La Cour Royale

Louise-Hollandine von der Pfalz, badessa di Maubuisson

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view post Posted on 6/4/2013, 16:50     +1   -1
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Louise-Hollandine di Baviera (1622-1709) è figlia di Federico V del Palatinato (von der Pfalz), l’effimero Re di Boemia, e di Elisabetta Stuart, figlia di Giacomo I Stuart e di Anna di Danimarca.

Viene allevata nella fede calvinista e segue studi di teologia; scappa dalla piccola corte materna in esilio a L’Aia (cosa che del resto fa benissimo a fare, visto che Elisabetta era materna quanto una marmitta di zuppa di cavoli col farro), si converte al cattolicesimo nel 1658 ed entra nel convento di Notre-Dame-La-Royale, detto di Maubuisson, l’anno seguente per poi diventarne la venticinquesima badessa nel 1664. Louise-Hollandine sostiene una stretta osservanza della regola monastica anche opponendosi a ogni suo eventuale addolcimento, rifiuta tutto ciò che è terreno e mondano (compresi il suo seguito e i suoi servitori).
È pittrice, in gioventù studia con il pittore olandese Gerard van Honthorst: realizza tele che offre alle parrocchie e ai conventi vicini.

L’abbazia è sita a pochi km da Parigi, vicino a Pontoise, e fu edificata nel 1236 dalla regina Bianca di Castiglia, madre di San Luigi IX. Oggi ne rimane qualche sala molto bella che è usata per esposizioni: la sala capitolare, il parlatorio e la sala delle religiose; inoltre abbiamo anche la costruzione delle latrine, il granaio del XIII secolo e un parco di 8 ettari.

Secondo Saint-Simon la nostra badessa era praticamente una santa scesa in terra, pura, perfetta e ineccepibile; come mai uno come lui loda un tedesco? Cosa rara da trovare nei Mémoires, sembra essere una testimonianza degna di fede… nonostante vi siano alcune voci che vogliono che la Nostra abbia avuto una vita privata non esattamente immacolata.

Traduco, riassumo alla buona e adatto liberamente da “Madame Palatine”, di Dirck van der Cruysse.

I guai di Luoise-Hollandine non datavano da ieri. Aveva 24 anni quando fu implicata nel luglio del 1646 nello scandalo conseguente l’assassinio del capitano francese Jacques d’Espinay. Questi era stato cacciato da Gaston d’Orléans per aver osato abbordare una Louison che il duca riservava per il proprio uso. Andò a stabilirsi a L’Aia dove ebbe facilmente accesso presso la Regina di Boemia. Ecco lo svolgersi dei fatti secondo Tallemant des Réaux: “Dato che vi entrò con la reputazione di un uomo di buona fortuna vi fu visto in maniera diversa dagli altri, e, nell’ambizione di non cercare che principesse o amanti di principi, dapprima corteggiò la madre e poi la principessa Louise, perché le Louise erano fatali per quel ragazzo. Si disse che lei rimase incinta, e che andò a partorire a Leida, dove non facevano tante storie. La principessa Elisabetta […] montò i suoi fratelli contro di lui, ma l’Elettore (Karl Ludwig, il futuro padre di Liselotte) si accontentò di gettargli a terra il cappello un giorno in cui mentre passeggiavano a piedi lo aveva messo per ordine della regina, con la scusa che pioveva un po’. Ma il più giovane di tutti, che si chiamava Philippe, sentì vivamente il peso dell’ingiuria […]”
Insomma, il principe Philip e d’Espinay, entrambi col loro codazzo di amici, duellarono la sera stessa, ma furono separati da dei passanti
".

Qualche giorno dopo il principe attese d’Epinay con altri sgherri inglesi e lo uccisero con ferocia; Tallemant dice che lo colpirono con forza tale che le spade s’incontravano nel corpo. Lo scandalo dell’omicidio fu grande, e amplificato dalla Duchessa de Longueville (Anne-Généviève de Bourbon-Condé, la sorella del Gran Condé che fu una delle anime più nere della Fronda): la duchessa era a L’Aia e strombazzò a tutti i suoi corrispondenti la fine del capitano d’Espinay, reo di aver troppo ben fatto la corte alla principessa Louise.
Tra le testimonianze dei contemporanei, oltre alle due citate, troviamo le lettere del residente di Francia a L’Aia, i Mémoires di Aubery du Maurier e il diario dei fratelli olandesi Villers, Journal d’un voyage à Paris en 1657-1658.
Gli altri biografi di Louise o tacciono, come Saint-Simon, o abbozzano come Francis Baily, che passa dal “Sembra altamente improbabile che si sia compromessa così” al “Vi fu qualche verità nell’affare d’Espinay, dopo tutto?”. È vero che lo stile di vita assolutamente bislacco della corte di Boemia a L’Aia si prestava molto a storie e storielle, con quella matta di Elisabetta Stuart che riempiva il palazzo di cani e scimmie trascurando i figli, la principessa Elisabetta che girava con i libri di filosofia sotto il braccio e la principessa Luisa che per uscire di casa andava “a bottega” da un pittore.

La sorte di Louise non è invidiabile, la sua bruttezza, la reputazione compromessa, l’età avanzata la famiglia allo sfascio la rendevano impossibile da maritare, e lei lo sapeva benissimo. Allevata come calvinista stretta, ha dei momenti di esaltazione religiosa, ma un giorno un dibattito sul battesimo tra un medico cattolico di sua madre ed un pastore protestante, che perse lo scontro, la segna molto. La ragazza soffocava in Olanda, in mezzo all’intolleranza ed al caos delle sette calviniste, e probabilmente è stata molto attratta da una Chiesa millenaria che si riaffermava trionfalmente, come lei poteva ben conoscere attraverso l’arte e ciò che le aveva trasmesso il suo maestro Gherardo delle Notti che aveva vissuto dieci anni a Roma ed a Firenze.

Si dice che nel 1657 fosse incinta di un ufficiale francese di nome La Roque e che cercasse disperatamente un mezzo di salvarsi. È certo che ebbe dei contatti con l’ambasciatore francese de Thou e con quello spagnolo de Gamarra, oltre che col suo confessore, il gesuita François Baes. Com’è, come non è, Louise non si presenta a tavola per pranzo il mercoledì 19 dicembre 1657; la sua assenza non allarmò la madre che quando si accorsero tutti che non mancavano né carrozza né servitori: Louise aveva lasciato la corte di Boemia in piena notte, senza soldi, senza gioielli, senza bagagli e completamente sola; lei racconterà in seguito che non avendo al momento della fuga una camerista che le allacciasse il corsetto uscì di casa tenendolo sotto braccio, cosa che secondo lei le diede l’aspetto di una cameriera che va dalla sarta a far sistemare il corsetto della padrona. Cosa che con molta probabilità le poteva dare anche l’aspetto di una donna incinta.
I contemporanei cattolici presentarono la fuga di Louise come l’effetto di una vocazione miracolosa; la regina interrogò la servitù sulle frequentazioni della figlia e, quindi, interrogò gli ambasciatori di Francia e Spagna che si diedero la colpa a vicenda. Scoprì anche alcuni incontri segreti della figlia col La Roche, e le lettere scambiate col fratello Edoardo (quello stesso che sposa Anna Maria di Gonzaga di Clèves, la principessa che fu una delle più intriganti figure della Fronda, e che sarà l’ideatrice del matrimonio di Liselotte): Edoardo era cattolico da dodici anni, e discuteva con la sorella i dettagli della sua evasione.
Gli Stati Generali diramarono l’ordine di arrestare “con gentilezza” la principessa e riportarla a casa, ma Luisa era una donna di 35 anni che sapeva benissimo quello che voleva, e voleva decidere della sua vita; sua madre non la rivide mai più.

Léonce Raffin, nella sua biografia di Anna Maria di Gonzaga di Clèves, parla di Louise-Hollandine dicendo che:

“[…] Allevata nella religione riformata da Sybille de Ketlet, molto zelante per la diffusione delle dottrine di Lutero, la principessa Louise fu scossa, ancora giovane, da una controversia della quale fu testimone tra un medico cattolico e un pastore protestante che non vi brillò per nulla. Essendosi legata più tardi con una cattolica, la principessa d’Oxoldre, fu istruita sulle verità del cattolicesimo da dei preti scozzesi che la sua amica le aveva fatto conoscere, e decise di convertirsi. Ma, temendo gli ostacoli che sua madre avrebbe posto al suo ingresso nella Chiesa romana, fuggì da palazzo. Aveva allora trentacinque anni, e correva il mese di dicembre 1659.
Il giorno designato, di buon mattino, mentre un gentiluomo francese, di connivenza con lei, distraeva lo svizzero che guardava la porta d’entrata, uscì, nelle vesti di una cameriera. All’angolo di una strada salì su un carretto che l’attendeva. Sua madre, avvisata da un biglietto lasciato dalla principessa nella sua stanza, fu presa da una collera violenta e gridò: “Non può essere che il diavolo e mio figlio Edward che hanno pervertito mia figlia”.
Ad Anversa, Louise rimase sei settimane in un convento di carmelitane e, dopo che un padre gesuita ebbe completato la sua istruzione, abiurò il 25 gennaio del 1660. Da Anversa arrivò a Rouen, dove l’aspettava il fratello, Edward. Questi la condusse a Maubuisson dove ebbe appena il tempo di abbracciare le nipoti (*), poi dalle Visitandine di Chaillot dove sua zia, Henriette di Francia, regina d’Inghilterra, si era ritirata. Infine, comparve a Versailles. Luigi XIV, sempre magnifico nei suoi gesti, le assicurò una pensione di dodicimila scudi, e Maria Teresa le fece dono di un servizio di vasellame d’argento.
Avendo ottenuto il perdono di sua madre tramite l’intercessione della regina d’Inghilterra, Louise abbracciò a Maubuisson, con il più grande rigore, la regola benedettina. Il 19 settembre faceva professione, e nel luglio del 1664 ricevette il bastone abbaziale alla morte della badessa, Catherine-Angélique d’Orléans, morta con grande disperazione delle sue pupille, figlie della Palatina. Fu grazie ai passi compiuti dal Duca d’Enghien presso Luigi XIV che questo beneficio le fu assegnato seduta stante. […]”

(*): le nipoti sono le figlie del fratello di Louise, Edward del Palatinato e di Anna di Gonzaga; il Duca d’Enghien è il genero di Anna di Gonzaga e figlio del Gran Condè



Probabilmente non sapremo mai la verità, ma tutto sommato poco importa; rimane il fatto che in una lettera a Carolina del Galles la nostra Liselotte accenna ad un particolare della vita di sua zia Louise:

La badessa di Maubuisson, Louise-Hollandine, figlia di Federico V, Elettore Palatino ai tempi di Enrico IV, aveva avuto tanti bastardi che giurava per quel suo ventre che aveva portato quattordici figli

Va notato che la precisazioni sono errate: Federico V era contemporaneo di Luigi XIII, non di suo padre, e Carolina di Brunswick sapeva benissimo chi erano Federico V e la badessa di Maubuisson, essendone parente; è più probabile che esse siano opera del poco scrupoloso editore delle lettere di Madame, August Ferdinand von Veltheim, che alla fine del XVIII secolo pubblicò degli estratti della corrispondenza.
Sappiamo che vi fu una badessa incinta a Maubuisson, ma si trattava di Angélique d’Estrées, sorella della bella Gabriella e leggera di costumi quanto lei: Sofia di Hannover interrogherà attorno al 1712 Liselotte sull’identità di questa badessa, in riferimento alla gravidanza di una loro conoscente.

Quel che è certo, è che da monaca Louise diede ben poca importanza alle attrattive della carne: facciamo come lei.



Edited by Liselotte von der Pfalz - 16/11/2014, 23:00
 
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