La Cour Royale

Charles de France, Duc de Berry

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view post Posted on 1/1/2016, 01:02     +1   -1
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charles2c_duke_of_berry_281686e28093171429La reggia di Versailles ha visto diverse nascite durante i suoi gloriosi anni di servizio sotto l’Ancien Régime: sabato 31 agosto 1686 viene al mondo il terzo e ultimo figlio di Luigi il Gran Delfino e di sua moglie Maria Anna Cristina di Baviera: il piccolo Charles, titolato Duca de Berry. Come figlio di un Figlio di Francia gli sarebbe spettato il rango di Nipote di Francia ma in virtù di una decisione presa dal nonno Luigi XIV negli anni precedenti, a tutti i figli del Delfino e, a seguire, ai figli del suo primogenito e così via sarebbe stato assegnato il rango di Figlio di Francia. I suoi fratelli maggiori erano Luigi, Duca di Borgogna e Filippo, Duca d’Anjou, poi salito al trono di Spagna col nome di Filippo V.

 

L’anno seguente, 18 gennaio 1687, riceve il battesimo nella cappella reale del castello, tenuto sul fonte da Philippe d’Orléans, duca di Chartres e futuro reggente, e Anne-Marie-Louise d’Orléans, Duchessa di Montpensier. Berry perderà la mamma poco dopo, nel 1690; ne sentirà la mancanza per tutta la vita, ma da bambino sarà molto legato alla sua prozia Liselotte: Madame, Duchessa d’Orléans.

 

Come ultrogenito, anche se di sangue reale, è politicamente irrilevante e allevato proprio per esserlo: lui stesso un giorno si lamenterà di essere stato educato per essere nullo, dopo vere fatto una figura pietosa in un’occasione pubblica: la formalizzazione delle rinunce richieste dal Trattato di Utrech, con le quali i Borboni di Francia rinunciavano alla successione al trono spagnolo e, viceversa, Filippo V e i suoi eredi avrebbero rinunciato alla successione del trono di Francia. Saint-Simon ci racconta della seduta del Parlamento di Parigi cui presenziarono anche i Pari e i Principi, sia Figli e Nipoti di Francia sia del Sangue; Berry era imbarazzatissimo all’idea di dover dare una risposta formale al discorso del Primo Presidente, e chiese aiuto a m.me de Saint-Simon, che suggerì di far scrivere il discorso del principe al marito. Berry accettò, ma fu solo alla terza stesura che il testo raggiunse la brevità necessaria affinché lui fosse in grado di impararlo a memoria, aiutato dalla moglie di Saint-Simon. Il giorno del cimento arrivò, e…

 
[…] Monsieur il Duca de Berry al suo posto, si faticò a ottenere il silenzio. Appena ci si riuscì a capire, il primo presidente fece il suo complimento a M. il Duca de Berry. Una volta che fu terminato, fu il turno del Principe per rispondere. Alzò a metà il suo cappello, lo calzò subito, guardò il primo presidente e disse: “Signore…”. Dopo un momento di pausa ripeté: “Signore…”. Guardò la compagnia, poi disse ancora: “Signore…”. Si girò verso M. il Duca d’Orléans, entrambi più rossi del fuoco, poi verso il primo presidente, e alla fine rimase bloccato senza che nessun’altra cosa gli fosse uscita dalla bocca se non “Signore”. Ero davanti al quarto presidente à mortier e vedevo tutta lo smarrimento del Principe: ne sudavo, ma non c’era più rimedio. Si girò ancora verso M. il Duca d’Orléans che abbassò la testa. Entrambi erano perduti. Alla fine il primo presidente, vedendo che non c’erano speranze, pose termine a questa scena crudele levandosi il cappello per M. il Duca de Berry, e inchinandosi profondamente come se la risposta fosse terminata, e disse subito alle genti del Re di parlare. […]

 

E, più in là, riporta le parole usate da Berry quando si sfogò con m.me de Saint-Simon:

 
[…] Poi tutto d’un tratto se la prese con il duca de Beauvilliers e col Re, accusando la sua educazione: “Non hanno pensato -gridò- che a instupidirmi e a soffocare quello che potevo essere. Ero cadetto, tenevo testa a mio fratello, hanno avuto paura delle conseguenze, mi hanno annientato; mi hanno insegnato solo a giocare e cacciare, e sono riusciti a far di me uno stupido e una bestia, incapace di tutto, e che sarà solo un buono a nulla, e che sarà disprezzato e deriso dal mondo”. M.me de Saint-Simon ne moriva di compassione, e non trascurò nulla per consolarlo. […]

 

La duchessa di Saint-Simon era così vicina a Berry perché era la dama d’onore di sua moglie, Marie-Louise-Élisabeth d’Orléans, figlia del Reggente. Con la Francia in guerra quasi con il mondo intero, e cercare una sposa politicamente vantaggiosa per un nipote del Re sarebbe stato impossibile all’estero: giocoforza fu cercare sul territorio francese, ma dopo le esperienze del passato e l’obiettivo di Luigi XIV di sminuire la grande nobiltà feudale non fu nemmeno questione di maritare Berry a una ragazza di una qualsiasi grande famiglia del regno. La futura Duchessa de Berry sarebbe dovuta per forza essere una Borbone.

Subito le due figlie del Re, Madame la Duchesse, Louise-Françoise e la Duchessa d’Orléans, Françoise-Marie, si diedero da fare per accaparrarselo e piazzare così una loro figlia sui gradini del trono: tutto sommato, dopo il Grasso Delfino e il Duca di Borgogna e suo figlio, il piccolo Duca di Bretagna, Berry si trovava a essere il quarto in linea di successione al trono. La prima mise in lizza la terzogenita Louise-Élisabeth de Bourbon-Condé, Mademoiselle de Bourbon, la seconda la figlia maggiore, Marie-Louise-Élisabeth, detta Mademoiselle. I maneggi della Duchessa di Borgogna, nipote prediletta del Re, e di Saint-Simon furono una grande risorsa e lo smacco di vedersi scappare un’occasione d’oro allargò ancora il barato di odio che c’era tra i Condé e gli Orléans, e in particolare tra le due sorelle. La sola a consolarsi abbastanza fu Mademoiselle de Bourbon, che sposò un altro cugino che le usò perfino la cortesia di morire abbastanza presto: Louis-Armand de Bourbon-Conti, Principe de Conti. I servizi di Saint-Simon ebbero come retribuzione la nomina di m.me de Saint-Simon a dama d’onore della futura Duchessa de Berry.

 

In occasione del matrimonio il Re ebbe il pensiero gentile di costruire un vero appannaggio a Berry, prendendo in realtà una cantonata di proporzioni tali da essere subito strombazzata ovunque dal solito Saint-Simon.

 
[…] Questo appannaggio fu dei ducati di Angoulême e di Alençon, con delle leggere estensioni, e del paese di Ponthieu, con la collazione di tutti i benefici di nomina reale, eccezion fatta per i vescovadi come fu fatto per il defunto Monsieur, ma che erano in ogni caso rari e piccoli.

Una volta che questo fu fatto e sistemato, gli abitanti di Abbeville, che per la loro antica fedeltà e servizio hanno ottenuto e conservato il privilegio di scortare essi stessi il re quando passa dalla loro città, e di non ricevervi alcuna truppa, inviarono una deputazione per chiedere in considerazione di questi fatti che la loro città fosse distaccata dall’appannaggio e immediatamente riunita alla Corona. La Vrillière, segretario di stato, che l’aveva nel suo dipartimento, ne rese conto al Re, che fu estremamente sorpreso di sapere che Abbeville fosse nell’appannaggio, e chiese perché. La domanda parve strana; ma lo stupore fu grande quando, alla risposta, disse che non sapeva che il Ponthieu fosse lì, né che Abbeville ne fosse la capitale. Aggiunse che questo paese odorava troppo di polvere di cannone per essere dato in appannaggio e lo fece ritirare.

Il Berry sarebbe andato bene, e anche fin da subito sarebbe stato meglio di qualsiasi altro territorio giacché il Principe ne portava il nome. Ma indagando si scoprì che tutto il dominio era sotto il controllo della casata dei Condé. Si ricorse alla contea di Gisors e ai dintorni per rimpiazzare il Ponthieu; e poiché i nomi di Angoulême e di Alençon erano stati profanati dalla bastardigia di Carlo IX, e dal figlio morto bambino dell’ultimo duca di Guisa, il Re fece spedire delle lettere patenti a suo nipote per portare il nome di Duca di Berry, che gli era stato imposto alla nascita, nonostante non vi avesse alcuna proprietà. […]

La coppia ebbe solo tre figli tra il 1711 e il 1714, nessuno dei quali raggiunse l’anno di età:

  • una bimba prematura nata morta il 21 luglio 1711,

  • Charles di Berry, duca d’Alençon, nato il 26 marzo 1713 e morto il 16 aprile,

  • Marie-Louise-Élisabeth di Berry, nata postuma il 16 giugno 1714 e morta il giorno seguente.

 

La notte del 30 aprile 1714 Berry ha una forte febbre, ma si alza senza dire nulla e si reca dal Re che stava “prendendo medicina” (modo elegante per dire che a Sua Maestà somministravano un clistere) e contava anche di andare a cacciare il cervo, ma una volta uscito dalle stanze del Re fu preso da un brivido e fu costretto a mettersi a letto. I medici lo salassarono secondo la prassi, ma dissero al Re che la malattia era di natura tale da far rimpiangere che non fosse un avvelenamento. Berry vomitava molto, e di colore nero. Secondo il dottor Fagon era sangue, mentre gli altri sostenevano fosse del cioccolato che il Duca aveva bevuto nei giorni passati. I salassi aumentarono, e i medici cominciarono a sospettare che Berry avesse una vena rotta nello stomaco, conseguente a un incidente di caccia accaduto nei giorni prima, sembra in seguito ad una caduta del cavallo il Duca abbia urtato violentemente con l’addome sul pomolo della sella.

 

Berry morirà il 4 maggio 1714 al castello di Marly, nello stesso posto dove morì anche suo fratello il Duca di Borgogna. È stata avanzata l’ipotesi che avesse scelto di morire, tacendo volontariamente il suo stato fino a quando fosse stato possibile, e a quel punto per i medici sarebbe stato troppo tardi.

Edited by Liselotte von der Pfalz - 2/1/2016, 14:56
 
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