


Nei Mémoires di Ortensia Mancini, nipote del Cardinale, si legge che il fratello di lei, Filippo, avrebbe esclamato “Grazie a Dio è crepato!”. Prendiamo questa testimonianza con largo beneficio d’inventario.

Durante la sua vita in Francia Mazarino perseguì alacremente altri due obiettivi, che forse possono essere ricondotti a uno: l’aumento del proprio potere personale, diviso tra l’arricchimento e l’innalzamento della sua famiglia.
Tra il 1647 e il 1653 Il Cardinale chiamò a sé i nipoti, figli delle sorelle Margherita e Geronima; i ragazzi arrivarono in tornate successive, e soggiornarono un po’ in provincia prima di arrivare a Parigi per imparare il francese e raffinare i loro modi. In maniera rapida ricordiamo:

  1. Laura Martinozzi (1637-1687), sposa nel 1658 Alfonso IV d’Este, Duca di Modena;

  2. Anna Maria Martinozzi (forse 1640-1672), sposa nel 1654 Armand de Bourbon, Principe di Conti, fratello minore del Gran Condé;

  3. Laura Vittoria Mancini (1636-1657), sposa nel 1651 Louis de Bourbon-Vendôme, duca de Mercoeur;

  4. Paolo Mancini (1637-1652), morto sulle barricate durante la Fronda;

  5. Olimpia Mancini (1638-1708), sposa nel 1657 Luigi Tommaso di Savoia-Carignano, conte di Soisson;

  6. Maria Mancini (1639-1715), sposa nel 1661 Don Lorenzo Onofrio Colonna, principe di Palliano e conestabile del regno di Napoli;

  7. Filippo Giulio Mancini (1641-1707), sposerà nel 1670 Diane-Gabrielle de Damas de Thianges, nipote di m.me de Montespan, e diverrà duca de Nivernais;

  8. Alfonso Mancini (1644-1658), morto in collegio per un incidente di gioco;

  9. Ortensia Mancini (1646-1699), sposa nel 1661 Armand-Charles de La Porte de la Meilleraye, poi duca di Mazarino;

  10. Maria Anna Mancini (1649-1714), sposa nel 1662 Godefroy-Maurice de La Tour d’Auvergne, duc de Bouillon.


L’arricchimento prodigioso del Cardinale, invece, merita un capitolo a parte. Giusto per avere un’idea, le sole entrate riguardanti i benefici ecclesiastici passano dalle 16000 livres dell’abbazia di Saint Médard de Soisson nel 1641 alle circa 572000 livres di ventuno abbazie più una pensione sul vescovado di Auch; l’argenteria per l’uso personale e quotidiano (stoviglie, suppellettili e così via) inventariata nel 1645 ammonta a circa undici quintali, mentre quella della cappella e del servizio religioso non è stata né inventariata né pesata. Alla sua morte, il Cardinale aveva circa trentacinque milioni di livres, senza contare i beni immobili e le opere d’arte.



Edited by Liselotte von der Pfalz - 20/6/2015, 10:40
 
Top
marquise de Créquy
view post Posted on 19/5/2013, 09:52     +1   -1




Altro bel ritratto del famoso cardinale:

 
Top
1 replies since 11/2/2013, 19:13   2044 views
  Share