La Cour Royale

La malattia di Richelieu

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marquise de Créquy
view post Posted on 14/6/2013, 23:50     +1   -1




Appena ventiduenne Richelieu viene consacrato vescovo di Luçon dove sostituì suo fratello che stava per entrare nei Cistercensi. Il nuovo prelato si era installato nella casa episcopale di Luçon da poco che ebbe i primi attacchi di febbre intermittenti. Tre anni più tardi all’inizio del 1611, le febbri lo colpirono di nuovo; si lamentava di mal di testa insopportabili. Queste emicranie ostinate lo tormentarono tutta la vita. Si lamenta con uno dei suoi corrispondenti di non scrivergli perché “sta morendo dal mal di testa” un altro giorno scrive: “Il mio mal di testa mi colpisce in tal modo che non oso aver la sfrontatezza di scrivere alla Regina, avendo lo spirito così maledetto”. I rimedi restano senza effetto e ricorre all’empirico. Si ha di lui una lettera dove ringrazia il generale des Chartreux per avergli fatto dono di una croce e soprattutto di un “buon bezoario” [un corpo estraneo che si trova a volte nello stomaco degli animali, vedi le palle di pelo dei gatti, e che veniva ritenuto un amuleto] che lo ha salvato da una fastidiosa malattia”.

Nel 1628 Maria de’ Medici non dimenticherà di mandare al suo ministro un bezoario che tanto gli aveva fatto bene la prima volta: Richelieu allora era occupato nell’assedio di La Rochelle. La prima malattia del cardinale di cui si ha notizia e segnalata nella sua corrispondenza data 1634. Si lamenta con il Re di un reumatismo che “gli corre da una parte all’altra” e che finalmente si localizza alle mascelle. Lo combatte con dei “piccoli rimedi” che gli sono prescritti dal suo medico. L’anno seguente Perdreau farmacista di Monsignore lo rimpinza di 127 scodelle di cassia, gli fa fare 75 clisteri senza dimenticare numerose tisane e medicine lassative, composte da rabarbaro, sciroppo di fiori di pesco per l’esorbitante cifra di 1,401 livres e 14 sols e solo per un anno. Affetto da stipsi costante Richelieu fu per tutta la sua vita condannato al supplizio delle emorroidi, fu il tormento della sua esistenza. “Il cardinale era soggetto alle emorroidi - racconta Tallemant – e Juif l’aveva in verità operato”.
Il cardinale, disperato, seguendo le sue abitudini, fece ricorso alla medicazione sovrannaturale: fece arrivare delle reliquie di Saint-Fiacre, rinomate per la guarigione della malattia di cui era affetto.

Un’altra diagnosi postuma sembra dire che il cardinale soffrisse di ulcerazioni tubercolose o cancerogene. Il cardinale infatti pare sia morto “di un’orribile gangrena che aveva all’ano, al bacino”.

Un episodio nella vita del cardinale merita di essere raccontato.

Nel mese di novembre 1632, il cardinale era arrivato a Bordeaux, dopo aver sedato una ribellione in Linguadoca, molto sofferente. Il duca d’Epernon gli fa visita e uno storico ce ne parla in questi termini:
“L’irritazione della vescica, l’impossibilità di urinare, sembrava a prima vista avvicinarlo alla morte…In più il vecchio furbacchione, duca d’Epernon (si avvicinava agli ottant’anni) veniva ogni mattina, con gran baraonda, con tutto un esercito di spadaccini per tastargli il polso e vederlo in viso, inasprendogli il male attraverso degli eccessi di paura… Si diceva che stava per morire. Si danzava. Il ballo durò poco e la corte gioiosa ritornò seria tutto d’un colpo, apprendendo due notizie che cambiavano il mondo: Richelieu aveva urinato e Gustavo-Adolfo era morto”.

Richelieu aveva avuto in effetti una ritenzione d’urina ed era stato un chirurgo di Bordeaux, di nome Mingelousaulx che, servendosi di candele a cannula (?) invece di una sonda come si usava comunemente, fu fortunato nel rendere permeabile il canale dell’augusta Eminenza. Un ascesso si era formato “verso l’estremità inferiore dei muscoli del sedere” a causa “di una fuoriuscita di emorroidi” a cui il malato era soggetto. La vicinanza di questo ascesso provocò un' infiammazione e una compressione del collo della vescica che causò al Cardinale una soppressione di urina che durò più di tre giorni; i grandi dolori di questo ascesso, le frequenti sensazioni di urinare, la tensione di tutto il basso ventre portarono questo grande ministro in fin di vita. Questo ascesso destò molta preoccupazione nei medici e più ancora nell’entourage del Cardinale. La convalescenza fu lunga e Richelieu stentò a rimettersi.

In quel tempo, il Re non era meno malato del suo ministro, che era più preoccupato della salute del suo sovrano che della sua: nel 1642, Richelieu inviava uno dei suoi medici, Chicot, e uno dei suoi chirurghi, Bomtemps, presso Luigi XIII, afflitto anche lui da emorroidi. In quello stesso momento il cardinale soffriva crudelmente: secondo le sue parole “non lo si poteva spostare da un letto all’altro senza dolori straordinari”. Il 23 aprile 1642 il cardinale ha un ascesso al braccio destro per il quale si reclama l’intervento del chirurgo. Il 6 maggio la piaga si riapre e fa fuoriuscire pus in quantità , si parla di intervento ma si ha paura di prendere la vena. Il re offre al suo ministro di mandare i suoi medici. Il 17 un nuovo piccolo ascesso si manifesta nella piega del braccio sopra la prima apertura; il malato getta un grido di sconforto. Questi ascessi al braccio non solo gli causano dei dolori atroci ma anche la perdita dell’uso della mano tanto che, il 23 maggio 1642, non riesce a mettere la firma nelle sue ultime volontà. Il 17 ottobre arriva a Parigi; i commissari di quartiere dettero l’ordine di fare pulire le strade dal porto di Saint-Paul, dove lasciò il suo battello, fino all’Hotel de Richelieu. Fu trasportato nel suo letto. Qualche giorno dopo un miglioramento inatteso si manifestò: le piaghe del suo braccio si erano chiuse, per qualche giorno ebbe l’illusione di una guarigione prossima.
A Ruel dove si era recato ricevette la visita della Regina. Il cardinale si sedette vicino ad Anna d’Austriain una sedia simile a quella di Sua Maestà a causa della sua indisposizione”. Il 15 novembre si fece rappresentare sulle scene del Palais-Cardinal, una commedia ma lo stato di salute, guastatosi di nuovo, non gli fece assistere alla rappresentazione.
La mattina del 29 novembre, Richelieu fu colpito da un brivido seguito da febbre e un gran dolore al fianco. Lo si salassò due volte.
L’indomani, lunedì, verso le 3 o 4 del pomeriggio “ci fu un aumento dei sintomi, accompagnato da un vomito di sangue e da una difficoltà a respirare e la notte fu molto peggio, fu ancora salassato due volte, su consiglio e in presenza del sign. Bouvard, medico del Re”. Il mercoledì verso le cinque della sera sembrò in via di guarigione dopo la presa di una pillola che lo si ritenne fuori pericolo. Il giovedì la mattinata passò relativamente calma ma dopo le undici il cardinale ritornò debole. Ebbe solo la forza di dire alla nipote: “Sto male, sto per morire; vi prego di ritirarvi, la vostra tenerezza mi intenerisce”. Qualche cucchiaio di vino lo rianimò per un momento, poi vi furono delle convulsioni…un secondo dopo “senza forza e né violenza” fu la fine. Quando il medico e le dieci, dodici persone che erano nella camera constatarono “attraverso la vicinanza di una candela e altri segnali” che era morto, il R.P. Léon gli chiuse gli occhi, poi gli baciò la fronte pronunciando queste parole: “Così muore la gloria del mondo”.

Edited by marquise de Créquy - 16/11/2014, 01:18
 
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