La Cour Royale

Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, Regina di Francia e Navarra

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marquise de Créquy
view post Posted on 16/6/2013, 09:25 by: marquise de Créquy     +1   -1




Nel 1789 gli animi sono in fermento, tutti vedono negli Stati Generali il futuro radioso della Francia. Il 5 maggio 1789 si aprono gli Stati Generali. I sovrani sfilano davanti al popolo e ai tre Stati, mentre passa la Regina cala il silenzio finché qualcuno grida il nome del Duca d’Orléans. La Regina vacilla per un attimo ma alla fine riprende il suo posto nel corteo. Dalla finestra di un edificio che dà sulla Place d’Armes, il piccolo Delfino guarda, ammalato, in fin di vita, il bellissimo corteo. Il 4 giugno il Delfino muore, ma l’augusta coppia non ha il tempo di piangere il figlio. La rivolta avanza a grandi passi, il 14 luglio, con la presa della Bastiglia, segna l’inizio della Rivoluzione. Qualche giorno dopo Marie-Antoinette vede partire la sua amica Mme de Polignac e tutti i suoi amici della sua “Società”, il cognato prediletto, il conte d’Artois, i principi di casa Condé e Conti. La corte si svuota.

In una giornata d’autunno dello stesso anno, esattamente il 5 ottobre, la sovrana si trova a Trianon quando un valletto la chiama per rientrare a palazzo: una folla di donne è diretta a Versailles per chiedere il pane al Re. Marie-Antoinette allerta tutti al castello e fa chiamare suo marito che si trova a caccia. Dopo un po’ di tafferugli la folla si calma con le promesse del Re, tutti vanno a coricarsi, assicurati del cessato pericolo da parte di M. Lafayette. A notte fonda un gruppo di malintenzionati entrano nella Reggia travestiti da pescivendole per uccidere la sovrana. La Regina viene svegliata e fatta fuggire di corsa attraverso i corridoi interni della Reggia e raggiunge l’appartamento del Re. Il provvidenziale arrivo di M. de Lafayette fa sgomberare il castello. Il popolo invoca a gran voce il trasferimento del Re e della famiglia Reale a Parigi.

Il 6 Ottobre la famiglia Reale parte per Parigi seguita da tutta la corte e si stabilisce nel vecchio castello delle Tuileries. Sarà l’inizio di una prigionia dorata. Il Re e tutta la famiglia reale ormai sono guardati a vista.

Nel 1790 la Regina, con la complicità del conte de la Marck, riesce ad avere un incontro con Mirabeau. Il politico all’apice della gloria si mette in ginocchio e al servizio della sovrana. Attraverso una corrispondenza segreta egli suggerisce alla Regina e al Re i vari passi da compiere per combattere la Rivoluzione, ma la preziosa collaborazione dura poco, nell’aprile 1791 Mirabeau muore e con lui anche l’ultima speranza di salvare la monarchia. Il Re prende, quindi, la decisione di lasciare Parigi. Da molti mesi Marie-Antoinette con la complicità del Conte di Fersen e del generale Bouillé sta progettando un piano di fuga che dovrebbe portare la famiglia reale a Montmedy, roccaforte più vicina alla frontiera. La famiglia reale parte il 20 giugno 1791 ma viene arrestata a due passi dalla meta a Varennes.
Riportata a Parigi viene letteralmente imprigionata anche se si vuol camuffare la partenza di Luigi XVI come un complotto dei controrivoluzionari. Qualche mese dopo la sorveglianza si allenta e la famiglia reale riprende la parvenza di una vita normale. Il Re è obbligato a firmare la Costituzione.

Il 20 giugno 1792, anniversario della Fuga di Varennes, il popolo invade le Tuileries, ancora una volta viene presa di mira la Regina, che riesce a scappare in una stanza attigua a quella del Re. Madame Elisabeth accanto al fratello finge di essere la Regina per salvare la cognata. Nell’altra stanza la Regina si barrica coi figli dietro un tavolo. La madre e Regina fiera parla con calma ai popolani furiosi che vogliono ucciderla e riesce a conquistarli. La minaccia si ripresenta nell’Agosto dello stesso anno. Ancora una volta campana a martello chiama in adunata il popolo che alle prime luci dell’alba si riunisce davanti al castello. Vani sono gli sforzi di Luigi XVI di formare una milizia a difesa delle Tuileries e, mentre il popolo invade la dimora reale, i sovrani e famiglia si rifugiano nella Sala del Maneggio dove è riunita l’Assemblea. Per una giornata è costretta a rimanere in una stanzetta stretta al caldo, verso sera la famiglia reale viene condotta ai Feuillants. Il Re viene destituito e imprigionato assieme alla sua famiglia e qualche dama alla prigione del Tempio. I dolori per la sovrana non hanno fine, dopo alcuni giorni dall’entrata al Tempio le viene tolta l’amica fedele, Mme de Lamballe per sapere poi che viene uccisa e fatta a pezzi; la testa della principessa viene portata in corteo fino al Tempio dove si vuol farla vedere a Marie-Antoinette. La Regina saputo cosa stava accadendo cade in uno stato di catalessi e fortunatamente non vede la testa dell’amica. Proclamata la Repubblica si decide di processare il Re. Luigi XVI viene condannato a morte il 21 gennaio 1793.

Al Tempio rimane solo la Regina assieme a Madame Elisabeth, la figlia Madame Royale e il piccolo Luigi XVII. La vita continua in prigione, ogni giorno che passa si toglie qualche comodità ai prigionieri, ormai le donne sono costrette a rifare i letti da sole e rammendare i propri vestiti. Il 13 luglio le viene tolto il figlio che viene affidato al ciabattino Simon. L’unica consolazione della madre sarà quella di veder passare il figlio per andare a prendere aria in giardino. Il 2 agosto viene separata dalla cognata e dalla figlia e trasferita nella prigione della Concergerie. Rinchiusa in una prigione umida e buia Marie-Antoinette attende il suo processo. Il 3 Ottobre 1793 l’ex Regina viene condotta davanti al tribunale, le viene fatto un processo sommario e la si condanna a morte. Marie-Antoinette verrà condannata il 16 ottobre 1793.

“Muoio nella Religione cattolica, apostolica, romana, in quella dei miei padri, in quella in cui sono stata educata e che ho sempre professata; nessuna consolazione spirituale avendo da attendere, ignorando se qi esistano ancora preti di questa religione, senza contare che il luogo ove io sono esporrebbe troppo se vi entrassero anche una volta soltanto. Chiedo sinceramente perdono a Dio di tutte le colpe che ho potuto commettere da che sono al mondo; spero che, nella sua bontà, vorrà benignamente accogliere gli estremi miei voti, così come quelli che ho fatto da gran tempo ormai perché voglia ricevere la mia anima nella sua grande misericordia e nella sua bontà. Chiedo perdono a tutti coloro che conosco e a voi, sorella mia, in modo particolare, di tutti i dispiaceri che senza volerlo, potessi avervi cagionato. Perdono a tutti i miei nemici il male che mi hanno fatto. Dico qui addio alle mie zie e a tutti i miei fratelli e le mie sorelle. Avevo degli amici. L’idea di esserne separata per sempre e le loro sofferenze sono uno dei più grandi dolori che porto meco morendo; sappiano almeno che, fino all’ultimo istante, penso a loro. Addio, mia buona e tenera sorella; possa questa lettera giungere fino a voi! Pensate sempre a me, vi abbraccio e bacio con tutto il cuore, così come quei poveri e cari figliuoli. Quanto è straziante, mio Dio, abbandonarli per sempre! Addio! Addio! Ora non mi occuperò più che dei miei doveri spirituali. Siccome non sono libera delle mie azioni, mi condurranno qui, forse, un prete che ha fatto giuramento, ma io protesto che non gli dirò una parola e che lo tratterò come un essere assolutamente estraneo”

Edited by marquise de Créquy - 11/5/2015, 23:33
 
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