La Cour Royale

Posts written by Liselotte von der Pfalz

view post Posted: 21/10/2013, 10:51     Il "bougeoir" - L'etichetta di Corte
Nell’anno 1712 dei Mémoires, il nostro pestifero duca di Saint-Simon ci racconta di quella volta in cui decise di dimettersi dall’esercito, e di quanto Luigi XIV accolse male la cosa; testualmente: “Ah, ecco un altro che ci lascia!”. Non che Luigi amasse tanto Saint-Simon da patire per la sua mancanza, perché con tutte le sue beghe di etichetta e precedenze il duca doveva essere fastidioso come una piaga; né possiamo immaginare che fosse chissà quale genio militare per cui il Re avrebbe potuto rimpiangerlo al pari di un Turenne o di un Gran Condé. No: è che semplicemente il Re li voleva tutti attaccati alla gonna e dipendenti da lui per controllarli meglio, per cui lasciare il servizio attivo e fare vita (relativamente) privata diventava una specie di sberleffo alla real faccia. Il Re regala a Saint-Simon tutta una serie di simpatici smacchi a colpi di etichetta:

[…] Nonostante il luogo dove si svestiva fosse molto illuminato, l’elemosiniere di giornata che reggeva, durante la sua [del Re, ndt] preghiera della sera, un candeliere acceso, lo rendeva poi al primo valletto di camera, il quale lo portava davanti al Re mentre andava alla poltrona. Lanciava uno sguardo tutto attorno, e nominava ad alta voce uno dei presenti, al quale il primo valletto di camera dava il candeliere. Era una distinzione, ed un favore apprezzato, tanto il Re aveva l’arte di dare della sostanza alle cose da nulla. Non lo dava che a quelli che erano più distinti per dignità o nascita, estremamente raramente a delle persone da poco, nelle quali l’età o gli impieghi supplivano. Spesso me lo dava, raramente a degli ambasciatori, se non al Nunzio, e negli ultimi tempi all’ambasciatore di Spagna. Ci si toglieva il guanto, ci si avvicinava, si reggeva questo candeliere durante il coucher, che era molto breve, poi lo si rendeva la primo valletto di camera, il quale, a sua scelta, lo dava a qualcuno del petit coucher. Io mi ero poco spinto in avanti apposta, e fui molto sorpreso, così come gli altri presenti, di sentirmi chiamare, e in seguito lo ebbi quasi tanto spesso quanto l’avevo avuto fino ad allora.
Non è che non vi fossero a questo
coucher abbastanza persone di rilievo alle quali darlo, ma il Re fu molto piccato per non volere che la gente non se ne accorgesse. Fu tutto quello che ebbi da lui durante tre anni, e non dimenticò nessuna bagatella, in mancanza di occasioni più importati, per farmi sentire quanto fosse infastidito. Non mi parlò più; i suoi sguardi cadevano su di me solo per caso; non disse una parola della mia lettera a M. il Maresciallo di Lorges, né di ciò che lasciavo. Non andai più a Marly, e dopo qualche viaggio, smisi di dargli la soddisfazione del rifiuto. […]

Il racconto prosegue con i dispetti, tra cui l'invito del Re per un viaggio a Trianon per madame de Saint-Simon senza includere il marito.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 26/12/2013, 12:13
view post Posted: 19/10/2013, 04:04     Il "bougeoir" - L'etichetta di Corte
ovvio :P
appena ho dieci minuti lo piglio in mano e vi dico tutto
view post Posted: 17/10/2013, 16:37     Il "bougeoir" - L'etichetta di Corte
Sopratutto perché dava al fortunato la possibilità di poter palare da vicino al Re senza intermediari, e di chiedergli un favore, una grazia, o di segnalarsi in qualche maniera
view post Posted: 30/9/2013, 09:13     L'Arpa della Regina - arte/musica
:P Dato che si parla di arpe, cito la voce Arpa dal Dizionario delle etichette di Corte di M.me de Genlis:


[...] “Arpa: l’arpa è il più bello degli strumenti, dopo che è stato perfezionato da un giovane (1), che, dall’età di sedici anni, ha mostrato con fulgore tutto ciò che si poteva fare su questo strumento, la cui forma è così elegante e i suoni così incantevoli, che è il solo che l’immaginazione abbia osato porre in cielo, e mettere nelle mani degli angeli.
Le Sante Scritture ci mostrano Davide che calma con l’arpa i furori di Saul, e facendo anche un miracolo più grande, quello di dissipare l’odio di un invidioso. Quando il geloso Saul ascoltava Davide, smetteva di odiarlo. Quest’ultimo incanto, il più desiderabile di tutti, manca ancora all’arpa moderna!... Le Scritture ci dicono anche che il profeta Eliseo, prima di parlare al Signore per dargli una risposta, fece venire un suonatore di arpa; e che, mentre lo ascoltava, la mano del Signore fu su di lui e che dopo profetizzò. (I Re, libro 4, cap. 3).
L’arpa non passerà mai di moda; al contrario, per quelli che iniziano oggi a suonarla sono abbastanza giovani da adottare il buon metodo, per suonare con dieci dita, fare i suoni armonici a due mani, studiare i passaggi difficili con la mano destra come con la sinistra, e diventare col tempo degli eccellenti professori di quest’ammirevole strumento.
In ogni cosa, non basta aprire una bella strada nuova perché sia prontamente percorsa, l’abitudine e l’amor proprio trattengono la persona ancora a lungo su quella cattiva; ma infine si finisce prima o dopo per prendere la buona.”
[...]

E, come nota a piè di pagina… o meglio, di due pagine:

(1): Casimir Baecker, allievo dell’autore di quest’opera.
Ha cambiato la maniera di montare le arpe mettendovi delle corde molto più grosse e più tese, cosa che ha quadruplicato l’intensità del suono. Prima di lui, per suonare l’arpa, ci si sedeva su una sedia così bassa, che la console dell’arpa copriva almeno la metà del viso. Ha dimostrato che, per la facilità dell’esecuzione della mano destra, bisogna essere seduti, in modo che la testa e una parte del collo possano sovrastare l’arpa, cosa che d’altronde rende l’attitudine molto più bella, e previene i pericoli per il portamento, che risultavano comunemente dalla vecchia posizione. Ha provato suonando che ci si può servire, sull’arpa, dei due mignoli come sul piano, e che si può suonare, in suoni armonici, con le due mani, delle sonate intere con un grande movimento; che i pezzi più difficili possono essere suonati con l’arpa, e che si possono avere su questo strumento le due mani perfettamente uguali. Ha scoperto che una stessa corda può produrre molte note differenti. Ha inventato un gran numero di effetti nuovi, e una cadenza lunga e sostenuta, durante la quale le tre altre dita della stessa mano eseguono delle brisés semplici e doppie: lo fa con uguale perfezione con tutte e due le mani. Nessuno ha potuto ancora imitare questa cadenza, così come un’infinità di altri passaggi ed effetti incantevoli e straordinari di sua invenzione.
M. il conte di Laborde, con tutte queste invenzioni, ha perfettamente spiegato in una brochure, che fu pubblicata qualche anno fa, diversi passaggi dei libri greci sulla lira antica, che fino ad allora erano parsi inintelligibili e inesplicabili. Questa brochure è così piacevole e così curiosa, che è stata tradotta in inglese. “
view post Posted: 8/9/2013, 17:59     Luigi di Francia. Monseigneur, il Gran Delfino - Personaggi
Domenica 1 novembre dell’anno 1661 nel castello di Fontainebleau nasce un bambinello roseo e grassottello: Luigi di Francia, primogenito di Luigi Deodato di Borbone, più noto come Sua Maestà Cristianissima Luigi XIV di Francia e di Navarra, in arte il Re Sole. Va da sé, era anche figlio di una delle regine più dimenticate: Maria Teresa d’Austria. Il suo DNA è altamente illustre, ma povero: babbo e mamma sono cugini primi, e due volte perché i loro genitori sono due coppie di fratelli; Luigi XIII e Elisabetta di Francia erano fratelli, così come Anna d’Austria e Filippo IV di Spagna. I suoi padrini furono il papa Clemente IX e Caterina di Braganza, regina d’Inghilterra; furono rappresentati da Luigi, duca di Vendôme e Anna Maria Martinozzi, Principessa de Conti.

Su di lui si fondava la speranza della successione al trono, in quanto Delfino di Francia, soprattutto perché nel corso degli anni tutti gli altri figli di Luigi XIV moriranno in bassa età; il regal padre fu molto felice della sua nascita (col tempo cambierà radicalmente idea), tanto che dopo aver assistito come da prassi al parto della moglie si precipitò alla finestra per annunciarlo all’uditorio della Corte nel cortile e, metaforicamente, al mondo. All’avvenimento fu data una tale importanza che mesi dopo, il 7 giugno 1662, fu dato un grande spettacolo equestre nella piazza antistante al palazzo delle Tuileries, a Parigi, in quella che è a tutt’oggi chiamata Place du Carrousel.

Una volta che il piccolo Luigi ebbe l’età necessaria per passare dalle mani delle donne a quelli degli uomini, ossia al compimento del settimo anno, la sua educazione fu affidata ad un uomo virtuoso quanto austero: il suo gouverner fu Charles de Sainte-Maure, duca di Montausier, colui che si dice sia stato preso da Moliére come modello per il suo Misantropo; il precettore fu un uomo di eccezione, Jacques-Bénigne Bossuet, vescovo di Meaux: questi fu lo stesso che disse “Eccolo degradato a vescovo” quando dapprima il Re e la famiglia reale, poi tutta la Corte, iniziarono a chiamare “Monseigneur” il Delfino. Per quanto fosse un allievo abbastanza diligente, il Gran Delfino ricevette più un’educazione volta a sottometterlo al suo ingombrante padre che a prepararlo al suo futuro ruolo di guida della Francia. Sviluppò grazie a loro un gusto per il collezionismo e le antichità, ma rimase una persona che non sforzò mai più di molto la propria intelligenza; di carattere abbastanza tranquillo, probabilmente ereditato dalla madre, non fu mai apprezzato dal padre.

La sua rilevanza politica fu nulla, come è facile aspettarsi, ebbe dei comandi militari come accadeva ad ogni membro di una famiglia reale che si rispetti, ma furono più nominali che altro sebbene si fosse dimostrato ardito nei combattimenti. La sua spedizione nel Palatinato durante la Guerra della Lega d’Asbrugo causò la disperazione di sua zia, Élisabeth-Charlotte von der Pfalz-Simmern, Duchessa d’Orléans: Madame ben sapeva quali devastazioni ne sarebbero conseguite per la sua patria per volontà del Re e del ministro Louvois.

Luigi sposò la cugina Maria Anna Cristina di Baviera, figlia dell’Elettore Ferdinando Maria di Wittelsbach, il 7 marzo 1680, in base ad un complesso gioco di alleanze e di clausole di trattati di pace; chiaramente, nessuno degli sposi era stato consultato. La coppia avrà tre figli:
  1. Luigi (Versailles, 16 agosto 1682 - 18 febbraio 1712), Duca di Borgogna e poi Delfino di Francia; sposò la sua seconda cugina Maria Adelaide di Savoia da cui ebbe Luigi XV di Francia,

  2. Filippo (Versailles, 19 dicembre 1683 - Madrid, 9 luglio 1746), Duca d'Angiò; che salirà al trono di Spagna nel 1700 e sposerà dapprima la cugina Maria Luisa Gabriella di Savoia; rimasto vedovo si risposerà con Elisabetta Farnese, da questa ebbe diversi figli tra i quali la futura Delfina Maria Teresa Raffaella,

  3. Carlo (Versailles, 31 luglio 1686 - Marly-le-Roy, 5 maggio 1714), Duca di Berry; sposa la cugina Maria Luisa Elisabetta d’Orléans.

Luigi ebbe per amante una tale Marie-Émilie de Joly Choin (1670-1732), ex dama d’onore della sua sorellastra preferita, Maria Anna di Borbone Principessa di Conti (figlia del Re e di madame de La Vallière): donna di relativamente bassa estrazione e dotata di un forte spirito per l’intrigo, non v’è la certezza che possa averla sposata in segreto; essendo tuttavia rimasto vedovo della Delfina nel 1690 ed avendo la Choin sempre accanto al castello di Meudon, secondo testimonianze dell’epoca è assodato che lei si comportasse da Delfina, ricevendo seduta Altezze, duchi e ambasciatori. Il Re non approvava la relazione del figlio, dando prova di scarsa coerenza essendo uno che finì per sposare la governante dei suoi figli bastardi; di conseguenza il Delfino preferiva risiedere nel suo castello di Meudon, dove accumulò una considerevole collezione d’arte, e dove attorno a lui si riuniva un consesso di bella gente che intesseva trame ed intrighi nell’attesa della sua ascesa al trono, la cosiddetta “Cabala di Meudon”, capitanata dalle sorellastre del Delfino: la già citata Principessa di Conti e Madame la Duchesse, Luisa Francesca di Borbone, ex Mademoiselle de Nantes e poi Duchessa di Borbone, figlia del Re e di madame de Montespan).

Luigi appoggiò fortemente i diritti al trono di Spagna del suo secondo figlio, Filippo Duca d’Angiò: venivano da sua madre, la regina Maria Teresa, e fecero sì che Filippo fosse proclamato re con l’accettazione da parte di Luigi XIV del testamento di Filippo IV di Spagna, il 16 novembre 1700. Fu in quest’occasione che, secondo Saint-Simon, il Delfino disse: “Chi oltre a me può dire il Re mio padre e il re mio figlio?”, l’aneddoto fa tornare alla mente una profezia fatta durante la sua infanzia: “Figlio di re, padre di re, ma mai re”.

Monseigneur non regnò mai, in effetti: morirà di vaiolo il 14 aprile 1711, nel suo castello di Meudon. Suo figlio Luigi, Duca di Borgogna, divenne Delfino ma morì anch’egli prima di Luigi XIV, così come i suoi primi due figli; sarà il terzogenito a diventare Re di Francia alla morte del bisnonno, col nome di Luigi XV.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 1/1/2016, 01:13
view post Posted: 18/8/2013, 14:30     Aemilius - La Cour Royale
Ciao Emiliano, bentrovato.
Io sono Mauro
view post Posted: 18/8/2013, 11:59     Maria Adelaide di Savoia, Duchessa di Borgogna, Delfina di Francia. Madre di Luigi XV - Personaggi
Giovedì 6 dicembre 1685 nasce a Torino una bimba dal destino triste, nonostante sia stato dorato: figlia primogenita di Vittorio Amedeo II, Duca di Savoia, e di Anna Maria d’Orléans, a sua volta figlia di Filippo di Francia e di Enrichetta d’Inghilterra, nascendo rischia di costare la vita alla madre, al punto che questa ricevette il viatico per ogni buona evenienza. Anna Maria aveva circa sedici anni, era robusta e si riprese in fretta, tanto che diede al marito altri cinque figli. Maria Adelaide ebbe un’infanzia tranquilla; era legata alla sorella minore Maria Luisa (futura regina di Spagna) ma soprattutto lo era alla madre e alla nonna, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours.


Durante la Guerra della Lega di Asburgo (1688 - 1697) la Savoia concluse separatamente un trattato di pace con la Francia, che prevedeva che Vittorio Amedeo II sostenesse Luigi XIV nel corso della guerra, e come suggello della promessa Maria Adelaide avrebbe sposato il Duca di Borgogna, figlio maggiore di Luigi il Gran Delfino, figlio del Re Sole. Il trattato fu negoziato molto abilmente dal Maresciallo di Francia René de Froulay, conte di Tessé: da due anni cercava una soluzione assieme al conte di Gropello, ministro delle finanze di Vittorio Amedeo, per porre fine alla guerra in Italia. In sostanza, il nodo principale era costituito dalle fortezze di Pinerolo e Casale, sotto il controllo francese ma ai confini delle terre del Duca di Savoia. Fu decisa la distruzione di Casale e la cessione del suo territorio a Mantova, dopo un finto assedio da operetta per depistare gli altri membri della lega di Asburgo; Pinerolo, invece, fu restituita al Piemonte dopo l’abbattimento delle fortificazioni.


La principessa di Savoia sposa per procura a Torino, il 15 settembre 1696, e di persona al castello di Versailles il 7 dicembre 1697, Monsignor Luigi di Francia, Duca di Borgogna. La giovane età della coppia fa sì che la consumazione del matrimonio sia differita, e avverrà solamente il 22 ottobre 1699. Nel frattempo fu convenuto che Maria Adelaide non avrebbe portato da subito il titolo di Duchessa di Borgogna ma che sarebbe stata chiamata solo “La Principessa”; fu inoltre deciso che la principessa passasse tre giorni la settimana a Saint-Cyr, dove avrebbe perfezionato la sua educazione sotto la supervisione di m.me de Maintenon. Il regolamento stabilito dal Re che i due sposi adolescenti dovevano rispettare era abbastanza rigido: i due sposi avrebbero avuto camere separate, il Duca di Borgogna sarebbe autorizzato a vedere Maria Adelaide una volta ogni quindici giorni, mentre i suoi fratelli, Duca d’Anjou e Duca di Berry, l’avrebbero vista una volta al mese. Maria Adelaide avrebbe avuto il rango di Duchessa di Borgogna senza portarne il titolo, e avrebbe avuto il passo su tutte le principesse, compresa Madame; in più avrebbe mangiato da sola, servita dalla sua dama d’onore: Marguerite Louise De Béthune, duchessa du Lude; inoltre avrebbe visto le sue dame solo col permesso del Re. Vista la giovane età della principessa, era impensabile che potesse tenere corte com’è dovere delle dame della famiglia reale, ma si stabilì che ricevesse due volte la settimana all’ora della toilette per abituarla agli usi della Corte. La marchesa de Maintenon avrebbe controllato strettamente la sua vita quotidiana, le sue passeggiate e i suoi passatempo.


Maria Adelaide fu come uno squillo di tromba in una corte vecchia, grigia e morente, Luigi XIV la adorava e lei fece di tutto per entrare nelle sue grazie, ed essendo stata ben consigliata dalla madre, anche in quelle di m.me de Maintenon, che chiamava familiarmente “ma tante”. Riuscì a conquistare anche suo marito, e gli di supporto quando poté ma, mentre lui si rivelò innamoratissimo di lei, lei probabilmente non gli rendeva i sentimenti con la stessa intensità. Una volta avvenuta finalmente la consumazione del matrimonio, Maria Adelaide e Luigi ebbero tre figli, due dei quali morirono ancora bambini:
  1. N., Duca di Bretagna (castello di Versailles, 25 giugno 1704 - 13 aprile 1705);

  2. Luigi, Duca di Bretagna, poi Delfino di Francia (castello di Versailles, 8 gennaio 1707 - 8 marzo 1712);

  3. Luigi, dapprima Duca d’Anjou, poi Delfino alla morte del fratello, e S. M. Luigi XV alla morte del bisnonno Luigi XIV (castello di Versailles, 15 febbraio 1710 – 10 maggio 1774).

Ebbe inoltre due aborti, riportati dal marchse di Dangeau (suo cavaliere d’onore): uno il 7 maggio 1703 e il 23 aprile 1708.


Maria Adelaide divertiva il Re con la sua turbolenza infantile, e il suo carattere di adolescente alle volte sconfinava nella crudeltà (il marito si lamentò perché lei lo scimmiottava, prendendolo in giro perché era gobbo); ma la giovane si ritrovava a vivere in una famiglia divisa dall’odio nella quale lei, dal suo arrivo alla sua morte prematura fu il solo elemento che riuscisse a fare da legame, e in una Corte fatta d’intrighi e, per finire, in un paese in guerra col suo paese natale, giacché la Savoia aveva ancora una volta cambiato alleanze: di certo la vita della Duchessa di Borgogna a Corte non fu del tutto facile, anche se riuscì a fare ampiamente uso della sua influenza sul Re per far sì che i suoi nemici non potessero danneggiarla più di molto. Attorno al suocero si era creato un gruppo, noto come la cabale de Meudon (prende il nome dalla residenza del Gran Delfino), che tramava per ottenere o conservare potere, dignità e cariche una volta che il Re fosse morto, e che il Delfino fosse salito al trono. Nella cabala di Meudon primeggiavano le sorellastre del Delfino: Madame la Duchesse, Louise-Françoise de Bourbon, figlia di Luigi XIV e m.me de Montespan, e la Principessa de Conti, Marie Anne de Bourbon, figlia del Re e di m.me de La Vallière.

Le cose cambiarono ad aprile del 1711, quando il Delfino contrasse il vaiolo, e morì nel suo castello di Meudon il 14 aprile: il Duca e la Duchessa di Borgogna diventarono i nuovi Delfino e Delfina di Francia, segnando così la fine delle speranze della cricca di Meudon, mentre dava nuova vita alle manovre del partito devoto che si era raccolto attorno al Duca di Borgogna: il suo precettore Fénélon, e i duchi de Beauvillier (già governatore del Duca), di Chevreuse e di Saint-Simon (il noto memorialista, che per contro era anche amico intimo del Reggente); tuttavia, la fortuna della coppia non durò a lungo: dopo un breve soggiorno a Fontainebleau dopo la morte del Gran Delfino, la Corte rientrò a Versailles all’inizio dell’anno seguente, 1712. Nello stesso periodo la Duchessa ebbe degli attacchi di febbre che si rivelarono essere rosolia: la pratica medica usuale, consistente in salassi, emetici e clisteri probabilmente accelerò la sua morte, che la colse al castello di Versailles il 12 febbraio 1712. La morte di Maria Adelaide prostrò il Re e m.me de Maintenon; secondo Madame, Duchessa d’Orléans, la giovane fu l’unica persona che il Re avesse davvero amato. Il Re e la famiglia reale spostarono nel castello di Marly per sfuggire al contagio, ma fu inutile: il Duca di Borgogna aveva già contratto la rosolia, e morì a Marly il 18 febbraio 1712. Il loro figlio maggiore, Luigi, Duca di Bretagna, li seguirà poco dopo, morendo a Versailles l’8 marzo 1712, e probabilmente anche grazie all’accanimento dei medici che con le loro cure a base di salassi e clisteri lo debilitarono. Fu solo l’intervento tempestivo di Charlotte de La Mothe-Houdancourt, duchessa de Ventadour, governante dei Figli di Francia, che salvò l’ultimo dei bambini: si rinchiuse con lui nelle sue stanze, tenendogli lontani i dottori, e Luigi XV le fu sempre riconoscente e teneramente affezionato.

Maria Adelaide e suo marito sono sepolti assieme nella basilica di Saint-Denis, mentre il cuore di lei fu portato a Parigi, nella chiesa del Val-de-Grâce. Nel 1793 la chiesa fu profanata, ed il cuore della Duchessa, assieme ad altri, fu venduto a dei pittori perché la sostanza che si ricavava dai cuori imbalsamati, detta “mummia”, era molto ricercata perché dava una patina unica nel suo genere ai dipinti e si trattava di una sostanza preziosissima.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 30/4/2018, 11:54
view post Posted: 17/8/2013, 13:39     La chaise volante di Luigi XV. L'ascensore di Versailles - arte/musica
Luigi XV fa installare una "sedia volante" per una delle sue favorite, m.me de Châteauroux, della quale sono stati conservati i disegni e i piani costruttivi. Questa sorta di ascensore permetteva alla duchessa di andare fino al terzo piano del castello dove aveva il suo appartamento; fu utilizzato in seguito da un’altra favorita, m.me de Pompadour.


Questo tipo di sedia è stato messo a punto nel XVIImo secolo dal conte di Villayer; in seguito, Luigi XV ordina quest’adattamento a Blaise-Henri Arnoult, il suo geniale macchinista che sta lavorando alla realizzazione dell’Opéra Royale di Versailles. La sedia volante è manovrata dal suo occupante grazie ad un cavo che attraversa la cabina ed è collegato a un sistema di pulegge e contrappesi.


La sedia volante è il solo esempio di macchina di questo genere conosciuta a Versailles, dimostra che le conoscenze tecniche contribuivano a rendere più confortevole la vita quotidiana. Questa invenzione permette anche di evocare le tavole volanti che Luigi XV fece installare nel suo castello di Choisy e che progettava per Trianon. Le tavole apparecchiate salgono e scendono direttamente dalle cucine, situate sotto la sala da pranzo, e permettono così di poter fare a meno della presenza dei domestici.






Dal sito ufficiale del Museo di Versailles: La Chaise volante de Louis XV

Edited by Liselotte von der Pfalz - 18/11/2014, 07:44
view post Posted: 17/8/2013, 12:06     Il Grand Maréchal des Logis - Legislazioni
Il Grand Maréchal des logis è un ufficiale della Maison du Roi, gestisce gli alloggi del re, della Corte e delle truppe della Maison du Roi.

È alle immediate dipendenze del Re, presta giuramento tra le sue mani, e lo riceve dai marescialli e dai furieri di alloggio, che sono ai suoi ordini. In guerra ha anche ai suoi ordini il capitano delle guide del Re. I marescialli d’alloggio sono dodici, e servono per trimestre. Anche la Regina e i Figli di Francia hanno un loro proprio gran maresciallo d’alloggio.
Le sue funzioni consistono nel ricevere gli ordini del Re per tutti gli alloggi di Sua Maestà, anche nelle dimore reali, per i membri della casa reale e di tutta la corte; deve estendere questi ordini a tutti i suoi marescialli e furieri di alloggio, altrettanto per quello che riguarda gli alloggi, strade e quartieri delle truppe della Maison du Roi, ossia: le guardie del corpo scozzesi e francesi, i Cento Svizzeri, le guardie della porta, le guardie della prévôté de l'hôtel, i gendarmi e cavalleggeri della guardia, delle due compagnie di moschettieri, e i due reggimenti di guardie francesi e svizzere.

Gli sono dovuti i doni, o vini, della città, tutte le volte che il Re vi soggiornava.
La sua insegna è un bastone decorato d’oro alle estremità, seminato di gigli, e sul pomo sono incise le armi di Francia con il cartiglio: Grand maréchal-des-logis.

Quando il Re viaggia, il Gran Maresciallo segna gli alloggi del seguito del Re e di tutte le truppe della Maison du Roi. La marcatura si fa con il gesso, e caratterizza la destinazione delle case sulle quali è apposta dai marescialli e dai furieri di alloggio. La più insigne distinzione tra questi segni fatti col gesso era quella definita “avere il Per”, ossia che sulla porta della casa designata vi fosse scritto il nome dell’assegnatario preceduto da un “Per”: Per il Re, Per la Regina, e così via. È un onore accordato solo alla famiglia reale, ai Principi e alle Principesse del Sangue, e a poche altre persone come i membri delle case di Lorena, di Bouillon, di Rohan, ai Cardinali e al Cancelliere di Francia. Si accordava il “Per” anche agli ambasciatori, nel caso gli fosse riservato un alloggio dove non fosse presente la persona del Re, tuttavia questa distinzione non spettava in nessun caso agli inviati. Il “Per” del Re e della Regina annulla tutti gli altri che potevano essere stati apposti sulla stessa casa.

Si distinguevano i “Per” apposti dai marescialli e furieri di alloggio del Re perché erano scritti con del gesso bianco, mentre quello della Regina e dei principi dovevano essere fatti con gesso giallo, e apposti sulle porte interne della casa e non su quelle che davano sulla strada; d’altronde i marescialli e furieri non del Re disponevano solo delle case che erano state distribuite loro dai marescialli d’alloggio del Re, in tutti i luoghi nei quali erano in funzione.

È severamente vietato cancellare o modificare le marcature, un editto di luglio 1606 prevede serie pene per chi dovesse farlo; l’azione è disciplinata anche da altri diversi editti e ordinanze fino alla fine dell’Ancien Régime.
view post Posted: 15/8/2013, 18:26     Anna Maria di Gonzaga di Cléves, Principessa Palatina - Personaggi
Circa la situazione finanziaria di Anna di Gonzaga possiamo fare due calcoli.
Nel 1663, pochi mesi dopo la morte del marito Edward von der Pfalz, Anna sposa la figlia mezzana con il figlio del Gran Condé. Non sappiamo di preciso quanto abbia stabilito per la dote della figlia, ma gli archivi di Chantilly conservano l’inventario dei beni della famiglia che fu fatto all’epoca. Pur senza essere ricca sfondata, zia Anna aveva una fortuna consistente.

Dal 30 novembre 1661 il re d’Inghilterra, loro nipote, gli versava una pensione di duemila sterline l’anno.
Filippo Mancini, mediante la somma di due milioni di livres si aggiudica il 6 giugno 1663 il ducato del Rethélois, il marchesato di Montcornet e il principato di Portien, la cui metà era di proprietà di Anna di Gonzaga.
Questo aumento di beni le permette di acquisire, oltre alla casa di Asnières, le terre e signorie di Bondi e del Raincy che gli eredi di un tale Jacques Bordier le cedettero, il 12 settembre 1663, per la somma di mezzo milione di livres. Anna fa rimodernare il castello di Raincy e ci spende circa un milione di livres. È anche proprietaria della terra di Lignières, nel Berry, che le costa quattrocentomila livres più quarantamila di “bustarella”.
view post Posted: 15/8/2013, 17:44     Anna di Baviera, Principessa di Condé - Personaggi
Un vecchio adagio popolare recita “Né di Venere né di Marte non si sposa né si parte né si dà principio all’arte”, ma che destino può capitare ad una bimba che nasce di venerdì 13? Quello di Anna di Baviera fu singolare, e non particolarmente felice.

Anna Enrichetta Giulia nasce il 13 marzo 1648 nel cuore di Parigi, come figlia di Anna di Gonzaga di Cléves e di Edward von der Pfalz-Simmern, ottavo figlio di Federico V del Palatinato-Simmern re di Boemia e di Elisabetta Stuart. Alla piccina le parentele illustri non mancano: suo nonno materno era il duca di Mantova Carlo I, tra i bisnonni troviamo Carlo I d’Inghilterra e Carlo di Guisa, il fratello dello Sfregiato fatto assassinare da Enrico III; la sorella della madre è Luisa Maria di Gonzaga, sposa di due re di Polonia: prima Ladislao IV e poi il fratello Giovanni Casimiro; sarà proprio questa zia regina di Polonia a decretare il destino della bimba.

Anna di Gonzaga aveva scelto il monastero di Maubuisson, l’abbazia di Nôtre-Dame-la-Royale, per l’educazione delle sue tre figlie, lo stesso del quale sua cognata Louise-Hollandine diverrà badessa nel 1664. Le tre principessine, Louise, Anne e Bénédicte, vi soggiornano dal 1653 disponendo di una pensione di circa 800 livres a testa; fu per loro un periodo molto felice, tanto che anche dopo essersi sposate tornavano tutti gli anni a fare le loro devozioni a Maubuisson, spesso accompagnate dalla loro madre che era una buona amica della badessa che peraltro era anche sua cugina, sebbene della mano sinistra: Catherine d’Orléans è figlia naturale di Henri II d’Orléans, duca de Longueville, la cui madre Caterina di Gonzaga-Nevers era la sorella maggiore di Carlo di Gonzaga, padre di Anna. E per restare in famiglia, sottolineiamo che Henri de Longueville era il marito di Anne-Géneviéve de Bourbon-Condé, sorella maggiore del Gran Condé, amico intimo di Anna.

Il trono di Polonia era elettivo, non ereditario, e i sovrani erano eletti da una Dieta quando il trono si trovava vacante, normalmente con la morte del sovrano ma anche in caso di sua rinuncia alla corona. Luisa Maria di Gonzaga era la vera forza che teneva in piedi la Polonia, dietro la facciata dei suoi due mariti Vasa: da splendida salottiera dell’hotel de Rambouillet a correre in carrozza sui campi di battaglia, a organizzare e comandare le batterie dell’artiglieria all’assedio di Varsavia e poi, dopo aver respinto il nemico, a pranzare beatamente seduta su un tamburo e appoggiata al fusto di un cannone. Come fare per mettere un freno alle mire di Svedesi, Tartari, Turchi, Cosacchi e… Polacchi? Cercando un appoggio forte sia politicamente sia militarmente: la Francia, per caso? Che tra le altre cose vanta il maggiore genio militare dell’epoca, il Gran Condé, il quale è anche buon amico di quella maneggiona di mia sorella Anna, e che ha anche un figlio in età da marito? Non ho più figli, i miei sono morti in tenera età, ma mia sorella ha tre figlie nubili. C’è un mezzo per rendere ghiotta e appetibile l’idea agli occhi di Luigi XIV, prima che a quelli di Condé e accessoriamente di suo figlio (del quale, in ultima analisi, non importa nulla a nessuno)? Adottando una qualunque delle mie squattrinate nipoti, e facendone la mia erede universale. La maggiore, Louise, è fisicamente un po’ disgraziata e molto incline alla vita religiosa (questo non le vieterà in futuro di sposare Carlo Teodoro, principe di Salm); la minore, Bénédicte, è troppo piccina per maritarsi (lo farà qualche anno dopo sposando un fratello del cognato del proprio padre, Johann Friedrich di Braunschweig duca di Calemberg). Rimane la mezzana, che porta lo stesso nome della mamma e che ha cinque anni meno di Henri-Jules Duca d’Enghien, suo futuro marito. A difetto del figlio di Condé c’è sempre uno dei figli (qualsiasi) di sua sorella, sempre mezzi Condé sono; tuttavia, questi rampolli Longueville hanno una tara enorme agli occhi dei polacchi, che sono molto sensibili sulla questione delle origini: discendono da Jean d’Orléans, conte di Dunois, compagno d’armi di Giovanna d’arco ma figlio bastardo di quel Luigi d’Orléans fratello di Carlo VI. Sono passati quasi due secoli e mezzo, costellati di servizi resi alla Francia e di titoli, dignità e parìe accumulate sulla testa dei discendenti ma c’è poco da fare: razza bastarda erano, e razza bastarda rimangono. Ergo: o Enghien, o la rovina del piano. Il Cardinale Mazarino cerca di sventare le trame della Palatina, magari anche cercando di far candidare un suo nipote acquisito al trono di Polonia: si vocifera di Almerico d’Este, fratello del marito di Laura Martinozzi, oppure di Louis II di Vendôme, duca di Mercoeur, marito di Laura Mancini. Dopo diverse lotte politiche tra il Cardinale, Anna d’Austria e la Palatina, il Re firma un brevetto col quale “trova bene e anche desidera che M. le Prince de Condé pensi alla successione di Polonia per M. le Duc d’Enghien suo figlio”. Una serie di combinazioni politiche e l’ostilità di una frangia nazionalista della nobiltà polacca fanno saltare la possibilità che il Duca d’Enghien possa salire al trono di Polonia, ma stranamente il suo matrimonio con Anna di Baviera non è annullato anche se non ha politicamente ragione di esistere. Condé e la Palatina però erano felici di far sposare i loro figli, e nonostante tutto anche Luisa Maria che adottò sul serio sua nipote, e le inviò dei gioielli, mentre suo marito Giovanni Casimiro diede ai futuri sposi i ducati di Oppeln e di Ratibor, dichiarati riscattabili dall’Imperatore d’Austria al modico prezzo di 2,2 milioni di livres e cedette a Henri-Jules tutti i suoi diritti sul regno di Svezia e sul granducato di Lituania; Condé dava a suo figlio il Clermont e diversi vantaggi finanziari, ottenibili dopo il ristabilimento dei suoi propri affari. Le pubblicazioni furono fatte il giorno 1 dicembre 1663, e il fidanzamento il 10, celebrato nella camera del Re alla presenza delle Loro Maestà dal cardinale Antonio Barberini, che viveva in Francia dopo la morte di papa Urbano VIII, suo zio. Il giorno seguente, 11 dicembre, la cerimonia nuziale ebbe luogo nella cappella del Louvre. Condé trova amabile la nuora, e arriva a dire che la trova molto bella, cosa che non era nei sentimenti di tutti. La Grande Mademoiselle, che sperava molto che fosse sua sorella M.lle d’Alençon a sposare il Duca d’Enghien (che nonostante fosse gobba e contraffatta sposerà invece Louis Joseph de Lorraine, duc de Guise), scrive nei suoi Mémoires: “Mia sorella non è bella, ma quella che vogliono dare al Duca d’Enghien non è più bella”; e rincara: “M. le Prince sposa M. Le Duc alla seconda figlia della principessa palatina, e la regina di Polonia le dà molti beni e l’adotta come figlia, di modo che M. le Prince si ritiene così felice di quest’unione che sembra sia stato un miserabile in confronto a sua nuora”.

La quindicenne Anna Henrietta Julia von der Pfalz si ritrova così a entrare nella famiglia reale di Francia, come moglie di un Principe del Sangue. Suo suocero è il primo Principe del Sangue, e dopo il Gran Delfino (nato nel 1661) e Monsieur, fratello del Re (e che diventerà marito della cugina germana di Anna, Élisabeth-Charlotte von der Pfalz Simmern, dopo essere rimasto vedovo di una cugina un po' più lontana, Henriette-Anne d'Angleterre), è momentaneamente il terzo in linea di successione al trono. Tutto appare bellissimo, splendido e scintillante, ma c’è un prezzo da pagare: suo marito, per quanto sia intelligente e colto è folle, avaro, brutale, collerico, e affetto da una malattia nota come licantropia clinica, tara che si suppone possa avere ereditato dalla madre, Claire-Clémence de Maillé-Brezé, figlia a sua volta del marchese Urbain de Maillé-Brezé e di Nicole du Plessis de Richelieu, sorella minore del cardinale Richelieu. Tutti, dalla moglie ai figli passando per l’intera servitù vissero anni di terrore e violenze sotto la férula di Henri-Jules, detto anche Condé il folle o la Scimmia Verde. L’essere crudeli con le moglie pare fosse un’abitudine in casa Condé: Claire-Clémence passò gli ultimi anni della sua vita, dal 1671 al 1694, rinchiusa nel castello di Châteauroux con la scusa di avere avuto un intrallazzo con un valletto; suo marito morirà nel 1686, ma il figlio Henri-Jules la terrà rinchiusa con la stessa ferocia del padre, tanto che lei non venne a conoscenza della morte del marito.

Donna pia, buona, e caritatevole, sopportava dignitosamente le pazzie e la cattiveria del marito, tanto che tra una scarica di botte e l’altra, quando non era costretta a nascondere i lividi sotto il trucco e le acconciature, Madame la Duchesse, trova il modo di dare al marito bacato dieci figli:

  1. Marie-Thérèse, Mademoiselle de Bourbon (Parigi, 1 febbraio 1666 - ivi, 22 febbraio 1732), sposerà a Versailles il 22 gennaio 1688 François-Louis de Bourbon, Principe de Conti (1664-1709), cugino primo di suo padre;

  2. Henri, Duca de Bourbon (Parigi , 5 novembre 1667 - 5 luglio 1670);

  3. Louis III, Duca d’Enghien, poi Principe di Condé (Parigi, 11 novembre 1668 - 4 marzo 1710), sposa il 24 luglio 1685 a Versailles Louise-Françoise de Bourbon, Mademoiselle de Nantes (1673-1743), figlia legittimata di Luigi XIV e m.me de Montespan;

  4. Anne, Mademoiselle d’Enghien (Parigi, 11 novembre 1670 - 27 maggio 1675);

  5. Henri, Conte di Clermont (Saint-Germain-en-Laye, 3 giugno 1672 - Parigi, le 6 giugno 1675);

  6. Louis-Henri, Conte de la Marche e poi Conte de Clermont alla morte del fratello (Parigi, 9 novembre 1673 - Saint-Germain-en-Laye, 21 febbraio 1677);

  7. Anne-Louise, Mademoiselle d’Enghien poi Mademoiselle de Condé (Parigi, 11 agosto 1675 - 23 ottobre 1700);

  8. Louise-Bénédicte, Mademoiselle d’Enghien, poi Mademoiselle de Charolais (Parigi, 8 novembre 1676 - 23 gennaio 1753), sposa a Versailles il 19 marzo 1692 Louis-Auguste de Bourbon, duc du Maine (1670-1736) figlio legittimato di Luigi XIV e m.me de Montespan;

  9. Marie Anne, Mademoiselle de Montmorency poi Mademoiselle d’Enghien (Parigi, 24 febbraio 1678 - 11 aprile 1718). Sposa il 15 maggio 1710 suo cugino Louis Joseph de Bourbon, duca de Vendôme e conte di Dreux (1654-1712);

  10. N., Mademoiselle de Clermont (Parigi, 17 luglio 1679 - 17 settembre 1680).

Anna di Baviera ereditò il principato di Arches nel 1708, alla morte del cugino Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers; la terra rimase nella famiglia dei Condé fino al 1789. Ereditò anche la contea di Dreux da sua figlia Marie Anne, che a sua volta l’aveva ereditata dal marito. Dalla madre ebbe il castello di Raincy.

La rue Palatine, nel 6° arrondissement di Parigi prende il nome da lei, poiché abitava a fianco del Petit Luxembourg che fece risistemare dall’architetto Germain Boffrand tra il 1709 e il 1716.
Parigi deve ad Anna di Baviera anche la fontana palatina, situata al n° 12 di rue Garancière, sempre nel 6° arrondissement, e dichiarata monumento storico nel 1962: costruita a sue spese nel 1715, era addossata al suo palazzo privato; dopo la demolizione del palazzo ne fu costruito uno nuovo nel 1913, e la fontana ritrovò la sua collocazione originale. È sormontata da una lapide marmorea con un’iscrizione latina, e un mascherone di bronzo fa scorrere l’acqua vero una griglia.
L’iscrizione latina recita:

 

AQUAM
A PRAEFECTO ET AEDILIBUS ACCEPTAM
HIC
SUIS IMPENSIS, CIVIBUS FLUERE VOLUIT
SERENISSIMA PRINCEPS ANNA PALATINA EX BAVARIIS
RELICTA SERENISSIMI PRINCIPI
HENRICI JULII BORBONII PRINCIPIS CONDAEI
ANNO DOMINI M.DCC.XV


(Col beneplacito del prefetto e degli edili
La Serenissima Principessa Anna Palatina di Baviera
Vedova del Serenissimo Principe Henri Jules de Bourbon Principe di Condé
Volle che qui, a sue spese, scorresse l’acqua per i cittadini.
L’anno del Signore 1715)




Anna di Baviera muore a Parigi, al Petit Luxembourg il 23 febbraio 1723, a 74 anni.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 28/2/2017, 18:21
view post Posted: 8/8/2013, 14:16     Anna Maria di Gonzaga di Cléves, Principessa Palatina - Personaggi
Girellando per alberi genealogici mi accorgo di una cosa interessante:a zia Anna è ava diretta di Luigi XVI.

La figlia Bénédicte-Henriette è la madre di quella Guglielmina Amalia che, moglie dell'imperatore Giuseppe I, fu madre di quella Maria Giuseppa d'Austria che da Augusto III di Sassonia ebbe Maria Giuseppa, la triste Pepa, mamma di Luigi XVI.

Ergo, Anna Maria di Gonzaga-Nevers era una bis-bisavola di Luigi XVI
view post Posted: 14/7/2013, 16:15     Gli amori del Re Sole. Luigi XIV e le donne. Mondadori, 2009. (Lady Antonia Fraser) - Bibliografia
Indicava le terre che venivano assegnate ai figli cadetti in modo che i redditi derivanti ne potessero garantire il tenore di vita. Credo sia stato Ugo Capeto ad istituirlo, ma non ci metto la mano sul fuoco; certo è che è un istituto durato fino alla fine della monarchia; poi il termine è passato ad indicare, per esensione, uno stipendio, oppure un diritto fisso come quello di possedere/ricevere qulche cosa in quanto legato a qualcosa d'altro (per esempio, una residenza particolare legata ad un impego preciso, e così via)

Va da sé che oltre ai benefici di questi redditi venivano assegnati al principotto in questione anche dei redditi pecuniari, giusto perché non gli mancasse nulla.
view post Posted: 7/7/2013, 13:18     Gli amori del Re Sole. Luigi XIV e le donne. Mondadori, 2009. (Lady Antonia Fraser) - Bibliografia
Lady Antonia nasce come figlia di Lord Frank Pakenham, conte di Longford; sposa sir Hugh Fraser, poi divorzia e sposa in seconde nozze il premio nobel Harold Pinter.
Il suo primo libro di successo è del 1969, Maria Stuart, la tragedia di una regina; dopodiché inizia a spaziare dai Tudor alla Corte di Versailles, e qui si muove dal periodo di Luigi XIV fino a quello di Maria Antonietta.

Giustappunto un dettaglio citato nella biografia di Maria Antonietta (la stessa, per inciso, che Sofia Coppola ha usato come ispirazione per il film Marie Antoinette) ha richiamato la mia attenzione: qui la Fraser afferma che la figlia di Maria Antonietta, Maria Teresa Carlotta, è stata chiamata Madame fino ai 5 anni, e dopo Madame Royale perché l’etichetta lo voleva, in quanto figlia del Re. Cosa non vera, a partire dal fatto che c’è stata solo un’altra Madame Royale, almeno tra i Borbone: la figlia secondogenita di Enrico IV: Cristina Maria di Francia, moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia. L’appellativo di Madame (senza altre aggiunte, che fossero un nome di battesimo o un nome di una terra), in base all’etichetta di Corte, spettava solo alla maggiore delle Figlie di Francia, sia che fosse la maggiore delle figlie del Re regnante, sia che fosse la moglie di suo fratello cadetto più prossimo (al quale spettava l’appellativo di Monsieur). A tutte le altre figlie del Re veniva aggiunto il nome di battesimo per distinguerle fra di loro perché a differenza dei maschi non avevano appannaggi; aggiungere un “fille du Roi”, poi, poteva essere una questione pratica, ma non una discriminante d’etichetta. Tutte le altre cognate, invece, seguivano la titolatura del marito (Madame, Contessa di Provenza e così via).

È spontaneo chiedersi se si trattasse di una svista, o di qualche cosa di più grave; non essendo particolarmente ferrato sul periodo di Luigi XVI ho analizzato appositamente il libro sulle donne di Luigi XIV per spostare il lavoro su un terreno che conosco un po’ meglio.
L’inizio è stato deludente.

1. La Fraser parla della nascita del fratello di Luigi XIV, Philippe, e spiega che il pupo sarà chiamato con l’appellativo di Monsieur, com’era uso a Corte per il maggiore dei fratelli del Re; poi aggiunge che talvolta lo chiamano Petit Monsieur per distinguerlo da zio Gaston. Il che è sostanzialmente vero, peccato poi che metta una nota a piè di pagina in cui si contraddice, affermando che Philippe è stato titolato Duc d’Anjou alla nascita, poi d’Orléans alla morte di Gaston, e che lo chiamavano solo Monsieur per non fare confusione dovute al cambiamento di titolo.

2. Parlando di un balletto a Corte cui prende parte Luigi XIV, mi pare nel 1653, dice che vi partecipa Enrichetta d’Inghilterra (detta Minette), la quale pur avendo dieci anni (e sostanzialmente fosse poco più che una pezzente reale in esilio) è la prima principessa di Francia dopo la madre e la zia: ma non penso proprio; a parte che la zia, Anna d’Austria è la regina madre ed ha il primo rango poiché nessuno dei suoi due figli è sposato, mentre la madre, Enrichetta Maria (sorella di Luigi XIII, quindi figlia di Enrico IV), passa dopo di Anna in qualunque caso, Minette non può essere “principessa francese” per un motivo molto più semplice: è inglese, figlia di un re inglese, e non fa parte della Real Casa di Francia neanche volendo. Alla peggio diventerà francese dopo essersi sposata il cugino Philippe, otto anni dopo: nel 1653 e rotti è un piano ancora al di là da venire.

3. Dice che la Grande Mademoiselle (la figlia di Monsieur Gaston, Anna Maria Luisa d’Orléans, Duchessa di Montpensier) è chiamata Grande non perché fosse alta come una pertica o di alta levatura morale, ma per distinguerla dalle sorellastre minori, figlie di secondo letto di Gastone. Come no! Le sorellastre erano chiamate Mademoiselle d’Orléans, Mademoiselle d’Alençon e Mademoiselle de Valois, senza giri strani, esattamente come da etichetta. Al massimo, dopo che Philppe ha avuto la prima bambina nel 1662, il Mademoiselle è passato alla futura regina di Spagna, mentre Anna Maria Luisa era chiamata a volte Mademoiselle d’Orléans (che la infastidiva perché prima si chiamava così sua sorella, la granduchessa di Toscana), e più spesso Grande Mademoiselle così come suo padre era chiamato a volte Grand Monsieur o Monsieur Gaston dopo la nascita del nipote Philippe; il suo appellativo corretto era Mademoiselle de Montpensier, dal nome di una terra ereditata dalla madre.

4. Altra cosa: non è un errore, ma non riesco ad afferrarne il senso; forse scrivendo citava a braccio. In una nota cita un passaggio delle memorie di Primi Visconti, in cui l’autore racconta di come il fratello di madame de La Vallière gli avesse chiesto di andare a letto con lui. La Fraser non ci dice chi era il protagonista, oltre a Primi... perché, aveva paura che il fratello La Vallière si vergognasse se lei scriveva in un libro che ha tacchinato Primi Visconti?

5. La Fraser afferma che la Fronda prende il nome dall’arma preferita dei frondisti, che era una specie di catapulta. Veramente, si chiama così perché i parigini, ma più specificatamente i monelli “alla Gavroche” tiravano pietre con la fionda agli uomini di Mazarino, soprattutto ai vari gabellieri, esattori etc.
La fronda, nel senso inteso dal lady Antonia, era effettivamente un’arma da lancio fatta di corda, una fionda gigante in sostanza, che è stata in uso fino alla fine del medio evo o poco più. Ma da una fionda a una catapulta c’è più di un pelo di differenza, a vederle; senza contare che in inglese la fronda è sling, e la catapulta è catapult: non credo sia possibile un errore di traduzione, il quale è molto più probabile quando mi dice che la Cassia è un derivato del cinnamomo: la parola “derivato” in genere implica che in qualche maniera uno lavori su un materiale di partenza per ottenerne un altro. Ma il Cinnamomum aromaticum (cannella della Cina, detto anche quassia o cassia) ed il Cinnamomum verum (più noto come cannella di Ceylon) sono due piante molto simili, della stessa famiglia dell’alloro; un po’ come la rosa canina e la rosa tea: non posso trasformare una nell’altra neanche con la stregoneria; inoltre c’è anche tutto un genere di piante leguminose che si chiama cassia, cui appartiene anche la senna: che per inciso di solito si usano come lassativi e non come emetici come afferma la Fraser. Lady Antonia ignora la differenza tra un purgante e un farmaco per indurre il vomito?


6. Probabile errore di traduzione è quando mi cita una lettera di madame de Sévigné, in cui la marchesa da del tu a sua figlia: credo che non sia mai successo in vita loro di scriversi dandosi del tu.

7. In almeno due occasioni la Fraser afferma che la figlia di madame de Sévigné si chiamava Juliette de Grignan: certamente! Infatti si chiamava Françoise-Marguerite de Sévigné, da sposata diventa contessa de Grignan; dubbi non ce ne dovrebbero essere, visto che credo sia il nome femminile più citato nella corrispondenza, seguito dopo poco da Pauline (la figlia di Françoise-Marguerite, Pauline de Grignan, marquise de Simiane curerà la pubblicazione delle lettere della spirituale e spiritosa nonna). Al massimo c’era una Julie-Françoise de Grignan, che era figlia di primo letto del genero di madame de Sévigné, François Adhémar de Monteil, conte de Grignan, ma che di certo non era sua parente. Notiamo che il gagliardo Grignan si sposò tre volte, ma questa è un’altra storia.

8. In un passo afferma che Maria Teresa, moglie di Luigi XIV, sarebbe potuta salire al trono di Spagna se non avesse sposato Luigi XIV perché la Spagna non contempla la legge salica. Dopo una decina di pagine afferma l’esatto contrario, cioè che la legge salica le permetteva l’accesso al trono. Tralasciando il dettaglio che la legge salica non ha nulla a che fare con la Spagna, delle due l’una: o vieta o non vieta. O la Fraser non bada a quello che scrive, o chi la traduce è un casinista.

9. Trovo un aneddoto in cui racconta di un parto di madame de La Vallière, avvenuto nella sua stanza, nella quale sarebbe poi stata messa una distesa di tuberose in vaso per coprire un po’ l’odore che poteva esserci. La sua stanza era una camera di passaggio per l’appartamento della Regina; una dama passa, vede La Vallière in travaglio, e le chiede come sta; lei risponde che ha una colica. La dama, secondo la Fraser, era Madame Henriette… secondo la biografia scritta da Arséne Houssaye, invece, si trattava della regina Maria Teresa, e riporta uno stralcio di conversazione tra questa e la contessa di Soisson, oltre ad una versione dell’aneddoto leggermente diversa. Passi la diversità del dettaglio, magari ha consultato fonti diverse dalle mie, ma penso proprio che una donna arguta, sospettosa e gelosa come Henriette non sarebbe certo caduta in una fiaba del genere, mentre Maria Teresa era ingenua, poco perspicace e le si sarebbe potuto gabellare di tutto.


10. Forse la più grave: la Fraser cita una frase scritta da Liselotte (Madame, Duchessa d’Orléans, seconda moglie di Monsieur Philippe) sui matrimoni, dando riferimento preciso alla biografia di Liselotte scritta da Dirk van der Cruysse, testo in mio possesso. La frase è:

I matrimoni sono come la morte. L’ora e il giorno sono stabiliti, non è possibile sfuggirvi. Così Nostro Signore ha voluto, così bisogna che accada“.



La frase esatta riportata da van de Cruysse è:

I matrimoni sono fatti in Cielo, tutto è destinato, cara Louise“ [Louise è la sorellastra di Liselotte, NdR],


poi seguita da un’altra tratta da una diversa lettera di Liselotte:

Ognuno deve compiere il proprio destino, non vi si può sottrarre né cambiarlo“.


Per scrupolo ho controllato le versioni inglese e francese del libro, giusto per capire se fosse dovuto ad una eventuale poca accuratezza della traduzione. No, le frasi scritte dalla Fraser sono identiche anche nella versione originale. Ergo, Lady Antonia non solo scrive fischi per fiaschi e non sa poi così bene come si svolgeva la vita delle persone delle quali parla, ma o non è in grado di riportare correttamente i fatti, o non capisce quello che legge. A meno che non alteri deliberatamente certi testi e eventi per rendere la narrazione più colorita, fidando sul fatto che nessuno le farà le pulci come sto facendo io.


Io, che arrivato a pagina 140 del libro ho capito che non comprerò più un libro suo nemmeno in svendita. Finisco questo perché l’ho già pagato, e tanto basta.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 18/11/2014, 07:49
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