La Cour Royale

Filippo Giulio Mancini, duca di Nevers

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view post Posted on 13/12/2014, 17:27     +1   -1
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 L’incertezza sembra colpire costantemente i dati anagrafici dei nipoti del Cardinale Mazarino: Filippo Giulio Mancini nasce a Roma forse nel 1641 o forse nel 1639; per giunta né i biografi del cardinale né quelli della vasta nipotaglia riescono a concordare sul suo secondo nome, che varia da Giulio a Giuliano. I suoi genitori erano il barone Lorenzo Mancini e Geronima Mazarino, terza figlia di Pietro Mazarino e di Ortensia Bufalini, pertanto sorella minore di Giulio Raimondo.
Geronima e Lorenzo ebbero sette figli: Laura duchessa de Mercoeur, Paolo, Olimpia contessa di Soisson, il nostro Filippo, Maria principessa di Palliano, Alfonso, Ortensia duchessa di Mazarino e Anna Maria, detta Marianna, duchessa de Bouillon.


Nel 1647 la Corte aveva visto arrivare tre nipoti della truppa semi-mazarina, per usare l’espressione di Saint-Simon, e a maggio del 1653 è la volta delle sorelle del Cardinale: Geronima Mancini con i figli Maria, Ortensia e Filippo assieme a Laura Margherita Martinozzi con la figlia Laura. Così com’era accaduto per i loro predecessori anche i ragazzini di questa tornata diventano compagni di giochi del Re Sole e di suo fratello, Phlippe Duca d’Anjou (non prenderà il nome di Duca d’Orléans che dopo la morte dello zio Gaston, avvenuta nel 1660). A questo riguardo si vocifera che sia stato Filippo a prendere la verginità del proprio omonimo Figlio di Francia, almeno stando a quanto riportato da Primi Visconti nei suoi Mémoires:



“[…] mi è stato assicurato, d’altra parte, che il duca di Nevers fosse stato il primo a corrompere Monsieur, il quale era un principe di una grande bellezza. Così la regina madre aveva allontanato Monsieur dal duca di Nevers, che era accusato di avere importato in Francia la moda del vizio ultramontano. […]”



Lo stesso Primi afferma trattarsi di un fatto riferitogli ma molti storici, da Philippe Erlanger in giù, sembrano considerarlo come un dato assoluto.


Lo zio Giulio non ama Filippo, e non sbaglia molto: il Cardinale riponeva le sue speranze nel maggiore dei Mancini, Paolo, giovane valente che prometteva un futuro di successo ma che purtroppo morì giovane, colpito da un proiettile durante la battaglia del Faubourg Saint-Antoine nel 1652. Il Re aveva stretto una forte amicizia con Paolo, e lo nominò capitano dei cavalleggeri sul letto di morte; forse fu in nome di quest’affetto, o forse per quello che lo legava al Cardinale, che Luigi XIV ebbe dei gesti di munificenza verso Filippo? Facciamo un passo indietro: nel 1646 Mazarino cassa la Compagnia dei Moschettieri a seguito di una sua lotta personale con colui che all’epoca ne era il capitano, Jean-Arnaud du Peyrer, conte de Tréville. Sostanzialmente il Cardinale voleva imitare l’esempio del suo predecessore Richelieu e avere una guardia personale più o meno ufficialmente, e non riuscendo a piegare ai suoi voleri m. de Tréville fece in modo di sciogliere la compagnia. Luigi XIV, però, era sempre stato entusiasta dei suoi moschettieri e nel 1657 fu deciso di creare la Compagnia dei Moschettieri del Re, detta dei Moschettieri grigi dal colore del manto dei loro cavalli. Mazarino vi fa entrare il nipote, con l’idea di fargli fare carriera e farlo crescere a suon di disciplina militare, ma il Re di slancio gli conferisce il grado di capitaine-lieutenant. Mazarino, contrariato, affianca al nipote un suo collaboratore fidato e di grande esperienza: Charles de Batz-Castelmore, conte d’Artagnan; tuttavia il disinteresse di Filippo farà si che il Re si secchi con lui e gli tolga il comando: dopo dieci anni di attesa d’Artagnan riuscirà finalmente ad avere il comando effettivo. Nella sua biografia del Cardinale lo storico Pierre Goubert definisce Filippo “un buono a nulla empio e dissoluto”, e lo fa a ragion veduta. Saint-Simon ci dice:



“[…] Era un Italiano, molto Italiano, di grande spirito, facile, estremamente coltivato, che faceva i più bei versi del mondo che non gli costavano nulla, e seduta stante, che ne ha dati componimenti interi; un uomo della migliore compagnia del mondo, che non si preoccupava di nulla, pigro, voluttuoso, avaro all’eccesso, che andava spesso ad acquistare lui stesso in piazza e altrove quello che voleva mangiare, e che teneva di solito la dispensa in camera. Vedeva delle buone compagnie, dalle quali era ricercato; ne vedeva anche di cattive e di oscure con le quali si divertiva, ed era in tutto estremamente singolare. Era un grande uomo secco, ma ben fatto, e la cui fisionomia diceva tutto quello che era. […]”



Esempio tipico dei costumi discutibili di Filippo è il suo coinvolgimento nell’Orgia di Roissy: durante la Settimana Santa del 1659 il fratello di m. me de Montespan, Louis-Victor de Rochechouart duca de Vivonne, invita alcuni amici a passare qualche giorno in una sua proprietà, e con Bussy-Rabutin e altri si dà allegramente alla crapula, componendo anche dei pezzi satirici sulla Corte e sul Re. Filippo lascia il gruppo prima del fatto peggiore, ossia la cena in cui si sparla e si scrive del Re, ma Zio Giulio voleva dare prova di essere intransigente anche quando si trattava della propria famiglia, e fece imprigionare il nipote nella fortezza di Brisach, ai confini con la Germania, dalla quale uscirà per assistere alle nozze del Re a Sain-Jean-du-Luz il 9 giugno del 1660. Sarà durante la prigionia che Filippo s’interesserà alla poesia, amore che gli rimarrà nel tempo; tra le altre cose è anche autore del libretto dell’opera “Nicandro e Fileno” di Paolo Lorenzani; inoltre frequenta il salotto del poeta Paul Scarron, marito di Françoise d’Aubigné, futura marchesa de Maintenon e presunta moglie morganatica di Luigi XIV, o l’hôtel de Rambouillet e altri salotti parigini. Nel 1677 si troverà a parteggiare assieme a sua sorella Marianna, duchessa de Bouillon, per la Fedra di Jacques Pradon in contrapposizione a quella di Racine, sostenendo le sue posizioni anche con un sonetto ironico; questo scatenerà la “guerra dei sonetti” che finirà solo quando il Gran Condé si dichiarerà pubblicamente protettore di Racine e del suo amico Boileau.


Mazarino aveva accumulato una prodigiosa quantità di beni, onori e denaro, più di quanto sia lecito immaginare; tuttavia, per citare Saint-Simon quando parla di m.me de Soubise, una delle numerose amanti del Re:



“[…] M.me de Soubise, prima di morire, aveva avuto dal Re la promessa di fare il principe di Rohan duca e pari. Per quanto la sua bellezza avesse potuto fare dei Rohan dei principi, lei diceva molto liberamente che tutto ciò non era fissato che con un bottone, e che non c’era in Francia vera e solida grandezza per le casate che il ducato-parìa […]”.



Il Cardinale lo sa bene, e allo scopo di dotare i suoi eredi (ergo: Filippo, con gran rimpianto) di un buon titolo punta alla creazione di un ducato; decide di acquistare i ducati di Nevers, Rethel e Mayenne assieme alla terra di Donzy e ottiene nel 1659 delle lettere patenti per l’erezione di questi territori in ducato, ma il Parlamento non le registra né registrerà quelle emesse nel 1676; avverrà solo nel 1720 durante la reggenza del Duca d’Orléans: la moglie del reggente era Françoise-Marie de Bourbon, figlia del Re e di m.me de Montespan, era molto legata a sua cugina la duchessa Sforza, nata Louise-Elvide de Damas de Thianges, in altre parole la cognata di Filippo; sarà grazie ai favori della famiglia che il figlio di Filippo, Philippe Jules François, riuscirà finalmente ad ottenere l’erezione del ducato di Nevers in ducato-parìa. Il titolo di duca di Nevers portato dal nipote di Mazarino non era altro che un puro uso di cortesia. Alla morte di Zio Giulio, nel 1661, Filippo ereditò parte della sua leggendaria ricchezza, la maggioranza della quale andò però alla sorella minore Ortensia, comprese le terre derivanti dallo smembramento dell’enorme ramazzato da Mazarino: il marito di Ortensia, Armand Charles de La Meilleraye de La Porte, figlio del Gran Maestro dell’Artiglieria Charles de La Porte, duca de La Meilleraye, si fregerà del titolo di duca di Mazarino e delle armi del Cardinale, ma sarà anche costretto a esigere la cessione completa dei territori del ducato dalla famiglia dei Gonzaga che non avevano onorato che in parte il contratto stipulato col Cardinale, che dal lato suo si era guardato bene dal pagare per intero l’enorme cifra pattuita.


Lo sposo scelto dallo zio Giulio per Ortensia è ricchissimo ma è squilibrato: violento, taccagno e bigotto non era certo il marito migliore che una donna potesse desiderare, e Ortensia nel 1667 fugge in Italia, aiutata dal fratello, raggiungendo la sorella Maria a Roma, diventata nel frattempo la moglie del Conestabile dl regno di Napoli, Don Lorenzo Onofrio Colonna principe di Palliano. Il rapporto di Filippo con le sorelle fu spesso oggetto di chiacchiere a Corte, pur senza che la parola “incesto” sia mai stata menzionata, tuttavia le corrispondenze di m.me de Sévigné e dei suoi amici riportano sovente delle impressioni poco lusinghiere sui frequenti viaggi in Italia, con o senza la moglie. È vero che la fuga sembra fosse la tattica migliore di Filippo per affrontare i problemi: non appena le cose si complicavano troppo, per un corruccio del Re o perché riteneva che la moglie fosse sul punto di rischiare diventare l’ennesima favorita reale, o per qualsiasi altro motivo Filippo faceva armi e bagagli e si allontanava dalla Francia aspettando che la tempesta passasse, a Venezia o a Roma. Così Saint-Simon:



“[…] Gli capitò tre o quattro volte di entrare il mattino nella stanza di sua moglie, di farla alzare, e farla subito salire in carrozza, senza che lei né nessuno dei servitori di uno dei due dubitassero di qualcosa, e di partire per Roma, senza il minimo preparativo, né che lui stesso vi avesse pensato tre giorni prima. Vi hanno fatto dei soggiorni considerevoli. […]”.



Filippo viene ricevuto cavaliere dell’Ordine dello Spirito Santo nella promozione del 1661, a vent’anni, dispensato dal limite minimo di età (35 anni) perché aveva portato la coda dello strascico del Re all’indomani della sua consacrazione, quando ricevette l’Ordine lui stesso dalle mani di Monsignor Simon Le Gras, vescovo di Soisson, che l’aveva consacrato il giorno precedente.


Nonostante il carattere m. de Nevers era un partito interessante, per lo meno dal punto di vista economico, e giacché fra taccagni e affamati di denaro ci si capisce bene, m.me de Montespan riesce a piazzargli sua nipote, Diane-Gabrielle de Damas de Thianges, figlia della propria sorella Gabrielle de Rochechouart-Mortemart e di Claude-Léonor de Damas, marchese de Thianges: i due si sposano verso la fine del 1670, sotto gli auspici migliori della Corte, alla presenza del Re e di Monsieur e di un’altra folla di nobili e notabili. Prendiamo a prestito una lettera di m.me de Sévigné al genero:


“[…] Mia figlia mi prega di scrivervi del matrimonio di m. de Nevers. Questo m. de Nevers difficile da ferrare, questo m. de Nevers così straordinario che sfugge dalle mani quando meno ce lo si aspetta, sposa infine, indovinate chi? Non è m.lle d’Houdancourt, né m.lle de Grancey; è m.lle de Thianges, giovane, bella, modesta, allevata a l’Abbaye aux Bois. M.me de Montespan fa la festa domenica, ne fa come la madre, e ne riceve tutti gli onori. Il Re rende a m. de Nevers tute le sue cariche; in modo che questa bella che non ha un quattrino, gli vale di più della più grande ereditiera di Francia. M.me de Montespan fa meraviglie ovunque. […]”.

Filippo non sarà mai in grado di trarre partito dalla protezione e dal favore che gli venivano prima dall’onnipotente zio, poi da m.me de Montespan, il suo carattere lo rendeva incapace. La coppia, nondimeno, è unita dall’affetto prima e dall’amore poi, nonostante le gelosie immaginarie di Filippo e i suoi modi inconsueti. Avranno sei figli:


  1. Eloy, morto giovane;

  2. Gabriel, duca de Donzy, morto a maggio del 1683;

  3. Diane Gabrielle Victoire Mancini (1672–1716), sposò Charles Louis Antoine de Hénin-Liénard, conte di Boussu e principe de Chimay, cavaliere del Toson d’Oro (di Carlo II) e Grande di Spagna di Filippo V, luogotenente generale delle sue armate: dopo la morte della moglie sposerà la figlia di Saint-Simon;

  4. Philippe Jules François Mancini (1676–1769), principe di Vergagne e del Sacro Romano Impero, poi duca di Nevers, sposa Marianna Spinola, dama d’onore della moglie del Reggente, Françoise-Marie de Bourbon, e figlia unica ed erede di Giovan Battista Spinola, il quale nel 1677 aveva comperato dall’imperatore Leopoldo il titolo di principe del Sacro Romano Impero e da Carlo II di Spagna aveva avuto il Grandato di prima classe con gli stessi mezzi;

  5. Diane Adélaïde Philippe Mancini (1687–1747), sposò Louis-Armand, duca d’Estrées;

  6. Jacques Hippolyte Mancini (1690–1759), che nel 1719 sposò Anne-Louise de Noailles. La loro unica figlia, Marie Diane Zéphirine (1726–1755), sposò il visconte Louis-Héracle de Polignac: sono i genitori di Armand Jules conte, poi duca di Polignac, marito della famosa Yolande Martine Gabrielle de Polastron, favorita della Regina Maria Antonietta. Gli attuali principi di Monaco discendono in linea retta da loro, il padre del principe Ranieri III di Monaco era Pierre de Polignac, trisnipote di Yolande. La mamma di Ranieri III, invece, era Charlotte Grimaldi, trisnipote di Louise d’Aumont, a sua vola trisnipote di Ortensia Mancini: due rami della discendenza mazarina e parte della colossale eredità del Cardinale si ritrovano uniti sul trono monegasco.

I duchi di Nevers erano anche molto legati alla duchessa du Maine, moglie di Louis-Auguste de Bourbon, duca du Maine (figlio del Re e di m.me de Montespan) e frequentatori assidui del castello di Sceaux.


Filippo Mancini, duca di Nevers, muore a Parigi nel 1707, all’indomani del fidanzamento di sua figlia Diane Adélaïde con il duca d’Estrées.



Edited by Liselotte von der Pfalz - 3/8/2015, 17:49
 
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view post Posted on 19/12/2014, 08:21     +1   -1
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La brillante cugina di m.me de Maintenon, m.me de Caylus, nei suoi Souvenirs conferma la maniera repentina di mettersi in viaggio di Filippo :

[...] m. de Nevers aveva l'abitudine di partire per Roma nello stesso modo in cui si va a cena, e s'è vista m.me de Nevers salire in carrozza, persuasa che sarebbe andata a passeggio, sentir dire al cocchiere: "A Roma!" [...]


Edited by marquise de Créquy - 19/12/2014, 21:31
 
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view post Posted on 3/1/2016, 11:27     +1   -1
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Mademoiselle di Montpensier annota nei suoi Mémoires poche righe sul matrimonio di Filippo Mancini:

[…] Si fecero le nozze di m.lle de Thianges con m. il duca di Nevers. Era un affare che m. de Lauzun aveva arrangiato; erano molto amici. Era stato lungo: m. de Nevers era un uomo abbastanza straordinario e non aveva nessuna voglia di sposarsi. Lei non aveva alcun bene; era molto giovane, avendo solo tredici anni; ma gli Italiani, che sono naturalmente sospettosi, non amano molto l’attesa; ma il savoir faire di m. de Lauzun l’aveva portato al punto in cui m.me de Montespan avrebbe voluto semmai che arrivasse per il suo favore. Dicevo sempre a m. de Lauzun: “non concludete l’affare che dopo il vostro, in modo che m.me de Montespan abbia bisogno di voi”; ma era così persuaso che lei non gli sarebbe venuta meno e che nulla avrebbe potuto mutare l’umore del Re per lui che si riteneva sicuro di tutto e mi diceva: “Non diffido che di voi” […]

Quella frasetta avrebbe dovuto mettere l'Anne-Marie-Louise in allarme.
 
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