Queste due lettere che Madame scrive a zia Sofia descrivono la lotta avvenuta tra Liselotte e il marito per la scelta del gouverneur del loro figlio Philippe, il futuro Reggente.
L’edizione del Mercure de France non adatta il francese del XVIIImo ai tempi nostri, Madame semina punteggiature come se stesse annaffiando l'insalata nell'orto e, soprattuto, le parti che lei scive in francese nella lettera sono state messe nel libro pari pari, con tutti i suoi babarismi: scrive j’ores per j’aurais, asteur per à cette heure, pressante per présente, Desfiat per d’Effiat e così via.
Ho tradotto letteralmente, come al solito, senza modificare in nessun modo la punteggiatura molto fantasista di Liselotte o la sua garibaldina consecutio temporum.
La parte in colore diverso, invece, è quella che compare anche nell’edizione italiana della Sellerio della corrispondenza: i tagli sono paurosi (già quelle del Mercure sono un po’ amputicchiate), e noto che in altre lettere riguardano le cose più piccanti e divertenti, come le battute sull’omosessualità dei gesuiti.
A Sofia di Hanover
Versailles, 26 agosto 1689
[…] Per venire infine al soggetto della mia lettera, devo dire che il partito dei miei nemici ha messo in testa a Monsieur di fare del suo gran scudiero il governatore di mio figlio. Ora, siccome io so, come tutta la Francia che quest’uomo è un farabutto dei più disprezzabili e depravati del mondo, ho pregato Monsieur di dare a mio figlio un altro governatore, ed ecco le ragioni che ho addotto: “Mi sembra che non sarebbe un onore per mio figlio se si potesse pensare che è la maîtresse di d’Effiat, poiché è certo che non c’è più gran sodomita di lui in tutta la Francia; sarebbe, a mio avviso, un pessimo inizio per un giovane principe come mio figlio, cominciare la propria vita tra le più orrende dissolutezze del mondo”. A queste cose Monsieur mi rispose: “Devo confessare che in effetti d’Effiat è stato un corrotto ed amava i ragazzi, ma già da diversi anni si era corretto da questo brutto vizio.” “Pertanto, dissi allora a Monsieur, solo pochi anni fa un giovane e bel Tedesco che era qui, mi aveva fatto le sue scuse per il fatto di non venirmi a trovare tanto spesso quanto gli sarebbe piaciuto, perché d’Effiat lo tormentava troppo quando veniva al Palais Royal. D’Effiat non si è dunque corretto da così tanto tempo come lo pretendono i suoi amici. Ma, supponendo che sia rimasto qualche anno senza darsi al vizio, al quale la sua inclinazione lo porta, non credo si debba affidargli il mio unico figlio per metterlo alla prova, per vedere se il signor gran scudiero abbia rinunciato o no ai suoi paggi. Quanto a quelli che ignorano la conversione di d’Effiat, devono considerarlo come un uomo corrotto e perduto nei vizi, e questo di darebbe una pessima reputazione. Per finire, mi pare strano che si voglia dare per governatore a mio figlio un farabutto che, circa due anni fa, senza il minimo rispetto né per voi né per me ha messo nei guaio una delle mie damigelle e l’ha fatta partorire qui, nientemeno che a palazzo; un uomo che ha sempre la sua camera al Palais Royal piena di puttane e ragazzi. Darebbe davvero dei begli esempi a mio figlio! Ma ho anche delle altre ragioni per pregarvi di non affidarglielo. D’Effiat è il più grande nemico che abbia in tutta la Francia: vi dovreste ricordare che vi ho già chiaramente fatto vedere tutte le chiacchiere menzognere che ha propalato sul mio conto, e per le quali mi è venuto a domandare perdono in ginocchio, in vostra presenza. Nulla al mondo mi potrebbe essere quindi più penoso che vedere il mio unico figlio diventare la ricompensa di tutto il male che mi ha fatto questo infame che ha cercato di togliermi l’onore e di attirarmi da parte vostra un odio eterno; e non è altro che l’odio che io debbo attendermi da mio unico figlio, se avrà un governatore come quello. Voi siete il mio signore e il mio padrone, e potete mettere mio figlio nelle mani di chi vi piacerà, ma mai finché avrò vita d’Effiat avrà la mia approvazione o il mio consenso. Se tuttavia la mia sfortuna vuole che si dia questo governatore a mio figlio, non si dovrà vedere del male se mi scuserò agli occhi di tutti, e che faccia sapere ovunque che è stato fatto contro il mio desiderio.”
Monsieur iniziò a dirmi che M.me de Maintenon aveva molto apprezzato questa scelta, e che vi aveva fatto consentire il Re. “Ebbene!, gli risposi, è un cattivo segno per voi e per mio figlio, perché se Sua Maestà approva che cada in tali mani è che non si preoccupa più di lui, dato che il Re conosce bene tutti i vizi di d’Effiat,e che me ne ha parlato spesso (è la verità). Quanto all’approvazione di M.me de Maintenon, voi dovreste, in questa circostanza, considerarla sospetta, poiché l’affezione che porta a M. du Maine, che ha allevato ed ama come se fosse figlio suo, è abbastanza grande per farle desiderare che sorpassi mio figlio in virtù, e di conseguenza deve consentire volentieri a che lui abbia d’Effiat per governatore. Questo dovrebbe aprirvi gli occhi e farvi capire quanto poco un tale governatore convenga a vostro figlio.”
Quando d’Effiat vide che gli facevo un’opposizione così violenta, cominciò dicendo che non voleva saperne di quel posto; ma poi ebbe a pentirsene e lo ricercò più che mai. Monsieur mi aveva già fatto dire, con un erto dispetto, che d’Effiat non voleva più essere governatore e che era per questo che non lo sarebbe stato, non certo a causa mia. Risposi ridendo che Monsieur mi risparmiasse, per cortesia, la pena di ringraziarlo, ma che sarei così contenta che mio figlio non cadesse tra le mani di un uomo così disonesto che credevo di non poter fare a meno di ringraziare non soltanto Monsieur, ma d’Effiat in persona.
La sera stessa, ero di buon umore e contavo che tutto sarebbe andato bene, quando mi inviarono il confessore di Monsieur, e, nel momento in cui stavo partendo per Parigi, la contessa di Beauvron mi disse che Monsieur le aveva mandato il suo cancelliere per farmi delle proposte. Visto che erano sempre le stesse, vi dico che cosa mi faceva proporre il cancelliere e quale fu la mia risposta. C’è comunque la differenza che la l’ambasciata del confessore non era così brutale come il messaggio che mi trasmetteva la contessa di Beauvron. Il buon gesuita aveva addolcito la cosa a suo modo? Non lo so, ma sono portata a crederlo, perché, in fondo, la sua domanda era assolutamente la stessa del cancelliere. Tramite quest’ultimo, Monsieur mi fece dire che aveva deciso definitivamente di nominare d’Effiat governatore, che consentissi o meno; che di conseguenza avrei fatto bene a rassegnarmici; che, se lo avessi fatto di buon grado, mi avrebbe fatto dare una carta bianca sulla quale avrei potuto scrivere qualunque cosa desiderassi; che avrebbe rivisto anche la contessa di Beauvron, e che l’avrebbe trattata bene e che avrebbe fatto tutto il possibile per farmi piacere; che se, al contrario, mi fossi intestardita a dire che la cosa era stata fatta mio malgrado, sarebbe stata fatta comunque, con la differenza che mi avrebbe reso la vita dura, che avrebbe vietato alla contessa di Beauvron di rivedermi per sempre, mi avrebbe rifiutato tutto ciò che gli avrei potuto chiedere, mi avrebbe fatto patire tutte le pene immaginabili, avrebbe fatto ogni genere di scena per offendermi, e che così mi avrebbe ben fatto vedere che era il padrone in casa sua.
A questo, risposi che non sapevo perché Monsieur volesse servirsi di offerte e minacce… ma preferisco dirvelo in francese: sarà più veloce che tradurlo in tedesco.
“Ho dunque risposto che non sapevo perché Monsieur volesse servirsi offerte e minacce; che sapeva bene che, quando si trattava di qualcosa che potesse fargli piacere, sarei stata la prima senza aspettare né domandare alcuna ricompensa, che doveva sapere da diverso tempo che non ero né interessata né timida; che, quando sapevo che qualche cosa poteva fargli piacere, mi ci adattavo anche non era di mio gusto; che, nell’affare presente, e del quale era questione, se non avessi che da guardare le giuste cause di lamentela che avevano contro M. d’Effiat, avrei sacrificato di buon cuore tutto il mio risentimento a Monsieur, se d’Effiat avesse peraltro delle qualità adatte per essere con mio figlio, per marcargli a quel punto gli sono sottomessa. Ma, siccome le ragioni che avevo, oltre al mio risentimento, erano fondate sulla mia coscienza e sulla gloria di mio figlio, non potevo sacrificare né una né l’altra. Quindi bisognava che Monsieur accettasse che io non dia mai il mio consenso ad una cosa che vedevo essere la perdita intera di mio figlio, e che non volevo che un giorno mio figlio mi potesse rinfacciare un giorno di avere sacrificato il suo bene per il mio interesse, ed ecco che cosa avevo da rispondere sulle belle promesse che mi facevano, e che e per le quali avevo tanto meno ripianti di quello che mi hanno ha d solito, rappacificandomi con i miei nemici, promesso delle meraviglie mai mantenute. Per quello che riguardava tutte le terribili minacce che Monsieur mi faceva fare, che da 18 anni mi aveva tanto abituato a soffrire senza averlo meritato, e ad essere disgustata in ogni cosa e a subire ogni sorta di scenate; che era da tanto che mi ero preparata per questo, e che nulla al riguardo poteva sorprendermi. Ma che in mezzo alle mie pene trovavo una grande consolazione che era che, come tutta la terra avrebbe visto che tutti i miei mali non venivano che da Mons. D’Effiat e dai suoi amici, che questo mi sarebbe servito da giustificazione per il passato, il presente e il futuro; che tutte le persone oneste sarebbero dalla mia parte e piangerebbero la mia sorte; che non mi è stato che troppo insegnato a sopportare la sfortuna, ma che non mi si insegnerà mai ad essere vile e a sacrificare mio figlio per i miei piaceri; che se, come mi si fa sapere, si impedirà ancora a M.me de Beauvron di vedermi, che questo segnerà a tutti che il capriccio solo e la cattiveria di d’Effiat l’aveva cacciata la prima volta, e così mostreranno loro stessi che tutte le supposizioni che aveva fatto a suo tempo contro me e lei erano false, e così invece che un male mi si farà del bene.
“Per quello che Monsieur fa notare tanto di voler essere padrone in casa sua, può ricordarsi che non sono io ad impedirglielo, e che questo è così vero che si sa bene che fa passare tutte le grazie della sua casa dalle mani di M. il cavaliere di Lorena, M.me de Grancey e M. d’Effiat, che sono più temuti, più onorati e rispettati di me; che tutti i domestici che circondano Monsieur sono delle loro creature; che la loro tirannia va fino ai miei domestici; che non sene fa entrare solo uno da me senza che sia obbligato a dare due o tremila pistole a quei signori; che così si vedeva bene che non avevo né credito né autorità, per conseguenza molto distante dall’essere la padrona; e che non avrei mai creduto che fosse fare la padrona, far notare a Monsieur, col rispetto che gli devo, i veri interessi di mio figlio, e di cercare di impedire che diventi un disonesto. Ma che sembrava che quelli che avevano più questo nome erano questi padroni, e che fanno sì che Monsieur prometta di vivere bene o male con sua moglie secondo come gli piace e può esser loro utile, che vogliono rendersi padroni anche dello spirito di suo figlio, in qualsiasi modo questo passa accadere, e pertanto è da loro che dovrebbe guardarsi e non da me, che in tutto ho sempre avuto una compiacenza cieca per Monsieur, e che lo sottolineavo bene non essendomi ancora lamentata che preferisse l’interesse di uno di questi domestici, uomo molto disonesto, alla mia tranquillità ed alla mia contentezza; che supplicavo Monsieur di risparmiarsi la pena di mandarmi tanti messaggi perché non potevo ripetere che le cose che avevo già detto.
L’indomani mi mandò il cancelliere; non da parte sua, ma per vedere se poteva persuadermi.
Il cancelliere Térat venne con al a sua dolcezza naturale e mi disse: “Madame, permettete che vi si parli di una cosa che fa gran rumore, e, siccome non si può essere veramente vostro servitore e non augurarsi la vostra tranquillità, trovereste giusto che vi si parlasse?” Gli dissi: “Finché vorrete, ma se non mi date delle ragioni migliori di quelle che mi hanno dato, avrò di che rispondervi”. Mi fece ancora un lungo preambolo, poi finì per dirmi che avrei tuttavia dovuto consentire acciocché d’Effiat diventasse governatore, perché Monsieur l’ha molto in mente. Risposi: “In verità, Monsieur Térat, dopo le proteste che mi avete appena fatto, non capisco perché mi vogliate consigliare di mettere mio figlio nelle mani del più vizioso tra tutti gli uomini. Volete renderlo liberale dandogli per governatore il più avaro e il più interessato di tutti gli uomini, stando a quello che Monsieur mi ha detto lui stesso tempo fa, e che non potrebbe negarmi? Volete che mio figlio sia attaccato a questi compiti, avendo da d’Effiat l’esempio del più debosciato degli umani? Volete renderlo onesto dandogli un bugiardo, ed un bugiardo cattivo che, con questi presupposti mi ha voluto intrappolare, e volete che, per ricompensa di tutti i mali che mi fa patire, mio figlio ne sia la vittima? Non è giusto”. Mi disse: “Ah! Madame, quando parlate così non si sa che cosa rispondere; ma vi prego di considerare che pur non avendo tutte le virtù, quando si è intelligenti come lo è M. d’Effiat, la si può insegnare ad un giovane principe, e non vedete molto spesso che le madri più dissolute allevare a meraviglia e loro figlie? Sanno evitare meglio di altre il male avendolo praticato”. Risposi: “Mi date un esempio che può confondere. Una vecchia madre dissoluta che poi voglia fare la pudica, non saprebbe che fare della figlia. Ma un cattivo e corrotto governatore saprebbe sempre che cosa fare del suo pupillo, e non desidero che mio figlio metta la tanto vantata virtù di M. d’Effiat alla prova, e se Monsieur mi volesse credere lascerebbe queste cose ad altri.”
Ecco come mi sono sbarazzata anche di quello lì. Poco dopo, il Re ha scelto per il Duca di Borgogna un governatore che è l’uomo più virtuoso del mondo. Con questa occasione, ho scritto a Sua Maestà di voler fare una scelta anche per mio figlio, ma non ho ricevuto nessuna risposta né verbale né scritta. Monsieur brontola un po’; ma faccio assolutamente come d’abitudine, come se non fosse successo nulla, e sono tanto gentile quanto mi è possibile. Mi stupisco che Monsieur non vi abbia scritto per domandare il vostro appoggio; credo tuttavia che non osi. Voi avrete sicuramente saputo che si accusa questo d’Effiat di avere dato alla defunta Madame un veleno che il Cavaliere di Lorena aveva inviato da Roma tramite Morel, a quel che si dice. Questa accusa, che sia vera o falsa, è ancora un altro bel titolo d’onore per affidargli mio figlio. Ma vi ho parlato così a lungo di questo affare, che dovete, credo, esserne assolutamente stufa. Lo sono anche io orribilmente; quindi risponderò un altro giorno alla vostra bella lettera. Per il momento, termino questa lunga epistola assicurandovi che, per quanto sfortunata i miei nemici possano farmi diventare, secondo le loro promesse, rimarrò fino alla morte la vostra umile, obbediente e del tutto devota nipote e servitrice. Devo pertanto dirvi ancora una cosa ben strana, è che tutti confessano che quest’uomo è molto vizioso, e che, nonostante ciò, vogliono che gli affidi mio figlio. Spero che voi avrete un po’ di pietà di me…
Un mese dopo Liselotte scriva a Sofia:
Saint-Cloud, 21 settembre 1689
[...] bisogna che sappiate il seguito della storia: ho parlato al re: Sua Maestà mi dice che sono pure menzogne pretendere che voglia avere d’Effiat come governatore di suo nipote, che ne ha al contrario distolto Monsieur per un anno intero. Gli ho risposto che pregavo molto umilmente Sua Maestà di avere ancora la bontà verso mio figlio di scegliere un uomo onesto per lui e di proporlo a Monsieur; cosa che il Re mi ha promesso… Il Re ha bisogno di Bethune e non potrà essere lui […]