La Cour Royale

Élisabeth-Charlotte von der Pfalz Simmern, Duchesse d'Orléans. Una cognata del Re Sole

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 28/12/2012, 10:03     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


Élisabeth-Charlotte von der Pfalz Simmern (Heidelberg, 27 maggio 1652 -Saint-Cloud, 8 dicembre 1722), Duchessa d'Orléans, era figlia dell’Elettore Palatino Karl Ludwig (1617-1680) e Charlotte di Hessen-Cassel (1627-1686).

Il suo nome è molto frequentemente riportato erroneamente, per lo più come Élisabeth-Charlotte di Baviera, altrettanto errato è l’appellativo comune di Principessa Palatina, che invece era il modo in cui in Francia era chiamata sua zia, Anna di Gonzaga di Clèves, moglie di suo zio Edoardo e figura estremamente intrigante durante la Fronda. Sul contratto di nozze figura il titolo di “Elisabeth-Charlotte, Princesse Electorale Palatine du Rhin”, e la confusione sul cognome deriva dalla sua appartenenza al ramo principale della famiglia dei Wittelsbach, che regnava sulla Baviera. A Corte le spettava il titolo di Madame, come moglie del primo Figlio di Francia, ma per tutto il suo parentado tedesco ha sempre portato il nomignolo di Liselotte.

Nella piccola ma colta corte di Heidelberg Liselotte fu allevata nella fede protestante, e in seguito al divorzio dei genitori si trasferì all’età di sei anni presso la zia Sofia, Duchessa di Hannover, con la quale avrà un rapporto molto intimo per tutta la vita. La zia le fece impartire una buona educazione, eminentemente umanista: Liselotte conosceva Montaigne e Rabelais, amava la libertà e la natura; del resto, non si sentì mai completamente a suo agio a Versailles, dove regnava un’etichetta rigida, tanto che Saint-Simon ci dice che con un orologio ed un almanacco si poteva sapere sempre dove fosse e che cosa stesse facendo il Re anche stando a cento miglia di distanza dalla Corte.

Fu la seconda moglie di Philippe de France, Duca d'Orléans, detto Monsieur, fratello minore di Luigi XIV, e vedovo di Henriette Anne Stuart dalla quale aveva avuto tre figli; le nozze furono celebrate il 21 novembre 1671. Da questo matrimonio nacquero tre figli, tra cui Philippe II d'Orléans (1674-1723), che ebbe la reggenza del regno di Francia durante la minore età di Luigi XV, ed Élisabeth-Charlotte (1676-1744), che sposò Leopoldo I duca di Lorena e fu all’origine del ramo degli Asburgo-Lorena nonché nonna materna di Maria Antonietta.

In via tra Heidelberg e Versailles si convertì al cattolicesimo, in una chiesa di Metz: è infatti impensabile che della famiglia di Sua Maestà Cristianissima, Luogotenente di Dio sulla Terra, possa far parte un protestante: la conversione di Madame fu un pro forma, lei continuò a leggere la sua bibbia in tedesco, e condivise nella corrispondenza diversi dubbi sulla religione; col tempo mal si abituò all’aria bigotta che la marchesa de Maintenon fece prendere alla Corte; per tutta la vita non si capaciterà mai di come le persone possano arrivare a distruggersi per dei punti che lei reputa minori. Il temperamento spontaneo e franco di Madame poco si adattava alla vita del cortigiano, intessuta di intrighi e di relazioni di puro interesse: questo la portò ad essere abbastanza schiva, e spesso derisa dalla nobiltà o vittima di soprusi ed incidenti anche da parte del suo stesso marito o del Re.

La vita matrimoniale di Madame è per così dire blanda: Monsieur è gay, la sua relazione con il Cavaliere di Lorena è notoria, e si sposa soltanto per dovere verso la Corona, al fine d’assicurare altri eredi al trono, in caso la malconcia discendenza di Luigi XIV dovesse estinguersi prima del Re, cosa che fu quasi sul punto di accadere quando ne morirono il figlio Luigi il Gran Delfino ed il nipote Luigi Duca di Borgogna, mentre il bisnipote -il futuro Luigi XV- si salvò miracolosamente dal vaiolo. Una volta esaurito il suo dovere dinastico, Monsieur decise di lasciare in pace Madame, cosa che rese felici entrambi, e di tornare ai suoi favoriti, cosa che preoccupò molto Madame, visto che il Cavaliere di Lorena aveva quasi certamente avvelenato la precedente Madame, e che un altro, il marchese d’Effiat, rischiava di diventare il precettore di suo figlio.

Il 26 maggio 1685 muore senza lasciare eredi il fratello di Liselotte, Karl II Ludwig del Palatinato. Luigi XIV fece appello ad una clausola del contratto di matrimonio della cognata, e reclamò a suo nome il Palatinato renano e le città di Oppenheim, Simmern, Kaiserslauten, Sponheim, dando così inizio alla Guerra della Grande Alleanza: in realtà l’obiettivo era già stato in passato di instaurare una sovranità francese nella zona, lasciando al defunto Karl Ludwig l’usufrutto delle sue terre. Questa faccenda influì notevolmente sull’umore di Madame e sui suoi rapporti con il Re; una buona parte dei territori palatini fu rasa al suolo, e per colmo dello smacco i francesi raccolsero i tributi a nome di Liselotte. Liselotte considerò sempre il maresciallo Vauban come il responsabile della morte di suo padre e di suo fratello.

Madame ha uno spirito vivo, indipendente e un senso della famiglia molto forte. Una volta libera dai doveri coniugali -scriverà in una delle sue lettere “Chissà se dopo diciannove anni si ritorna vergini?”- inizia una fitta e copiosa corrispondenza, in prevalenza coi suoi familiari palatini ma non solo: colta, intelligente e curiosa, segue lo svilupparsi delle idee de l suo tempo, e tra i suoi corrispondenti annovera Leibnitz.

Si stima abbia scritto circa 60000 lettere, delle quali circa metà in francese, il resto in tedesco; purtroppo non tutte sono state conservate, ad esempio ne restano circa 4000 in tedesco a Sofia di Hannover, circa 1400 in tedesco ai fratellastri e così via, e 849 in francese. Non è bella, e lo sa bene, ma è tuttavia di aspetto gradevole all’epoca del matrimonio, che però cambierà abbastanza in fretta, tanto che nel 1698 scriverà ai suoi fratellastri:

Essere belli non ha alcun valore, ed un bel viso fa in fretta a cambiare. Solo una buona indole va bene per ogni età, e Voi dovete proprio avermi dimenticata se non mi includete tra i brutti; brutta lo sono sempre stata, ogni giorno della mia vita ed ancor più adesso per via del vaiolo. La mia taglia, inoltre, è mostruosa, grassa al punto da essere quadrata come un cubo; la mia pelle è rossiccia e macchiata di giallo, i miei capelli cominciano già ad essere tutti grigi, occhi e fronte sono molto rotondi ed il naso è curvo come è sempre stato, ma tutto contornato da pustole così come le guance che sono anche pallide. Ho le gote grosse, i denti accavallati e la bocca anche è un po’ cambiata, essendo diventata più grande e grinzosa. Così è fatta la mia bella faccia

Liselotte rimane tedesca dentro, rimpiange la sua infanzia ad Heidelberg ed i crauti del suo paese, detesta la corte e l’etichetta, che per esempio le impedirà di andare a trovare la figlia partoriente data l’impossibilità di accordarsi sul tipo di trattamento che avrebbe dovuto ricevere; è una testimone attenta ed implacabile di vizi e virtù, denuncia a tutta l’Europa la depravazione dei costumi e l’imperio del bigottismo e della bigotta Maintenon, che nelle sue lettere tratta tranquillamente di “vecchia troia”, “pantocrate”, “vecchia rinsecchita del grand’uomo”, “porcheria”, “vecchia mona”. Madame non ha falsi pudori, non si fa problemi ad usare parole volgari, e ogni tanto troviamo qualche aneddoto pecoreccio sotto la sua penna, il cui culmine è la cosiddetta “Lettera delle porcherie”, citata anche dai Goncourt, che scrisse alla zia Sofia per spiegarle i disagi della vita a Fontainebleau (“Voi siete fortunata di poter andare a c... quando volete...”), cui la tanto aulica Sofia di Hannover rispose sullo stesso tono: “È un piacevole ragionamento di merda quello che fate...”; troviamo anche descrizioni e similitudini poco simpatiche per i bastardi di Luigi XIV e della marchesa di Montespan: il duca du Maine è “il monco”, il conte di Tolosa “il rospo” o “la cacca di topo”; la sorella di lui, che a gran detrimento Madame si ritrova per nuora, è “ uguale a un culo come due gocce d’acqua”.
Saint-Simon ci lascia un racconto memorabile di uno schiaffo che Madame diede al figlio Phlippe quando Luigi XIV ne annunciò il matrimonio, tanto forte da far rimbombare tutto l’appartamento di madame de Maintenon, dove avvenne la scena: Liselotte era troppo cosciente del suo rango e di quello del figlio per essere felice di vederlo abbassarsi a sposare la figlia di un duplice adulterio; madre attenta e sagace, rimprovera sempre al futuro reggente le frequentazioni equivoche e i comportamenti dissoluti, a maggior ragione perché conosce bene la sua intelligenza (“le Fate hanno fatto tutti i doni a mio figlio quand’è nato, tranne quello di saperne far buon uso”); le lettere -quasi tutte distrutte, purtroppo- a sua figlia in Lorena sono piene di consigli materni.

Madame morì nel 1722, avendo avuto la felicità di vedere il figlio divenire Reggente di Francia nonostante le macchinazioni della Maintenon per assegnare il ruolo dl duca du Maine.
Il giorno prima di morire disse a suo figlio Phlippe: “Piangete, figlio mio? Credevate fossi immortale? Non sapete che per i cristiani non ci si deve augurare di vivere che per imparare a morire?”. Si spense alle 3:30 dell’8 dicembre 1722. Riferiscono che “lo stesso giorno della morte di Madame vi fu un’eclissi di sole, dalle due fino alle quattro



Edited by Liselotte von der Pfalz - 16/11/2014, 00:36
 
Top
Reine Marie Caroline
view post Posted on 8/2/2013, 21:45     +1   -1




Mi sta troppo simpatica! Sboccatissima! XD
 
Top
view post Posted on 9/2/2013, 10:33     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


In realtà non era molto più sboccata degli altri, solo che ci faceva un po' più di chiasso attorno. Poi, con l'età, ci si è messo anche l'inacidimento progressivo e una sorta di ossessione, soprattuto nei confronti di m.me de maintenon, la Vecchia Mona (la vieille conne). Siamo molto lontani dalle vette di virtuosismo letterario di m.me de Sévigné, che per spiegare un momento di defaillance di suo figlio con non ricordo più quale donna disse "son dada demeura court à Lerida", riallacciandosi ai fatti di cronaca e alla battaglia di Lerida.
Ma la sua adorata zia Sofia, patrona e padrona di Leibnitz, adorava il turpiloquio, esattamente come il padre di Liselotte, l'elettore Karl Ludwig; sono riportati diversi episodi, oltre alle lettere stercorarie di zia e nipote: uno buffo vede i due fratelli a tavola che si scambiavano zozze amenità sussurandole all'orecchio della nipote ragazzina che andava a riportarlo dall'uno all'altra senza sapere -al quel tempo- che cosa significassero.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 5/11/2013, 21:14
 
Top
view post Posted on 30/3/2013, 16:35     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


E per la gioia dei più buoni, ecco a voi lo stato della Maison di Liselotte, che era lo stesso identico di quello di Madame Henriette:

• un primo elemosiniere,
• un elemosiniere ordinario,
• quattro elemosinieri,
• un confessore ed un predicatore ordinari,
• un cappellano ordinario,
• tre cappellani,
• quattro chierichetti,
• un sommier della cappella,
• un elemosiniere del commun,
• un confessore del commun,
• una sovrintendente della casa,
• una dama d’onore,
• una dame d’atour,
• una governante ed una sotto-governante delle damigelle d’onore,
• quattro damigelle d’onore,
• quattordici femmes de chambre,
• tre guardarobiere,
• una stiratrice (empeseuse),
• sei donne per servire le damigelle d’onore,
• un usciere di camera ordinario,
• una dozzina di uscieri di camera,
• quattro uscieri dell’anticamera,
• un valletto di camera ordinario,
• otto valletti di camera,
• tre garçons della camera,
• un primo medico,
• un medico ordinario della casa,
• un farmacista del corpo, del commun e della scuderia,
• un chirurgo del corpo,
• due chirurghi del commun,
• un maestro della guardaroba,
• un valletto della guardaroba ordinario,
• quattro valletti della guardaroba,
• due sarti,
• un porta mantello o porta guanti,
• un cavaliere d’onore,
• un primo maître d’hôtel,
• un maître d’hôtel ordinario,
• quattro maîtres d’hôtel,
• due controllori generali della maison e dell’argenteria,
• un gentiluomo servente ordinario,
• otto gentiluomini,
• quattro controllori d’ufficio,
• un controllore ordinario,
• quattro uscieri di sala,
• quattro capi della panetteria,
• i loro quattro aiuti,
• un sommier della panetteria,
• quattro capi cantinieri,
• i loro quattro aiuti
• un sommier della cantina (échansonnerie),
• un sommier della fruiterie,
• quattro uscieri dell’ufficio,
• quattro capi della fureria,
• i loro quattro aiuti,
• due porta tavole o sedie del corpo, o porta poltrona,
• due porta tavole del commun,
• due marescialli delle damigelle,
• due uscieri della sala delle damigelle,
• un valletto di camera o garçon delle damigelle,
• un guardamobili e gioielleria,
• due tappezzieri,
• un porta chaise d’affaires,
• due facchini della camera,
• due provveditori,
• due portalanterna, (falotier)
• una dozzina di fornitori ordinari,
• quattro marescialli d’alloggio,
• un primo scudiero,
• uno scudiero ordinario,
• quattro scudieri,
• sei paggi,
• due scudieri cavalcanti per montare i cavalli,
• un controllore generale della scuderia,
• un segretario generale,
• un intendente delle finanze della casa,
• sei segretari,
• due sollecitatori d’affari,
• un tesoriere generale della casa,
• dieci valletti,
• due porta mantello,
• un valletto delle damigelle,
• un cocchiere della carrozza del corpo,
• un postiglione,
• un cocchiere della seconda carrozza,
• il suo postiglione,
• un cocchiere della carrozza delle femmes de chambre,
• il suo postiglione,
• un mastro palafreniere ordinario,
• due portantini,
• due marescialli della forgia,
• un guardamobili delle scuderie,
• un carraio,
• due sarti,
• un sellaio,
• un chirurgo delle scuderie,
• un barbiere per i paggi,
• un maestro di danza dei paggi,
• un maestro schermidore,
• un governatore ordinario dei paggi,
• il loro elemosiniere ordinario e precettore,
• il loro valletto,
• un argentiere delle scuderie.

La dama d’onore aveva uno stipendio di 8000 livres, una cameriera ne guadagnava 30. Il totale annuo di spesa raggiungeva le 250000 livres.

Dettagli:
empeseuse, letteralmente è la donna che inamida la biancheria, l’ho tradotto con stiratrice.
sommier: io sapevo che era un pezzo del letto, ma scopro che ha altri svariati significati, tra cui un cavallo da soma che era destinato a portare i bagagli di un nobile, e per estensione il cofano che li conteneva. Ipotizzo che riferito ad una persona si intenda come il custode di tutto il ba-ta-clan che serve per lavorare.
Non ho tradotto commun, che indica l’insieme della servitù e dei suoi alloggi; e “corpo” è il suo complementare, cioè i nobili (o non solo loro) ed i loro alloggi.

 
Top
view post Posted on 6/4/2013, 22:46     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


Dalle Memorie della marchesa de Créquy ecco un racconto curioso:

[...] Nanon, l'importante e celebre Nanon, venne a dire qualche cosa all’orecchio della sua padrona, ed in quell’istante vedemmo arrivare Madame, vedova di Monsieur, fratello del Re, alla quale Mme de Maintenon fece portare una poltrona dopo essersi alzata per salutarla; Madame la attese a pié fermo, al suo posto, la ricevette con un’aria fredda e secca come il vento di Nord-Est, e non la riaccompagnò in alcun modo.
La Principessa era infagottata come una specie di Amazzone, con un corsetto maschile in tessuto gallonato su tutte le cuciture, con tanto di gonna assortita; portava una parrucca fatta in tre pezzi come quella del Re ed un cappello molto simile al suo, cappello che non alzò o tolse mentre ci faceva la riverenza, che del resto fece con molta puntualità ed agio. È giusto aggiungere che codesta villana Altezza Reale calzava degli stivaletti ed aveva in mano un frustino da cavallo.
Era mal tagliata, mal fatta e mal disposta verso tutto e contro tutti, aveva una figura che ricordava una mela: corta, larga e colorata; poco naso, niente mento, gli zigomi rossi, gli occhi neri ed animati senza la minima traccia di intelligenza: s’è vista la sua figura dovunque. Mme de Froulay chiese al Re il permesso di dire chi ero a Madame, che mi fece un saluto cameratesco e si mise a farmi domande sulla salute del Gran Priore de Froulay, di cui non avevo avuto ancora nessuna notizia: così io rimasi muta come una tinca, e Madame sostenne fino alla morte che ero più stupida di una carpa.
Probabilmente si prese anche il disturbo di scriverlo alle sue comari e cugine tedesche, e sarà sempre meno falso di quello che osava scrivere loro contro Mme de Maintenon, contro Madame la Duchessa de Borgogna, e perfino contro mia nonna che ha sempre molto maltrattato nella sua corrispondenza con le sue parenti di Hesse e di Mecklembourg.
Avrebbe voluto abbassare la Casa di Francia al livello dei suoi Conti Palatini; non parlava e non pensava che del Sacro Romano Impero Germanico, nel quale fosse piaciuto a Dio fosse rimasta per tutta la vita! Ne avremmo avuto in meno le contrarietà del Reggente e della sua trista progenie! Va rimarcato che in tutta la posterità di questa Bavarese non si trova una sola persona che non abbia causato danno o disonore alla Real Casa di Francia.
A partire da Ysabeau di Baviera è una famiglia tedesca con la quale i matrimoni sono sempre stati funesti per la monarchia francese.
Sempre a proposito della madre del Reggente posso dice che mangiava soltanto zuppa alla birra e bue salato, e che faceva largo uso di un certo intruglio di cavoli fermentati che si faceva spedire da Palatinato, e che ogni volta che se lo faceva servire esalava un odore pessimo in tutto l’appartamento del castello dove abitava. Lo chiamava Schaucraout, e siccome voleva farlo assaggiare a tutti quelli che andavano a vederla mangiare c’era sempre un fuggi-fuggi. Ne faceva una specie di persecuzione patriottica e ci metteva tutta la vanità possibile ed immaginabile.
Nonostante ciò che scriveva contro mia nonna le faceva delle cortesie -dalle quali la nonna non si faceva certo giocare- ed arrivava al punto di tenerla a ogni tanto a cenare con lei: faceva servire delle pere secche [poires tapées, NdMauro] e delle prugne cotte in fricassea con lardo e cipolle, insalate con pezzi di aringa cruda, porri crudi e mele condite con olio e mostarda; degli intrugli di lumache che si faceva arrivare dalla Baviera, e posso affermare che aveva l’abitudine di spolverare le fette di melone che mangiava con del tabacco di Spagna. Le facevano anche delle confetture di pastinaca con vino rosso e miele; e se dopo una cena di questa portata uno si fosse sentito male, aveva della conserva di mummia pronta all’uso. Nulla era più salutare dell’uso della mummia, Madame non si stancava mai di decantarne i buoni effetti e, per inciso, se ne mette molta nella teriaca, a quanto mi ha detto sempre mio padre. […]

N.B.: la "mummia" cui si riferisce la Créquy è in realtà bitume, che era un ingrediente della farmacopea antica.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 5/11/2013, 20:55
 
Top
view post Posted on 7/4/2013, 08:39     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


Marly, 6 Maggio 1700



[…] Mi ricordo che si stava cambiando una porta nella mia camera ad Heidelberg, e che per questa ragione il mio letto e quello della Kolbin erano stati messi nella stanza adiacente a quella delle mie damigelle. La Kolbin mi aveva proibito di andare di notte nella stanza delle damigelle, ed io avevo promesso che non ne avrei varcato la soglia.
Non appena si fu coricata le damigelle aprirono la porta e mi posarono un piatto di insalata di patate e speck sulla soglia. Feci finta di raccogliere un fazzoletto che mi era caduto, presi il piatto ed andai alla finestra. Avevo appena mandato giù tre bei bocconi che spararono un colpo dal cannone che era sulla terrazza sotto la mia finestra, perché in città era scoppiato un incendio. La Kolbin, che teme il fuoco oltre misura, salta da letto ed io, per paura d’essere sorpresa in flagrante delitto, butto il tovagliolo con il piatto dell'insalata dalla finestra. Non avevo più nulla per ripulirmi la bocca. Sento dei passi che salgono la scala di legno: è il nostro defunto padre l’Elettore che viene in camera mia per vedere dove fosse l’incendio. Vedendomi con la bocca ed il mento tutti unti s’è messo a bestemmiare: “Sacramento, Liselotte, credo che vi ungiate il muso!”. Dissi: “È solo della pomata per le mie labbra screpolate”. Papà disse: “Ma siete sporca”. Scoppiai a ridere, e tutti quelli che erano con lui cedettero che fossi impazzita. Anche la Rogravia era salita, e passò attraverso la stanza delle damigelle. Uscì dicendo “Ah, c’è puzza di patate e speck qui dentro!”. L’Elettore capì il gioco e disse: “Ecco la vostra pomata, Liselotte!”. Vedendolo di buon umore confessai il fatto. L’Elettore non fece che ridere, ma la Kolbin me la rinfacciò per molto tempo. Ecco una storia molto vecchia […]


Nella versione tedesca della lettera si parla di specksalat, insalata di patate e speck; curiosamente la traduzione francese dice choux au lard, cavoli col lardo. Mistero, ma la specksalat è un piatto tipico della zona.


La Kolbin è Usrula Marie Kolb von Wartenberg, che fu la governate di Liselotte dal 1° dicembre 1633 fino a quando non lasciò Heidelberg per sposare Monsieur; la Rogravia è la seconda moglie del padre, Louise von Degenfeld.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 5/11/2013, 20:55
 
Top
Cartaphilus
view post Posted on 7/4/2013, 12:37     +1   -1




Aringa... Specksalat... Ho l'acquolina in bocca!

Ma insomma, quanto ci hanno messo i francesi ad accettare la choucroute? E chi gli ha fatto finalmente capire che è buonissima?
 
Top
view post Posted on 7/4/2013, 12:44     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


Non avrei idea, e soprattutto non arrivo a capire se la odiavano solo perché era tedesca o se non gli piaceva e basta
 
Top
view post Posted on 6/1/2014, 14:40     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


10 dicembre 1689, A Sofia di Hannover, riferendosi a m.me de Maintenon

"[...] Non credo si possa trovare al mondo un diavolo più cattivo di lei, con tutta la sua devozione e la sua ipocrisia. Mi accorgo che fa dire la verità a quel vecchio proverbio tedesco: dove il diavolo non può arrivare manda una vecchia. Tutti i mali vengono da quella vecchia mona […]"

Il 4 dicembre Dangeau nota nel suo giornale: “[…] il Re ha dato a Monseigneur 2000 pistole per le strenne, altrettante a Madame la Delfina e a Monsieur; […] Madame non ha avuto nulla […]”

Zia Sofia e zio Ernesto Augusto le rimproveravano di scrivere troppo liberamente, mettendola in guardia per quanto possibile, ma Liselotte, brava donna e tanto cara, non ha mai avuto in sorte l’istinto del diplomatico, e l’ha pagata cara perché il cabinet noir mandava al Re ed alla vecchia gli estratti più interessanti della sua corrispondenza.
 
Top
view post Posted on 2/2/2014, 21:51     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


Dai Mèmoires di Mademoiselle de Montopensier:



[...] Il marchese de Béthune andò in Germania per negoziare il matrimonio di Monsieur con la figlia dell’elettore palatino. La principessa palatina aveva condotto le trattative. L’agente dell’Elettore venne a Versailles da solo, per assistere alla lettura del contratto di matrimonio. La regina andò nella stanza del Re, dove si trovava Monsieur con delle altre persone, che non era molta gente, e questa cerimonia si fece senza che ve ne fosse alcuna. La principessa palatina era in Germania, essendo andata a prendere la principessa. L’elettore suo padre la portò fino a Strasburgo, e la principessa palatina la portò a Metz in carrozza, dove trovò quella che Monsieur le aveva inviato. La principessa palatina aveva portato anche il padre Jourdan, gesuita, per convertirla al cattolicesimo. Il Re e Monsieur non volevano il matrimonio che a questa condizione, l’elettore acconsentì a che venisse catechizzata. Il bravo padre vi riuscì molto bene. Il giorno dopo l’arrivo a Metz abiurò l’eresia tra le mani di M. il vescovo di Metz, che era stato fino a poco tempo prima arcivescovo d’Embrun, del quale ho parlato, della famiglia de La Feuillade. Fece immediatamente comunione e fu sposata; era stata confessata per la prima volta quello stesso giorno; sono molte cose per un giorno solo. Il Maresciallo du Plessis la sposò. Fu inviato un corriere a Monsieur, che l’andò a ricevere a Châlons. [...]

Edited by Liselotte von der Pfalz - 13/12/2014, 18:41
 
Top
view post Posted on 14/5/2014, 20:20     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:



Queste due lettere che Madame scrive a zia Sofia descrivono la lotta avvenuta tra Liselotte e il marito per la scelta del gouverneur del loro figlio Philippe, il futuro Reggente.

L’edizione del Mercure de France non adatta il francese del XVIIImo ai tempi nostri, Madame semina punteggiature come se stesse annaffiando l'insalata nell'orto e, soprattuto, le parti che lei scive in francese nella lettera sono state messe nel libro pari pari, con tutti i suoi babarismi: scrive j’ores per j’aurais, asteur per à cette heure, pressante per présente, Desfiat per d’Effiat e così via.

Ho tradotto letteralmente, come al solito, senza modificare in nessun modo la punteggiatura molto fantasista di Liselotte o la sua garibaldina consecutio temporum.

La parte in colore diverso, invece, è quella che compare anche nell’edizione italiana della Sellerio della corrispondenza: i tagli sono paurosi (già quelle del Mercure sono un po’ amputicchiate), e noto che in altre lettere riguardano le cose più piccanti e divertenti, come le battute sull’omosessualità dei gesuiti.


A Sofia di Hanover

Versailles, 26 agosto 1689

[…] Per venire infine al soggetto della mia lettera, devo dire che il partito dei miei nemici ha messo in testa a Monsieur di fare del suo gran scudiero il governatore di mio figlio. Ora, siccome io so, come tutta la Francia che quest’uomo è un farabutto dei più disprezzabili e depravati del mondo, ho pregato Monsieur di dare a mio figlio un altro governatore, ed ecco le ragioni che ho addotto: “Mi sembra che non sarebbe un onore per mio figlio se si potesse pensare che è la maîtresse di d’Effiat, poiché è certo che non c’è più gran sodomita di lui in tutta la Francia; sarebbe, a mio avviso, un pessimo inizio per un giovane principe come mio figlio, cominciare la propria vita tra le più orrende dissolutezze del mondo”. A queste cose Monsieur mi rispose: “Devo confessare che in effetti d’Effiat è stato un corrotto ed amava i ragazzi, ma già da diversi anni si era corretto da questo brutto vizio.” “Pertanto, dissi allora a Monsieur, solo pochi anni fa un giovane e bel Tedesco che era qui, mi aveva fatto le sue scuse per il fatto di non venirmi a trovare tanto spesso quanto gli sarebbe piaciuto, perché d’Effiat lo tormentava troppo quando veniva al Palais Royal. D’Effiat non si è dunque corretto da così tanto tempo come lo pretendono i suoi amici. Ma, supponendo che sia rimasto qualche anno senza darsi al vizio, al quale la sua inclinazione lo porta, non credo si debba affidargli il mio unico figlio per metterlo alla prova, per vedere se il signor gran scudiero abbia rinunciato o no ai suoi paggi. Quanto a quelli che ignorano la conversione di d’Effiat, devono considerarlo come un uomo corrotto e perduto nei vizi, e questo di darebbe una pessima reputazione. Per finire, mi pare strano che si voglia dare per governatore a mio figlio un farabutto che, circa due anni fa, senza il minimo rispetto né per voi né per me ha messo nei guaio una delle mie damigelle e l’ha fatta partorire qui, nientemeno che a palazzo; un uomo che ha sempre la sua camera al Palais Royal piena di puttane e ragazzi. Darebbe davvero dei begli esempi a mio figlio! Ma ho anche delle altre ragioni per pregarvi di non affidarglielo. D’Effiat è il più grande nemico che abbia in tutta la Francia: vi dovreste ricordare che vi ho già chiaramente fatto vedere tutte le chiacchiere menzognere che ha propalato sul mio conto, e per le quali mi è venuto a domandare perdono in ginocchio, in vostra presenza. Nulla al mondo mi potrebbe essere quindi più penoso che vedere il mio unico figlio diventare la ricompensa di tutto il male che mi ha fatto questo infame che ha cercato di togliermi l’onore e di attirarmi da parte vostra un odio eterno; e non è altro che l’odio che io debbo attendermi da mio unico figlio, se avrà un governatore come quello. Voi siete il mio signore e il mio padrone, e potete mettere mio figlio nelle mani di chi vi piacerà, ma mai finché avrò vita d’Effiat avrà la mia approvazione o il mio consenso.
Se tuttavia la mia sfortuna vuole che si dia questo governatore a mio figlio, non si dovrà vedere del male se mi scuserò agli occhi di tutti, e che faccia sapere ovunque che è stato fatto contro il mio desiderio.”
Monsieur iniziò a dirmi che M.me de Maintenon aveva molto apprezzato questa scelta, e che vi aveva fatto consentire il Re. “Ebbene!, gli risposi, è un cattivo segno per voi e per mio figlio, perché se Sua Maestà approva che cada in tali mani è che non si preoccupa più di lui, dato che il Re conosce bene tutti i vizi di d’Effiat,e che me ne ha parlato spesso (è la verità). Quanto all’approvazione di M.me de Maintenon, voi dovreste, in questa circostanza, considerarla sospetta, poiché l’affezione che porta a M. du Maine, che ha allevato ed ama come se fosse figlio suo, è abbastanza grande per farle desiderare che sorpassi mio figlio in virtù, e di conseguenza deve consentire volentieri a che lui abbia d’Effiat per governatore. Questo dovrebbe aprirvi gli occhi e farvi capire quanto poco un tale governatore convenga a vostro figlio.”
Quando d’Effiat vide che gli facevo un’opposizione così violenta, cominciò dicendo che non voleva saperne di quel posto; ma poi ebbe a pentirsene e lo ricercò più che mai. Monsieur mi aveva già fatto dire, con un erto dispetto, che d’Effiat non voleva più essere governatore e che era per questo che non lo sarebbe stato, non certo a causa mia. Risposi ridendo che Monsieur mi risparmiasse, per cortesia, la pena di ringraziarlo, ma che sarei così contenta che mio figlio non cadesse tra le mani di un uomo così disonesto che credevo di non poter fare a meno di ringraziare non soltanto Monsieur, ma d’Effiat in persona.
La sera stessa, ero di buon umore e contavo che tutto sarebbe andato bene, quando mi inviarono il confessore di Monsieur, e, nel momento in cui stavo partendo per Parigi, la contessa di Beauvron mi disse che Monsieur le aveva mandato il suo cancelliere per farmi delle proposte. Visto che erano sempre le stesse, vi dico che cosa mi faceva proporre il cancelliere e quale fu la mia risposta. C’è comunque la differenza che la l’ambasciata del confessore non era così brutale come il messaggio che mi trasmetteva la contessa di Beauvron. Il buon gesuita aveva addolcito la cosa a suo modo? Non lo so, ma sono portata a crederlo, perché, in fondo, la sua domanda era assolutamente la stessa del cancelliere. Tramite quest’ultimo, Monsieur mi fece dire che aveva deciso definitivamente di nominare d’Effiat governatore, che consentissi o meno; che di conseguenza avrei fatto bene a rassegnarmici; che, se lo avessi fatto di buon grado, mi avrebbe fatto dare una carta bianca sulla quale avrei potuto scrivere qualunque cosa desiderassi; che avrebbe rivisto anche la contessa di Beauvron, e che l’avrebbe trattata bene e che avrebbe fatto tutto il possibile per farmi piacere; che se, al contrario, mi fossi intestardita a dire che la cosa era stata fatta mio malgrado, sarebbe stata fatta comunque, con la differenza che mi avrebbe reso la vita dura, che avrebbe vietato alla contessa di Beauvron di rivedermi per sempre, mi avrebbe rifiutato tutto ciò che gli avrei potuto chiedere, mi avrebbe fatto patire tutte le pene immaginabili, avrebbe fatto ogni genere di scena per offendermi, e che così mi avrebbe ben fatto vedere che era il padrone in casa sua.
A questo, risposi che non sapevo perché Monsieur volesse servirsi di offerte e minacce… ma preferisco dirvelo in francese: sarà più veloce che tradurlo in tedesco.
“Ho dunque risposto che non sapevo perché Monsieur volesse servirsi offerte e minacce; che sapeva bene che, quando si trattava di qualcosa che potesse fargli piacere, sarei stata la prima senza aspettare né domandare alcuna ricompensa, che doveva sapere da diverso tempo che non ero né interessata né timida; che, quando sapevo che qualche cosa poteva fargli piacere, mi ci adattavo anche non era di mio gusto; che, nell’affare presente, e del quale era questione, se non avessi che da guardare le giuste cause di lamentela che avevano contro M. d’Effiat, avrei sacrificato di buon cuore tutto il mio risentimento a Monsieur, se d’Effiat avesse peraltro delle qualità adatte per essere con mio figlio, per marcargli a quel punto gli sono sottomessa. Ma, siccome le ragioni che avevo, oltre al mio risentimento, erano fondate sulla mia coscienza e sulla gloria di mio figlio, non potevo sacrificare né una né l’altra. Quindi bisognava che Monsieur accettasse che io non dia mai il mio consenso ad una cosa che vedevo essere la perdita intera di mio figlio, e che non volevo che un giorno mio figlio mi potesse rinfacciare un giorno di avere sacrificato il suo bene per il mio interesse, ed ecco che cosa avevo da rispondere sulle belle promesse che mi facevano, e che e per le quali avevo tanto meno ripianti di quello che mi hanno ha d solito, rappacificandomi con i miei nemici, promesso delle meraviglie mai mantenute. Per quello che riguardava tutte le terribili minacce che Monsieur mi faceva fare, che da 18 anni mi aveva tanto abituato a soffrire senza averlo meritato, e ad essere disgustata in ogni cosa e a subire ogni sorta di scenate; che era da tanto che mi ero preparata per questo, e che nulla al riguardo poteva sorprendermi. Ma che in mezzo alle mie pene trovavo una grande consolazione che era che, come tutta la terra avrebbe visto che tutti i miei mali non venivano che da Mons. D’Effiat e dai suoi amici, che questo mi sarebbe servito da giustificazione per il passato, il presente e il futuro; che tutte le persone oneste sarebbero dalla mia parte e piangerebbero la mia sorte; che non mi è stato che troppo insegnato a sopportare la sfortuna, ma che non mi si insegnerà mai ad essere vile e a sacrificare mio figlio per i miei piaceri; che se, come mi si fa sapere, si impedirà ancora a M.me de Beauvron di vedermi, che questo segnerà a tutti che il capriccio solo e la cattiveria di d’Effiat l’aveva cacciata la prima volta, e così mostreranno loro stessi che tutte le supposizioni che aveva fatto a suo tempo contro me e lei erano false, e così invece che un male mi si farà del bene.
“Per quello che Monsieur fa notare tanto di voler essere padrone in casa sua, può ricordarsi che non sono io ad impedirglielo, e che questo è così vero che si sa bene che fa passare tutte le grazie della sua casa dalle mani di M. il cavaliere di Lorena, M.me de Grancey e M. d’Effiat, che sono più temuti, più onorati e rispettati di me; che tutti i domestici che circondano Monsieur sono delle loro creature; che la loro tirannia va fino ai miei domestici; che non sene fa entrare solo uno da me senza che sia obbligato a dare due o tremila pistole a quei signori; che così si vedeva bene che non avevo né credito né autorità, per conseguenza molto distante dall’essere la padrona; e che non avrei mai creduto che fosse fare la padrona, far notare a Monsieur, col rispetto che gli devo, i veri interessi di mio figlio, e di cercare di impedire che diventi un disonesto. Ma che sembrava che quelli che avevano più questo nome erano questi padroni, e che fanno sì che Monsieur prometta di vivere bene o male con sua moglie secondo come gli piace e può esser loro utile, che vogliono rendersi padroni anche dello spirito di suo figlio, in qualsiasi modo questo passa accadere, e pertanto è da loro che dovrebbe guardarsi e non da me, che in tutto ho sempre avuto una compiacenza cieca per Monsieur, e che lo sottolineavo bene non essendomi ancora lamentata che preferisse l’interesse di uno di questi domestici, uomo molto disonesto, alla mia tranquillità ed alla mia contentezza; che supplicavo Monsieur di risparmiarsi la pena di mandarmi tanti messaggi perché non potevo ripetere che le cose che avevo già detto.
L’indomani mi mandò il cancelliere; non da parte sua, ma per vedere se poteva persuadermi.
Il cancelliere Térat venne con al a sua dolcezza naturale e mi disse: “Madame, permettete che vi si parli di una cosa che fa gran rumore, e, siccome non si può essere veramente vostro servitore e non augurarsi la vostra tranquillità, trovereste giusto che vi si parlasse?” Gli dissi: “Finché vorrete, ma se non mi date delle ragioni migliori di quelle che mi hanno dato, avrò di che rispondervi”. Mi fece ancora un lungo preambolo, poi finì per dirmi che avrei tuttavia dovuto consentire acciocché d’Effiat diventasse governatore, perché Monsieur l’ha molto in mente. Risposi: “In verità, Monsieur Térat, dopo le proteste che mi avete appena fatto, non capisco perché mi vogliate consigliare di mettere mio figlio nelle mani del più vizioso tra tutti gli uomini. Volete renderlo liberale dandogli per governatore il più avaro e il più interessato di tutti gli uomini, stando a quello che Monsieur mi ha detto lui stesso tempo fa, e che non potrebbe negarmi? Volete che mio figlio sia attaccato a questi compiti, avendo da d’Effiat l’esempio del più debosciato degli umani? Volete renderlo onesto dandogli un bugiardo, ed un bugiardo cattivo che, con questi presupposti mi ha voluto intrappolare, e volete che, per ricompensa di tutti i mali che mi fa patire, mio figlio ne sia la vittima? Non è giusto”. Mi disse: “Ah! Madame, quando parlate così non si sa che cosa rispondere; ma vi prego di considerare che pur non avendo tutte le virtù, quando si è intelligenti come lo è M. d’Effiat, la si può insegnare ad un giovane principe, e non vedete molto spesso che le madri più dissolute allevare a meraviglia e loro figlie? Sanno evitare meglio di altre il male avendolo praticato”. Risposi: “Mi date un esempio che può confondere. Una vecchia madre dissoluta che poi voglia fare la pudica, non saprebbe che fare della figlia. Ma un cattivo e corrotto governatore saprebbe sempre che cosa fare del suo pupillo, e non desidero che mio figlio metta la tanto vantata virtù di M. d’Effiat alla prova, e se Monsieur mi volesse credere lascerebbe queste cose ad altri.”
Ecco come mi sono sbarazzata anche di quello lì. Poco dopo, il Re ha scelto per il Duca di Borgogna un governatore che è l’uomo più virtuoso del mondo. Con questa occasione, ho scritto a Sua Maestà di voler fare una scelta anche per mio figlio, ma non ho ricevuto nessuna risposta né verbale né scritta. Monsieur brontola un po’; ma faccio assolutamente come d’abitudine, come se non fosse successo nulla, e sono tanto gentile quanto mi è possibile. Mi stupisco che Monsieur non vi abbia scritto per domandare il vostro appoggio; credo tuttavia che non osi. Voi avrete sicuramente saputo che si accusa questo d’Effiat di avere dato alla defunta Madame un veleno che il Cavaliere di Lorena aveva inviato da Roma tramite Morel, a quel che si dice. Questa accusa, che sia vera o falsa, è ancora un altro bel titolo d’onore per affidargli mio figlio. Ma vi ho parlato così a lungo di questo affare, che dovete, credo, esserne assolutamente stufa. Lo sono anche io orribilmente; quindi risponderò un altro giorno alla vostra bella lettera. Per il momento, termino questa lunga epistola assicurandovi che, per quanto sfortunata i miei nemici possano farmi diventare, secondo le loro promesse, rimarrò fino alla morte la vostra umile, obbediente e del tutto devota nipote e servitrice. Devo pertanto dirvi ancora una cosa ben strana, è che tutti confessano che quest’uomo è molto vizioso, e che, nonostante ciò, vogliono che gli affidi mio figlio. Spero che voi avrete un po’ di pietà di me…

Un mese dopo Liselotte scriva a Sofia:

Saint-Cloud, 21 settembre 1689

[...] bisogna che sappiate il seguito della storia: ho parlato al re: Sua Maestà mi dice che sono pure menzogne pretendere che voglia avere d’Effiat come governatore di suo nipote, che ne ha al contrario distolto Monsieur per un anno intero. Gli ho risposto che pregavo molto umilmente Sua Maestà di avere ancora la bontà verso mio figlio di scegliere un uomo onesto per lui e di proporlo a Monsieur; cosa che il Re mi ha promesso… Il Re ha bisogno di Bethune e non potrà essere lui […]

 
Top
view post Posted on 2/6/2014, 15:34     +1   -1
Avatar

Partecipante

Group:
Administrator
Posts:
240
Reputation:
0
Location:
Bardolino (VR)

Status:


A Sofia di Hannover, gennaio 1693 (Arvéde Barine la indica come 18 gennaio, Dirk Van der Cruysse la riferisce al capodanno del 1693).



“[…] Non posso impedirmi di raccontare a Vostra Altezza un bel dialogo che Monsieur ed io abbiamo avuto recentemente; vorrei che questo facesse ridere V. A. di buon cuore come i miei due figli. Eravamo tutti e quattro soli qui nel mio studio dopo cena […]. Monsieur, che non ci trova abbastanza di buona compagnia per parlare con noi, lasciò andare dopo un lungo silenzio un gran peto met Verlöff, met Verlöff, si girò verso di me e disse: “Che cos’è questo, Madame?” Gli girai la schiena, lasciai un peto sullo stesso tono, e dissi: “È questo, Monsieur”. Mio figlio disse: “Se non è che per questo, ne ho tanta voglia quanto Monsieur e Madame”, e ne lanciò uno di tonitruante. Scoppiammo tutti a ridere, e lasciammo assieme lo studio. Sono delle conversazioni principesche, come può notare V. A. Se dei curiosi aprono le mie lettere offro questo incenso in regalo al primo che apre e legge questa lettera prima di V. A. [...]”
 
Top
Cartaphilus
view post Posted on 2/6/2014, 16:51     +1   -1




Puro Bergman... :lol:
 
Top
12 replies since 28/12/2012, 10:03   1910 views
  Share