La Cour Royale

I Grandi Uffici della Corona di Francia

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view post Posted on 31/3/2013, 16:39     +1   -1
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I Grandi Uffici della Corona di Francia erano degli uffici di governo assegnati dai re dal Medio Evo fino all’epoca moderna; nel corso dei secoli il loro numero e le loro caratteristiche variarono sensibilmente. Nel periodo dei Merovingi queste cariche comprendevano il maggiordomo di palazzo (maire du palais), i duchi o governatori delle provincie, i conti o governatori delle città, i conti di palazzo, il conte dello stabile (comes stabuli), il referendario e il ciambellano. Sotto i Carolingi si aggiungono il grande elemosiniere, il siniscalco, il gran coppiere, il gran maresciallo, il gran cacciatore e il gran falconiere. Sotto i Capetingi le cariche furono modificate tanto nei loro poteri e giurisdizioni, tanto come forma e numero; fu Enrico III a fissare il loro numero con lettere patenti il 3 aprile 1582, subirono ancora modifiche sotto Enrico IV, sotto Luigi XIII e Luigi XIV. Fatta eccezione per il Guardasigilli gli uffici erano a vita e, per lo meno in linea teorica, nessuno di loro ereditario o venale; in realtà erano concetti molto laschi o facilmente interpretabili e possiamo vedere come alcune cariche siano rimaste a lungo nella stessa famiglia.

I Grandi Ufficiali sono nominati direttamente dal re e si fanno carico dei grandi corpi della nazione, e solo i membri delle grandi famiglie possono avere accesso a tali incarichi; anche i grandi dignitari della Maison du Roi sono scelti tra la più grande nobiltà, ma non per questo sono ufficiali della Corona: le loro cariche sono legate esclusivamente al servizio personale del sovrano, sotto la direzione dei grandi ufficiali della Corona, che invece servono lo Stato. Questa definizione in realtà è sempre adattabile, come altre nello stesso campo, per esempio nel caso del Gran Ciambellano o del Gran Maestro della Maison du Roi; tuttavia è bene notare che gli ufficiali della Maison du Roi prestano giuramento tra le mani di quelli della Corona, i quali invece hanno sopra di loro soltanto il Re.

Le cariche dei Grandi Ufficiali della Corona hanno diverse prerogative, le principali sono:

  1. Sono inamovibili, ossia il Re non può privare il titolare dei suoi vantaggi, anche se può sempre farlo cadere in disgrazia e sostituirlo con dei semplici commissari; ad esempio, un Cancelliere può essere tranquillamente rimpiazzato da un Guardasigilli per volere del Re.

  2. Non è necessaria una nuova investitura per un titolare in caso di morte del Re.

  3. Si tratta di cariche nobilitanti in primo grado.

  4. I titolari di una carica mangiano alle tavole reali e hanno tutti diritto a tutti gli onori che ne derivano.

  5. Hanno degli uffici minori che dipendono dal servizio legato alla carica stessa.



L’ordine gerarchico delle precedenze tra i vari Grandi Ufficiali fu fissato da Enrico III:

  1. Il Connestabile di Francia, dapprima responsabile delle scuderie reali, poi dell’esercito; carica soppressa nel 1626 con la morte dell’ultimo titolare, François de Bonne, duca di Lesdiguières.

  2. Il Cancelliere di Francia, responsabile dell’apposizione del sigillo e della spedizione degli atti reali, poi capo della giustizia; può essere sostituito dal Guardasigilli in caso di disgrazia ma gli sono conservate in toto dignità, privilegi e trattamenti economici.

  3. Il Gran Maestro di Francia, capo della parte civile della Maison du Roi.

  4. Il Gran Ciambellano, responsabile della camera del Re.

  5. L’Ammiraglio di Francia, responsabile degli affari marittimi; carica soppressa nel 1627 e ristabilita nel 1669.

  6. I Marescialli di Francia, che dopo la soppressione della carica di Connestabile divennero i capi dell’esercito.

  7. Il Colonnello Generale della Fanteria aveva il comando su tutta la fanteria, durante le guerre d’Italia ve ne furono talvolta due, uno “au-delà des monts” e uno “en deça des monts”. La carica divenne un Grande Ufficio della Corona nel 1581, eretta per Jean Louis de Nogaret, duca d’Epernon, per poi passare con sorti alterne a suo figlio Bernad de Nogaret de La Vallette, ma data la sua pericolosità fu dapprima limitata da Richelieu e poi soppressa da Mazarino nel 1643. Qualche tempo dopo fu ripristinata, ma puramente a titolo onorifico.

  8. Il Gran Scudiero di Francia, responsabile della scuderia reale.

  9. Il Gran Maestro dell’artiglieria, responsabile dell’artiglieria, degli assedi e delle scorte di armi; la carica è stata eretta a grande ufficio della Corona da Enrico IV nel 1601 per il suo amico Maximilien de Béthune, duca di Sully, e soppressa da Luigi XV nel 1755 alla dimissione dell’ultimo titolare, Louis-Charles de Bourbon, conte d’Eu.

  10. Il Grand Voyer di Francia, responsabile delle strade reali, delle piazze e dell’abbellimento delle città; anche questa carica fu eretta in grande ufficio della Corona da Enrico IV per Sully, poi assorbita nel 1626 dal ministero delle finanze.


Il Connestabile di Francia era il capo dell’esercito, e data l’estensione del suo potere costituiva un pericolo permanente, cosa che portò alla soppressione delle sue funzioni. Aveva l’autorità di comando e il potere delle ordinanze, disponendo anche della giurisdizione coattiva per farle eseguire. I suoi assistenti, i Marescialli di Francia, ereditarono i suoi poteri come corpo (e non come singoli individui, ovviamente) nel 1627.
Araldicamente i Connestabili fregiavano le proprie armi personali ponendo due spade d’argento con l’impugnatura d’oro snudate e con la punta rivolta in alto, tenute da due mani destre guantate, uscenti da una nuvola posta sotto la punta dello scudo.


Il Cancelliere di Francia è il capo della giustizia, è spesso anche ministro e una sorta di vice re; non può essere privato della sua dignità, salvo il caso di delinquenza giudiziariamente stabilita e sanzionata. Il Cancelliere riceve fede e omaggi per i feudi di dignità, ducati, marchesati, contee, baronie, che rilevano direttamente dal re. Può anche ricevere il comando di spedizioni militari, come accadde a Séguier nel 1638 e 1639 per sedare la rivolta degli Scalzi in Normandia. Può anche ricevere dal re per commissione tutta la potenza reale, e presiedere gli Stati Generali e le Assemblee dei Notabili; presiede inoltre tutti i Consigli del Re, tranne quello degli Affari d’En-Haut. È l’intermediario tra re e le corti sovrane, e dirige tutti i tribunali di Francia; inoltre come incaricato della sorveglianza delle belle lettere delle scienze è anche il capo delle università, dei collegi, delle accademie, delle stamperie e dei librai. Ha anche il preciso diritto di rifiutare di apporre il sigillo a lettere patenti, dichiarazioni, editti, attribuzioni di incarichi che giudichi contrari al bene comune, e questo contro il parere del Consiglio o il volere del re. Cede solo dietro ordine formale del sovrano. Fintanto che all’atto non è stato apposto il sigillo è nullo, e la volontà reale non può essere eseguita.
Le sue armi erano ornate esteriormente come con una figura di regina come cimiero, che rappresentava la Francia, tenente nella mano destra uno scettro e nella sinistra il gran sigillo; la figura sormontava il suo tocco, posto sopra lo scudo: in tela d’oro, guarnito di ermellino e ricamato d’oro; dietro lo scudo due mazze di argento dorato poste in croce di S. Andrea.

Il Gran Maestro di Francia, o della Maison du Roi, carica ricoperta da Louis de Bourbon, Principe di Condé, e da Monsieur le Duc suo figlio in survivance, era considerata come la successione di quella di Maire du Palais sotto la prima razza dei re di Francia. È il Gran Maestro che, dopo la morte del re, getta il bastone che è insegna della sua carica sulla bara davanti a tutti gli ufficiali riuniti per mostrare che non hanno più cariche, ma che il re successore le ristabilisce per grazia. Il Gran Maestro dispone delle cariche dei sette ufficiali della Bouche che gli prestano giuramento di fedeltà, ed ha giurisdizione su di loro. Dopo il Conte di Soisson, sotto Enrico IV, i Gran Maestri si sono dimessi volontariamente dal Gobelet e dalla Bouche tra le mani del re. Il Gran Maestro riceve anche il giuramento di fedeltà degli scudieri della Piccola Scuderia, dei cappellani di Saint-Roch, etc. Quando fa il servizio di cerimonia e accompagna le carni cammina davanti a tutti i maîtres d’hôtel e i gentiluomini serventi, tenendo il bastone alzato mentre tutti gli altri maîtres d’hôtel lo tengono basso in sua presenza. Presenta la salvietta al re. Il primo maître d’hôtel lo supplisce in caso di sua assenza, accompagna il brodo del re tutte le mattine, e riceve dal re l’ordine del bere e del mangiare. Vi sono dodici maîtres d’hôtel che servono per trimestre, e un maître d’hôtel ordinario.
È sotto autorità del Gran Maestro che si tiene il Bureau du Roi, tutti i martedì e venerdì. Devono assistervi: il primo maître d’hôtel, i maîtres d’hôtel in servizio, i maître de la Chambre au deniers (il tesoriere della Bouche, in sostanza), i controllori generali e commessi, i controllori impiegati d’ufficio.
I sette uffici che dipende dono dal Gran Maestro sono: il Gobelet e la Cuisine-bouche per il servizio del re, la Paneterie-commun, l’Echansonnerie-commun, la Cuisine-commun, la Fruiterie-commun, la Fourière per il legno. Tutti gli ufficiali avevano il diritto di portare la spada, ed anche di servire portandola al fianco.
Il Gran Maestro di Francia portava due bastoni di vermeil, seminati di gigli d’oro e terminanti con una corona reale, posti in croce di S. Andrea dietro lo scudo.

Il Gran Ciambellano di Francia fa il servizio e gli onori della Camera del Re, presenta la camicia al re, assiste al giuramento di fedeltà che i duchi ed altri vassalli, Marescialli di Francia, governatori di province, i grandi ufficiali prestano tra le mani del re. Quando il sovrano tiene un letto di giustizia o gli Stati Generali il Gran Ciambellano è seduto ai suoi piedi su un cuscino di velluto violetto ricamato con gigli d’oro; alle udienze degli ambasciatori si tiene in piedi dietro la poltrona del re. Dopo la morte del sovrano seppellisce il corpo, accompagnato dai Gentiluomini della Camera.
Il Gran ciambellano ha sotto di lui quattro gentiluomini della Camera, che servono per annata e che lo sostituiscono in tutto in sua assenza, ricevono nel loro anno di servizio il giuramento degli altri ufficiali della Camera, vanno nelle carrozze del re, ed hanno presso di loro sei paggi della Camera ciascuno che fanno istruire in ogni tipo di esercizio conveniente a dei gentiluomini della loro levatura. I segretari della Camera non sono altro che i segretari di Stato. Il Ciambellano dirige anche il Cabinet du Roi e la Faculté du Roi.
Portava due chiavi d’oro, con l’anello terminante in una corona reale, passate in croce di S. Andrea dietro lo scudo.

L’Ammiraglio di Francia era inizialmente dotato di un’autorità che si estendeva solo su una parte delle coste; in Bretagna i governatori facevano funzione di ammiragli, ed i siniscalchi rendevano giustizia sui fatti di mare. C’era un ammiraglio di Guyenne per le coste dalla Bretagna alla Spagna, e sull’Oceano la giurisdizione dell’Ammiraglio di Francia si stendeva solo agli ammiragliati di La Rochelle e delle Sables-d’Olonne. Esisteva anche un ammiraglio dei mari del Levante per la sorveglianza, la difesa e la polizia dei porti e delle coste di Provenza e Linguadoca, mentre il generale delle galere conservava il comando delle flotte. Nel 1612 il duca Henry de Montmorency divenne Ammiraglio di Francia, facendosi anche attribuire l’ammiragliato di Guyenne e esercitava già la carica di ammiraglio di Bretagna. Di fatto disponeva di un potere considerevole e di grandi onori (il re lo chiamava “Mon cousin”): comandava effettivamente le flotte di Ponente, nominava tutti gli ufficiali della marina reale, quelli dei porti e dei guardacoste, tutti gli ufficiali e tutti i commissari. Ordinava e dirigeva la costruzione e le riparazioni dei vascelli da guerra, i loro equipaggiamenti e le provviste. Vidimava gli stati delle spese effettuate dai tesorieri della marina, e il bilancio della marina esulava dalle competenze del sovrintendente delle finanze. Una tale potenza era pericolosa, e il Cardinale Richelieu manovrò in modo da sopprimere l’ufficio di Ammiraglio di Francia, attribuendosene però le spoglie. Fu Colbert a separare l’autorità dalla dignità, e nel febbraio 1669 fu nominato segretario di stato alla Marina, mentre nel novembre 1669 un editto ristabilì la carica di Grande Ammiraglio di Francia con considerevoli redditi ma senza potere reale, situazione confermata da altre ordinanze successive. Sostanzialmente l’ammiraglio conservava il diritto di comandare la principale armata navale, a condizione di averne ricevuto l’ordine dal re. La giustizia era resa in nome dell’ammiraglio in tutte le sedi dell’ammiragliato; questi nominava al re i candidati per gli uffici dei magistrati e degli ausiliari della giustizia che dipendevano da lui, ed il re dava loro delle lettere d’incarico. L’ammiraglio dava congedi, commissioni, salvacondotti e passaporti ai capitani o padroni dei vascelli da guerra o mercantili. Un decimo dei riscatti, di tutte le prese fatte per mare e sulle spiagge, le ammende comminate ai seggi particolari, la metà di quelle pronunciate alle Tavole di Marmo, dei diritti di ancoraggio e altri, un terzo degli effetti portati a riva dal mare o recuperati dal fondo del mare gli appartenevano.
L’Ammiraglio di Francia portava due ancore d’oro, con la traversa azzurra seminata di gigli d’oro, poste in croce di S. Andrea dietro lo scudo.


I Marescialli di Francia si possono considerare come capi della nobiltà, indipendentemente dai loro comandi militari, esercitavano due funzioni regolatrici nella società di Ordini francese, al fine di evitare che chiunque intraprendesse qualsiasi cosa contro l’ordine e la tranquillità pubblica. Prima di tutto amministravano la giustizia in materia di punto d’onore, organo motore di una società di Ordini: erano incaricati per stato di vegliare sulla condotta della nobiltà; avevano giurisdizione su tutte le questioni tra gentiluomini o quelli nella quali dei gentiluomini erano implicati. Mantenevano inoltre la disciplina militare, giudicando i crimini dei soldati, mantenendo l’ordine anche nelle campagne militari.
Il punto d’onore entrava in causa in ogni occasione nella quale le qualità distintive del soldato e del gentiluomo, l’ardimento, la lealtà, l’affidabilità, la larghezza, la distanza dagli uffici vili o meccanici (per così dire, le professioni del volgo) potessero essere state messi in dubbio. La sanzione di ogni offesa all’onore è il giudizio divino, in forma di duello: questo è però contrario in base al quinto comandamento (“non uccidere”) e quindi al cristianesimo ufficiale della società francese; inoltre è contrario alla ragion di Stato perché i gentiluomini morti in duello indeboliscono lo stato privandolo dei suoi soldati migliori. I duelli, proibiti e punti da editti ed ordinanze, non cadono di per sé sotto la giurisdizione dei Marescialli ma sotto quella dei tribunali ordinari: il compito dei Marescialli era di prevenirli, di far sì che non accadessero. Potevano fare arrestare coloro che temevano potessero avere motivo di battersi, e anche fare arrestare i loro amici e parenti passibili di prendere parte alla disputa, ma anche i testimoni di un duello o coloro che erano a conoscenza di un combattimento che andava organizzandosi e che non avevano denunciato il fatto potevano essere arrestati, anche qualora il duello non avesse avuto luogo.
Il Decano dei Marescialli di Francia ornava le proprie armi personali in maniera simile a quella del Connestabile, sostituendo la spada di destra con un bastone di Maresciallo di Francia, azzurro seminato di gigli d’oro, posto in palo. Gli altri Marescialli di Francia portavano due bastoni azzurri, seminati di gigli d’oro, e decorati in oro, posti a croce di S. Andrea dietro lo scudo.

Il Gran Scudiero di Francia presta giuramento di fedeltà tra le mani del re, ma quasi tutti gli altri ufficiali delle scuderie lo prestano tra le sue; dispone di quasi tutti gli incarichi vacanti nella Grande Scuderia, nella Piccola, negli allevamenti fino ad arrivare ai mercanti e artigiani fornitori. Dispone di tutti i fondi impiegati per le spese, decreta e firma tutti gli stati del personale; nessuno scudiero può tenere un’accademia equestre per l’istruzione dei gentiluomini agli esercizi necessari alla guerra ed alla loro condizione senza ordine e permesso del Gran Scudiero di Francia. Ha il diritto di salire nelle carrozze reali e prende posto immediatamente dopo i Principi del Sangue, e quando il re è a cavallo procede tenendosi prossimo al sovrano. Tutti i cavalli nuovi che arrivano a Parigi vanno a rendere omaggio al re alla Grande Scuderia, dove vengono trattenuti quelli più interessanti per il servizio di Sua Maestà. Alla morte del sovrano gli spettavano di diritto tutti i cavalli della Grande Scuderia, come degli allevamenti regi, e tutti gli oggetti annessi e connessi.
Il Gran Scudiero ornava le sue armi con due spade dall’impugnatura d’oro, poste ai fianchi dello scudo con la punta in alto, racchiuse in un fodero azzurro sparsi di gigli d’oro e dal puntale d’oro, ed il balteo ugualmente decorato e attorcigliato attorno.

Il Gran Maestro dell’artiglieria prestava giuramento tra le mani del re, era il capo dell’artiglieria e non dipendeva dal segretario di Stato alla Guerra; aveva supervisione e autorità su tutti gli ufficiali del corpo d’artiglieria e su tutti gli operai che ne dipendevano; sovrintendeva inoltre a tutti gli arsenali, alle fonderie di cannoni, alle fabbriche di polvere e alle manifatture dell’armata. Gli appartenevano di diritto le campane oltre agli utensili in bronzo ed altri metalli di qualsiasi città presa per assedio, a patto che fosse stata cannoneggiata; gli abitanti erano costretti a pagare una sorta di riscatto ricomprando le proprie cose.
Come elemento distintivo utilizzava due cannoni addossati e montati sui loro affusti, posti sotto lo scudo.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 3/10/2014, 05:09
 
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view post Posted on 31/3/2013, 21:03     +1   -1
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Armi del Connestabile François de Bonne, duca di Lesdiguières

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Armi di Louis-Jean-Marie de Bourbon, duca di Penthièvre, ultimo ammiraglio di Francia

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Edited by marquise de Créquy - 29/12/2013, 15:37
 
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marquise de Créquy
view post Posted on 3/4/2013, 21:14     +1   -1




Ecco cosa ho trovato sulla Scuderia Reale.

Era una delle principali cariche della “Maison du Roi”. All’inizio della regalità i sovrani di Francia aveva un ufficiale che si occupava di cavalli e di vetture della Corte. Aiutato da scudieri subalterni, il Grande Scudiere di Francia era incaricato di acquistare i cavalli per la guerra, la caccia e i trasporti; regolava pure tutto il servizio di equipaggiamento, di selleria, di carrozze e sorvegliava l’educazione e l’istruzione dei Paggi della Scuderia. Le funzioni divennero sempre più importanti, Francesco I suddivise il servizio in Grande e Piccola Scuderia: alla Grande erano legati i maneggi, i cavalli di guerra e di caccia. La Petite si occupava delle carrozze e di cavalli da tratta; ciascuna aveva il suo personale di palafreniere, sellieri, postiglioni, valletti etc. In principio, le due scuderie erano sotto la direzione del Grande Scudiere da Luigi XIV, la Piccola Scuderia divenne a poco quasi autonoma di fatto, a causa dell’amicizia che provava il Re per la famiglia dei Béringhem, che la diresse per quasi un secolo. Le spese della Piccola Scuderia sfuggivano quasi sempre al controllo del Grande Scudiere. Indipendentemente della direzione delle Scuderie, quest’ultimo aveva presso il Re un servizio personale. Lo accompagnava a cavallo alla sua destra, portava alle sfilate la spada da paramento, aveva un posto d’onore a tutte le cerimonie, pure a quelle dove la Scuderia non aveva nulla a che fare, come letti di giustizia, i ricevimenti dei pari etc. In breve “M. le Grand”, come lo si chiamava, era un personaggio molto importante, e da Luigi XIII, questa carica fu sempre appannaggio di un membro dell’alta aristocrazia.

I vantaggi erano enormi: in trattamenti, gratificazione, supplementi ammontavano a più di 100,000 livres; aveva a sua disposizione diverse carrozze, 70 cavalli e tutto un personale di servizio. In più alla morte del Re, il Grande Scudiere era in possesso di tutta la Scuderia e si faceva riacquistare dal successore tutto il materiale: era la “dépoille”.
Era a riguardo di questo diritto di “dépoille” che la lotta tra le due Scuderie, che era stata silenziosa durante la seconda metà del XVII secolo, si accese bruscamente alla morte di Luigi XIV. Il Grande Scudiere, il conte d’Armagnac, pretese la spogliazione di due scuderie; il Marchese di Bérighem, comandante della Piccola Scuderia; “M. le Premier”, pretese conservare la sua. Fu necessario chiudere la querela in Consiglio di Reggenza. Una prima sentenza, il 4 agosto 1716, attribuì 160,000 livres al Grande Scudiere e 154,000 livres a “M. le Premier”. Ma la questione della supremazia rimase insoluta, malgrado le sentenze del 1723 e 1724 che tentarono a limitare i diritti di ciascuna parte. Il Grande Scudiere affettò di non riconoscere più la Piccola Scuderia e rifiutò di firmarne i conti che furono approvati dal duca di Borbone, grande Maestro della Maison du Roi.

Quanto all’importanza dei due servizi, era pressappoco lo stesso. Ogni scuderia contava verso il 1758 circa 800 cavalli, in più la Piccola aveva 210 carrozze diverse. Il personale comprendeva un totale di più di 1,200 lavoratori. In riassunto, le Scuderie, costavano al Re, verso il 1760, circa 4 milioni di livres, e nel 1787, all’epoca della riforma, 5 milioni e mezzo.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 4/4/2013, 00:09
 
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