La Cour Royale

Anne-Marie-Louise d'Orléans, Duchesse de Montpensier. L'ereditiera più ricca di Francia

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view post Posted on 12/3/2013, 00:32     +1   -1
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Anne-Marie-Louise d'Orléans nasce il 29 maggio 1627 al Louvre, e muore il 5 aprile 1693 a palazzo d’Orléans, a Parigi. I suoi genitori sono Gastone di Francia, duca d’Orléans –fratello di Luigi XIII- e di Marie de Bourbon, duchessa di Montpensier, ultima del ramo dei Borbone-Monpensier e di conseguenza erede universale della favolosa fortuna della famiglia; la madre morirà qualche giorno dopo il parto, e la piccola ne risentirà per tutta la vita: all’inizio dei suoi Mémoires scriverà “L’inizio della sfortuna della mia Casa capitò poco dopo la mia nascita, in quanto fu seguita dalla morte di mia madre”; Monsieur Gaston è abbastanza deluso nelle sue aspettative: lui voleva un erede maschio, destinato alla corona poiché il matrimonio di Luigi XIII ed Anna d’Austria era ancora sterile: l’infanzia per la piccola non si prospetta felice, orfana di madre e con un padre lontano, assente, e che per giunta passa il tempo a complottare contro l’autorità reale. La sfortuna è però compensata dall’enorme ricchezza della bimba, erede dell’immenso patrimonio dei Montpensier, che saprà gestire a dovere, e anche aumentare, ma che dovrà costantemente difendere dagli istinti rapaci del padre; non sarà attaccata ai suoi beni, se necessario saprà anche rinunciarvi in parte se le sembrerà che ne valga la pena; Mademoiselle si indigna quando sente dire che “l’enorme fortuna lasciatale dalla madre poteva consolarla d’averla perduta”. La sola cosa cui non rinuncerà mai sarà il suo rango, inculcatole dalle sue governanti, sapendo essere di sangue reale sempre, dovunque e comunque, dal ridicolo al sublime.
Le viene dato correntemente il titolo di Grande Mademoiselle, questo perché suo padre come fratello del re portava il nome di Monsieur, fino alla nascita di suo nipote Phlippe ed Anne-Marie-Louise veniva chiamata Mademoiselle, fino alla nascita della prima figlia di Philippe, momento in cui le venne aggiunto un “Grande” per distinguerla dalla piccina.

Il destino ha fatto di questa orfanella la più ricca principessa d’Europa, che malgrado fosse tutt’altro che bella (Saint-Simon ne dice che era “più Borbone che donna”) riceve diverse proposte di matrimonio da quasi tutti i sovrani europei: progetti falliti per diversi motivi, principalmente per la gelosia del real cugino Luigi XIV, per i maneggi di suo padre Gaston e anche per la troppo alta opinione di sé che la stessa Mademoiselle nutriva. Per un certo periodo sembravano scontate le sue nozze col re, che fin da piccino (Luigi aveva undici anni meno della cugina) lei chiamava “mon petit mari”, ma poi la Fronda e le bravate della Montpensier ne cancellarono irrimediabilmente la possibilità.

La Fronda, periodo di guerra civile e di intrighi che segnerà per sempre la vita di Luigi XIV e la sua avversione per Parigi. Monsieur Gaston, da bravo cospiratore che era, ebbe un ruolo di primo ordine in entrambe le parti: la Fronda Parlamentare e la fronda dei Principi... giusto poi per tradirli tutti alla prima occasione, come d’abitudine. Mademoiselle sostiene il padre, forse per dovere filiale malinteso, forse per i suoi attriti personali con Mazarino. Al volubile e codardo Gaston, uomo senza onore, non pare vero di avere la possibilità di dare a sua figlia la maggior parte delle sue colpe, e quindi la manda ad assediare la città di Orléans, che viene presa dai frondisti e nella quale la Duchessa di Montpensier farà il suo ingresso attraverso la breccia nelle mura assieme alle sue dame, camminando nel fango, come riporta nelle sue memorie. Qui è la differenza: la Fronda è in effetti una guerra da operetta, con qualche scaramuccia e qualche bastonata un po’ più seria, ma la maggior parte dei fatti si decide più con un giro di amanti che saltano da un letto all’altro che non con le armi: la duchessa di Longueville, sorella del Gran Condé contende La Rochefoucauld alla duchessa di Montbazon e nel frattempo flirta anche col proprio fratello principe di Conti, il Cardinal de Retz, tanto per stare tranquillo, se la spassa con tutte e gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito. Gaston complotta nei letti, Anne-Marie-Louise si arma ed inforca nemmeno tanto metaforicamente la lancia; lui complotta e lei è apertamente ribelle... lui sente molto il suo retaggio mediceo, lei è una vera Borbone, anzi possiamo dire che la Grande Mademoiselle è il solo e vero uomo della famiglia.

É una donna dagli amori romantici e romanzeschi, prevalentemente a senso unico: prima sogna di sposare il cugino re, poi si innamora del Gran Condé e copre la sua ritirata con un gesto che resterà famoso. Nel corso della battaglia del Faubourg Saint-Antoine (2 luglio 1652, la più sanguinosa di tutta la fronda) le truppe di Condé stanno per cedere sotto i colpi di quelle reali comandate da Turenne e Mademoiselle decide di andare alla Bastiglia, che dominava il fauborug, e di far cannoneggiare le truppe di turenne, renendo così possibile la ritirata di Condé. Il commento del Cardinale Mazarino fu lapidario: "Con quel colpo di cannone ha ucciso suo marito", a significare con i progetti di sposarla a Luigi sono definitivamente defunti. Terminata la fronda il re le usa la delicatezza di poter scegliere il luogo del proprio esilio, e Mademoiselle opta per suo castello di Saint Fargeau, in Puisaye, dove dovrebbe rimanere per cinque anni.
Di rientro a Corte sembra inizialmente che il re la tratti con affetto, in realtà non solo non le perdonerà mai del tutto la Fronda ma la vede solo come una merce di scambio nel gioco delle alleanze matrimoniali. Luigi sposa Maria Teresa d’Austria, un’altra sua cugina, e per la Grande Mademoiselle svanisce il trono di Francia… ma forse è possibile quello d’Inghilterra, ma lo Stuart è un re detronizzato che lotta per riprendere i suoi domini, e non ha attrattive per farsi preferire all’Imperatore… progetti favolosi, tutti suoi, che la diplomazia di Luigi XIV non concepisce nemmeno da distante: tramite Turenne -un altro dei suoi amori folli di gioventù- il re le propone invece di sposare il re del Portogallo, che era mezzo pazzo, debosciato e orribile. Mademoiselle rifiuta, e questo le vale un altro smacco: “Penserò a voi quando mi converrà, e vi sposerò con chi mi sarà utile per i miei scopi” è tutto quanto riesce ad avere dal Re Sole.
Anne-Marie-Louise invecchia, la quarantina si avvicina e… ed il suo cuore si infiamma per un “ometto biondiccio”: Antonin Nompar de Caumont, duca di Lauzun, favorito del re. La storia del loro amore è un romanzo vero e proprio, per poco non si sposano sotto gli auspici di Luigi XIV, e solo le rimostranze di Monsieur Philippe e dei principi del sangue riescono ad averla vinta; del resto, Philippe d’Orléans sapeva benissimo di essere l’erede universale della cugina, e per evitare di perdere i favolosi beni della Montpensier ha rovinato l’esistenza a tutta la famiglia reale. A seguito di una scenata Luigi XIV fa imprigionare Lauzun, e per ottenerne il rilascio Mademoiselle deve cedere una sostanziosa parte dei suoi beni al duca du Maine, figlio di Luigi XIV e di madame de Montespan… per poi essere ripagata da un Lauzan irriconoscente, che la tratterà molto male fino a renderle la vita impossibile tanto che romperanno ogni rapporto dopo tre anni dalla liberazione di lui. Si parla di un loro matrimonio segreto, ma non vi sono prove certe.
Mademoiselle smetterà anche di andare a corte quando Lauzun ritornerà in favore presso il re e riceverà il titolo di duca per i servizi resi al re di Inghilterra, dopo aver avuto da questi la nomina di cavaliere dell’ordine della Giarrettiera.
Il 5 aprile 1693 si spegnerà all’età di sessantasei anni, e sarà inumata nella necropoli reale di Saint-Denis. In vita ebbe diversi titoli, i più celebri sono: Nipote di Francia, Pari di Francia, Duchessa de Montpensier, Saint-Fargeau, Châtellerault, di Aumale e Beaupréau, Principessa sovrana dei Dombes (principato che muoveva direttamente dall’Impero, e che le dava diritto al titolo di Altezza Serenissima), Principessa di Luc, La Roche-sur-Yon e Joinville, Delfina di Alvernia, Marchesa di Mézieres, Contessa di Eu, Forez, Mortain e Bar sur Seine, Viscontessa di Auge, Bresse, Domfront e Beaujolais, baronessa di Montaigu en Combrailles, Mirebeau, Roche-en-Régnier e Thiers en Auvergne, Signora di Champigny-sur-Veude, Beaujeu, Argenton, Saint-Sever, Cluys, Agurande, Le Châtelet, Ecolle, Combrailles e Choisy-sur-Seine.


Nel corso dell’esilio inizia a scrivere i suoi Mémoires, e li proseguirà nel castello di Eu, ma rimarranno incompiuti: all’inizio di un racconto, a metà di una frase la sua mano smette di scrivere e non ricomincerà più:
“Un giorno, mentre stavo passeggiando nel parco di…”.
Sarà per sempre il silenzio. Lo rimpiangiamo: è una buona scrittrice, il tono del suo lavoro è diverso da quello o pettegolo o auto incensante della maggioranza dei suoi contemporanei; non ci racconta le scappatelle altrui come Saint-Simon o Tallemant des Réaux, non si trasforma in eroina leggendaria come il Cardinal de Retz, la Duchessa di Montpensier è sé stessa fino in fondo. Principessa, nipote di Francia, orgogliosa, verace, quasi austera, onesta nel confessare i suoi errori… si, confessare perché nelle sue pagine dice apertamente ciò che ha fatto, ma si assume anche le colpe, non fa dei panegirici dell’autorità reale o del cardinale solo perché si aspetta che i suoi scritti diventino pubblici e le possano procurare una sorta di sconto di pena. Sono dei veri Mémoires intimi perché lei non fa una cronaca dei fatti, ma descrive ciò che ha provato vivendoli; e nonostante la sua poca cultura (tranquillamente confessata nei Mémoires) riesce ad essere un’ottima scrittrice e ad eccellere nell’arte del ritratto così in voga in quel periodo.



Edited by Liselotte von der Pfalz - 16/11/2014, 00:31
 
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view post Posted on 25/3/2013, 17:24     +1   -1
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Leggo ora una notizia sul sito del Musée Carnavalet relativa ad un ritratto della duchessa:

http://carnavalet.paris.fr/fr/collections/...=fr/collections

Lo indicano come "presunto ritratto" della Grande Mademoiselle, ma danno per certa l'attribuzione all'atelier di Charles e Henri Beaubrun.

 
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view post Posted on 7/4/2013, 13:23     +1   -1
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Dalla Corrispondenza di Liselotte, che tra l'altro era imparentata con Mademoiselle anche tramite Charlotte de Montpensier, terza moglie di Guglielmo il Taciturno (trisavoli di Liselotte).

A Sophie di Hannover

A Fontainebleau, 27 settembre 1702



[…] Non è stupefacente che Mademoiselle abbia amato Lauzun, non per la persona o per i suoi discorsi che sono troppo straordinari; ma Mademoiselle ha in ogni tempo amato il favore, e lei che aveva della grandezza e dello spirito, era più debole per tutto quello che era in favore del minimo dei cortigiani. Quando lei se ne invaghì era in rapporto col Re meglio di chiunque; ecco da che cosa è stata incantata Mademoiselle. […]

Edited by Liselotte von der Pfalz - 28/2/2017, 18:13
 
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marquise de Créquy
view post Posted on 25/10/2014, 10:47     +1   -1




Fin dal momento in cui la Mlle de Montpensier era nella sua culla la sua famiglia si affannava a trovarle un degno compagno che potesse essere all’altezza del suo rango. Come tutte le principesse era rassegnata ad un matrimonio di convenienza e al fatto che il suo futuro sposo vedesse in lei soltanto i suoi bei ducati.

Il primo uomo la cui immaginazione fu stuzzicata dal matrimonio con la principessa fu un ex spasimante di sua madre, il conte de Soissons, brillante soldato e spirito mediocre. “M. le Comte” aveva già ricercato la mano di sua cugina Marie, duchessa de Montpensier e abbastanza da fare temere un rapimento. Il fatto di vedersi soppiantare fece sì che litigasse con Gaston, ma la morte inaspettata di Madame pose fine alle ostilità. Era passato solo un anno e Monsieur rimase vedovo con una figlia unica, erede dei beni della madre.

Il conte de Soissons si fece avanti come pretendente della nuova duchessa de Montpensier e fu gradito da Monsieur. La stessa Mademoiselle nelle sue memorie ricorda questo cugino che era fin troppo assiduo nel rendersi gradevole ai suoi occhi, regalandole confetti attraverso un gentiluomo di nome Campion.

Nel 1636 M. Gaston viveva in modo abbastanza oscuro, aveva progettato di assassinare il Cardinale de Richelieu che cambiava i suoi domestici senza interpellarlo, che mandava alla Bastiglia i suoi amici e soprattutto che voleva spingerlo ad annullare il suo matrimonio con Margherita di Lorena; a questo scopo aveva cercato la complicità del conte di Soissons. I due organizzarono l’assassinio ma all’ultimo, Gaston, che doveva dare il segnale, fu preso dalla paura e il piano fallì e il progetto di matrimonio tra il conte de Soissons e Mademoiselle de Montpensier fu complicato da questa avventura, il cardinale de Richelieu non avrebbe mai acconsentito.

Mentre Mademoiselle cresceva, il pretendente ingrigiva a Sedan. Quando la principessa raggiunse l’età di 14 anni, il conte decise che si doveva fare qualcosa al più presto e pianificò di invadere la Francia con gli eserciti dei duchi de Bouillon e di Guisa. La sua prima preoccupazione fu di incaricare una delle sue vecchie amanti, Mme de Montbazon, di portare a termine quello che aveva cominciato Campion.

Presi parte - racconta Mademoiselle - alle vicende di M. il Conte de Soissons, che peggioravano di giorno in giorno. Il Re andò in Champagne per fargli la guerra e durante questo viaggio Mme de Montbazon, che amava molto il conte e che era molto amata da lui, mi veniva a trovare regolarmente tutti i giorni, mi parlava di lui con molto affetto, mi diceva che avrebbe avuto una gioia immensa se lo avessi sposato, che non ci si sarebbe annoiati affatto allora all’Hotel de Soissons, che si sarebbe pensato solo a dare balli e commedie in mio onore, che si sarebbe andati alle passeggiate, che si avrebbe avuto rispetto per me e delle tenerezze senza eguali. Dipingeva tutto quello che poteva rendere felice questa condizione e tutto quello che, secondo la mia età, poteva farmi decidere. L’ascoltavo con piacere e non avevo affatto avversione pe la persona del sig. Conte … A parte la disparità d’età tra la mia e la sua, il mio matrimonio con lui era molto fattibile: era un uomo onestissimo, dotato di grandi qualità e per essere il secondogenito della sua famiglia non aveva mancato di essere fidanzato con la Regina d’Inghilterra

Non avendo potuto rapire la madre, il conte de Soissons si propose di rapire la figlia. Il conte mandò il conte de Fiesque in ambasce presso Monsieur per ricordargli la vecchia promessa del matrimonio con sua figlia e che l’unico modo per portare a termine questo progetto era quello di acconsentire che la piccola principessa fosse rapita. Gaston si rifiutò e Soissons fu toccato sensibilmente dalla risposta. Poco dopo il conte de Soissons fu ucciso alla Marfée (6 luglio 1641).

Edited by marquise de Créquy - 13/11/2014, 22:16
 
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view post Posted on 2/1/2016, 18:50     +1   -1
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Anche il duca François de La Rochefoucauld, l’autore delle Massime, ci lascia una narrazione interessante dell’affare matrimoniale della Grande Mademoiselle:

“ […] Si deve senza dubbio trovare straordinario che Anne-Marie-Louise d’Orléans, Nipote di Francia, la più ricca suddita d’Europa, destinata ai più grandi re, avara, rude e orgogliosa, abbia potuto concepire il progetto, a quarantacinque anni, di sposare Puyguilhem, cadetto della casata dei Lauzun, molto mal fatto nella persona, d’intelligenza mediocre, e che ha come buone qualità solo l’essere ardito e insinuante. Ma si deve essere ancora più sorpresi che Mademoiselle abbia preso questa chimerica risoluzione per spirito di servilismo e perché Puyguilhem era in favore presso il Re; il desiderio di essere moglie di un favorito le tenne luogo di passione, dimenticò età e nascita, e, senza essere innamorata, fece dei passi con Puyguilhem che un amore vero avrebbe scusato con pena in una giovane e di condizione minore. Gli disse un giorno che non vi era che un uomo che lei avrebbe potuto scegliere per sposarlo. Lui insistette per sapere chi fosse; ma non avendo la forza di pronunciare il suo nome, lei volle scriverlo con un diamante sul vetro di una finestra. Puyguilhem capì subito quello che stava per fare, e sperando forse che gli avrebbe dato questa dichiarazione per iscritto, della quale avrebbe potuto servirsi, finse una delicatezza di passione che avrebbe piacere a Mademoiselle, e suggerì di non scrivere su un vetro un sentimento che dovrebbe durare eternamente. Il suo disegno riuscì come desiderato, e Mademoiselle scrisse la sera su un foglio di carta: “Siete voi”. Lo sigillò lei stessa, ma, come quest’avventura accadde un giovedì e mezzanotte suonò prima che Mademoiselle desse il suo biglietto a Puyguilhem, lei non volle apparire meno scrupolosa di lui, e temendo che il venerdì fosse un giorno sfortunato, gli fece promettere di attendere il sabato per aprire il biglietto che gli avrebbe dovuto rivelare questa grande notizia. L’eccessiva fortuna che questa dichiarazione faceva intravedere a Puyguilhem non gli parve inferiore alla sua ambizione. Pensò di approfittare del capriccio di Mademoiselle, ed ebbe l’arditezza di renderne conto al Re. Tuttavia, invece di rovinare Puyguilhem per avere osato svelargli queste speranze, gli permise non solo di conservarle, ma acconsentì che quattro ufficiali della Corona venissero a domandargli la sua approvazione per un matrimonio così sorprendente, e senza che Monsieur né Monsieur le Prince ne avessero sentito parlare. Questa notizia volò per la buona società e la riempì di stupore e d’indignazione. Il Re non sentì allora quello che stava facendo contro la sua gloria e la sua dignità. Trovò solamente che fosse parte della sua grandezza elevare un giorno Puyguilhem al di sopra dei più grandi del regno e, malgrado tanta sproporzione, lo giudicò degno di essere suo cugino germano, il primo Pari del regno e padrone d cinquecentomila livres di rendita; ma quello che lo lusingò inoltre, in un così straordinario disegno, fu il piacere segreto di sorprendere il mondo, e di fare per un uomo che amava quello che nessuno si era ancora immaginato. Fu in potere di Puyguilhem l’approfittarne per tre giorni, e tanti prodigi che la fortuna aveva fatto in suo favore, e sposare Mademoiselle; ma, per un prodigo più grande ancora, la sua vanità non sarebbe stata soddisfatta se non l’avesse sposata con le stesse cerimonie che avrebbe avuto se fosse stato del suo stesso rango: volle che il Re e la Regina fossero testimoni di nozze, e che queste avessero tutto lo splendore che la loro presenza poteva dargli. Questa presunzione gli fece impiegare in vani preparativi e trascurare il suo contratto di nozze tutto il tempo che gli sarebbe occorso per assicurarsi la felicità. M.me de Montespan, che lo odiava, aveva seguito l’inclinazione del Re e non si era opposta a questo matrimonio. Ma il mormorio della gente la risvegliò; fece vedere al Re quello che lui solo non vedeva ancora; gli fece ascoltare la voce pubblica; conobbe esattamente lo stupore degli ambasciatori, ricevette le lamentale e le rimostranze rispettose di Madame douairière e di tutta la famiglia reale. Tante ragioni fecero lungamente tentennare il Re, e fu con un’estrema pena che dichiarò a Puyguilhem che non poteva acconsentire apertamente a questo matrimonio. Lo assicurò che tuttavia questo cambiamento in apparenza non avrebbe cambiato nulla nell’effetto; che vi era costretto, malgrado sé stesso, a cedere all’opinione generale, e a vietargli di sposare Mademoiselle, ma che non pretendeva che questo divieto fosse d’impedimento alla sua fortuna. Lo spronò a sposarsi in segreto, e gli promise che la disgrazia che doveva seguire una mancanza simile non sarebbe durata che otto giorni. Qualsiasi sentimento questo discorso abbia potuto dare a Puyguilhem, disse al Re che rinunciava con gioia a tutto quello che gli aveva permesso di sperare, poiché la sua gloria poteva esserne ferita; e che non c’era fortuna che lo poteva consolare di essere separato da lui per otto giorni. Il Re fu davvero toccato da questa sottomissione; non trascurò nulla per obbligare Puyguilhem ad approfittare della debolezza di Mademoiselle, e Puyguilhem non dimenticò nulla, dal canto suo, per far vedere al Re che gli sacrificava tutto. Il disinteresse solo non fece prendere questa condotta a Puyguilhem: credeva che gli avrebbe assicurato per sempre la simpatia del Re e che nulla avrebbe potuto diminuire in futuro il suo favore. Il suo capriccio e la sua vanità lo portarono così lontano che il matrimonio così grande e sproporzionato gli parve insopportabile perché non gli era permesso di farlo con tutto il fasto e lo splendore che si era proposto. Ma quello che lo determinò maggiormente a romperlo, fu l’avversione insopportabile che aveva per la persona di Mademoiselle, e il disgusto di esserne il marito. Sperava anche di trarre dei solidi vantaggi dall’intestardimento di Mademoiselle e che, senza sposarla, lei gli avrebbe dato la sovranità dei Dombes e il ducato di Montpensier. Fu on quest’ottica che rifiutò inizialmente tutte le grazie delle quali il Re voleva colmarlo; ma l’umore avaro e instabile di Mademoiselle e le difficoltà che incontrarono per assicurare dei così grandi beni a Puyguilhem resero questo progetto inutile, e lo obbligarono a ricevere le grazie del Re. Gli diede il governatorato del Berry e cinquecentomila livres. Dei vantaggi così considerevoli non rispondevano tuttavia alle speranze che Puyguilhem aveva concepito. Il suo dolore evidente diede presto ai suoi nemici, e particolarmente a M.me de Montespan, ogni pretesto che serviva loro per rovinarlo. Conobbe il suo stato e la sua decadenza e, invece di avvicinarsi al Re con dolcezza, pazienza e abilità, nulla fu più capace di trattenere il suo spirito aspro e fiero. Fece delle rimostranze al Re, gli disse delle cose dure e piccanti, arrivò a spezzare la spada in sua presenza, dicendo che non l’avrebbe più sfoderata per il suo servizio; gli parlò con disprezzo di M.me de Montespan, e si arrabbiò con lei con tanta violenza che lei stessa dubitò della propria sicurezza, e lo condussero a Pinerolo, dove provò con una lunga e dura prigione il dolore d’aver perso le buone grazie del Re, e di aver lasciato scappare per una falsa vanità tante grandezze e tanti vantaggi che la condiscendenza del suo signore e la bassezza di Mademoiselle gli avevano presentato. […]

Madame douairière è Margherita di Lorena, vedova di Monsieur Gaston e quindi matrigna di Mademoiselle de Montpensier.
 
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