La Cour Royale

François-Joachim de Pierre, cardinale de Bernis

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view post Posted on 16/3/2013, 20:24     +1   -1
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François-Joachim de Pierre de Bernis nasce a Saint-Marcel-d'Ardèche il 22 maggio 1715 da una famiglia di vecchia nobiltà, al momento della sua nascita molto decaduta, e non essendo il primogenito fu avviato alla carriera ecclesiastica: entrò al seminario di Saint-Sulpice dopo aver studiato al collegio Louis-le-Grand, a Parigi.

Ambizioso e malinconico, dice di sé nei suoi Mémoires:

“[…] Sono nato eccessivamente sensibile; la mia situazione mi umiliava, ne divoravo l’amarezza ma sapevo bene che un viso triste interessa per poco tempo e stanca presto. Ebbi la forza di tenere le mie preoccupazioni per me, e di non far brillare davanti agli altri che la mia immaginazione e la mia allegria […]”

Grazie alla sua inclinazione per la letteratura e la poesia entrò a soli 29 anni (nel 1744) nell'Académie française e pubblicò le sue poesie fino alla bella età di 35 anni; il suo amico Voltaire ci dice che il suo stile poetico era molto lezioso, ma il successo di pubblico fu vasto e le raccolte furono pubblicate a più riprese in ben undici edizioni. Voltaire gli appiccicò anche il nomignolo di Babet la bouquetière o di Belle Babet.

Fu grazie alle sue poesie che strinse diverse amicizie importanti, specialmente con una certa signora Lenormant d’Etiolles, più nota col titolo di marchesa di Pompadour, favorita praticamente onnipotente di Luigi XV. L’amicizia della marchesa fu per Bernis la svolta della vita: giusto per iniziare gli piovvero dal cielo, o quasi, un appartamento alle Tuileries ed una pensione di 1500 livres.

Nel 1752 chiese un’ambasciata: Luigi XV gli propose la Polonia, Bernis rifiutò e gli fu assegnata Venezia, che lui vide come un ripiego “[…] non ero molto da temere a Venezia, e la cosa peggiore che mi potesse succedere era di esservi dimenticato […]”: la Serenissima Repubblica di Venezia non era più all’epoca un posto particolarmente importante, ma la vita era fastosa e brillante, con il suo carnevale e le sue donnine allegre. E il nostro abatone teneva banco, conduceva una vita estremamente brillante, il suo cuoco era rinomato, e se tutta l’Europa andava a Venezia per divertirsi, quelli che contavano erano invitati dall’ambasciatore di Francia. È anche vero che Bernis uno stile di vita godereccio e gaudente in ogni momento della sua esistenza, ma c’era una buona parte di calcolo e convenienza in tutto ciò: “[…] quando i miei amici mi facevano notare che spendevo troppo rispondevo loro che investivo il mio denaro a fondo perduto con un interesse molto conveniente. Vedrete che ne avrò un ritorno, come abbazie e dignità […]”.
Si informava, aveva spie che facevano doppio e triplo gioco, il suo favore crebbe. Divenne anche amico di Giacomo Casanova (che nella sua Histoire ne traccia un ritratto vivissimo), incontrandolo di nuovo a Parigi dopo il suo rientro nella capitale. Sempre durante quei tre anni contese a Casanova i favori di una monaca di Murano, “esprit fot, libertine et joyeuse”.
C’è una netta discrepanza tra l’immagine di sé che Bernis ci dà nei suoi Mémoires, quella di un esempio di virtù, modesto e morigerato, e l’immagine che invece ci tramanda Casanova nei suoi scritti, secondo cui il nostro cardinale era gaudente maialine libertino. Casanova ci può avere messo del suo, ma proprio perché non era un santo viene più facile credere a lui, le cui affermazioni sono corroborate dalla fama che Bernis aveva presso svariati suoi contemporanei.

Di ritorno in Francia entrò a far parte dei consiglieri del re Luigi XV, ammesso al Secret Du Roi. Sempre assiduamente seguito dalla Pompadour diresse, pur con delle riserve iniziali, i negoziati col conte di conte de Staremberg che portarono al cosiddetto "rovesciamento delle alleanze" che sfociò, con il Trattato di Versailles del 1756, all'alleanza della Francia con l'Austria per far fronte all'aggressivo militarismo prussiano e all'espansionismo imperialistico inglese.
Il duca di Choiseul fu nominato ambasciatore a Vienna, e vi acconsenti solo a condizione che Bernis fosse nominato segretario di Stato agli affari esteri. Disinteresse ed amicizia di Choiseul? Ma nemmeno per sogno! Semplicemente, in un periodo del genere un ministero come quello poteva essere pericoloso, quindi meglio avere a che fare con un amico.
La sua azione, tendente a mantenere un equilibrio pacifico in Europa, fu però vanificata dall'attacco prussiano all'Austria con il conseguente inizio della guerra dei sette anni. Il 2 gennaio 1757 divenne ministro di Stato, e il 29 giugno divenne ministro degli esteri, ed ebbe l’abbazia di Trois-Fontaines, dell’ordine dei Cistercensi; Bernis godeva in quel periodo di circa 40000 livres di rendita. Il trattato di Versailles trascinò la Francia in guerra, con esiti catastrofici a dir poco. Bernis si offrì di risolvere la crisi e chiese la nomina a Primo Ministro, ma Luigi XV rifiutò; allora chiese lo zucchetto cardinalizio per essere, per lo meno sul piano dell’etichetta, il primo dei ministri. Il re accettò, poco prima della disfatta di Rossbach (avvenuta nel novembre 1757). Il 2 ottobre 1757 fu nominato da Clemente XIII cardinale titolare di San Silvestro in Capite. Dieci giorni dopo dette le dimissioni da ministro degli esteri, indicando come successore il duca di Choiseul che verrà infatti nominato il 3 dicembre. Il 25 novembre ricevette il cappello cardinalizio dalle mani del re in cui lui, il pacifico, il conciliatore, sembrava arrivare alle vette del potere… invece, sorpresa, dopo due settimane ricevette una lettre de cachet che gli intimava di ritirarsi nella sua residenza di Vic-sur-Aisne e di non uscirne più.
Il motivo del suo allontanamento è da ricercare in un conflitto con la potentissima Pompadour che non aveva apprezzato per nulla la sua politica di "buon senso" tesa a far uscire in qualche modo la Francia dalla pericolosissima situazione che si era venuta a creare in seguito alle sorti della guerra.
I fatti successivi dimostrarono la ragionevolezza del cardinale e l'errore strategico di una politica troppo rigida che condusse il paese a riportare danni enormi, tra cui la perdita di colonie importantissime, quali il Canada, e l'avvento dell'indiscusso predominio sui mari della corona inglese.

Esiliato, Bernis si dedicò alla composizione dei Mémoires dettati alla nipote, la marchesa di Puy-Montbrun. L'opera, importantissima per la comprensione delle vicende storiche alle quali il cardinale aveva partecipato, si ferma al 1758, in quanto l'autore la interruppe nel 1769 allorché partì per partecipare al conclave indetto alla morte del papa Clemente XIII.
Nel 1764 fu nominato vescovo di Albi, fece piantare dei vigneti, aprire delle strade, si diede alle opere caritatevoli e si rivelò un eccellente amministratore. Grazie ai numerosi benefici ecclesiastici poté ancora mantenere lo stile di vita cui era abituato.

Alla morte di papa Clemente XIII fu convocato il conclave, e Bernis partì per Roma. Non come semplice principe della Chiesa, ma come incaricato del Re di Francia -e di Choiseul- con la segreta missione di far eleggere un papa avversario dei gesuiti: riuscì pienamente nel suo intento con l’ascesa al trono di Pietro di Clemente XIV che sciolse nel 1773 la Compagnia di Gesù, la quale versava già in cattive acque essendo stata interdetta tanto in Spagna quanto in Portogallo e in Francia. La ricompensa di Bernis fu la nomina ad ambasciatore a Roma nel 1769, fu nominato ambasciatore a Roma dove rimase fino alla morte: va da sé che il nostro cardinalone se la cavò col solito suo stile. Perfetto anfitrione, aveva il migliore cuoco della città (pur essendo condannato dalla gotta a mangiare solo verdure bollite) e, tra un baccanale e l’altro, trovo anche il tempo di partecipare all’elezione di un altro papa: Clemente XIV.

In seguito alla Rivoluzione gli fu chiesto, nel 1790, di prestare giuramento alla nuova Costituzione civile del clero. Dopo vari tentennamenti, inviò un giuramento con riserva che fu giudicato nullo dall’Assemblea per vizio di forma (30 gennaio 1791). Il successivo 23 febbraio inviò il rifiuto formale di aderire alla richiesta.
Subì un richiamo e gli fu notificata l’incompatibilità fra la carica di ambasciatore e quella di vescovo di Albi. Poco dopo un altro vescovo fu eletto al suo posto, e Bernis non vide un soldo delle 10000 livres che spettavano ai vescovi dimissionari; contemporaneamente fu iniziata un’azione contro di lui per il recupero di imposte arretrate per una somma di 18000 livres. In seguito a ulteriori azioni nei suoi confronti, tutti i suoi beni furono sequestrati e posti all’incanto o incamerati dallo stato. Bernis, avversario della Rivoluzione, spinse il papa a condannare apertamente la Costituzione civile del clero.
Nel marzo del 1792 fu ufficialmente iscritto alla lista degli emigrati, ed i suoi beni furono messi sotto sequestro; nonostante il successivo annullamento dell’iscrizione tutti i suoi beni furono venduti all’incanto per pagare le 53000 livres che il distretto pretendeva da lui come “contribuzione patriottica”. Il 4 marzo 1793 fu definitivamente dichiarato emigrato, e il rimanente de suoi beni fu venduto.

Malgrado la perdita di tutte le cariche e di ogni suo avere, il cardinale, rimasto definitivamente a Roma e mantenne comunque una posizione influente, grazie alla sua indiscussa esperienza, partecipando alla vita politica e diplomatica romana.

Nell’aprile del 1791 accolse Mesdames Adélaïde e Victoire, figlie di Luigi XV. Nel febbraio 1794 ebbe l’incarico di negoziare l’accoglienza del Conte di Provenza presso Carlo IV di Spagna; Bernis non riuscì ad ottenere che un invito per il Conte soltanto.

Morì domenica 3 novembre 1794 e fu sepolto nella chiesa di San Luigi dei Francesi fino al 1805, data in cui la sua famiglia fece trasferire il corpo nella cattedrale di Notre-Dame-et-Saint-Castor de Nîmes. Il suo cuore rimase a Roma.

Bernis è diventato famoso anche per i suoi Mémoires, scritti nello stile amabile dell’epoca, nei quali racconta le avventure della sua vita, denunciando i suoi nemici come il cardinale de Fleury e rimanendo fedele alle sue amicizie, per esempio alla marchesa de Pompadour e, come già detto prima, vi si dipinge molto più morigerato e virtuoso di quanto non fosse in realtà.



Edited by Liselotte von der Pfalz - 19/11/2014, 16:25
 
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marquise de Créquy
view post Posted on 17/3/2013, 22:12     +1   -1




Gabrielle_de_Polastron_Duchess_of_Polignac
Bernis accoglie anche Mme de Polignac e la sua famiglia in esilio a Roma nel 1790. Subito non fa i salti di gioia nell’accogliere la favorita della Regina, vista la reputazione che l’ha preceduta; ma quando Yolande appare lui ne diventa succube. Il cardinale era particolarmente vulnerabile allo charme femminile e per sua cugina (la famiglia de Bernis era legata alla famiglia dei Chalencon-Polignac) trascura presto Giuliana di Santa Croce, la sua buona amica. “Bernis è soggiogato da questa bellezza che scivola nei salotti in vestiti di seta a righe, cappello di paglia con le piume e che non lascia mai i suoi bambini tutti affascinati” scrive il biografo del cardinale Jean Paul Desprat.

Bernis si reca dai Polignac quasi tutti i giorni fino alle nove di sera e diventa il difensore incondizionato di questi cugini presso il vecchio ministro Montmorin per esempio, al quale scrive che i Polignac vivono con decenza, semplicità e che non hanno alcun carattere da congiurati. Mme de Santa Croce diventa gelosa della duchessa. Mostra del malumore e tenta pure di parlare di qualche cosa, ma Yolande incanta il vecchio cardinale disarmando questa rivale con un sorriso, passando il suo braccio sotto il suo, e cedendole la poltrona che le si offre, vicino al padrone di casa. Bernis, per essere un po’ più vicino alla sua Yolande, incoraggia Don Nicolo, suo segretario, di farsi carico più spesso dell’intrattabile Giuliana. Il clima di Roma non conviene ai Polignac, Yolande e la contessa Diane più volte si sono sentite male, Bernis offre loro il suo palazzo d’Albano ma il matrimonio imminente del figlio Armand fa decidere la colonia di trasferirsi a Venezia. Il cardinale de Bernis disperato per la partenza dei Polignac.

Edited by marquise de Créquy - 5/1/2015, 20:49
 
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