La Cour Royale

François Gamain, il fabbro di Luigi XVI

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marquise de Créquy
view post Posted on 5/5/2013, 15:04     +1   -1




armoir
François Gamain, nato a Versailles il 29 agosto 1751, apparteneva ad una famiglia di imprenditori di ferramenta, che si era stabilita a Versailles all’epoca dei grandi lavori fatti in questa città da Luigi XIV. Suo padre, Nicolas Gamain, fabbro molto abile, era imprenditore dei “Batiments du roi”. Fece di suo figlio un abile operaio e lo incaricò dei lavori di ferramenta all’interno del castello, che richiedevano più cura.

Si conosce la passione che aveva Luigi XVI per i lavori manuali. Vedendo spesso il giovane fabbro negli appartamenti, gli piaceva parlare con lui dei suoi lavori e domandargli delle spiegazioni sul suo operato. Il sovrano si legò molto a François Gamain, e volle provare, sotto la sua direzione, a fabbricare delle serrature e qualche oggetto d’arte ad uso proprio. Fece costruire a questo scopo un piccolo atelier, che esiste ancora oggi , nel sottotetto del castello. In questo atelier Luigi XVI si rinchiudeva frequentemente con Gamain, e lavorava con lui per delle ore intere. Il Re gli si era molto affezionato; lo aveva nominato fabbro dei suoi “Cabinets”, ciò gli dava l’entrata ai suoi appartamenti e quando Gamain padre morì, lui continuò il suo lavoro come fabbro dei “batiments”.

L’affetto di Luigi XVI per Gamain era così grande che scioccava coloro che erano ammessi all’intimità del Re. Si racconta che un giorno l’intendente Thierry de Ville d’Avray, al quale stava mostrando qualche suo operato di ferramenta domandandogli cosa ne pensasse, gli osò dare la seguente risposta: “Sire, quando i Re si occupano di lavori del popolo, il popolo si impadronisce delle funzioni del Re”.

Nelle giornate del 5 e 6 ottobre 1789, in cui Luigi XVI fu obbligato a soggiornare a Parigi, Gamain, sebbene abitante di Versailles, restò sempre il fabbro del Re, a cui lui continuò dare tutta la sua fiducia. Quando più tardi, circondato da nemici, minacciato ogni istante dall’invasione del suo palazzo, Luigi XVI sentì la necessità d’avere un luogo sicuro e nascosto dove poter mettere le sue carte più importanti, fu ancora a Gamain a cui si indirizzò per eseguire questo lavoro di fiducia, e fu lui a costruire il celebre “Armoire de Fer”.

Gamain, alto e magro era di una costituzione abbastanza delicata. Secondo una testimonianza di una persona che lo conobbe nel 1786 ci viene riferito che aveva uno spirito abbastanza debole.

Circondato da persone che avevano adottato con entusiasmo i principi della Rivoluzione, fece come loro e il 7 gennaio 1792 fu nominato membro del consiglio generale della comune di Versailles. Ha assistito alle sedute e particolarmente a quelle del mese di giugno, di luglio e di agosto , così come dimostrano i registri della Comune. Dopo la giornata del 10 agosto, fu nominato, il 24 settembre, uno dei commissari incaricati “di fare sparire da tutti i monumenti della comune, i quadri, le sculture e le iscrizioni che potevano ricordare la monarchia e il despotismo.” Si vede che Gamain, durante questo 1792, diventa uno zelante patriota e prende parte con assiduità alle discussioni, spesso tumultuose, della Comune di Versailles. A quest’epoca la comune di Versailles era in rapporti con quella di Parigi. Ed è in quest’ultimo luogo, nel mezzo delle discussioni appassionate che Gamain, sia per i suoi sentimenti rivoluzionari, sia che temesse che qualcuno avrebbe scoperto “l’Armoire de Fer” e lo accusasse, lui che lo aveva fatto, lui che non ne aveva rivelato l’esistenza, si decise a fare questa rivelazione.

Già si iniziava a fare il processo al Re; già numerose carte si erano esaminate, quando, il 20 novembre, Gamain si presentò al ministro Roland, e gli denuncia la cassaforte che aveva fabbricato. Lo condusse nell’appartamento del Re e gli apre la porta di quest’armadio. Lo stesso giorno, Roland depone all’ufficio della Convenzione le carte che si sono scoperte e dichiara, senza nominare Gamain, che queste carte erano in un luogo talmente particolare, talmente segreto, che se la sola persona di Parigi che ne era a conoscenza non l’avesse indicato, sarebbe stato impossibile scoprirlo, disse poi “ E’ l’operaio che l’ha fabbricato che mi ha fatto la dichiarazione”.

Il 24 dicembre, Gamain è chiamato a Parigi, da una commissione della Convenzione, per verificare se una delle chiavi date da Luigi XVI a Thierry de Ville d’Avray e trovata nel secretaire di quest’ultimo, si adatta alla serratura della cassaforte. Il 13 gennaio 1793 Gamain diventa ufficiale municipale.

Presto la Convenzione destituisce la municipalità di Versailles perché non la trova all’altezza delle circostanze e il 17 settembre 1793 dichiara sospetti tutti i funzionari revocati. Tutti possono essere tradotti da un momento all’altro davanti il tribunale rivoluzionario. Per districarsi dalla situazione Gamain fa valere presso la Convenzione i servizi resi alla Rivoluzione e lascia cadere sul suo vecchio padrone il sospetto di un avvelenamento alla fine dei lavori per la fabbricazione dell’ “Armoire de Fer”. Nella sua dichiarazione fa risalire la sua malattia fino al giorno in cui, Luigi XVI, nel giorno molto caldo in cui terminò i lavori, gli offre un bicchiere di vino. Qualche ora dopo è colpito da una colica violenta. Un cucchiaio di elisir lo fa vomitare, poi ne consegue una malattia e rimane paralizzato per nove mesi. La verità verrà fuori verso la fine del 1813 quando un certo Voisin, uno dei firmatari dei certificati medici, dichiarò “Mai, Gamain è stato avvelenato. Lameyran ed io l’abbiamo a lungo curato per una malattia cronica allo stomaco. Quello che abbiamo detto nel certificato che ci era stato chiesto fu solo per reclamare una pensione. In questo certificato, abbiamo constatato il suo stato di sofferenza, ma non abbiamo parlato di avvelenamento che esisteva solo nella sua testa”.

Sebbene Gamin, asserisca che “l’armoire de Fer” fu fatto nel maggio 1792 un certo Durey, che aiutò Gamain è di tutt’altro avviso. Durey era un aiutante di Gamin al castello di Versailles e che aveva seguito Luigi XVI, che aveva molta fiducia in lui, alle Tuileries dal suo soggiorno a Parigi. Quando il Re fece venire Gamin per costruire l’armoire, fu lui che l’aiutò e come lui era al corrente dell’esistenza dell’armadio. Durey assicurava che l’asserzione di Gamain era falsa, che non era nel 1792 che la cassaforte fu costruita ma nel maggio 1791, quando Luigi XVI, deciso il viaggio di Varennes, non sapendo a chi confidare le sue carte e non potendo portarle con sé fece praticare “l’Armoire de Fer”.
Quindi con molta probabilità il rapporto di Gamain sarebbe solo una favola inventata al bisogno della sua causa.

Nonostante i suoi sforzi, Gamain non godette a lungo della pensione che gli accordò la Convenzione; morì a Versailles l’8 maggio 1795 all’età di 44 anni, un anno dopo il decreto che gli accordava la tanto desiderata pensione.

Edited by marquise de Créquy - 16/11/2014, 01:29
 
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marquise de Créquy
view post Posted on 22/8/2014, 10:30     +1   -1




Quanto alla vedova di François Gamain, di cinque anni più vecchia, si risposò. Sposò in seconde nozze un vedovo impiegato dell’ex-dipartimento di Seine-et-Oise, che terminò la sua carriera come impiegato all’ufficio della Guerra alla Prefettura e morì il 17 novembre1813.
Nel 1817 viveva ancora sempre nella sua casa in Rue de Maurepas a Versailles in compagnia di sua figlia, di trentacinque anni, e di suo figliastro (nato dal primo matrimonio del suo secondo marito), un capo di flotta in pensione, cavaliere della Legione d’Onore.
 
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