La Cour Royale

14 Luglio 1789 "La presa della Bastiglia"

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marquise de Créquy
view post Posted on 20/1/2013, 22:34     +1   -1




Inauguro questo topic con una lista interessante :P :

Nomi dei prigionieri della Bastiglia liberati il 14 luglio

- Jean Bechade la Barte, impiegato;
- Bernard Laroche, 18 anni, impiegato;
- Jean la Corrège, impiegato;
- Jean-Antoine Pujade, negoziante
Tutti e quattro rinchiusi nel mese di Gennaio 1787 e accusati di aver fabbricato delle cambiali false.

- Il conte de Solages rinchiuso nel 1782 a Vincennes, su domanda di suo padre, a causa della dissipazione e della brutta condotta e trasferito alla Bastiglia il 28 febbraio 1784

- Tavernier, accusato di complotto contro la vita del Re. Era in uno stato di delirio: fu messo a Charenton qualche giorno dopo la sua uscita dalla Bastiglia.

- Il conte di Whyte de Malleville. In stato di delirio da parecchi anni: fu messo anche lui a Charenton dopo la sua uscita dalla Bastiglia.

Edited by marquise de Créquy - 16/11/2014, 14:25
 
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view post Posted on 22/1/2013, 06:54     +1   -1
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E di quel tipo buffo e fissato, il marchese de Sade, che mi dici? So che era alla Bastiglia, poi credo si stato internato a Bicêtre o a Charenton, ma non so bene quando.
 
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Reine Marie Caroline
view post Posted on 8/3/2013, 22:06     +1   -1




CITAZIONE (Liselotte von der Pfalz @ 22/1/2013, 06:54) 
E di quel tipo buffo e fissato, il marchese de Sade, che mi dici? So che era alla Bastiglia, poi credo si stato internato a Bicêtre o a Charenton, ma non so bene quando.

A Charenton due giorni dopo la presa della Bastiglia, quindi il 16 luglio.
 
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marquise de Créquy
view post Posted on 1/4/2013, 21:24     +1   -1




bastille2


Una relazione inedita della Presa della Bastiglia, redatta da un sottoufficiale degli invalidi, chiamato Guiot de Fleville.

Il 12 luglio 1789 la rivoluzione è cominciata. Verso le sette della sera, i borghesi cominciarono a prendere le armi e a riunirsi in diverse piazze. Il 13, il marchese de Launay, Governatore della Bastiglia, fece prendere le armi alla compagnia dei sottoufficiali che erano di distaccamento e li fece entrare verso l’interno, con trentadue uomini degli Svizzeri del Reggimento di Salis-Samade, che erano alla Bastiglia da qualche giorno. Verso le due del mattino, fece chiudere le porte del quartiere dove la suddetta compagnia lasciò tutti gli effetti.
La Compagnia restò all’interno e si mise in basso alla Bastiglia dei soldati di sentinella in tutti gli angoli dove M. il Governatore aveva creduto necessario. Dodici uomini furono scelti per montare sulle torri, al fine di osservare cosa succedeva all’esterno. La compagnia passò questa giornata molto tranquillamente all’eccezione di parecchie bande di briganti che passando ingiuriavano loro parolacce. Tra le undici e mezzanotte si tirò sette colpi di fucile sulle sentinelle che erano sulle torri, ciò procurò un piccolo allarme. M. de Launay, sentendo il grido “Alle armi!”, montò sulle torri, accompagnato da diversi sottoufficiali per vedere cosa potesse essere. Le sentinelle gli resero conto di quello che era successo. Vi restò una mezz’ora, non sentendo più nulla discese con gli uomini che erano montati con lui.

Il 14 tra le nove e dieci del mattino, tre borghesi arrivarono al cancello e dissero ad un certo Bernard, sottoufficiale che era senza armi, che volevano parlare a M. il marchese di Launay e allo Stato Maggiore. Il suddetto sottoufficiale li condusse al piccolo ponte levatoio dell’Avancée e fece dire al Governatore e allo Stato Maggiore che tre privati, si dicevano deputati della città, accompagnati da una moltitudine di persone, domandavano di parlare loro.
M. de Launay e il Maggiore si presentarono all’ Avancée e fecero abbassare il piccolo ponte; ma vedendo questo popolino disse ai tre signori che potevano entrare solo loro tre, e che faceva fare uscire sei sottoufficiali come ostaggi, che sarebbero stati con il popolino fino al momento in cui i tre deputati sarebbero usciti dalla Bastiglia. Questi tre Deputati erano entrati fino al Governo con il Governatore, vi restarono una buona mezz’ora, e si ignora cosa si dissero. Questi deputati erano ancora nel Governo quando M. de Rosières, avvocato, entrò, essendo pure lui scortato o seguito da una moltitudine di gente che restò nella corte di passaggio, di fronte al ponte dell’Avancée. E appena i tre primi furono usciti, M. de Rosières parlò a M. de Launay in questi termini. “ Vengo, Signore, da parte della Nazione, per farvi notare che i cannoni che vedono puntati sulle torri della Bastiglia causano loro molte inquietudini e diffondono allarme in tutto il popolo. Vi supplicano di farli scendere. Spero che vogliate acconsentire alla domanda della Nazione”

Al che il Governatore gli rispose “che ciò non era in suo potere, che da tempo questi pezzi erano sulle torri e che non poteva acconsentire alla sua domanda in virtù di un ordine del Re; che era stato informato dei problemi che ciò causava alla Nazione e , non essendo possibile toglierli da sopra la loro posta, li aveva fatti indietreggiare e tolti dalle loro vani”.
M. de Rosières domandò al governatore il permesso di entrare nella corte interna e di montare sulle torri per vedere lui stesso, al fine di poter fare un resoconto giusto al popolo della sua divisione e alla Ville, cosa che fu accordata subito.

Essendo sceso con M. de Launay che lo aveva accompagnato, disse a voce alta nella corte, in presenza dello Stato Maggiore e della compagnia dei sottoufficiali, che era molto contento e andava subito a renderne conto, che era molto persuaso che non si sarebbe rifiutato di dare una guardia borghese per sorvegliare la compagnia della Bastiglia. Ed entrò nel Governo con M. de Launay. Il popolo che era fuori cominciava a spazientirsi nel vedere che non usciva, gridava ad alta voce: “Che si restituisca il nostro deputato!” a diverse riprese. A queste grida, M. de Rosières mise la testa fuori dalla finestra che dava sul ponte e disse loro: “ Figli miei un po’ di pazienza! Sarò da voi in un momento” ciò calmò gli spiriti.

Un istante dopo, uscì dicendo al governatore che l’intenzione del popolo non era di attaccare la Bastiglia, ma una mezz’ora dopo, vale a dire tra mezzogiorno e le una, quale fu la sorpresa del governatore e del suo Stato Maggiore, arrivare il popolo in folla, tutto armato di fucili, sciabole, spade, asce, picche e alabarde, gridando: “Vogliamo la Bastiglia! Vogliamo la Bastiglia! Abbasso la truppa! Abbasso la truppa!” parlando ai sottoufficiali che vedevano sulle torri. Al che i sottufficiali risposero loro facendo delle rappresentazioni oneste “che li pregavano di ritirarsi”, facendo loro conoscere il pericolo che correvano.
Malgrado tutte queste osservazioni, questa folla fu ostinata; due tra loro montarono sul piccolo muro che è a fianco del corpo di guardia dell’Avancée e passarono sul tetto del suddetto corpo di guardia, e poi sul piccolo ponte levatoio. Uno di questi due, chiamato Tournay, già soldato al reggimento Dauphin facendo fatica a rompere le catene a colpi di ascia e non riuscendoci, essendo a cavalcioni su uno dei lati del ponte, si lasciò scivolare lungo la catena che penzolava all’interno della corte dell’Avancée, dove arrivò, entrò nel corpo di guardia, credendo di trovare le chiavi, ma esse erano all’interno del castello. Fece saltare le serrature e il chiavistello e abbassò i due ponti de l’Avancée, ciò obbligò la truppa a dir loro fermamente di ritirarsi, altrimenti sarebbero stati obbligati a fare fuoco.

Ma questa folla, contenta di essere riuscita nella prima impresa, e credendo pure nella riuscita della seconda, entrò in folla e correndo verso il ponte, e fecero carica sui sottoufficiali che erano sulle torri. Questo attacco costrinse la truppa a fare fuoco per impedire loro di abbattere il secondo ponte come avevano fatto col primo. La carica di moschetteria che fu fatta dai sottoufficiali su questa folla fece prendere loro la fuga, e si ritirarono in disordine, una parte sotto la volta della porta di legno, nella corte dell’ Orme e sotto la volta del cancello dove fecero un fuoco continuo sulla truppa, non osando ad avvicinarsi per attaccare il secondo ponte.
Tra le tre e quattro del pomeriggio, si sentì dare il segnale col tamburo; ciò veniva dalla parte dell’Arsenale, con delle grida e delle esclamazioni terribili. Poi si notò un vessillo scortato da una truppa di popolo smisurata, tutti armati. Questo vessillo restò nella Corte dell’Orme con una parte del popolo. L’altra parte entrò nella corte chiamata Corte “du Passage” e voleva arrivare fino alla Corte de l’Avancée che è tra i due ponti, gridando di non fare fuoco, che era un vessillo e dei deputati della città che volevano parlare al Governatore, e che scendesse.
Il Governatore e i sottufficiali che erano sulle torri gridarono loro che facessero avanzare il loro vessillo e i deputati, ma che il popolo restasse nella Corte du Passage. Allo stesso tempo, un sottoufficiale, chiamato Guiot de Fléville, per provare che la loro intenzione non era di fare fuoco su di loro, abbassò la canna del fucile, gridando ai suoi camerati di fare lo stesso, cosa che fu eseguito. […] A seguito delle continue preghiere e supplice da parte dei sottoufficiali il popolo rimase nella detta Corte e i deputati entrarono attraverso la porta di legno fino alla Corte esterna o du Passage, da dove potevano vedere tutti i sottoufficiali che erano sulle torri, con la gruccia del fucile in alto che facevano loro le stesse ripetizioni.

I Deputati con il loro vessillo rimasero nella suddetta corte circa dieci minuti senza voler avanzare per parlare al Governatore, malgrado tutte le proteste e promesse dei sottoufficiali che erano sulle torri, che gridavano loro a voce alta di avanzare per spiegarsi, che non rischiavano nulla e che la Compagnia rispondeva delle loro teste.

Ma quale fu lo stupore del Governatore, quando vide che i signori Deputati, lungi dall’accettare le proposte, si ritirarono nella Corte de l’Orme, dove vi restarono un quarto d’ora, sia a consultarsi, sia ad ascoltare le grida della Compagnia che gridava loro di non andarsene, di andare a dare spiegazioni al Governatore.[…] Se ne andarono portando con sé poca gente come scorta. Un gran numero restò riempiendo le tre corti e subito avanzarono in folla per attaccare il secondo ponte coll’intenzione di abbatterlo come avevano fatto col primo.[…] Vedendo questa ostinazione, vedendoli mentre forzavano il secondo ponte, il Governatore ordinò di fare fuoco, il che fu eseguito. Subito questa gente si disperse e molti restarono sulla piazza. Dopo questo attacco, M. il Governatore disse alla Compagnia: “ Dobbiamo credere, Signori, che questi Deputati e questo vessillo non siano inviati dalla città. E’ un vessillo che questa gente ha preso in qualche angolo della città e si servono del nome della città per sedurci. Se fossero veramente Deputati, non avrebbero esitato ad entrare per farmi …..[testo mancante]….sulle promesse che voi avete fatto loro. Sono delle persone che cercano di sorprenderci per saccheggiarci”

Gli assedianti si ritirarono per la seconda volta negli angoli dove si erano ritirati dopo la prima carica e continuarono a fare fuoco sulla truppa che vedeva sulle torri e si misero a forzare le porte del quartiere a colpi di ascia. Non potendo riuscire nella loro impresa, visto il fuoco che i sottoufficiali facevano su di loro, abbandonarono le suddette porte e andarono a rompere quelle del retro: saccheggiarono tutto il quartiere. Alle quattro e mezza portarono tre vetture con della paglia che servirono a mettere a fuoco il corpo di guardia dell’Avancée, il Governo e le cucine del governatore. E’ in questo momento che si mise in funzione un piccolo cannone caricato a mitraglia che era montato sul ponte de l’Avancée, chiamato “la petite Suédoise”, che è il solo colpo di cannone che la Bastiglia tirò durante tutto il combattimento che è durato cinque ore, gli assedianti si erano sempre difesi solo con i loro fucili. […] La truppa che era a difesa della Bastiglia era in piccolo numero. Ecco in dettaglio: 82 sottoufficiali, 32 Svizzeri, in totale 114 uomini che per 48 ore, erano senza viveri e che combattevano loro malgrado. […]

Non posso dimenticare nel mio racconto di citare Ferrand e Bécard, sottoufficiali che hanno impedito la più grande delle disgrazie.
Verso le cinque della sera, M. de Launay vedendo che non poteva sostenere l’assedio a causa della mancanza di viveri, decise di mettere a fuoco la polveriera e la torre della Libertà dove vi erano 250 barili di polvere da sparo da 120 libbre ciascuna, che avrebbe fatto senza dubbio saltare il Faubourg Saint-Antoine e la parrocchia di Saint-Paul, se questi due sottoufficiali non avessero impedito di eseguire il suo progetto costringendolo a posare la miccia e a ritirarsi. M. il Governatore non essendo riuscito nel suo progetto, chiese agli ufficiali e sottoufficiali che decisione doveva prendere, dicendo che valeva più farsi saltare in aria che esporsi, facendo arrendere il forte, ad essere sgozzato dalla folla, al furore della quale non avrebbe potuto scappare. Era dell’avviso di rimontare sulle torri e continuare a battersi[…]Al che la truppa gli rispose che non era possibile battersi a lungo, i pezzi sopra le torri non erano maneggevoli e non avevano palle del calibro; loro stessi erano quasi sul punto di finire munizioni e viveri. Si preferì essere in balia del furore del popolo e perdere la vita piuttosto che far perire una grande parte dei cittadini della città. Si diceva che era più ragionevole fare salire i tamburi sulle torri per richiamare, e issare la bandiera bianca domandando la resa.
M. il Governatore rispose che non aveva la bandiera, che bisognava farlo con un fazzoletto bianco; che i sottoufficiali montassero sulle torre con il tamburo e che facessero richiamo.

Rouffe e Roulard montarono con il tamburo dove issarono la bandiera e fecero tre volte il giro chiamando, ciò durò una mezz’ora. Nel frattempo il popolo faceva un fuoco continuo senza fare attenzione né alla bandiera né al richiamo. Un quarto d’ora dopo che i sottoufficiali e il tamburo furono scesi, il popolo, vedendo che non si faceva più fuoco da alcuna parte della Bastiglia, avanzò facendo sempre delle cariche fino al ponte dell’interno gridando: “Abbassate il ponte! Abbassate il ponte!”

M. Louis Delisse, ufficiale del Reggimento di Salis, sempre rimasto nella corte interna con i suoi 32 uomini, disse loro attraverso un buco praticato nel ponte levatoio, che ci si voleva arrendere e posare le armi se loro avessero promesso di non maltrattare e né massacrare la guarnigione. Il popolo rispose che bisognava che tutti fossero sgozzati. Questo ufficiale scrisse subito sul campo una capitolazione dove aveva scritto che se non volevano accettare la domanda che loro facevano, vi era tanta polvere all’interno con cui servirsi piuttosto di esporsi ad essere sgozzati dal popolo. Dopo che presero e letto questa capitolazione si misero a gridare: “ Abbassate il vostre ponte, non vi succederà niente!

Fu su questa promessa che M. il Governatore dette le chiavi a Gaillard, caporale, e a Perrot, sottoufficiale, che aprirono le porte e abbassarono il ponte. E’ certo che se la guarnigione avesse saputo la disgrazia che le sarebbe accaduta, non si sarebbero arresi, non avrebbero aperto e abbassato il ponte solo dopo che si fosse portata loro l’accettazione della capitolazione per iscritto, ben in regola e firmata dalla Città, con degli ostaggi per sicurezza.

Il ponte non fu abbassato del tutto che questa folla sfrenata entrò nella corte del castello e cadde sui sottoufficiali che avevano appoggiato le loro armi lungo il muro a destra entrando e che erano in fila davanti. Si lanciarono addosso a loro colpi di baionetta, sciabole, spade e bastoni. In una parola, si servirono contro di loro con tutte le armi con cui erano muniti; e questi coraggiosi militari si videro mutilati senza poter difendersi.[…]

Edited by Liselotte von der Pfalz - 2/4/2013, 12:48
 
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