La Cour Royale

Bagatelle, la Follia del Conte d’Artois, Parva sed apta

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view post Posted on 5/10/2014, 17:53     +1   -1
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Parigi, Bois de Boulogne.


È l’antica foresta di querce, o quel che ne rimane, dove Francesco I fece costruire il castello di Madrid e che è parco di caccia; è anche il luogo dove la dismessa Reine Margot si ritirò al castello de La Muette. È altresì il luogo dove agli inizi della Reggenza il signor Louis-Paul Bellanger deteneva un piccolo dominio con due padiglioni; costui cedette nel 1720 il dominio a Victor-Marie duca d’Estrées, Maresciallo di Francia e consigliere di Louis Alexandre, conte di Tolosa (figlio ultimogenito di Luigi XIV e m.me de Montespan); il d’Estrées vi profuse una discreta somma per ristrutturare il dominio e ne fece dono alla moglie, nata Lucie Felicité de Noailles, figlia del Maresciallo duca Anne Jules de Noailles e sorella maggiore di Marie-Sophie-Victorie de Noailles (dapprima moglie di Louis de Pardaillan de Gondrin, marchese d’Antin e nipote di m.me de Montespan, e poi sposa del conte di Tolosa); la marescialla, dal canto suo, ne fece un uso un po’ spregiudicato ma perfettamente in linea con il clima godereccio della Reggenza. Citando i diari del marchese d’Argenson: “ [...] On dîne à Madrid chez Mademoiselle de Charolais; on soupe à la Muette. Dans l’après-midi, à Bagatelle, chez la maréchale d’Estrées, on passe joyeusement le temps, on y fait l’amour, si vous voulez; tout est bien réglé [...]”. Tra un cambio di proprietà e l’altro, Bagatelle arriverà in mano di un’altra dama galante, la marchesa de Montconseil: nata Cécile Thèrèse Pauline de Rioult de Curzay, cugina di quella marchesa de Prie che fu amante del Duca di Borbone, che sposerà Étienne Guinot marchese de Montconseil, Grand Veneur di Stanislao Leczinski; sarà la coppia di nonni materni del marito di una donna che ci lascerà delle memorie molto interessanti, Lucy-Henriette Dillon marchesa de La Tour du Pin.


Passando attraverso un altro paio di proprietari il dominio di Bagatelle arriva nel 1775 nelle mani di Charles-Philippe di Francia, Conte d’Artois.


La storia più nota sulla costruzione della Folie d’Artois vede protagonisti due ragazzi poco più che ventenni che scommettono una cifra ingente su un punto d’onore: Maria Antonietta fu invitata dal cognato a visitare la sua nuova acquisizione, e trovando il dominio in uno stato a dir poco cadente gli disse che si augurava di potervi essere ricevuta come si deve al suo ritorno dal viaggio che la Corte avrebbe fatto a Fontainebleau. Per rendere tutto più interessante fu puntata la somma di 100000 livres, che Artois non aveva la minima intenzione di perdere. La costruzione iniziò il 21 settembre 1777, inaugurata il successivo 26 novembre, e costò qualche cosa come tre milioni di livres.


In appena ventiquattrore il suo architetto, François-Joseph Bélanger, appronta i piani di costruzione di una struttura in stile palladiano, ma perché si parla di “Follia”? È il nome che si dà generalmente a delle case di villeggiatura, di preferenza edificate in campagna, che le classi più abbienti (nobiltà e ricchi borghesi) usavano sia per soggiorni di piacere, sia come nidi d’amore; in origine il loro stile si rifaceva a quello delle dimore estive della nobiltà italiana, da cui l’idea tematica del modello palladiano.


Bélanger si occupò anche della decorazione interna, cooptando il cognato Jean-Démosthène Dugorc. Faranno parte dell’équipe anche l’architetto Jean-François Chalgrin, i pittori Hubert Robert e Antoine-François Callet, gli ebanisti Riesener, Boulard e Jacob, i bronzisti Gouthière e Rémond e lo scultore L’Huillier. Artois, dal canto suo, mobilita ben novecento operai che lavorano ventiquattrore al giorno per demolire la vecchia costruzione, livellare il terreno e innalzare la nuova magione; dà inoltre ordine di requisire tutti i convogli di materiali da costruzione che potessero arrivare a Parigi.


La maggior parte della costruzione è terminata in trentacinque giorni, e la consegna in sessantaquattro, anche se gli interni saranno decorati e ammobiliati completamente solo qualche mese dopo.


La struttura era formata da due piccoli padiglioni che precedevano un corpo più grande, detto “padiglione dei paggi”, che ospitava appunto gli alloggi del personale e al cui centro si apriva una porta carraia. Al bordo di una terrazza sorgeva il castello, una struttura rettangolare a due piani dalle linee neoclassiche. Al piano inferiore si apriva una porta affiancata da due colonne, a fianco delle quali erano poste due nicchie; sul frontone una scritta in lettere dorate: Parva sed apta, scelta personalmente dal Conte d’Artois. Sul retro della casa, dal lato del parco, la facciata era movimentata da un salone circolare sormontato da una cupola detta “all’italiana”.


Al pianterreno il vestibolo dava accesso a una sala da biliardo, una sala da pranzo e a un salone centrale con a fianco due boudoir. Il decoro di ogni stanza, boiseries di legno scolpito, stucchi e quadri contenevano richiami agli amori e al piacere; tutte avevano il proprio camino in marmo decorato con fregi in ottone. Il salone è dotato di tre grandi porte finestre che danno sul parco, mentre la cupola era ornata da decori ispirati alle nozze di Psiche.


Al primo piano trovava posto la stanza da letto del Conte d’Artois. Allestita in guisa di tenda militare. La tappezzeria era fissata agli angoli da dei fasci di lance di legno dorato, sormontati da dei caschi, e ogni decoro commemorava le virtù guerriere (quel poco che poteva avere dimostrato) di Charles-Philippe.


Bélanger affidò la realizzazione del parco concepito come giardino anglo-cinese al paesaggista scozzese Thomas Blaikie, allora enormemente in voga, ma riservandosi le fabriques, ossia quelle costruzioni di fantasia che avrebbero dovuto ornare il parco e molte delle quali non esistono più ai nostri giorni. I giardini non furono terminati che diverso tempo dopo la costruzione della Bagatelle; Blaikie non apprezzava del tutto il progetto di Bélanger, ed era più orientato verso un semplice parco spoglio all’inglese, e soppresse alcuni corsi d’acqua, per esempio. Il risultato è una via di mezzo tra il gusto di uno e il progetto dell’altro, e ancora oggi è strabiliante.

Dopo la caduta della monarchia Bagatelle ha fortune alterne: dapprima abbandonata, poi forse usata per casermare delle truppe, poi diventa un ristorante, poi dominio di caccia per Napoleone e magari una casa per il Re di Roma, infine Carlo X ne ritorna in possesso e la cede a suo figlio, Charles-Ferdinad d’Artois, Duca de Berry, e alla morte di questi passa al figlio di questi: Henri-Dieudonné d’Artois, Duca di Bordeaux poi Conte di Chambord.


 

La monarchia di Luglio non è tenera con Bagatelle: Luigi Filippo la aliena e la vende. È tramite passaggi successivi che nel 1836 un ricco inglese, Lord Richard Seymour-Conway, quarto marchese di Hertford ne entra in possesso e dal 1848 ne fa la sua residenza. La rimaneggia, e non sempre cono scelte di grande gusto (a detta dei contemporanei), fa aggiungere una pensilina sulla porta d’ingresso, abbattere il padiglione dei paggi perché ostruiva la vista, costruire il padiglione detto amichevolmente Trianon e fa sopraelevare il primo piano, aggiungendo la cupola col tetto in metallo e la balaustrata con le colonnine. L’artefice delle modifiche è l’architetto Léon de Sanges, che costruì anche le nuove scuderie in stile rustico nel parco, l’orangerie e l’ingresso dal lato del Bois de Boulogne entrambe in stile neoclassico.


Morto Lord Seymour nel 1870 il dominio passa a suo figlio adottivo, e molto probabilmente figlio illegittimo, Richard Jackson, che poi prenderà il cognome Wallace da quello della madre e sarà nobilitato dalla regina Vittoria nel 1871: le collezioni della Bagatelle e di Lord Seymour sono alla base della famosa Wallace Collection di Londra. Alla morte di Sir Richard Wallace il dominio passò alla moglie, Julie Amélie Charlotte Castelnau, che morendo lo legherà assieme a del denaro al proprio segretario, sir John Murray Scott. Costui non perse tempo per spogliare la Bagatelle del mobilio e della statuaria dei giardini, ma quando ebbe l’idea di lottizzare il parco la città di Parigi lo fermò, acquistando il tutto per la cifra di sei milioni di franchi nel 1906.


Jean-Claude-Nicolas Forestier, conservatore dei Parchi e Giardini della città di Parigi, fu il promotore della proposta e il salvatore di Bagatelle; Forestier restaura e risistema il dominio, e finisce di trasformarlo in un giardino romantico dotato di una collezione botanica: è a lui che si devono il celebre roseto e il giardino dei presentatori. Nel 1907 si istituirà anche il Concorso internazionale per nuove rose, che avrà luogo appunto nel roseto, e contribuirà enormemente alla sua fama.


Semi dimenticato, trascurato, svuotato, il padiglione fu perfino teatro di un furto con destrezza negli anni ‘80 de XX secolo, venendo saccheggiato sotto gli occhi dei guardiani da dei ladri travestiti da operai che portarono via i cinque camini commissionati dal Conte d’Artois.


Ora Bagatelle dipende dalla Direzione dei Parchi e Giardini di Parigi, e vi si alternano mostre a carattere ecologista a qualche raro concerto,che di norma si tengono nel Trianon. È anche uno dei quattro giardini botanici parigini, assieme al Parc floral (Bois de Vincennes), alle Serre d’Auteuil (16mo arrondissement) e all’École du Breuil (Bois de Vincennes).



Edited by Liselotte von der Pfalz - 6/6/2015, 17:09
 
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marquise de Créquy
view post Posted on 5/10/2014, 20:06     +1   -1




I sovrani rendono omaggio qualche anno dopo al padiglione del conte d'Artois. Il 23 maggio 1780 è giorno di festa e tutti i dettagli sono stati decisi per la Regina alla quale la festa è dedicata. Si è deciso di rappresentare un’opera. La troupe si componeva della Regina, da Mmes Jules e Diane de Polignac,da Mgr il conte d’Artois, de MM Dillon, de Besenval, d’Adhémar, de Coigny e de Vaudreuil. Si doveva rappresentare “Rose et Colas” l’opera-comica affascinante di Sedaine. La Regina Marie-Antoinette aveva preso il ruolo di soubrette; Mmes de Polignac quelle di ingenua e di grande civettuola; Mgr il conte d’Artois doveva avere i primi ruoli, M de Dillon i vanesi; M de Besenval i finanzieri; M. d’Adhémar i comici; M. de Coigny i padri nobili; infine M. de Vaudreuil i ragionatori. Si era chiamato Dazincourt e Dugazon per dirigere le prove e presto ciascuno seppe il suo ruolo quel tanto che bastava. Il giorno così ardentemente desiderato arrivò, la folla degli equipaggi assediò Bagatelle e il conte d’Artois accolse le Loro Maestà in quello spazio circolare che precede il castello e dove si trovano sei statue rappresentanti il Silenzio, il Mistero, La Follia, la Notte, il Piacere, la Ragione.

Una volta entrate le Loro Maestà si è lasciata passare la folla degli invitati e ciascuno poté circolare nei giardini, la casa e ammirarli. Sotto una tenda eretta nel giardino vi era una tavola abbondantemente servita; ciascuno vi prese posto e si sono notati diversi posti rimasti vacanti, tra i quali quello della Regina. Siccome ci si stava inquietando, il fondo della tenda si aprì e lasciò vedere i gradini di una piccola sala di spettacolo con la tenda in velluto che forniva il sipario. L’Opera comica di Sedaine fu mutilata dalle commedie, ciò non impedì gli spettatori di far loro una calorosa ovazione. Mentre la Regina finì una strofa, si sentì un fischio. Gli spettatori stupefatti si guardarono; ma la Regina, comprendendo subito che uno solo tra loro poteva permettersi un simile atto di insolenza, avanzò sul bordo della scena e disse al Re: “ Monsieur, dato che non siete contento della mia recita, prendetevi la pena di uscire, e vi sarà ridato il vostro denaro alla porta”.
Questo alterco fu applaudito e il Re, vergognandosi domandò scusa alla Regina per il suo azzardo nel momento in cui, dopo aver lasciato il suo costume da contadina, entrò nella sala da ballo. La festa terminò comunque abbastanza bene, malgrado questo incidente e ciascuno si ritirò soddisfatto.

Edited by marquise de Créquy - 5/1/2015, 19:11
 
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marquise de Créquy
view post Posted on 7/10/2014, 22:46     +1   -1




Bagatelle aveva del resto la fama per i suoi boudoirs. Il divertente Thiébaut ci dà la descrizione di un certo boudoir che da solo sarebbe sufficiente a darci di Bagatelle una brutta impressione:

Portai spesso - dice- delle dame a Bagatelle e mi divertii qualche volta per l’imbarazzo che causava loro un boudoir nel quale, in mezzo a delle pitture, molto poco ortodosse, il pavimento, il muro e il soffitto erano in specchio e dove non restava loro altra scelta da prendere se non a sbrigarsi di fare dei loro abiti delle specie di pantaloni.”

Bagatelle comunque, per quel che si sa, non vide alcuna orgia.
 
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