La Cour Royale

Françoise d'Aubigné, Madame de Maintenon, 1635-1719

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Cartaphilus
view post Posted on 1/11/2013, 19:35     +1   -1




Mama ya maintenon 1685

Françoise d'Aubigné nasce a Niort, a due passi dalla cella dov'è stato da poco trasferito suo padre Constant, arrestato nel 1632 per aver complottato contro Richelieu. Constant è un giocatore, un falsario, un voltagabbana e un assassino (ha ucciso, per motivi d'onore, la prima moglie e l'amante di lei). Cambia continuamente religione e vive di espedienti. E' figlio di Agrippa d'Aubigné, grande poeta, gran brigante, ugonotto irriducibile. Agrippa è morto nel 1630, dopo aver diseredato il figlio.
La madre di Françoise, Jeanne de Cardilhac, è cattolica e lontana cugina del duca d'Epernon. Constant l'ha sposata in fretta e furia nel 1627, allo Château-Trompette di Bordeaux, dov'era incarcerato (tanto per cambiare...). La coppia ha tre figli: prima di Françoise sono nati Constant (morto nel 1647) e Charles (1634-1703).

Françoise passa i primi anni a Mursay, presso la zia (sorella del padre), Louise-Arthémise de Villette. Louise-Arthémise, che ha già quattro figli, alleva Françoise con amore di madre. Educazione comunque spartana, perché Mme de Villette è protestante e perché sa che la nipote probabilmente finirà in convento, o, nella migliore delle ipotesi, maritata a qualche nobiluccio di provincia.

Questa parentesi felice finisce quando Jeanne d'Aubigné viene a prendere la figlia per trasferirsi con lei alla Rochelle, dove poco dopo ricomparirà anche Constant, liberato dopo la morte di Richelieu. Nel 1644 la famigliola parte per le Antille, dove Constant cerca di creare una piantagione nell'isola di Marie-Galante. Riesce a farsi nominare governatore dell'isola (non senza cercare di consegnarla agli inglesi), ma i suoi lo vedono ben poco. Quando Jeanne d'Aubigné, ormai priva di risorse, decide di ritornare in Francia, Constant è sparito da almeno sei mesi. E quando sbarca con i figli nel porto di La Rochelle, Jeanne non sa ancora che il marito è morto a Orange, il 31 agosto 1647. La famiglia sprofonda di nuovo nella miseria. Françoise deve separarsi dalla madre, che non vedrà più, e dal fratello Charles. Con l'altro fratello, Constant (che morirà di lì a poco, forse suicida), torna a Mursay dalla zia Villette, ma a Mursay rimarrà per poco: per ordine di Anna d'Austria, la protestante Mme de Villette deve cedere la custodia della piccola alla cattolica Mme de Neuillant, madre del governatore di Niort.

Mme de Neuillant non è neanche parente di Françoise, è soltanto la madre della sua madrina, Suzanne de Baudéan; ed è un'intrigante e un'impicciona di prim'ordine, ben imparentata e con appoggi a corte. Per giunta, è avara. Forse questa è una fortuna: se non fosse stata avara, avrebbe pagato la retta delle Orsoline di Niort, dove ha lasciato Françoise, e forse Françoise avrebbe finito per farsi monaca. Invece la Neuillant rifiuta di pagare e Françoise deve lasciare il convento dopo tre mesi. Si ritrova in casa di Mme de Neuillant, dove viene trattata da parente povera. Ma la casa è anche il palazzo del governatore di Niort, che riceve ospiti di qualità. Uno degli ospiti è Antoine Gombaud, detto chevalier de Méré. Antoine s'innamora di Françoise, che non lo ricambierà mai, ma che da lui imparerà a conversare e a scrivere lettere.

Nel 1650 Françoise è a Parigi, dove la sua “protettrice” è andata a negoziare il matrimonio della figlia col duca di Navailles. Si ritrova dalle Orsoline (stavolta sono quelle della rue Saint-Jacques), dove la cara Neuillant l'ha lasciata per rieducarla al cattolicesimo. Françoise prima inizia uno sciopero della fame, poi, come ha imparato a fare, dissimula. Confessione, comunione, condotta esemplare... Françoise odierà i conventi per tutta la vita; quando fonderà Saint-Cyr vorrà farne qualcosa di completamente diverso da un convento, senza riuscirci... Ma sto anticipando. Per ora deve tornare a Niort; a Parigi però ha fatto un incontro decisivo, quello con l'uomo che diventerà il suo primo marito.

Paul Scarron ha venticinque anni più di Françoise, è semiparalizzato e povero. Mette il suo talento di poeta burlesco al servizio di chi lo paga meglio, e benché riceva una pensione dalla corte non rinuncia a scrivere virulente mazarinades (non dimenticate che siamo in piena Fronda). Corre dietro a bizzarre chimere, ma è uno spirito brillante e socievole. Grazie a lui Françoise (che, priva di dote, poteva aspettarsi al massimo di finire in convento), regnerà su uno dei salotti più in vista di Parigi, e lì stringerà amicizie che le saranno utilissime in futuro. Tutti fanno la corte alla bella e giovane moglie dello storpio. Lei non cede a nessuno, non ridicolizza ulteriormente il marito; perfezionando le arti di quel che allora si chiamava “onesta galanteria”, si fa una solida reputazione di preziosa. Ha imparato presto a dissimulare, e ora scopre il piacere di essere ammirata. Le piace essere ammirata per la sua bellezza, per il suo coraggio, per le sue opere di carità. La ripugnanza passa in secondo piano.

Alla morte di Scarron, nel 1660, Françoise si trova senza casa e senza un soldo; ma ha amici e amiche, e continua a fare conoscenze che influiranno su tutta la sua vita e che ritroveremo più tardi a Versailles, come Mme de Chalais (futura principessa Orsini) e, soprattutto, Mme de Montespan. Da principio alloggia, o meglio dorme, in un convento dove la marescialla d'Aumont (nipote di Paul Scarron) le ha messo a disposizione la stanza che di solito usa per i ritiri spirituali. Le monache si lamentano perché va e viene continuamente. Quando Mme d'Aumont fa uno sfoggio eccessivo della propria carità nei confronti della povera vedova, Françoise paga il conto (non sappiamo chi le ha dato i soldi) e se ne va da qualche altra parte, sempre nel quartiere del Marais. Due estati le passa in campagna, a Montchevreuil, non lontano dal castello di Louis de Mornay, marchese di Villarceaux, che diventa – forse, e comunque per breve tempo – il suo amante. Sopravvive con una pensione della corte, ma non si priva di criticare Anna d'Austria quando quest'ultima, con cortesia regale, si mette in maschera per accompagnare a una festa di carnevale la nuora, la giovane regina Maria Teresa. Siamo nel 1663. Françoise ha optato decisamente per il personaggio di dama brillante, ma rispettabile e devota, e tanto per cominciare va in ritiro spirituale dalle Orsoline della rue Saint-Jacques. Si dedica alla preghiera, alle opere di carità, senza per questo smettere di frequentare i salotti. Con le amiche è efficiente e servizievole. Di lei si parla molto, ma su di lei è impossibile spettegolare.

E' grazie a Mme de Montespan che Françoise mette piede a Versailles per la prima volta: nel luglio 1668 è fra gli invitati alla grande festa che celebra simultaneamente la pace di Aquisgrana e l'insediamento della nuova favorita. In realtà le cose sono un po' più complicate: la favorita ufficiale è ancora Louise de La Vallière, che serve di paravento. Inoltre Mme de Montespan deve fare i conti con altre rivali e, soprattutto, col suo scomodissimo marito. Quindi dei figli del re e della Montespan non si deve nemmeno sospettare l'esistenza. La soluzione è affidarli a Françoise, sotto il controllo di Louvois (dei figli della Vallière si era invece occupato Colbert). Dapprima alloggiati in case diverse, con Françoise che corre dall'una all'altra, nel 1672 i bambini vengono tutti riuniti in una casa nel Faubourg de Vaugirard (la casa col suo parco si trovava dov'è ora il n. 25 di Boulevard du Montparnasse). Qui il re viene regolarmente in visita. E' commosso dalle premure della governante per i bambini... Vorrebbe essere amato da una donna che sa amare... Povero piccolo, sembra una barzelletta di Moni Ovadia. Ci prova, e viene respinto. Gli tocca abituarsi a far conversazione con una donna intelligente, lui che delle donne intelligenti ha sempre diffidato.

Alla fine del 1673 i bastardi vengono legittimati senza nominare la madre e Françoise si trasferisce a corte con loro. Poco dopo Louise de La Vallière si ritira in monastero, e Mme de Montespan regna incontrastata. Françoise, naturalmente, odia la corte, c'è venuta solo per garantire un'educazione cristiana ai pupi, e il suo confessore era d'accordo. Con la Montespan è talmente amica che il re teme l'alleanza delle due donne. L'amicizia però comincia a essere incrinata da una serie di discussioni sull'allevamento dei piccoli e sul modo migliore di curarli. Il re, che ha appena fatto un dono di 100000 livres a Françoise, interviene di persona per riconciliare le due donne. Con i soldi Françoise acquista Maintenon, terra nobile il cui possesso le permette di farsi chiamare Madame de Maintenon. Più tardi sosterrà che la sua intenzione era di procurarsi un rifugio dove vivere una volta abbandonata la corte; in realtà non si sogna nemmeno di andarsene: perché si allontani ci vuole la crisi del giubileo 1675, che Mauro ha raccontato in un altro post: predicatori tonanti, pretoccoli che rifiutano l'assoluzione alla Montespan, che così non può fare la comunione a Pasqua, con gravissimo scandalo. Poco dopo, Mme de Maintenon lascia la corte e Parigi per accompagnare il piccolo duca del Maine a fare la cura delle acque a Barèges, poi a Bagnères-de-Bigorre. Con loro c'è un medico che farà carriera: Guy-Crescent Fagon.
Il viaggio è un trionfo: Maine viene accolto e salutato come figlio del re a tutte le tappe, e Françoise ricevuta con tutti gli onori negli stessi luoghi dove aveva vissuto da parente povera. Il ritorno è ancora più trionfale, perché Maine, finalmente, cammina.

Il favore di Mme de Montespan non accenna a diminuire. Avrà dal re ancora due figli (Françoise-Marie, futura moglie del Reggente, e Louis-Alexandre, il conte di Tolosa), che però non saranno allevati da Françoise. Poi il re, che a quarant'anni è in preda al demone meridiano, perde la testa per Angélique de Fontanges. In questo periodo (del quale non sappiamo molto, perché Françoise ha pensato bene di distruggere la maggior parte della propria corrispondenza col confessore), nasce probabilmente la favola che sarà tanto cara alle dame di Saint-Cyr: Françoise si è “sacrificata” per salvare l'anima del re, allontanandolo dalle altre donne.
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Maine, che sta per compiere dieci anni, non ha più bisogno di una bambinaia, ma (con tre anni buoni di ritardo) di un gouverneur. Finalmente Françoise potrà abbandonare quella corte che tanto detesta... Non ha detto e ripetuto che se ne sarebbe andata una volta esaurito il suo compito? Invece, visto che il Delfino si sposa, viene nominata seconda dama d'atour della Delfina, carica alla quale una persona del suo rango non potrebbe neanche sognarsi di aspirare. Da quel momento in poi dovrà vestirsi di nero (colore che non le è mai piaciuto). Non è più alle dipendenze della Montespan; in compenso deve combattere con le altre dame della Delfina, e tessere rapidamente una rete di alleanze e clientele per mantenersi al suo posto. Inoltre riesce a fare amicizia con la regina, che, poveretta, le regala il suo ritratto in miniatura incorniciato di diamanti e pronuncia la famosa frase “Dieu a suscité Mme de Maintenon pour me rendre le coeur du roi”.

La Montespan è in disgrazia in seguito al Processo dei Veleni. La corte si installa definitivamente a Versailles, il re cambia vita... La regina muore improvvisamente nel luglio del 1683. Cosa farà il re? Louvois e Colbert cercano di convincerlo a sposare una principessa toscana o portoghese; ma Luigi ha deciso – non senza prima chiedere il parere del padre La Chaise, di Bossuet, e di François Harlay de Champvallon (arcivescovo di Parigi nonché grandissimo puttaniere). Nella notte del 10 ottobre 1683 (probabilmente) il re di Francia sposa la vedova Scarron. Il matrimonio, per condizione espressa posta dai tre ecclesiastici, non sarà mai dichiarato.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 16/11/2014, 20:39
 
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view post Posted on 6/1/2014, 11:27     +1   -1
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Dalle lettere di Liselotte:

"[...] Dio onnipotente ha liberato la Francia intera da una cattiva bestia feroce, perché s'è preso la Scarron; non posso dire che l'abbia chiamata a Sé, la cosa mi sembra un po' dubbia [...]" (19 ottobre 1719)
 
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view post Posted on 6/1/2014, 12:22     +1   -1
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Sempre Liselotte, a zia Sofia scriveva:

[...] Non posso tacere a Vostra Grazia che la Corte sta diventando talmente noiosa che non ci si può più stare, poiché il Re s’immagina che sia pio fare in modo che la gente si annoi per bene [...]. Per conto mio non posso credere che si possa servire Nostro Signore a furia di amare le vecchie e di lamentarsi di tutto; se è questa la via del Paradiso farò molta fatica ad arrivarci. È una miseria quando non si vuole più seguire la propria ragione, e non ci si fa guidare che da preti interessati e da vecchie cortigiane [...]
 
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