La Cour Royale

Antoine-Charles du Houx, Barone de Viomenil, compagno d'armi di Rochambeau

« Older   Newer »
  Share  
marquise de Créquy
view post Posted on 15/12/2013, 17:46     +1   -1




Antoine-Charles du Houx, barone de Viomenil, signore de Belrupt, Bonviller, Ruppes, Imling nacque a Fauconcourt, in Lorena, il 30 marzo 1728. Suo padre fu François-Hyacinthe, luogotenente al reggimento del Limousin e da Marie-Antoinette de la Vallée.

Entrato nel reggimento di suo padre all’età di dodici anni, era stato ferito come capitano a diciannove anni durante l’assedio di Berg-op-Zoom, avendo già fatto la campagna di Fiandra e provato le cannonate di Fontenoy. Quando si firmò la pace nel 1748, Antoine-Charles ebbe modo di gustare la vita facile e leggera che si conduceva a Corte.

Il 20 agosto 1755 sposò Mlle Gabrielle Bourdon, di un’onorevole e antica famiglia parigina che, assieme al suo fascino, gli portava una fortuna abbastanza considerevole. Questo matrimonio ebbe luogo a Parigi e il contratto fu firmato in presenza de con il consenso di Sua Maestà Stanislao I, Re di Polonia, duca di Lorena e Bar, accompagnato dal Granduca Ossolonsky, che non aveva voluto mancare d’onore il matrimonio di uno dei suoi più fedeli gentiluomini del suo ducato. Il duca di Choiseul-Beaupré, arcivescovo di Besançon, Principe dell’Impero, Grande Elemosiniere del Re di Polonia, non dimenticò la sua parentela che lo legava ai Viomenil e figurava nel contratto con il titolo pomposo di “Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore”.

Il barone di Viomenil si stava appena gustando la vita coniugale che il conflitto del 1757 lo portò via dalle dolcezze dell’imene per portarlo in Germania dove serve sotto gli ordini del luogotenente generale Chevert in qualità di aiuto di campo. Il valore che dimostrò in questa occasione gli valse diverse promozioni: Cavaliere di San Luigi nel 1758, con il grado di colonnello poco dopo; è nominato brigadiere nel 1762, nel momento in cui la guerra ha fine con il trattato di Parigi.

Nel 1763 nasce la figlia Marie-Adélaïde e tutto felice di questa paternità si allontanava poco da Imling dove aveva una terra, solo per recarsi a Versailles. In questo luogo assaporò qualche anno felice, nel 1767 la felicità raggiunse il culmine con l’arrivo dell’erede Charles-Gabriel, che aspettava con impazienza.

L’occupazione della Corsica nel 1768 e nel 1769, lo obbligò ad abbandonare di nuovo la famiglia per rincorrere la gloria, alla quale aggiunge subito con la difesa del castello di Cracovia. Nominato maresciallo di campo il 3 gennaio 1770, è promosso il 9 dicembre 1771, comandante nell’Ordine di San Luigi.

Nel 1777 le idee nuove portate da Jean Jacques Rousseau aumentavano il diffondersi delle idee nuove e la simpatia da parte dei nobili francesi per gli “insorti” americani. Il 2 maggio 1780, la flotta del Cavaliere de Ternay levava le ancore contando nell’equipaggio del suo “Le Conquérant” , il barone de Viomenil. Dopo due mesi di navigazione Viomenil si metteva agli ordini di Rochambeau, passando sul vascello-ammiraglio “Duc de Bourgogne” per prendere la direzione dello sbarco delle truppe. Da questo momento, il generale in capo apprezzò il valore di questo ufficiale, valore confermato da Luigi XVI stesso un anno più tardi, nella risposta che fece indirizzare il 24 giugno 1781, dal marchese de Ségur, ministro della Guerra, al conte de Rochambeau che, qualche mese prima, aveva reclamato il suo ritorno in Francia per ragioni di salute: “Sua Maestà – scrive Ségur- mi ha incaricato in conseguenza di mandarvi che la sua intenzione è che, quando partirete, rimetterete il commando dell’esercito a M. il barone de Viomenil, che ne sarà incaricato durante la vostra assenza”.

Un ritardo delle poste non permise a Rochambeau di mettere in atto il suo progetto della partenza: questa autorizzazione del Re arrivò solo il 15 dicembre 1781: due mesi dopo Yorktown. Senza attendere questo segno di bontà da parte del Re, Viomenil, al seguito di quest’assedio nel quale si comportò in modo brillante, volendo presiedere lui stesso all’attacco della Redoute, il 14 ottobre 1781, riceveva le ricompense dovute al suo merito: il Re gli conferiva la Grande Croce di San Luigi e un governo di 12,000 livres.

Stanco e richiamato da affari personali, Viomenil lasciò l’America all’inizio del 1782 sulla fregata “Hermione”. Durante questo viaggio non dimenticò i suoi compagni e si preoccupò di far ottenere loro dei meriti, perorando la loro causa presso il ministro della Guerra. Arrivato subito in Francia e dopo aver ottenuto quello che si era prefisso non mancò di informare il marchese de Rostaing, colonnello del reggimento dove serviva di non poter potuto fare di più: “ Se avessi più influenza, sareste stato più contento”.

Finiti i suoi progetti a Corte, godette a malapena di apprezzare la vita famigliare a Nancy e il riposo necessario. Sempre energico, quattro mesi dopo, prendeva il largo verso Philadelphia, portando con sé, in qualità di aiuto di campo, suo figlio Charles-Gabriel e il suo genero il marchese de Montmort.

La pace fu annunciata il 24 marzo 1783 dalla fregata “l’Andromaque” che arrivava dalla Francia e il 4 aprile la flotta levava l’ancora con destinazione Cap Français, punto di raccolta delle truppe che dovevano prendere la via del ritorno. Il 30 aprile, dopo aver regolato tutti gli affari, Viomenil si imbarcava definitivamente sul “Northumberland” facendo vela verso le coste francesi, che un marinaio segnalò il 17 giugno alle tre, ricevendo i due luigi promessi dal barone, quando gridò: “Terra! Francia!!!”.

Viomenil radioso in seno alla sua famiglia ritrovata godette dei meriti della sua carriera nelle armi. Membro dei Cincinnati il 16 gennaio 1784, dopo l’autorizzazione reale del 18 dicembre 1783, titolare nel suo grado di luogotenente-generale, capo della seconda divione di Lorena nel 1788, Viomenil sperava nel maresciallato.

Il 4 luglio 1789, arrivò ad Imling dove era allora, un plico di M. de Puységur, pregandolo di recarsi a Versailles nel più breve tempo possibile per ricevere i suoi ordini. Affrettando i preparativi della partenza, una lettera del Re confermava quella di M. de Puységur, lo chiamava al posto di luogotenente generale nel corpo delle truppe, riunite nell’Ile de France, sotto gli ordini del maresciallo de Broglie al fine di arrestare la Rivoluzione che sfortunatamente aveva già fatto grandi progressi.

Davanti alle insurrezioni continue dei reggimenti e l’impossibilità stessa di farsi obbedire e di svolgere il proprio ruolo in un modo efficace, Viomenil terminava la sua carriera militare il 1 luglio 1790 e ripartì alla volta di Imling, nell’attesa di un placarsi degli eventi e di un ritorno rapido vicino al Re, ben deciso a rispondere al suo primo richiamo e a morire per lui.
La Rivoluzione peggiorava e dalla sua Lorena, il barone seguiva con ansia la sorte della Corte.

Non avendo voluto emigrare, per tenersi in contatto stretto con Coblenza e le Tuileries, sembra aver lasciato la sua città verso il 2 giugno 1792 per andare nella città prussiana ma dove non ha soggiornato a lungo visto che il 2 di luglio è a Nancy, portatore certamente un messaggio dei principi indirizzato a Luigi XVI come lascia supporre una lettera non firmata indirizzata “a M. de la Porte, intendente della lista civile al Louvre” e nella quale questo sconosciuto dice in sostanza:

M. il duca de Choiseuil è accusato di influenzare assolutamente negli appartamenti interiori della Regina, M. il barone di Viomenil di essere arrivato da Coblenza per portare delle lettere al Re, M. il cavaliere de Coigny di essere sempre l’agente del Comitato austriaco, avendo la fiducia del Re. Conosco l’attaccamento di queste tre persone per il Re e la Regina, ma lontano da poterli servire con la loro presenza o il loro consiglio, nuociono infinitamente con la loro stessa presenza”.

Da Nancy arriva a Parigi il 19 luglio accompagnato da un valletto di camera che, attraverso la testimonianza che il Comitato di Sicurezza generale esigette da lui ci fa conoscere gli eventi che precedettero e seguito la sua morte:

Nell’anno 1793, vecchio stile, Jean-François Touissant, attaccato a Charles-Antoine Duhoux-Viomenil, in qualità di valletto di camera, ha seguito il suo padrone a Parigi dove è arrivato il 10 luglio, che alloggiarono al palazzo abituale di Viomenil, chiamato Hotel d’Autriche, situato in Rue Traversière-Saint-Honoré, numero 78, che da questo momento, il suo padrone fu diverse volte al castello delle Tuileries ma che deponendo (Touissaint) non ha alcuna conoscenza delle operazioni, percorsi, azioni di questo ufficiale: non essendo abitudine di questi padroni renderne conto alle persone che avevano al loro servizio. Che il suddetto Viomenil aveva preso a noleggio a Parigi un domestico chiamato Faurroy, che non poteva indicare altrimenti, che il 9 agosto 1792, Viomenil uscì verso le dieci del mattino, in abito nero e i suoi cavalli a nolo, che rientrato in hotel, verso le quattro del mattino, si svestì, fece mettere i suoi cavalli nella stalla, si abbigliò con una specie di giacca o frac di seta rossastra e uscì quasi subito dopo con il suddetto Fauroy per andare alle Tuileries

Alle sette e mezza, quando il Re ritornò a Palazzo, dopo aver passato in rivista gli Svizzere e le Guardie Nazionali, i suoi gentiluomini si sono divisi in due compagnie sotto gli ordini del maresciallo de Mailly. La prima, composta da 1100 uomini ha scelto per capo il barone di Viomenil che la mette a sorveglianza dell’appartamento della Regina, la seconda comandata da M. de Puységur, luogotenente generale, prende posizione nell’anticamera del Re. L’intrepida guardia ha solo da aspettare gli eventi . Subito Roederer appare: domanda di vedere il Re. Introdotto nei suoi appartamenti, dipinge il quadro della situazione a Luigi XVI e gli fa temere la guerra civile se non consente a recarsi all’Assemblea Nazionale. Davanti a questo argomento Luigi XVI non esita più; rifiutando di essere accompagnato dai cavalieri del suo Ordine, domandando al contrario a loro la calma più assoluta, raggiunge l’Assemblea per sottomettersi al desiderio del suo Popolo, scortato solo da cento Svizzeri e da due o tre gentiluomini.
La sua partenza è inutile e dà presto il segnale del massacro. Gli svizzeri dopo una piccola vittoria sono assaliti. Il fuoco che comincia a divorare qualche edificio facilita l’invasione del Castello; il saccheggio è al suo culmine, tutto è fatto a pezzi.
Pieni di ansia sulla sorte dell’augusta famiglia, i gentiluomini ritirati nella sala delle Guardie della Regina, volevano riunirsi ai sovrani a tutti i costi. Tentarono di uscire dai giardini, un cancello che ruppero è la loro unica via d’uscita ma dovevano uscire uno ad uno, il fuggifuggi generale comincia e Viomenil, tentando un’ultima adunata, cade col ginocchio fracassato: la sua ancora di salvezza sarà il rifugio che troverà, con qualche altro compagno, da M. Pisani, ambasciatore di Venezia, il cui palazzo in Rue Saint-Florentin non è lontano.

Touissaint, il valletto di Viomenil che non aveva detto nulla dell’attacco delle Tuileries, riprende la sua deposizione, al momento dell’arrivo del barone da M.Pisani:

Che verso le due del pomeriggio dello stesso giorno, il domestico Fauroy ritorna all’Hotel per domandare della biancheria per curare il suo padrone ferito al ginocchio sinistro nel giardino delle Tuileries. Che subito lui, Touissaint, accompagnò Fauroy e portò la biancheria al Palazzo dell’Ambasciatore di Venezia dove si trovava rifugiato Viomenil”

Lo stesso valletto ci informa ancora che assistette alla cura del suo padrone e che Viomenil, dormì quella sera al Palazzo dell’Ambasciatore di Venezia e che l’indomani, 11 agosto, aveva chiesto di essere portato da un suo amico, ebbe il dolore di vedere quest’ultimo chiudergli la porta in faccia col pretesto che aveva comandato gli Svizzeri il 10 agosto.
Sopportando con pena il voltafaccia di quest’amico, fu trasportato in Rue Coq-Héron, numero 65, da un tale chiamato Mégret d’Antigny, ufficiale in pensione delle Guardie Francesi. La mancanza delle cure immediate, i trasporti successivi, occasionarono in modo rapido una cancrena della gamba e precipitarono la fine di Viomenil. Avendo perduto conoscenza due giorni prima del momento fatale, sorvegliato solamente e in segreto da sua moglie, rese la sua anima a Dio il 31 ottobre 1792.

Il tribunale Rivoluzionario, dopo varie ricerche, lanciò un mandato contro Mégret d’Antigny, l’amico caritatevole e contro la sventurata vedova Viomenil che di giorno in giorno restava sempre più sola. Suo marito era morto, suo figlio Charles-Gabriel emigrato nell’esercito di Condé e suo genero, ultimo sostegno, prigioniero nelle prigioni di Mâcon, come ex-nobile e parente d’emigrato, con suo figlio Magloire di sette anni.

Edited by marquise de Créquy - 16/11/2014, 01:07
 
Top
0 replies since 15/12/2013, 17:46   158 views
  Share