La Cour Royale

Concino Concini, Maresciallo d’Ancre

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view post Posted on 27/12/2014, 19:30     +1   -1
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Concino Concini nasce a Firenze, un po’ dopo il 1570, forse 1575, come figlio di Giovan Battista Concini e di Camilla Miniati.

Giovan Battista era uditore e primo segretario del granduca di Toscana, la cui carriera fu facilitata dalle aderenze del proprio padre, primo segretario dei granduchi Cosimo e Francesco, presso la Corte di Toscana; in realtà i fiorentini sapevano bene che la loro origine non era di nobiltà antica e immacolata, al contrario l’origine della loro casa di una casata sembrava essere umile, essendo i loro avi stati contadini a Terranuova in Valdarno.

Concino era un cadetto, e non aveva ben chiaro che cosa avrebbe dovuto fare della propria vita: oscilla tra gli studi all’università di Pisa e sembra che volesse divenire cappuccino; poi all’età di diciott’anni si fa liquidare la sua quota ereditaria e la sperpera in bagordi, quindi per campare passa al servizio del cardinale di Lorena come spadaccino. Dura poco, viene cacciato nel momento in cui ci si accorge che è affetto da sifilide; per campare fa il croupier in una bettola, poi torna a Firenze dove vive di mezzucci e anche prostituendosi, oltre a darsi al teatro e recitare vestito da donna; giustappunto riesce anche a finire in prigione. Tallemant des Réaux, sempre pronto a parlar male della gente, asserisce che la prima cosa che i padri proibivano ai loro figli fosse di frequentare Concini.

La sua fortuna cambierà quando Maria de’ Medici si appresterà a partire per la Francia andando in sposa a Enrico IV, portandosi dietro qualche cosa come duemila persone più o meno in cerca di fortuna e una riduzione del mostruoso debito contratto da Enrico IV con i Medici: la Francia doveva a Firenze la bellezza di un milione di livres, defalcando la dote di Maria il debito sarebbe stato ridotto a sole quattrocentomila. Non appena a Parigi giunse la notizia che Concini contava di seguire la principessa Maria l’inviato fiorentino, Giovannini, protestò a gran voce a corte sostenendo che l’arrivo di un soggetto simile a Parigi avrebbe screditato tutti i Fiorentini; tuttavia il granduca Ferdinando approvò la partenza di Concino dietro insistenze di Belisario Vinta, primo segretario del granduca e zio di Concini.

Durante il viaggio conosce l’amica intima di Maria de’ Medici, figlia della sua nutrice: Dianora Dori, che Maria preferiva chiamare Leonora, la quale Leonora in futuro giurerà e spergiurerà di appartenere alla famiglia nobile dei Galigai. Da scroccone quale Concino è concepisce l’idea di concupire una donna, reputata molto brutta dai contemporanei, per carpire un briciolo di fiducia della regina e poter fare fortuna con poca fatica. Maria, che non era certo una cima, cercò di far capire alla sua amica che Concino la stava subornando, ma inutilmente. Alla fine, vinta dalle dichiarazioni d’amore di Leonora per Concino, Maria acconsente al loro fidanzamento. Enrico IV, al contrario, non solo negava qualsiasi consenso alle nozze perché asseriva che se Leonora voleva restare in Francia avrebbe dovuto sposare un Francese, ma non voleva nemmeno sentir parlare di assegnarle la carica di dame d’atour della Regina. Dopo una accavallarsi di manovre di Maria e della Galigai, che mette sotto torchio anche l’amante in carica del re, la marchesa de Verneuil, Enrico cede completamente: le nozze sono approvate e celebrate il 12 luglio 1601 a Saint-Germain-en-Laye, la carica di dame d’atour assegnata, e la coppia presentata a Corte; il futuro di Concino si annuncia radioso, da spiantato quasi mendico a personaggio di spicco al Louvre. Denaro, cariche e favori piovono dal cielo, o meglio dalle mani di Enrico tramite le pretese Maria de’ Medici, la è solo Concino che fa gran spolvero del suo nuovo status, Leonora agisce nell’ombra e preferisce restare nascosta anche se in realtà è lei la fonte del potere.

Nonostante Enrico detestasse profondamente Concino non poté fare a meno di nominarlo Primo Scudiero della regina, e di essere il padrino della figlia coppia, assieme a Charlotte-Catherine de La Trémoille, Principessa de Condé: Camilla Concini (1608 - 1617); il loro primogenito, Enrico (1603 - 1631) fu tenuto a battesimo dalla regina e da Charles de Bourbon-Condé, Conte di Soissons. Il Re tuttavia minacciava sempre il loro rinvio oltralpe, e questo era motivo di liti furibonde con Maria de’ Medici; l’assassinio di Enrico IV, 14 maggio 1610, sistema magicamente tutto, o per lo meno sembra farlo.
I Concini possono avere avuto parte nel regicidio? Di sicuro si sa che furono le persone che ne derivarono i maggiori vantaggi immediati, ma non ne mancarono nemmeno per il duca d’Épernon, Jean Louis de Nogaret de La Valette, il cui favore declina troppo in fretta e di conseguenza per la sua amante Charlotte du Tillet; né per Catherine Henriette de Balzac d’Entragues, l’amante del re neo-scaricata perché il vecchio maiale s’è invaghito di una ragazzina con un quarto dei suoi anni e che fa sposare a forza al cugino Henri de Condé. Forse nessuna delle parti in gioco ha organizzato l’assassinio del Re, o forse non da sola ma di certo nessuna di queste persone può fare a meno di rallegrarsi della morte di Enrico IV.

Maria è dichiarata Reggente durante la minore età di Luigi XIII (al fine di evitare delle reggenze troppo lunghe i Re di Francia sono dichiarati maggiorenni il giorno del loro quattordicesimo compleanno, dopo l’ordinanza di Carlo V), Concini acquista il marchesato d’Ancre e Maria de’ Medici lo paga, inoltre sulla sua testa piovono: la carica di Maresciallo di Francia (senza che Concini abbia mai visto una sola campagna militare), la carica di primo gentiluomo della camera, quella di sovrintendente della Maison de la Reine, i governatorati di Péronne, Roye e Montdidier. Arriva ad avere una tale influenza politica da provocare la disgrazia del Cancelliere di Francia, Nicolas Brûlart de Sillery, e fece nominare ministri Richelieu, Claude Mangot alla guerra e agli affari esteri, e Claude Barbin alle finanze; d’altra parte Concino riveste il ruolo di primo ministro, fa e disfa persone e alleanze. È in questa occasione che i grandi del regno pensano di ribellarsi, e il Principe di Condé scrive un manifesto che accusa il governo della reggente di numerosi misfatti, tra i quali quello di riversare su Concini… pardon, su Monseigneur le Maréchal d’Ancre e sulle sue creature una pioggia di benefici. Concini, tranquillo e impunito, fa imbastigliare il Condé. In tutto questo fulgore c’è un dettaglio trascurato da tutti e che si rivelerà di importanza capitale: Luigi XIII.

Il giovane re mal sopportava di essere trattato come un bambino stupido da sua madre, e umiliato costantemente da lei e da un pitocco rifatto che si diceva avesse contribuito alla morte del Re e fosse l’amante della Regina. Luigi ha un amico e confidente in Charles d’Albert, marchese (poi duca) de Luynes, Gran Falconiere di Francia; Luynes ha ventitré anni più di Luigi, e la loro amicizia nasce cacciando, vista la grande passione del giovane per la caccia: un’amicizia profonda e fatta di confidenze. Luigi XIII, grazie al sostegno dell’amico, decide di fare arrestare Concini e rinviarlo a giudizio, cosa non semplice perché lo scomodo personaggio aveva al suo soldo una guardia personale di quaranta uomini e un’armata di settemila soldati; fu deciso di arrestarlo al Louvre, il solo posto dove non si avventurasse circondato da suoi armigeri. Il 24 aprile 1617 un drappello di uomini entra al Louvre, è il seguito di Concini che cammina in mezzo a loro leggendo una lettera. Nicolas de L’Hospital, marchese (poi duca) di Vitry, capitano delle guardie si avvicina lo prende per un braccio, annunciando che deve impadronirsi di lui per ordine del Re. Ne nasce un alterco, volano colpi di pistola e Concini stramazza a terra con il viso ridotto a una poltiglia sanguinolenta; i congiurati si accaniscono sul cadavere di lui, dopo di loro sarà la volta del popolino.
La sua tomba sarà profanata l’indomani della sepoltura, e il cadavere trascinato per le strade e vilipeso: lapidato, bastonato, impiccato per i piedi, poi smembrato e bruciato.
Leonora Galigai fu bruciata sul rogo come strega l’8 luglio 1617, imputando la sua influenza sulla Regina alla stregoneria.
Il loro figlio Enrico fu imprigionato per cinque anni poi rispedito in Italia con una pensione di 2.000 scudi; morirà di peste a Firenze nel 1631.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 27/2/2015, 17:31
 
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