La Cour Royale

Marie-Joséphine-Louise di Savoia, contessa di Provenza

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marquise de Créquy
view post Posted on 7/4/2013, 20:01     +1   -1





Alla corte di Torino l’Anno Domini 1753, esattamente il 2 settembre, nasce Marie-Josèphine- Louise di Savoia. Il padre altro non è che l’erede al trono del Regno di Sardegna, il principe Vittorio-Amedeo; la madre l’austera e molto devota Maria-Antonietta-Ferdinanda, figlia di Filippo V di Spagna.

L’infanzia dei principi piemontesi è segnata da una educazione molto bigotta che non lascia alcun spazio ai piaceri. Nella residenza incrostata di dorature e fronzoli barocchi la corte pratica una vita quasi monacale. Il tempo è scandito da benedizioni, messe, devozioni, preghiere varie e quando finalmente si mette il naso fuori dalla porta si tratta sempre di processioni in pompa magna. Il tutto è regolato da un’etichetta ricalcata su quella spagnola. Non c’è quindi da sorprendersi se i giochi dei real bambini fossero impregnati di principi religiosi, tanto che il piccolo duca d’Aosta domanda con malizia a sua sorella maggiore Marie-Joséphine di interpretare il ruolo del suo confessore.
Il pittore francese Jacques-André Treillard, che soggiorna a Torino verso il 1760 ci lascia un quadro della famiglia reale, dove “Giupa” (così veniva chiamata familiarmente Marie-Joséphine), in basso a destra, si riconosce subito grazie alle spesse sopracciglia che sembrano tratti di matita fatti a carboncino e un aspetto birichino.

Luigi XV aveva sempre accarezzato di legare la famiglia della madre, (che era una Savoia) alla famiglia dei Borboni, l’occasione si presentò con la ricerca di una sposa per suo nipote, il conte di Provenza. Nel 1769 il Sovrano francese incarica il marchese di Chauvelin, in partenza per Parma per portare le reali congratulazioni per il matrimonio dell’Infante, di fare tappa a Torino per organizzare il matrimonio del conte di Provenza e quello di Gros-Madame con il principe di Piemonte. Le trattative durano per tutto il 1770 e vengono portate avanti dal barone di Choiseul, ambasciatore straordinario e plenipotenziario. Il fidanzamento è annunciato il 9 dicembre 1770. Il matrimonio per procura è celebrato il 21 aprile 1771, a Torino è un susseguirsi di balli e festeggiamenti, poi come di consueto la principessa prende la via per il suo nuovo Paese. Il corteo arriva il 2 maggio a Pont-de-Beauvoisin, dove si celebra il cerimoniale della “Remise” con una precisione scientifica. La principessa porta con sé un corredo di 38,000 livres, dei diamanti e gioielli offerti dalla sua famiglia per un valore di 350,000 livres. Circondata da una Corte numerosa la famiglia Reale si riunisce al completo a Fontainebleau per ricevere la sposa.

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All’arrivo di Marie-Joséphine, quale la sorpresa della corte nel vedere discendere dalla carrozza la principessa, la cui bellezza non assomiglia affatto a quella dei ritratti lusinghieri spediti in Francia. I testimoni sono crudeli, Marie-Antoinette manda a sua sorella: “ Il Delfino non la trova affatto bella e le rimprovera di avere i baffi”; l’ambasciatore dell’Imperatore, il conte de Mercy-Argenteau rincalza: “il suo aspetto non è affatto bello e il suo portamento poco gradevole, non ha nessuna grazia, parla poco e sgraziatamente”; Théodore de Lameth è il più crudele: “ Ha della barba sia sul petto che sulle spalle”. E il grasso sposo, il conte di Provenza che dice? “ E’ meglio di quanto sperassi”, non si capisce se lo sposo è contento di sua moglie o faccia buon viso a cattivo gioco, fatto sta che l’indomani della prima notte di nozze si vanta col nonno di “essere stato felice” ben quattro volte. Ma la contessa di Provenza dice alla sua dama d’atours “ In verità non me ne sono affatto accorta”

A corte la principessa entra subito nelle grazie di Mesdames Tantes, le zitelle figlie del Re, che fanno di tutto per ostacolare Mme du Barry, la nuova favorita di Luigi XV, che è di fatto la prima donna a Corte. L’armonia regna in famiglia tra le giovani coppie, spesso e volentieri il Delfino e la Delfina escono con il Conte e la contessa di Provenza per andare a teatro a Parigi, a balli mascherati.

Nel 1772 si comincia a pensare ad una sposa per il giovane Conte d’Artois, la contessa di Provenza si attiva affinché la scelta cada su una delle sorelle: Marie-Thérèse classe 1756 e Marie-Anne classe 1757. Il problema è che entrambe sono nane…tanto vale scegliere la più alta. La scelta sembra propendere verso la più giovane ma Marie-Josèphine non nasconde ai suoi la sua preferenza per la maggiore a cui è più legata. La giovane sposa viene accolta il 14 novembre 1773.

Il 27 aprile 1774 Luigi XV si ammala, due giorni più tardi alle 11 di sera, la contessa di Provenza apprende la verità per azzardo, intercettando un biglietto che proveniva da Mme la Delfina. Di fatto il biglietto è indirizzato a Mme de Marsan ma Marie-Joséphine crede che sia per lei, se ne impadronisce e lo apre velocemente. Leggendolo lancia un urlo: “Mio Dio, il vaiolo dichiarato!”. “Le Bien Aimé” muore il 10 maggio. Luigi Augusto sale al trono con il nome di Luigi XVI e, non avendo figli, il conte e la contessa di Provenza prendono il titolo di “Monsieur” e “Madame”.

Poco a poco i Provenza si allontanano dai sovrani, creano i loro salotti, si spostano nei loro palazzi. Le cognate si incontrano solo in momenti di rappresentanza. Un giorno la contessa di Noailles dice a Marie-Antoinette: “ Sapete che Madame de Provence ha molto spirito?” “Tanto meglio, ce ne darà un po’ a tutti” rispose la Regina piccata. Chiusa nei suoi appartamenti e palazzi si mostra sempre più imprevedibile e scontrosa: si intestardisce sulle cose, si irrita per nonnulla, esige. L’apatia infine la isola nei suoi appartamenti. A diverse riprese viene ferita nell’intimo, voci le attribuiscono delle gravidanze…puntualmente smentite. L’abbandono graduale di Monsieur fa correre a Corte la voce che Madame si consola “nell’intimità con le sue cameriste” e l’arrivo della fresca e giovane Anne de Caumont la Force, contessa de Balbi, conferma il pettegolezzo. Monsieur, preso dalla bella contessa de Balbi, comincia a colmarla di favori e questo a poco a poco irrita Madame.

Nel 1781acquista dal principe di Montbarrey, il dominio di Montreuil, poi su esempio di Marie-Antoinette si fa costruire nel 1783 un Hameau dove dal 1784 cominciano apparire a poco a poco una dozzina di casupole, una latteria, un pollaio, un ovile, una stalla, una colombaia, un orangerie, tutte col tetto di paglia. Madame nel suo mondo crea una divisa per i suoi giardinieri; mungere le vacche e dar da mangiare ai pulcini erano per lei dei veri piaceri: “dopo aver visitato la sua fattoria, i suoi animali, il suo giardino, ritornava a Versailles con degli enormi mazzi di fiori” ci riferisce Hézecques. La sua altra passione è la cattura degli uccellini attraverso delle reti. La sera rincasando a Versailles, prepara la cena per la famiglia reale, è proprio lei a sovrintendere alla preparazione delle pietanze nelle cucine.

Ma la sua vita di campagna non è quello che delizia e stravolge la vita di Madame. In data 10 aprile 1785 firma il brevetto con il quale nomina sua lettrice una certa Marquerite Gourbillon “sul rapporto che le è stato fatto della sua vita e virtù”. Entrata al suo servizio, Marguerite guadagna un forte ascendente sulla sua padrona. L’intimità tra le due donne cresce a tal punto che la lettrice si attarda alla sera negli appartamenti di Madame. E’ durante una malattia che Marguerite apprende che Madame ha una passione per il vino. La lettrice fa di una missione quella di guarire la sua padrona da quello che chiama un “vizio”. Trasformata in una marionetta nelle mani di colei che chiama la sua benefattrice, Marie-Joséphine apre sempre più le corde della sua borsa per elargire a Marguerite dei doni sostanziosi. Con l’aiuto di Marguerite la contessa di Provenza sembra resuscitata, riprende il gusto per la vita, e si ritrova come dice lei stessa: “felice e quasi buona”. La vita intima tra le due donne non trapela al di fuori della famiglia. Il conte di Provenza vive ormai lontano dalla moglie e la rivede rare volte e solo durante le cerimonie di corte.

Una sera Luigi XVI e Monsieur incrociano Marguerite che sta andando negli appartamenti di Madame, sotto uno pezzo di stoffa ha un vaso. I due pensano che la favorita abbia con sé quei liquori, malvasia o tokai di cui Madame spesso abusa e ne sono convinti. Solo durante l’esilio Marguerite, che vuole ritornare nelle grazie del conte di Provenza, chiarirà che quel vaso conteneva del brodo. Ma in quella sera, per deferenza nei confronti dei due principi, non spiega nulla e lascia che la collera di Monsieur esploda. Monsieur incarica la duchessa de La Vauguyon di congedare la colpevole. Ma la duchessa chiede di essere esentata da questa missione, nessuno osa affrontare Mme de Gourbillon, sarà lo stesso conte di Provenza a portare a termine la missione. Mme de Gourbillon si rifiuta di sottomettersi ai voleri di Provenza. Ci vorrà un ordine del Re del 19 febbraio 1789 per esiliare la lettrice di Madame nelle Fiandre presso il marito. Per Marie-Josèphine il colpo è terribile. Madame si ammala ed è costretta a mettersi a letto. Dimagrisce a vista d’occhio a tal punto che le ossa dei gomiti si vedono attraverso la pelle, vomita bile, perde la voce, tossisce abbondantemente. I suoi capelli cadono a ciocche, è costretta a portare la parrucca. Le due amiche sono in corrispondenza, quando Marie-Josèphine scopre che si è tentato di rubare le lettere di Mme Gourbillon le scrive: “Ho acquistato un portafoglio dove metterò le vostre lettere. Le farò riposare sotto le mie coperte”. Lo scambio di lettere diventa più assiduo e ad un certo punto le due litigano per poi ritornare a fare la pace. Mme de Provence scrive all’amica: “ Voglio vivere solo per voi e per amarvi”.

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I venti di libertà soffiano sulla Francia e Madame ne segue la scia. Chiede subito alla sua amica di scrivere all’Assemblea affinché perori la sua causa. Marie-Josèphine speranzosa partecipa all’apertura degli Stati Generali, in mezzo alle principesse ricoperte di diamanti. Lei applaude senza ritegno alle riforme e scrive: “Non è possibile che si mantenga da molto tempo un despotismo che assomiglia più ad un’inquisizione. Già tutti coloro che hanno un cuore onesto cominciano a respirare[…] Il Re sarà il padre dei loro sudditi e non il loro tiranno. Tutto ritornerà in ordine. La nazione sarà libera, felice e liberata dai tiranni che la volevano abbrutire.[…]”. Alla fine la lettera di cachet che dichiarava l’esilio di Mme Gourbillon viene tolta in agosto, ma le due amiche non possono ancora rivedersi.

Gli eventi si susseguono e la contessa di Provenza attraversa momenti difficili come il resto della famiglia reale. Gli Stati Generali finiscono col costituirsi Assemblea Nazionale, poi Costituente, la presa della Bastiglia, il rinvio e il richiamo di Necker, i primi emigrati partono il 18 di luglio e con essi il Conte d’Artois con i figli, la sorella di Marie-Joséphine, la contessa d’Artois, nicchia nel seguire all’estero un marito che la considera meno di nulla. Si parla di divorzio, lo riferisce Marie-Josèphine disperata dall’indolenza della sorella di cui prende caritatevolmente le difese della sorella nonostante i futili alterchi.

Il 6 ottobre 1789 la famiglia reale, dopo una notte in cui si attenta pure la vita alla Regina, è costretta a lasciare Versailles per andare a dimorare alle Tuileries. Marie-Josèphine prende posto nella carrozza accanto il Re, la Regina, il Delfino, Madame Elisabeth e il suo sposo. Ma mentre la famiglia reale è costretta a subire l’umiliazione di vedersi in un palazzo che sta letteralmente cadendo a pezzi, Marie-Josèphine raggiunge i suoi appartamenti sontuosamente arredati al Lussemburgo.

La principessa ritrova la sua spensieratezza perché nonostante Mme Gourbillon non possa avvicinarsi alla Corte, le due amiche riescono ad incontrarsi furtivamente; spesso e volentieri ai giardini di Bagatelle, dove Madame ama passeggiare. Ma bisogna essere prudenti perché c’è sempre qualcuno che veglia, in questo caso è la bella Mme de Simiane, dama d’onore della contessa, che sostituisce Mme du Cayla. Gli occhi di lince irritano la contessa di Provenza, tanto che un giorno che era sola con lei in carrozza, passando davanti le finestre dove alloggia la Gourbillon, presa dalla rabbia, confessa alla sua amica di aver voluto gettarla dalla carrozza.

Dopo tanti soprusi il Re decide di lasciare Parigi il 20 giugno 1791, quella sera partiranno anche i conti di Provenza. Monsieur, combattendo la sua avversione nei confronti di Marguerite, incarica quest’ultima di portare in salvo la moglie. Marie-Josèphine apprende la notizia della sua partenza il pomeriggio del 20. La sera stessa si reca a cena alle Tuileries col marito, poi ritorna, verso le 23 al Lussemburgo dove finge un mal di denti e congeda le sue cameriere. Raccatta qualche abito e attraversa il giardino, Mme Gourbillon aspetta all’esterno con una vettura a noleggio, la porta da lei. Là attende le donne una diligenza a tre cavalli che le porterà lontano durante la notte. Finalmente riunite per il lungo viaggio!

Tutte due le donne arrivano sane e salve a Namur dove la contessa di Provenza scende all’Hotel de Hollande. Rassicura subito,attraverso un biglietto, il suo sposo che la raggiungerà otto giorni dopo. Qualche giorno più tardi la coppia sono ospiti dell’arciduchessa Marie-Christine a Bruxelles. Quest’ultima fa capire che mal sopporta la presenza dei francesi nel suo suolo; la coppia raggiunge il conte d’Artois presso l’elettore di Sassonia, loro zio. La famiglia prende possesso del castello di Schönbornlust a Coblenza. Il conte di Provenza si atteggia già come sovrano di questa piccola corte ma Marie-Josèphine non vuole certo esserne la regina. Passeggia nel parco adiacente, la sua giornata finisce alle 17 e poi si rinchiude nei suoi appartamenti e non vede più nessuno. Mal sopporta di presentarsi alle cerimonie, date in onore dei nipoti, dall’elettore di Sassonia. La vera regina della corte di Coblenza è la favorita di Monsieur, Mme de Balbi.

Con l’inverno la Contessa di Provenza accarezza l’idea raggiunge il padre a Torino nella primavera seguente, accompagnata dalla fedele Gourbillon e stranamente da Mme de Balbi. Il viaggio dura sei giorni. La contessa arriva a Torino il 1 maggio in abito nero e cuffietta bianca. Ed ecco Marie-Joséphine ripiombare nelle benedizioni quotidiane, le messe e le processioni alla cappella del Santo Sudario, le visite ai conventi che scandiscono la vita delle sue cognate. Nonostante ciò, a differenza della sua infanzia, Marie-Joséphine da sola con Mme Gourbillon, è felice e si sente rinascere. Il 20 giugno 1792 festeggia la sua fuga da Parigi e la sera stessa riceve una lettera dalla sua lettrice che le annuncia che vuole partire perché mal sopporta le sue intemperanze. Marie-Joséphine passa una notte da incubo e l’indomani risponde alla Gourbillon che è pronta a lasciare la sua famiglia e vivere sola con lei. Questa prospettiva calma Mme Gourbillon ma non Madame tanto che il fratello della principessa riferisce: “ alle 8 e ½ Madame era molto ubriaca” e ancora il 30 “ Madame era talmente ubriaca da non ragionare”. Sotto l’effetto dell’alcool, Madame ritorna ad essere insopportabile.

Nel Natale 1793 Marie-Joséphine ritrova il conte di Provenza suo sposo “grosso come un pallone” e in compagnia del suo fedele d’Avaray. Visto che il re di Piemonte non riconosce a quest’ultimo il titolo di Reggente che si è arrogato, Provenza lascia Torino per installarsi a Verona nel maggio 1794. Marie-Joséphine non lo accompagna. Un anno più tardi Madame apprende la morte di Luigi XVII, eccola diventata Regina di Francia! E quando il marito chiede il licenziamento di Mme Gourbillon attraverso il conte di Ventimille lei gli risponde in tutta la sua maestà come un gallo impettito: “ Dimenticate signore; che sono la vostra Regina, che voi siete mio suddito e che i vostri consigli devono cessare immediatamente nel momento in cui mi sono sgraditi”

Nell’aprile 1796, gli eserciti francesi, guidati da Bonaparte, arrivano alle porte di Torino, le contesse d’Artois e di Provenza si rifugiano a Novara e due giorni dopo, firmato un armistizio il Re di Sardegna, loro padre, consiglia loro di prendere rifugio in Svizzera, avrebbe pagato loro le spese, a condizione di sbarazzarsi delle persone importune, nel caso della contessa d’Artoil, il conte de Ventimille e nel caso della contessa di Provenza, Mme Gourbillon. Inutile dire che Marie-Joséphine si rifiuta e con la sua favorita si installa a Passau. Quest’ultima stupefatta dello stato della loro dimora, decide di andare alla ricerca di alcuni utensili indispensabili per il soggiorno. In sua assenza Marie-Joséphine cade nel suo vecchio peccato, tanto che quando si presenta in città dove la si attende, il suo incedere ondeggiante provocano l’ilarità delle dame che la circondano. Ma a Passau le due dame soggiornano solo un mese, poi nell’agosto 1796, nuovo viaggio per Budweis in Boemia.

Nello stesso anno la Repubblica libera “l’orfana del Tempio”, la figlia sopravvissuta dello sfortunato Luigi XVI. Luigi XVIII decide che, per dare una parvenza di solennità al matrimonio di Madame Royale con il nipote Duca d’Angouleme nel 1799, vuole con sé la moglie. Questa si mostra conciliante a patto che le si paghi tutte le spese e che Mme Gourbillon l’accompagni. Il Re si rifiuta di avere sotto il suo tetto l’odiata lettrice, ma alla fine acconsente affinché Mme Gourbillon la accompagni ma non metterà piede al castello.
Marie-Joséphine ritrova il marito a Mittau e in presenza dei cortigiani si piegano alla commedia delle effusioni. Marie-Joséphine arriva al castello e reclama invano la sua lettrice. Quest’ultima intanto passa delle ore difficili, viene subito portata dal governatore della città dove viene informata della sua espulsione immediata. Viene portata subito a Wilna in Lituania dove si installa e medita in tranquillità la sua vendetta.

Marie-Joséphine fugge ancora una volta da suo marito adducendo come pretesto la sua salute. Si reca a Pyrmont alle terme. Poi, cacciata dall’umidità del luogo si stabilisce in un castello preso in affitto a Schirsensee nello Schleswig-Holstein. E’ in questo castello che viene a sapere che suo marito è stato cacciato da Mittau dallo zar, senza dargli spiegazioni. Mme Gourbillon aveva messo in atto la sua vendetta, aveva scritto lo zar che l’ha ricevuta e ha ascoltato le sue rivelazioni su Luigi XVIII. Il sovrano si reca in Prussia e da due anni reclama sua moglie. Quest’ultima si arrende alle volontà del marito nel 1803 dopo lo choc apprendendo della morte della duchessa di Grammont, di cui era molto amica. La defunta altro non era che la figlia della duchessa di Polignac che, molto attaccata alla famiglia reale, si era legata molto, durante l’emigrazione a Marie-Joséphine ed entrò nel suo servizio. Annientata Marie-Josèphine si mette in viaggio per riunirsi al marito. La coppia si ritrova a Varsavia ma nel 1804 è costretta a lasciare la città polacca. Ancora una volta in viaggio verso…Mittau, lo zar Paolo I è morto e il figlio ha dato asilo al sovrano errante. A Mittau, Marie-Joséphine e la duchessa d’Angouleme passano il tempo a curare i soldati dello zar.

Nel 1807 dopo il trattato di Tilsitt, l’imperatore diventa alleato dell’Imperatore e giudica inopportuno avere il Re e la sua famiglia nelle sue terre. Luigi XVIII parte per l’Inghilterra via Svezia, la moglie e la nipote rimangono a Mittau in attesa che il Re abbia trovato una residenza sicura. Il Re sbarca in Scozia, dopo un breve soggiorno al castello di Gosfield, trova una sistemazione che meglio gli conviene, il castello di Hartwell. Nel 1808 Marie-Joséphine e sua nipote raggiungono in Inghilterra Luigi XVIII.

Nella nuova residenza la Marie-Joséphine riprende la vita che conduceva a Varsavia. Nei momenti di solitudine riprende la sua corrispondenza con Mme Gourbillon che vive a Londra. La sua igiene lascia a desiderare, come lo era stato in gioventù. Dorothée de Courlande dice: “Non ho mai visto una creatura così sporca. La regina trema di febbre i suoi occhi sono per metà incollati”

Mme Gourbillon non manca di pressare Marie-Joséphine per avere una pensione, ma quest’ultima non ha denaro abbastanza; l’amica l’accusa di menzogna. Marie-Joséphine si sente subito abbandonata. E il 1 gennaio 1809 la Regina le promette una pensione di mille scudi e l’anno seguente un anello. Nessuna delle due però fa un passo per rincontrarsi.
La salute di Marie-Joséphine si aggrava ma Luigi XVIII si rifiuta di credere al progresso del male. Accusa sua moglie di essere malata immaginaria. Il 10 novembre vedendo che fa fatica a respirare la si trasporta dal letto alla poltrona, lì fa sfilare i membri della famiglia reale per cui ha una parola edificante per tutti. “Di fatto, ho finito” annuncia a Luigi XVIII. I medici non credono ad un’imminente morte della Regina ma il Re non ha cominciato la sua passeggiata mattutina che gli si viene ad annunciare che la moglie ha reso l’ultimo respiro. Le esequie all’abbazia di Westmister sono quelle dovute ai sovrani. Marie-Joséphine ha espresso il desiderio di riposare a Cagliari dove si è rifugiata la sua famiglia nel 1799. La cosa viene realizzata nel corso del 1811. Il suo corpo viene inumato nella cappella di Lucifero nella cattedrale di Cagliari, il suo testamento non è mai stato ritrovato.

Mme Gourbillon morirà in povertà nel 1817, tutti gli effetti della vecchia lettrice vengono posti sotto i sigilli e vari documenti vengono distrutti per la ragion di Stato.

Edited by marquise de Créquy - 16/11/2014, 14:08
 
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