La Cour Royale

Jeanne-Antoinette Poisson Lenormant d'Etiolles, marchesa de Pompadour

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marquise de Créquy
view post Posted on 8/2/2014, 16:12     +1   -1




Il mercoledì 30 dicembre 1721, fu battezzata Jeanne-Antoinette Poisson, nata ieri, figlia di François Poisson, scudiere di Sua Altezza Reale Monsignor il Duca d’Orléans e di Louise-Madeleine de La Motte, sua moglie, dimorante in Rue de Cléry…” Ecco la prima volta in cui il nome della futura Marchesa de Pompadour appare in un documento ufficiale.

Questa bambina, molto amata dalla famiglia, dimostra subito un carattere allegro, benevolo e va d’accordo con tutti. Riceve un’eccellente educazione al convento delle Orsoline di Poissy, che lascia definitivamente a otto anni a seguito di un grosso raffreddore. Da quel luogo conserverà per tutta la vita il soprannome che le avevano dato “Reinette”.

Jeanne crebbe accanto al padre, uomo di fiducia dei “fratelli di Parigi”, grandi finanzieri della Corona, e accanto alla madre dai costumi facili e suo zio Lenormant de Tournehem, futuro Direttore degli Edifici del Re. Educata in questo mondo, acquisisce la tenacità e l’ambizione proprie della sfera dell’alta finanza. Jeanne aveva il dono di piacere, delle doti artistiche: suo zio le procura i migliori maestri della danza, di canto e di disegno.

E’ lo stesso zio che la fa sposare nel marzo 1741 a suo nipote Charles-Guillaume Lenormant d’Etiolles, figlio del tesoriere generale del conio, cavaliere d’onore al presidio di Blois, uomo piacevole e di buoni sentimenti. Secondo il contratto di matrimonio sotto la comunione dei beni, Jeanne porta in dote 120,000 lire in gioielli , biancheria e casa; lui dispone di 83,000 lire di anticipo sulle “Sous-Fermes”; lo zio li ospita a Parigi e in campagna, assicura loro le spese degli alimenti, dei vestiti come pure il loro seguito formato da cinque persone e il necessaire; in caso di separazione dei due sposi, egli si occuperà di loro. Il nucleo famigliare erediterà in seguito la fortuna dello zio. Jeanne diventa una buona moglie e buona padrona di casa, avrà un bambino morto in tenera età e una bambina che chiameranno Alexandrine.

Con una tale educazione Jeanne viene ricercata nei salotti e in tutti i luoghi mondani: all’Hotel d’Angervillier, da Madame Tencin; incontra Fontenelle, Montesquieu e Voltaire che gli permette di ottenere una preparazione per la vita, dei principi morali, della facilità nelle buone maniere e nella conversazione, una conoscenza del mondo, una libertà di giudizio, il tutto frequentando delle persone di Corte. Jeanne si interessa a tutto: all’arte, agli artisti, ai filosofi, trova sempre una graziosa risposta piena di spirito e ha molto successo come un’attrice di teatro.

In estate, al castello d’Etiolles, riceve molta gente, si dà al teatro, canta e recita la commedia davanti a Crébillon, e diventa ben presto la regina di questo mondo borghese, grazie alla sua allegria, i suoi talenti e il suo buon cuore. Ammessa a seguire gli equipaggi di caccia della Corte incontra qualche volta il Re…siamo nel 1744.
A Corte molte persone parlano di Jeanne, fortunatamente ella si è fatta degli amici come l’abate de Bernis, il marchese di Valfons, il presidente Hénault; incontra pure il duca di Nivernois, il duca de Duras, M. de Richelieu e la favorita in titolo, Mme de Châteauroux , si inquieta.

Ripensando alle predizioni di una sedicente maga che le prometteva l’amore del re, si abitua pian piano a quest’idea. Jeanne comincia ad amare il Re, sinceramente e senza interesse: durante la malattia del sovrano nel 1744, ne è ritornata talmente sconvolta che “pensava di morire”.

Il suo entourage (Binet, lontano cugino di sua madre e primo Valletto della camera del Delfino; la gente che le stava vicino; Le Bel Primo Valletto della camera del Re, dato che il Re aveva notato la ragazza nel 1743 durante una caccia) la spingono ad avvicinarsi al Re finché occupi il posto lasciato vacante dalla morte di Mme de Châteroux.

Il primo incontro tra il Re e “Reinette” avviene in occasione delle nozze del Delfino con l’Infanta di Spagna nel febbraio 1745. Il Re travestito da tasso (l’albero) danza con lei…si mormora dappertutto il nome di Madame Lenormant d’Etiolles, il Re la fa alloggiare nel vecchio appartamento di Madame de Mailly. Due mesi più tardi, Luigi XV la presenta ai suoi amici intimi (il duca de Boufflers, il duca d’Ayen, il marchese de Meuse) durante una cena nei Cabinets, poi parte per andare in guerra nelle Fiandre. Jeanne ha cinque mesi per perfezionare la sua educazione a Corte e riesce a carpirne tutti gli usi e costumi, aiutata dall’abate de Bernis e dal duca de Gontaut, amico intimo del Re. Bernis le insegna le usanze di Corte, il linguaggio, il modo di evitare le persone false e l’aiuta a conoscere meglio le idee del Re.

In luglio si separa ufficialmente da suo marito; il re è così felice che le offre un dominio, diventa Marchesa de Pompadour; la favorita è dichiarata ufficialmente e si rinfresca l’appartamento di Mme de Châteauroux.

La sua presentazione a Corte ha luogo in settembre: “La ragazza Poisson, sposa separata del “Fermier Generale” Lenormant d’Etiolles fa la sua entrata ufficiale nel santuario della monarchia, quando ne hanno diritto di risiedere solo gli aristocratici capaci di provare la loro nobiltà, carte alla mano, risalendo all’anno 1400”, la vecchia principessa de Conti, nipote del Re Sole, stretta dai debiti, accetta di esserne la madrina; i discorsi tra la Regina e la Marchesa “durano più di 12 frasi”; i cortigiani scherzano, il Re è infastidito, le malelingue sono alla moda, ma Luigi XV non lascia più la sua favorita: la invita a caccia, a teatro e alla commedia; Mme de Pompadour presiede altresì alle “piccole Cene”, appare al circolo della Regina; il duca d’Ayen prende la sua difesa, il principe de Soubise ne diventa un amico. Vi è solo il Delfino che mantiene con lei dei rapporti freddi non comprendendo l’accettazione della madre.

Per il Re è aria fresca che arriva a Corte, all’opposto delle dame nobili, granitiche nel loro orgoglio di aristocratiche, Jeanne Antoinette ha della spontaneità, malgrado tutto lei è disciplinata, tenace, prudente, misurata, rispettosa della gerarchia e costante nelle sue amicizie; vuole soprattutto ridare fiducia al Re che è sempre nel dubbio: Durfort de Cheverny scrive: “ aveva la grande arte di distrarre l’uomo più difficile da far divertire del Regno, che amava il privato come passione, in modo che, quando poteva sottrarsi alla rappresentazione, scendeva da lei da una scala e vi deponeva il personaggio di Re”.

A partire dal 1746 la Marchesa di afferma. Aspira alla rispettabilità e vuole integrarsi. Pensa ad introdurre i suoi conoscenti e amici ma solo coloro che ne valgono la pena come “i fratelli di Parigi” e suo fratello alla carica di Direttore degli Edifici del Re; ascolta e interviene presso il Re, lo spinge a delle decisioni. Dato che il ruolo di una favorita è di soddisfare le esigenze carnali del Re e di divertirlo, sapendo di avere un temperamento poco focoso e una salute precaria, usa tutta la sua intelligenza per divertirlo divenendone la direttrice e l’ordinatrice dei piaceri: tutti gli spettacoli di carnevale, le rappresentazioni, i balletti passano da lei; organizza delle cene, al ritorno dalla caccia, nei suoi appartamenti privati; si occupa con tatto alla riuscita del secondo matrimonio del Delfino con la figlia del Re di Sassonia.

Nonostante qualche malalingua, Madame de Pompadour è in buoni rapporti con la Regina: la favorita è dolce, umile, premurosa e con tutto il rispetto possibile, si inquieta sinceramente della sua salute, scusandosi di non poter assistere ad un’opera di carità se lei è malata. Ha un buon cuore e vuole piacere alla Regina, perché la Regina non è cattiva con lei e non la tratta male. Spinge il Re a occuparsi a compiacere ai desideri di sua moglie come quello di rifare il suo appartamento o di pagare i suoi debiti. Il Re è felice e più umano, scherza pure e l’atmosfera si distende tra i due sposi; ma volendo strafare la marchesa fa delle gaffe come quella di offrire delle rose alla Regina, cosa inconcepibile: “Un suddito non offre un regalo al suo Re”.

La Corte di Versailles le è ostile per il suo rango di borghese, la si odia per quello che è e non per quello che fa. M. de Richelieu, primo gentiluomo della Camera, tenta di far cacciare “la favorita della strada e tirannica della Corte”. E’ licenziato. La famiglia reale e il partito dei devoti fanno lega contro di lei, il Delfino la chiama “Maman Putain” e le “poissonades” appaiono. Maurepas, responsabile della Real Casa, è il primo a far divulgare i problemi intimi e di salute di Jeanne agli occhi di tutti; tutti i giorni i libelli a Corte e nelle strade cantano contro la marchesa; poi sono dei disegni contro il Re “incatenato dalla marchesa e fustigato dagli stranieri”, a tal punto che Mme de Pompadour mangia poca roba, ha paura del veleno, un medico dorme accanto a lei con un antidoto. Maurepas, nemico giurato della Marchesa viene licenziato nell’aprile 1749.

Amante delle belle cose, l’ambizione della marchesa è di instaurare lo “stile francese” in tutta Europa. Sostiene i giovani artisti e protegge l’artigianato di lusso. Trasferisce la manifattura di porcellana di Vincennes a Sèvres e convince il Re a diventarne il maggior azionario al fine di abbattere la concorrenza della porcellana di Sassonia; organizza delle vendite al castello per farne promozione. Sèvres e il suo “Rosa Pompadour” diventerà la porcellana più famosa in Europa dal 1760. Amatrice del Teatro fonda il “théatre des Cabinets”, una piccola compagnia di attori dilettanti che mette in scena una quarantina di spettacoli.

Condividendo con il re la passione degli edifici, delle case, dei mobili e dei tessuti, acquista delle proprietà: il castello de Crécy, la Celle de Saint-Cloud, Bellevue, l’Hotel des Réservoirs a Versailles, l’Hotel d’Evreux (che diventerà l’Eliseo).
La fine della relazione tra Luigi XV e Mme de Pompadour avviene nel 1750, cinque anni dopo il loro primo incontro. Jeanne Antoinette non ha più la salute di prima, si rende conto della poca premura da parte del Re e, malgrado le stimolazioni, di comune accordo troncano la loro relazione carnale. Ufficialmente all’inizio dell’anno 1752 la loro passione si trasforma in amicizia. La Marchesa resta al fianco del Re, può parlargli di tutto e di niente, come ad un’amica leale, affettuosa e tenera, una complice di quasi tutti i momenti in cui lei non gli mancherà mai di rispetto. Tutte le richieste, le grazie, le nomine, i favori degli altri passano attraverso le sue mani e il Re le riconosce uno “stato ufficiale di consigliere e di Primo Ministro” come menzione il duca di Croy “il suo credito non smette di aumentare, i grandi affari ma pure i dettagli passano nelle sue mani; sapeva che bisognava rendersi necessaria al Re di Francia ai suoi interessi più importanti per supplire al bisogno di cui necessitava di più per la sua persona”. La marchesa fa il massimo per ingraziarsi la famiglia reale; pure il Delfino comincia ad essere piacevole con lei; la Regina è molto contenta della marchesa. Le loro relazioni diventano all’improvviso calme, serene e cordiali. Lo si vede alla nascita del nipote del Re, la marchesa sviene e la famiglia reale chiede notizie sulla sua salute!

Per ricompensare la marchesa davanti alla corte il Re le offre il “tabouret” di duchessa durante la cerimonia del 17 ottobre 1752 alle 18 e 15 “l’altissima e potentissima Dama, duchessa marchesa de Pompadour potrà essere seduta al “Grand Couvert” del Re, dalla Regina e i figli di Francia, mettersi allo stesso rango delle mogli dei duchi e pari, ella precederà quelle dei grandi ufficiali della corona”.

La nuova duchessa vivrà ancora dodici anni e conserverà il primo posto grazie alla sua volontà. Non potendosi improvvisare ministro in senno alla politica, impara e in quattro anni brucia le tappe; gli ambasciatori stranieri se ne rendono conto, tutti vogliono “comprarla” ma nessuno ci riuscirà; non è venale, vuole solo il bene del Re, sostenendolo moralmente, servendolo da intermediario e da portavoce durante il trattato di Versailles nel 1756.

I rimproveri non cessano, i devoti la considerano come nemica sebbene non lo sia. I figli del Re fanno blocco contro di lei, lei invece anela alla loro riconoscenza, vuole farsi accettare affinché il re possa vivere meglio con i suoi figli. Sui consigli di Mme de Pompadour, li fa partecipare alla sua vita, ai suoi hobby, li porta alla caccia, li invita allo spettacolo, alle piccole Cene. La marchesa si avvicina alla religione, moltiplica le sue opere di carità.

Nel 1754, nel giro di pochi giorni, la marchesa perde sua figlia Alexandrine.
L’attentato di Damiens nel 1757 fa scoppiare un odio manifesto della chiesa nei confronti della nuova duchessa. Credendosi perduto il Re si confessa, domanda perdono a tutta la sua famiglia che non è capace di aiutarlo, né di dirgli quelle parole che sono capaci di rasserenarlo, la ferita era soprattutto morale ; gli uomini di chiesa prendono il sopravvento sui medici e lo pressano a cacciare la marchesa, di rinunciare ai piaceri. Lei nel suo appartamento vive nell’angoscia permanente fino alla guarigione del Re quando riprende la sala per renderle visita. L’indomani i due riprendono le loro abitudini e sono ancora più legati l’uno all’altra.

Accusata di lanciarsi in politica, lei vuole solo aiutare il Re. Bernis, ministro degli affari Esteri non è all’altezza e la disfatta di Rossbach nel 1757 è imputata alla marchesa. Ma la sua mano fortunata la porta a nominare il conte de Stainville, futuro duca de Choiseul che assicurerà un perfetto accordo con la politica del Re. Accusata anche di errori grossolani durante la “Guerra dei Sette anni”, in quell’occasione fece da intermediaria tra Maria Teresa d’Austria e il Re di Francia.

Quasi allo stremo delle sue forze, attaccata da tutti i fronti, la salute di Madame de Pompadour peggiora, colpita dalla tubercolosi si spegne a Versailles il 15 aprile 1764. Le sue spoglie vengono ricoperte da un drappo bianco.

Edited by marquise de Créquy - 6/12/2014, 11:41
 
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