La Cour Royale

Il trono (Traduzione estratta da un articolo di m.me Béatrix Saule)

« Older   Newer »
  Share  
Liselotte von der Pfalz
view post Posted on 7/6/2015, 20:51 by: Liselotte von der Pfalz     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


Noi siamo abituati a pensare al trono come all’insegna del potere del Re, ma a Versailles le cose andavano in maniera molto diversa; mentre lo scettro, la mano di giustizia e la corona sono rappresentate un po’ dappertutto, mentre i cortigiani s’inchinavano davanti al letto reale il Re, così come chiunque a Corte, non accordava questa importanza al trono. Anzi, non c’è nemmeno un riferimento ben definito per indicare fisicamente il concetto legato alla parola “trono” giacché si può riferire tanto al seggio in sé quanto la pedana scalinata dove era posto.

Prendiamo ad esempio un passo dei Mémoires di Louis‑François du Bouchet, marchese de Sourches, Gran Prevosto di Francia a proposito dell’ambasciata del doge di Genova (1685): “[…] il Re era seduto su una sedia d’argento in guisa di trono […]”; allo stesso modo Louis-Nicolas Le Tonnelier, barone de Breteuil, introduttore degli ambasciatori e grande sacerdote di quell’etichetta della quale Luigi XIV era il dio, parla nei suoi Mémoires della cerimonia per il ricevimento dell’ambasciata di Persia (1715): “[…] Il Delfino e tutti i principi… erano sul trono […]” e più oltre: “[…] l’ambasciatore discese dal trono […]” dove “trono” indica la pedana, la piattaforma sulla quale era posto il seggio del Re. Tuttavia va notato che nella maggior parte dei casi, soprattutto verso la fine del regno del Re Sole, il termine si riferisce in prevalenza alla sedia, e solo per estensione al resto dell’apparato (pedana e, qualora presente, al baldacchino).
Non sappiamo nemmeno con precisione che forma potesse avere il trono: lo vediamo rappresentato in un quadro che commemora l’udienza accordata all’ambasciata riparatrice dei genovesi (15 maggio 1685) ma c’è una forte probabilità che l’imponente sedia d’argento chiusa da una volta cimata dalla corona reale sia una fantasia d’artista: la tela è del 1710, e stante che tutto il mobilio d’argento fu inviato alla zecca per essere fuso nel 1689 è difficile che il pittore possa avere visto l’originale. Il Mercure galant tuttavia riporta una descrizione dell’allestimento della Galerie des Glaces in occasione dell’udienza data agli ambasciatori del Siam nel 1686, che collima con una stampa di Dolivar:
“[…] Un trono d’argento di otto piedi di altezza (circa 2,6 metri. NdR)… Quattro fanciulli recanti ceste di fiori reggono il sedile e o schienale che sono guarniti di velluto cremisi con una campana d’oro il rilievo. Sulla sommità della bordura che forma lo schienale: Apollo in piedi, coronato di alloro e che regge la lira in mano, la Giustizia e la Forza sono sedute sui due estremi. […]”

Gli elementi decorativi discordano, il che lascia supporre che il trono sia in realtà il frutto di un assemblaggio, il reimpiego di alcune figure che erano nel garde-meuble della Corona; negli archivi si possono trovare le descrizioni di alcuni pezzi d’argenteria ordinati all’ebanista dei Gobelins, tra i quali “una grande poltrona”; è la sola traccia della realizzazione di questo mobile straordinario, eccezion fatta per il pagamento delle stoffe fatto nel 1682. I bambini con le ceste dei fiori erano stati consegnati da Ballin nel 1669 per adornare la grotta del Petit Appartement del Re a Saint-Germain che era stato smantellato nel 1680 in occasione dei lavori di ingrandimento della residenza. Le tre figure (Apollo, la Forza e la Giustizia) figuravano nel mobilier reale fin dal 1664. Se mancavano le insegne del potere come corona, scettro, mano di giustizia, sappiamo che le stoffe utilizzate furono conservate alla Grande Écurie e recavano ricamato in oro il monogramma del Re sormontato da una corona e la divisa del Re.

 

Il trono d’argento di Luigi XIV, che apparve a Versailles atra il 1681 e il 1689, fu il primo a comparirvi poiché il castello non era ancora una residenza ufficiale. Dapprima vi fu menzione di un trono a Saint-Germain, in occasione dell’udienza di Soliman Aga, inviato del Sultano, nel 1669. Si trattava di un gran seggio in legno suntuosamente scolpito e rivestito d’argento, inizialmente destinato alle Tuileries; poi nel 1672 fu realizzata un’altra sedia straordinaria sempre per le Tuileries. Poi, in seguito alla sparizione del trono d’argento, fu usata solo una semplice “poltrona come d'ordinario” come diceva Luigi XIV in persona, ossia una poltrona in legno dorato e questo per gli ultimi venticinque anni del regno. Notiamo che la Regina non aveva un seggio specifico, Saint-Simon conferma che “[…] mai regina di Francia diede udienza cerimoniale, su una pedana, nemmeno su un semplice tappeto […]”.
Da quanto sopra emerge che il trono era usato di rado, in genere in occasione delle ambasciate provenienti da paesi lontani, per così dire esotici. A Versailles era posto nel salone di Apollo, che fu inaugurato come sala delle udienze per gli inviati del granduca di Moscovia nel 1618. Era posto su una pedana di un solo gradino, coperta da un tappeto persiano e sormontato da un baldacchino. Di norma il Re non vi si sedeva mai, e nelle sere di appartamento, lo si poté vedere seduto sul bordo della pedana, sulla quale erano poggiati dei cuscini.
Fu posto solamente tre volte nella Grande Galleria, per l’ambasciata dei genovesi nel 1685, per quella dei siamesi nel 1986 e per quella dei persiani nel 1715. Poiché la potenza della Francia era affatto sconosciuta all’ambasciatore persiano fu scelto di mettere in scena tutta la magnificenza e l’opulenza possibili al fine di impressionarlo. Possiamo solo immaginare che cosa provò e immaginò Mehemet-Riza-Beg quando vide lo scintillio della Grande Galleria gremita di sette fila di cortigiani su ambo i lati, e in fondo sulla pedana rialzata di nove gradini, il Re e la famiglia reale brillare nei loro abiti tempestati di gemme preziose.

 

 

 

Da: Insignes du pouvoir et usages de cour à Versailles sous Louis XIV, di Béatrix Saule,
in Bulletin du Centre de recherche du château de Versailles

 
Top
0 replies since 7/6/2015, 20:51   205 views
  Share