La Cour Royale

Sophie von der Pfalz, Duchessa di Hannover. Mangnae Britanniae Haeres, erede della Gran Bretagna.

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view post Posted on 16/5/2013, 15:55     +1   -1
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Sofia di Hannover nasce a L'Aia il 14 ottobre 1630 come Sofia, Contessa Palatina, ed è la dodicesima dei tredici figli di Friederich V von der Pfalz, Principe Elettore e Re di Boemia e di Elisabeth Stuart, figlia di Giacomo I (oltre che VI) Stuart, re di Inghilterra (e di Scozia). In tedesco il suo titolo suona come “die Große Kurfürstin, Pfalzgräfin von der Pfalz”, che mi conferma che il tedesco sia una lingua orrenda. Sofia morirà alla bella età di 84 anni, nel giardino del suo castello di Herrenhausen il giorno 8 giugno 1714.

Suo padre, l’elettore palatino Friederich V, accettando la corona di Re di Boemia fu responsabile dello scatenarsi della guerra dei 30 anni; mal gliele incolse, perché il suo regno ebbe l’effimera durata di un anno, e fu costretto ad una fuga ignominiosa dopo aver perso non solo la Boemia ma anche i suoi feudi palatini; trovò asilo a L’Aia assieme alla famiglia, e fu in questa piccola corte squattrinata ma poliglotta (vi si parlavano inglese, tedesco, olandese ma soprattutto francese) che la nostra Sofia passò i suoi primi vent’anni, non solo attorniata da una nidiata di fratelli e sorelle, ma anche semi-asfissiata dalla pletora di cani e scimmie che sua madre allevava per diletto, e che costituivano la maggiore felicità e preoccupazione dell’ex Regina delle Nevi; del resto Elisabeth Stuart era una donna fatua, frivola, sciocca ed egocentrica, fissata con la propria bellezza (bellezza che non doveva essere tutto questo gran ché, a partire dal nasone che regalerà anche ad alcuni dei suoi figli); riteneva che il suo dovere di madre fosse compiuto all’atto del parto; Sofia scrive nei suoi Mémoires:

[…] Non appena fui in stato di essere trasportata mia madre mi mandò a Leida, che è ad appena tre ore da L’Aia, dove Sua Maestà faceva allevare tutti i suoi figli lontano da lei, perché la vista dei suoi cani e delle sue scimmie le era più gradita della nostra […]

Sofia era la sorella cadetta di Karl Ludwig, l’elettore palatino che ricostruì il Palatinato rovinato dalla guerra dei trent’anni, ma che passò soprattutto alla storia per le sue traversie coniugali e la caterva di figli quasi illegittimi; Sofia lo considerava come un padre, ed andò a vivere con lui ad Heidelberg finché non si sposò nel 1658 con Ernst August di Braunschweig-Lüneburg.
La vita alla corte di Heidelberg non era delle migliori, con i continui litigi e violente scenate tra Karl Ludwig e la prima moglie, Charlotte di Hesse-Cassel, che l’elettore ripudierà dopo essersi procurato uno stato passabilmente vicino alla bigamia e sposato morganaticamente con una damigella della moglie, Louise von Degenfeld; Sofia coglie al volo l’opportunità di matrimonio, sia per cercarsi una vita più tranquilla, sia perché è perfettamente cosciente di avere ventott’anni e di essere difficilmente piazzabile tanto per la povertà della dote quanto perché pochi anni prima il vaiolo non è stato clemente col suo viso.

Nel 1656 due principi della Casa di Hannover, il duca Georg Wilhelm ed il fratello minore Ernst August, visitano Heidelberg. Avevano l’abitudine di passare gli inverni a Venezia tra gioco, licenziosità varie del carnevale, e puttane veneziane; Sofia nota Georg Wilhelm, e visto che lui era stato obbligato a sposarsi dagli Stati del suo ducato di Braunschweig-Lüneburg perché non fare l’affare con una ragazza dal sangue reale inglese e che di certo non si farebbe troppi problemi se lui continuasse a scorrazzare a Venezia? Sofia accetta fulminea la proposta, Karl Ludwig stila un contratto di nozze e i due duchi ripartono per Venezia, ma si sa che il diavolo fa le pignatte ma non i coperchi, e Georg Wilhelm si becca un brutto regalo da una cortigiana greca, cosa che lo metterà in uno stato non adatto a sposarsi, e visto che gli Stati non gli aumentano i redditi come avevano promesso cambia idea e pianta in asso Sofia. Come uscire dal problema? Ma convincendo il fratello minore Ernst August a sposare la promessa e abbandonata, e facendo ingoiare per forza a Karl Ludwig il maneggio impegnandosi a non sposarsi mai ed a lasciare tutto ai figli di Sofia! Tanto, l’altro fratello Christian Ludwig duca di Celle ha una salute pessima, e probabilmente non avrà figli, e il terzo fratello, Johann Freiderich è ritenuto troppo grasso per figliare (in realtà a 43 anni sposerà una nipote di Sofia, figlia della Principessa Palatina Anna di Gonzaga di Clèves: la sedicenne Bénédicte-Henriette dalla quale avrà tre figlie). Sofia scrive:

[…] Risposi che non avevo mai avuto amore che per una buona sistemazione, e se la potevo trovare col cadetto non avrei avuto alcuna pena a lasciare un fratello per l’altro […]

La vita per le cambia radicalmente, passa dalla colta ma povera e tempestosa corte di Heidelberg a quella allegra e crapulona di Hannover: basta pensare che ben un sesto dei redditi degli stati hannoveriani erano riservati alla tavola dei fratelli ducali, letteralmente fagocitati. Non a caso Sofia pensa di levare a sua nipote preferita (ed unica legittima) Liselotte dalla burrascosissima famiglia di Karl Ludwig e portarla con sé ad Hannover, regalandole così i quattro anni più felici in assoluto della sua vita; da questo nascerà un’affezione sincera che durerà tutta la vita di entrambe, e che nutrirà l’immensa corrispondenza della Duchessa d’Orléans. Sofia è troppo prudente e troppo politica per farsi ombra con le scappate del marito, e finge signorilmente di non vedere i suoi giri nel veneziano e non; per esempio durante un viaggio in Italia la coppia ducale si trova ad incontrare a Roma un’altra protagonista dell’epoca, l’irrequieta Maria Mancini, Conestabile Colonna: giustamente Ernst August chiede a Sofia di partire per prima, perché lui ha da fare con la Conestabile; Sofia abbozza, e torna in Germania. Tutto questo folleggiare di gioia in gioia non impedisce alla coppia di sfornare sette figli: Georg Ludwig (futuro re d'Inghilterra), Friederich August, Sophie Charlotte (detta Figuelotte, una delle parenti preferite di Liselotte) che sposerà Federico I di Prussia, Maximilian Wilhelm (detto Prinz Max, che non avendo nulla da fare getterà la famiglia nel panico diventando cattolico), Karl Philipp, Christian Heinrich e Ernst August, duca di York e Albany.

Tra viaggi di Sofia è da rimarcare quello che fece nel 1678 a Versailles in incognito sotto il nome di Madame de Osnabrück: viaggiare sotto nomi più o meno di fantasia permetteva alle personalità in vista di risolvere diversi problemi di protocollo altrimenti insormontabili, ed era un espediente molto usato. Sofia si reca a far visita assieme alla figlia Sophie-Charlotte alla nipote Liselotte che è sposata da anni con il fratello di Luigi XIV, Philippe Duca d’Orléans, detto Monsieur. C’è un motivo recondito: esibire pubblicamente Figuelotte nella speranza che, prima o poi, si possa farla sposare con il Delfino Luigi, figlio di Luigi XIV e Maria Teresa, e magari vederla un giorno salire al trono di Francia. Naturalmente questo crea una serie infinita di problemi di etichetta, perché Liselotte vorrebbe che la zia avesse diritto ad una poltrona in quanto moglie di un sovrano, ma Monsieur Philippe dichiara di essere superiore a qualsiasi principe elettore e non si schioda dalla sua posizione. Luigi XIV, principalmente per non sminuire la propria importanza, accorda a Sofia solo una sedia (chaise à dos); Luigi ha anche un motivo minore: fin dall’inizio ha promesso alla cognata che sarebbe sempre stato dalla sua parte in qualsiasi questione, tranne nel caso vi fosse di mezzo Monsieur (“…entre vous et quiconque je serais toujours pour vous, mais entre vous et mon frère je serais toujours pour mon frère…”). Sofia è tranquilla, oltre che una bestia politica, e non si preoccupa minimamente ma la cosa è risaputa a corte, e questo segna l’inizio del declino del favore della povera Liselotte. Sofia adora Monsieur, tra l’altro, e a lui piace lei: fanno grandi discussioni su dettagli di moda, Sofia gli mostra tutti i suoi gioielli e lui le spiega come cambiar loro montatura per svecchiarli un po’. Altra botta per Liselotte: Sofia non crederà mai del tutto alle affermazioni della nipote sui suoi problemi coniugali e sui problemi che le danno gli amanti del marito. Qualche anno dopo Liselotte proporrà a Sofia di far sposare Sophie Charlotte con il Delfino, forte della buona impressione che la cugina aveva fatto a suo tempo durante la sua apparizione a Corte, ma Figuelotte è protestante (non che fosse un grande ostacolo: anche Madame lo era, e s’è convertita per strada andando a sposare Monsieur), è troppo giovane... e a Luigi XIV non conviene perché non la reputa abbastanza importante. Speranza delusa, Luigi il grasso Delfino sposerà un'altra -e si sperava molto più utile- principessa tedesca, Maria Anna Cristina di Baviera, mentre Sophie-Charlotte diventerà la moglie di Federico I di Prussia, vedovo di Élisabeth von Hesse-Cassel, il cui padre era il fratello della madre di Liselotte, l'Elettrice Palatina Charlotte von Hesse-Cassel. La credibilità di Liselotte a Versailles avrà un altro collasso.

Sofia racconta così il suo incontro con Maria Teresa, moglie di Luigi XIV:

[…] Monsieur mi fece chiamare per andare a trovare la Regina di Francia. Questo buon principe mi attese nell’anticamera, mi afferrò per mano e mi condusse così in fretta da Sua Maestà che appena mi potei fermare per farle la riverenza. Ne feci una molto bassa invece di baciarle l’abito, come lei si aspettava, e le rivolsi il mio complimento, cui la buona regina rispose: “Sono felice di vedervi”. Monsieur prese subito una candela e l’avvicinò ai gioielli della regina dicendo: “Madame d’Osnabrück ama molto i gioielli. Guardate! Non sono ammirevoli?” Gliela tolsi e dissi alla regina che non potevo guardare i suoi gioielli per il piacere che avevo di poterla vedere. Lei mi mostrò con la sua piccola manina bianca e bella i gioielli dicendo “Bisogna guardare lì, non lì”, indicando con la mano sul proprio viso. Aveva la pelle molto candida, ed era molto più bella da vicino che da lontano, in quanto non aveva una bella figura, la schiena era troppo pingue, ed aveva il collo troppo corto, cosa che la rendeva troppo infagottata. La sua bocca era vermiglia, ma i denti erano tutti neri e marci.
Toccava a me ricominciare a parlare. Lodai la Corte di Francia, e dissi che non avevo fatto alcuna fatica ad abituarmi alle sue maniere. Lei replicò che a sua volta non aveva faticato per nulla perché vi era molto felice, e mi disse due volte: “Il Re mi ama tanto, gli sono riconoscente”. Risposi, come è doveroso, che non era una cosa sorprendente, e così via. Le feci anche contare quanti bambini aveva avuto.
[…]

È curioso vedere come Monsieur tratti la cognata come se fosse un manichino porta collane; Sofia, cinica e spettatrice come se fosse al cinema, non si fa scrupoli anche se finge di essere più deferente ed educata di lui, mentre la povera Maria Teresa dimostra una volta di più di essere irrilevante.

Tornando alla famiglia di Sofia, col passare del tempo il duca Georg Wilhelm non si dimostrerà uomo di parola, alla tenera età di cinquant’anni si innamora di un’ugonotta francese di nome Eléonore d’Olbreuse e la sposa; o meglio, firma un contratto con lei impegnandosi a “non lasciarla mai ed a darle duemila scudi annui”. La strana coppia ebbe una figlia l’anno seguente, Sofia Dorotea, e la querelle familiare finisce solo quando il primogenito di Sofia, Georg Ludwig, la sposa, dando così la possibilità all’eredità di Georg Wilhelm di arrivare in sua mano, di riffa o di raffa. Ma c’è un fondo di instabilità in questa famiglia, dal punto di vista degli affetti e soprattutto della moralità: il futuro re d’Inghilterra è grezzo, volgare oltre che porco come suo padre e i suoi zii, ha una folla di amanti tra cui una sua sorellastra; d’altra parte Sofia Dorotea è una specie di prototipo di Emma Bovary, si seppellisce nei romanzi d’amore ed aspetta il principe azzurro… che arriva! Nella persona di Philipp Christoph von Kœnigsmark, ufficiale svedese e noto seduttore; dote di famiglia, conclamata: sua sorella Aurora von Kœnigsmark è l’amante di Federico Augusto il Forte di Sassonia, futuro re di Polonia, e giustamente Kœnigsmark si prepara a rapire la sua bella e scappare con lei in Sassonia, dopo quattro anni di relazione segreta. Manco a dirlo, la coppia viene scoperta, e nel 1694 Kœnigsmark scompare senza lasciare traccia: il fattaccio diventa quasi pubblico (facendo versare fiumi d’inchiostro a Saint-Simon, Dangeau e compagnia) e si sospetta che sia stato fatto assassinare da Ernst August. Com’è, come non è, il suo scheletro sarà ritrovato un secolo più tardi, murato nei muri del castello di Leinenschloss, la residenza ducale degli Hannover. Il matrimonio di Georg Ludwig e Sofia Dorotea viene annullato sei mesi dopo, e lei è imprigionata nel castello di Aldhen, dove morirà qualche decennio più tardi senza aver mai rivisto il marito o i due figli.

Dopo poco tempo, però Sofia ebbe altro di cui occuparsi: un trono! L’Inghilterra vedeva bene i disastri causati dalla guerra di successione spagnola, e sapeva che stava andando verso una situazione analoga perché Guglielmo III non aveva figli, e l’ultimo figlio della principessa Anna Stuart, il giovane duca di Gloucester, era morto nel luglio del 1700, cosa garantiva una grossa crisi dinastica una volta che dovesse morire anche Anna, che salirà al trono dopo il cognato Guglielmo. Crisi amplificata dalla rivalità tra conservatori e laburisti. Che fare? Guglielmo ha una salute pessima, ed Anna è un’alcolizzata che non promette meglio; senza contare che la Francia dà ancora rifugio al detronizzato Giacomo II Stuart (che peraltro morirà a breve pure lui) e che Luigi XIV riconoscerà il principe di Galles come Re d’Inghilterra. Messo alle strette il Parlamento ha un’idea geniale, e albero genealogico degli Stuart alla mano lo percorre tutto fino a trovare il primo erede non cattolico: Sofia di Hannover; a marzo 1701 nasce l’Act of Settlement, che fa volare il trono sopra la testa di decine di eredi cattolici più prossimi, per farlo arrivare proprio ai piedi di Sofia di Hannover.
La cosa non piace molto all’Europa cattolica e soprattutto ad Anna, che nella sua corrispondenza con lontana cugina ed erede è si e no appena educata. Ma da allora Sofia si occuperà della politica interna inglese seguendola da vicino, pur restando solo un’osservatrice; la situazione è in ogni caso paradossale: Sofia ha 35 anni più di Anna, ma ha una salute di ferro, al contrario della regina.

Sofia passerà gli ultimi sedici anni della sua vista nel castello di Herrenhausen, vicino ad Hannover, del quale abbellisce i grandi giardini, progettati dal francese Martin Charbonnier. Nei suoi Mémoires e nelle lettere dai viaggi si nota la sua profonda passione per i giardini in generale, luoghi che favoriscono la serenità e la pace dell’anima, lontano dai calcoli e dall’agitazione della scena politica. Non a caso, nelle sue lettere a Leibnitz parla del giardino di Herrenhausen come della “mia vita”.
E sarà proprio in questo giardino che morirà l’8 giugno 1714, durante una passeggiata con le sue dame; Sofia era preoccupata perché aveva da poco ricevuto una letteraccia dalla regina Anna che lasciava capire che la sua nomina ad erede al trono non era irrevocabile. Un temporale improvviso la costrinse a correre per mettersi al riparo di un albero, me la sforzo le fu fatale: cadde a terra e morì in qualche istante, dopo aver detto ad una delle sue dame, la contessa von Bürkenberg: “Mi sento molto male. Datemi la mano…”. Sarà sepolta al castello, e sulla sua bara vi sarà un’iscrizione: Mangnae Britanniae Haeres, erede della Gran Bretagna.

La regina Anna la seguirà qualche settimana più tardi, e sarà Georg Wilhelm a salire al trono di Inghilterra con il nome di Giorgio I; la sua dinastia regnerà fino alla morte della regina Vittoria, nel 1901.

Nota di essere sottolineata anche la presenza al fianco di Sofia di un altro personaggio che è entrato nella storia: Leibniz. Matematico, filosofo, genio, Gottfred Wilhelm von Leibniz entra nel 1676 al servizio del cognato di Sofia, il duca Johann Freiderich, e nel suo stretto rapporto con la casata di Braunschweig-Lüneburg ne redigerà anche la storia. Segretario, bibliotecario, consigliere, corrispondente e confidente di Sofia di Hannover, Leibniz eserciterà una grande influenza su una donna di intelligenza superiore, grande lettrice di Montaigne e seguace convinta di Spinosa. Sarà lo stesso Leibniz a trasmettere i Mémoires di Sofia, facendo una copia del manoscritto della duchessa che a noi non è mai pervenuto.



Edited by Liselotte von der Pfalz - 16/11/2014, 00:26
 
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CITAZIONE (Liselotte von der Pfalz @ 16/5/2013, 15:55) 
Sofia scrive nei suoi Mémoires:

[…] Non appena fui in stato di essere trasportata mia madre mi mandò a Leida, che è ad appena tre ore da L’Aia, dove Sua Maestà faceva allevare tutti i suoi figli lontano da lei, perché la vista dei suoi cani e delle sue scimmie le era più gradita della nostra […]


Ritratto di Elisabeth Stuart, elettrice palatina e regina di Boemia.
Chantilly, Musée Condé

Edited by Liselotte von der Pfalz - 15/11/2014, 21:14
 
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