La Cour Royale

Il dizionario delle etichette di Corte, di madame de Genlis

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view post Posted on 6/1/2014, 12:34     +1   -1
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Stéphanie-Félicité de Saint-Aubin, più nota con i nomi da sposata di contessa de Genlis prima, e marchesa de Sillery dopo, fu una scrittrice prolifica; i suoi ottanta e più lavori spaziano dal romanzo alle memorie (sue proprie ma anche no), alle novelle, agli argomenti come l’educazione dei ragazzi.

Un testo abbastanza curioso è il dizionario delle etichette di Corte che viene pubblicato nel 1818, e il cui titolo esatto è:

Dictionnaire critique et raisonné des étiquettes de la cour, des usages du monde, des amusemens, des modes, des moeurs, etc. des Français, depuis la mort de Louis XIII jusqu'à nos jours. Contenant le tableau de la cour, de la société et de la littérature du dix-huitième siècle, ou l'Esprit des étiquettes et des usages anciens comparés aux moderne.

Accanto a voci come “Presentazione a Corte”, “Principi del Sangue”, “Habit de Cour (Grand)”, troviamo articoli su “Elemosine”, “Virtù”, “Delicatezza” o anche “Neologismo”, “Scultura”, “Satira”. L’autrice ha ritenuto opportuno, giustamente, mettere due indici alla fine del secondo tomo: uno per argomenti, diviso in “Etichette, usi e mode”, “Morale e costumi” e “Letteratura, belle arti e arti industriali”; il secondo, invece, è in mero ordine alfabetico.

Le voci non sono delle spiegazioni degli usi più comuni della Corte, né sono una sorta di chiave per capirne a fondo i misteri (soprattutto di quella pre-rivoluzione), per quanto forniscano molte informazioni certamente interessanti: tutto il libro dà piuttosto l’idea di essere un lungo sospiro di rimpianto per il bel tempo che fu della contessa, e un modo come un altro per pontificare su qualsiasi cosa, possibilmente attribuendosi ove possibile il ruolo dell’eroina o del deus ex machina. Ne è un esempio la voce “Arpa”, nella quale m.me de Genlis inserisce una nota a piè di pagina corposa quasi quanto l’articolo stesso:

Arpa: l’arpa è il più bello degli strumenti, dopo che è stato perfezionato da un giovane (1), che, dall’età di sedici anni, ha mostrato con fulgore tutto ciò che si poteva fare su questo strumento, la cui forma è così elegante e i suoni così incantevoli, che è il solo che l’immaginazione abbia osato porre in cielo, e mettere nelle mani degli angeli.
Le Sante Scritture ci mostrano Davide che calma con l’arpa i furori di Saul, e facendo anche un miracolo più grande, quello di dissipare l’odio di un invidioso. Quando il geloso Saul ascoltava Davide, smetteva di odiarlo. Quest’ultimo incanto, il più desiderabile di tutti, manca ancora all’arpa moderna!... Le Scritture ci dicono anche che il profeta Eliseo, prima di parlare al Signore per dargli una risposta, fece venire un suonatore di arpa; e che, mentre lo ascoltava, la mano del Signore fu su di lui e che dopo profetizzò. (I Re, libro 4, cap. 3).
L’arpa non passerà mai di moda; al contrario, per quelli che iniziano oggi a suonarla sono abbastanza giovani da adottare il buon metodo, per suonare con dieci dita, fare i suoni armonici a due mani, studiare i passaggi difficili con la mano destra come con la sinistra, e diventare col tempo degli eccellenti professori di quest’ammirevole strumento.
In ogni cosa, non basta aprire una bella strada nuova perché sia prontamente percorsa, l’abitudine e l’amor proprio trattengono la persona ancora a lungo su quella cattiva; ma infine si finisce prima o dopo per prendere la buona.”

E, a piè di pagina… o meglio, di due pagine:

(1): Casimir Baecker, allievo dell’autore di quest’opera.
Ha cambiato la maniera di montare le arpe mettendovi delle corde molto più grosse e più tese, cosa che ha quadruplicato l’intensità del suono. Prima di lui, per suonare l’arpa, ci si sedeva su una sedia così bassa, che la console dell’arpa copriva almeno la metà del viso. Ha dimostrato che, per la facilità dell’esecuzione della mano destra, bisogna essere seduti, in modo che la testa e una parte del collo possano sovrastare l’arpa, cosa che d’altronde rende l’attitudine molto più bella, e previene i pericoli per il portamento, che risultavano comunemente dalla vecchia posizione. Ha provato suonando che ci si può servire, sull’arpa, dei due mignoli come sul piano, e che si può suonare, in suoni armonici, con le due mani, delle sonate intere con un grande movimento; che i pezzi più difficili possono essere suonati con l’arpa, e che si possono avere su questo strumento le due mani perfettamente uguali. Ha scoperto che una stessa corda può produrre molte note differenti. Ha inventato un gran numero di effetti nuovi, e una cadenza lunga e sostenuta, durante la quale le tre altre dita della stessa mano eseguono delle brisés semplici e doppie: lo fa con uguale perfezione con tutte e due le mani. Nessuno ha potuto ancora imitare questa cadenza, così come un’infinità di altri passaggi ed effetti incantevoli e straordinari di sua invenzione.
M. il conte di Laborde, con tutte queste invenzioni, ha perfettamente spiegato in una brochure, che fu pubblicata qualche anno fa, diversi passaggi dei libri greci sulla lira antica, che fino ad allora erano parsi inintelligibili e inesplicabili. Questa brochure è così piacevole e così curiosa, che è stata tradotta in inglese. “

Notare il “allievo dell’autore di quest’opera” e confrontare il tutto con le due righe dedicate alla brossura del Laborde.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 6/1/2014, 14:16
 
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