La Cour Royale

Anne-Marie-Louise d'Orléans, Duchesse de Montpensier. L'ereditiera più ricca di Francia

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Liselotte von der Pfalz
view post Posted on 2/1/2016, 18:50 by: Liselotte von der Pfalz     +1   -1
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Anche il duca François de La Rochefoucauld, l’autore delle Massime, ci lascia una narrazione interessante dell’affare matrimoniale della Grande Mademoiselle:

“ […] Si deve senza dubbio trovare straordinario che Anne-Marie-Louise d’Orléans, Nipote di Francia, la più ricca suddita d’Europa, destinata ai più grandi re, avara, rude e orgogliosa, abbia potuto concepire il progetto, a quarantacinque anni, di sposare Puyguilhem, cadetto della casata dei Lauzun, molto mal fatto nella persona, d’intelligenza mediocre, e che ha come buone qualità solo l’essere ardito e insinuante. Ma si deve essere ancora più sorpresi che Mademoiselle abbia preso questa chimerica risoluzione per spirito di servilismo e perché Puyguilhem era in favore presso il Re; il desiderio di essere moglie di un favorito le tenne luogo di passione, dimenticò età e nascita, e, senza essere innamorata, fece dei passi con Puyguilhem che un amore vero avrebbe scusato con pena in una giovane e di condizione minore. Gli disse un giorno che non vi era che un uomo che lei avrebbe potuto scegliere per sposarlo. Lui insistette per sapere chi fosse; ma non avendo la forza di pronunciare il suo nome, lei volle scriverlo con un diamante sul vetro di una finestra. Puyguilhem capì subito quello che stava per fare, e sperando forse che gli avrebbe dato questa dichiarazione per iscritto, della quale avrebbe potuto servirsi, finse una delicatezza di passione che avrebbe piacere a Mademoiselle, e suggerì di non scrivere su un vetro un sentimento che dovrebbe durare eternamente. Il suo disegno riuscì come desiderato, e Mademoiselle scrisse la sera su un foglio di carta: “Siete voi”. Lo sigillò lei stessa, ma, come quest’avventura accadde un giovedì e mezzanotte suonò prima che Mademoiselle desse il suo biglietto a Puyguilhem, lei non volle apparire meno scrupolosa di lui, e temendo che il venerdì fosse un giorno sfortunato, gli fece promettere di attendere il sabato per aprire il biglietto che gli avrebbe dovuto rivelare questa grande notizia. L’eccessiva fortuna che questa dichiarazione faceva intravedere a Puyguilhem non gli parve inferiore alla sua ambizione. Pensò di approfittare del capriccio di Mademoiselle, ed ebbe l’arditezza di renderne conto al Re. Tuttavia, invece di rovinare Puyguilhem per avere osato svelargli queste speranze, gli permise non solo di conservarle, ma acconsentì che quattro ufficiali della Corona venissero a domandargli la sua approvazione per un matrimonio così sorprendente, e senza che Monsieur né Monsieur le Prince ne avessero sentito parlare. Questa notizia volò per la buona società e la riempì di stupore e d’indignazione. Il Re non sentì allora quello che stava facendo contro la sua gloria e la sua dignità. Trovò solamente che fosse parte della sua grandezza elevare un giorno Puyguilhem al di sopra dei più grandi del regno e, malgrado tanta sproporzione, lo giudicò degno di essere suo cugino germano, il primo Pari del regno e padrone d cinquecentomila livres di rendita; ma quello che lo lusingò inoltre, in un così straordinario disegno, fu il piacere segreto di sorprendere il mondo, e di fare per un uomo che amava quello che nessuno si era ancora immaginato. Fu in potere di Puyguilhem l’approfittarne per tre giorni, e tanti prodigi che la fortuna aveva fatto in suo favore, e sposare Mademoiselle; ma, per un prodigo più grande ancora, la sua vanità non sarebbe stata soddisfatta se non l’avesse sposata con le stesse cerimonie che avrebbe avuto se fosse stato del suo stesso rango: volle che il Re e la Regina fossero testimoni di nozze, e che queste avessero tutto lo splendore che la loro presenza poteva dargli. Questa presunzione gli fece impiegare in vani preparativi e trascurare il suo contratto di nozze tutto il tempo che gli sarebbe occorso per assicurarsi la felicità. M.me de Montespan, che lo odiava, aveva seguito l’inclinazione del Re e non si era opposta a questo matrimonio. Ma il mormorio della gente la risvegliò; fece vedere al Re quello che lui solo non vedeva ancora; gli fece ascoltare la voce pubblica; conobbe esattamente lo stupore degli ambasciatori, ricevette le lamentale e le rimostranze rispettose di Madame douairière e di tutta la famiglia reale. Tante ragioni fecero lungamente tentennare il Re, e fu con un’estrema pena che dichiarò a Puyguilhem che non poteva acconsentire apertamente a questo matrimonio. Lo assicurò che tuttavia questo cambiamento in apparenza non avrebbe cambiato nulla nell’effetto; che vi era costretto, malgrado sé stesso, a cedere all’opinione generale, e a vietargli di sposare Mademoiselle, ma che non pretendeva che questo divieto fosse d’impedimento alla sua fortuna. Lo spronò a sposarsi in segreto, e gli promise che la disgrazia che doveva seguire una mancanza simile non sarebbe durata che otto giorni. Qualsiasi sentimento questo discorso abbia potuto dare a Puyguilhem, disse al Re che rinunciava con gioia a tutto quello che gli aveva permesso di sperare, poiché la sua gloria poteva esserne ferita; e che non c’era fortuna che lo poteva consolare di essere separato da lui per otto giorni. Il Re fu davvero toccato da questa sottomissione; non trascurò nulla per obbligare Puyguilhem ad approfittare della debolezza di Mademoiselle, e Puyguilhem non dimenticò nulla, dal canto suo, per far vedere al Re che gli sacrificava tutto. Il disinteresse solo non fece prendere questa condotta a Puyguilhem: credeva che gli avrebbe assicurato per sempre la simpatia del Re e che nulla avrebbe potuto diminuire in futuro il suo favore. Il suo capriccio e la sua vanità lo portarono così lontano che il matrimonio così grande e sproporzionato gli parve insopportabile perché non gli era permesso di farlo con tutto il fasto e lo splendore che si era proposto. Ma quello che lo determinò maggiormente a romperlo, fu l’avversione insopportabile che aveva per la persona di Mademoiselle, e il disgusto di esserne il marito. Sperava anche di trarre dei solidi vantaggi dall’intestardimento di Mademoiselle e che, senza sposarla, lei gli avrebbe dato la sovranità dei Dombes e il ducato di Montpensier. Fu on quest’ottica che rifiutò inizialmente tutte le grazie delle quali il Re voleva colmarlo; ma l’umore avaro e instabile di Mademoiselle e le difficoltà che incontrarono per assicurare dei così grandi beni a Puyguilhem resero questo progetto inutile, e lo obbligarono a ricevere le grazie del Re. Gli diede il governatorato del Berry e cinquecentomila livres. Dei vantaggi così considerevoli non rispondevano tuttavia alle speranze che Puyguilhem aveva concepito. Il suo dolore evidente diede presto ai suoi nemici, e particolarmente a M.me de Montespan, ogni pretesto che serviva loro per rovinarlo. Conobbe il suo stato e la sua decadenza e, invece di avvicinarsi al Re con dolcezza, pazienza e abilità, nulla fu più capace di trattenere il suo spirito aspro e fiero. Fece delle rimostranze al Re, gli disse delle cose dure e piccanti, arrivò a spezzare la spada in sua presenza, dicendo che non l’avrebbe più sfoderata per il suo servizio; gli parlò con disprezzo di M.me de Montespan, e si arrabbiò con lei con tanta violenza che lei stessa dubitò della propria sicurezza, e lo condussero a Pinerolo, dove provò con una lunga e dura prigione il dolore d’aver perso le buone grazie del Re, e di aver lasciato scappare per una falsa vanità tante grandezze e tanti vantaggi che la condiscendenza del suo signore e la bassezza di Mademoiselle gli avevano presentato. […]

Madame douairière è Margherita di Lorena, vedova di Monsieur Gaston e quindi matrigna di Mademoiselle de Montpensier.
 
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