La Cour Royale

La concessione o l’erezione di un feudo di dignità, Da: "Qu'est-ce que la Noblesse?" di Alain Texier

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view post Posted on 5/1/2013, 23:53     +1   -1
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Diconsi “feudo di dignità” i feudi ai quali la giustizia è collegata e che hanno più di titolo di onore e diverse prerogative. Così non tutte le signorie sono un feudo di dignità, ma tutti i feudi di dignità sono una signoria. I feudi di dignità più conosciuti sono le castellanie, le baronie, le viscontèe, le contèe, i marchesati, i ducati, i principati. Quando il re voleva ricompensare uno dei suoi fedeli gli concedeva, oppure erigeva in suo favore, uno di questi feudi di dignità.
La maggior parte delle volte la concessione traduce il dono fatto dal potere regio con delle terre che muovono direttamente dal suo dominio; all’origine la controparte del dono era l’ingaggio preso dal beneficiario di servire militarmente il re. L’erezione si applica piuttosto alle terre innalzate, ma già appartenenti al beneficiario.
La scelta del re era funzione del favore che intendeva elargire, ed è anche funzione delle terre che dovevano essere concesse od erette sulla base dei termini di un editto del 1579:


  • la terra che sarà eretta in castellania dovrà avere anzianità di alta, media e bassa giustizia, diritto di fiera, mercato, prevostura, pedaggio e preminenza su tutte le chiese al di fuori della detta terra;

  • la baronia sarà composta almeno da tre castellanie…

  • la contea avrà almeno due baronie e tre castellanie, oppure una baronia e sei castellanie…

  • il marchesato sarà composto di tre baronie e tre castellanie, oppure di due baronie e sei castellanie…

La concessione o l’erezione di un feudo di dignità da parte del potere regio, chiamata anche infeudazione o concessione reale, nobilita il non-nobile che ne dovesse beneficiare.
“Si viene nobilitati ricevendo dal Re l’investitura di un feudo di dignità come ducato, marchesato o contea; ma non è il feudo che nobilita precisamente, bensì l’investitura che è accordata dal Re, e che Sua Maestà non accorda mai ad un plebeo senza fargli allo stesso tempo una concessione tacita della nobiltà, in quanto l’annobilimento è fondato solo su una presunzione della volontà del Re, quando Sua Maestà accorda l’investitura.” […]

Queste terre provenivano solitamente dal dominio regio, e era prevista una clausola di salvaguardia: nell’ipotesi dell’estinzione della discendenza mascolina il feudo sarebbe tornato alla Corona. In ragione della loro dignità particolare era anche previsto che queste terre non avessero signori privati, e che dovevano -sotto riserva di indennizzo di questi signori intermediari- rilevare direttamente dalla grande torre del Louvre, ossia dal Re.

Vi è tuttavia un caso particolare dei feudi di dignità, quello delle baronie di costume: nella prima era della Monarchia e della parìa, i personaggi qualificati come “baroni” erano i più grandi signori del regno, appunto “i Pari”. Nella seconda età vi fu il nascere dei feudi: i titoli di duca, marchese, conte etc., fino ad allora personali, furono legati alla terra, con fede ed omaggio al Re direttamente. Tutti portavano il titolo comune di barone e, in una terza era della parìa, l’ufficio e la dignità di pari –nonostante fosse sempre legato alla terra del ducato- poteva non appartenere più a coloro per i quali era stata fatta l’erezione.
Al contrario, vi erano antiche baronie cui gli usi e costumi locali esistenza e titoli riconoscevano titolo ed esistenza, conservandolo e trasmettendoli con la terra a chiunque divenisse possessore della terra stessa, senza necessità alcuna di una nuova erezione in favore del nuovo proprietario, a differenza dei ducati-parìa.

 
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