La Cour Royale

Marie-Louise-Adélaïde de Bourbon-Penthièvre, duchessa d'Orléans

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marquise de Créquy
view post Posted on 9/1/2015, 22:53     +1   -1




Marie-Louise-Adélaïde de Bourbon nasce a Parigi il 13 marzo 1753, dal matrimonio di Louis, duca de Penthièvre (16 novembre 1725 - 4 marzo 1793) e di Marie-Félicité d’Este, figlia del Duca di Modena.

Adélaïde perde la madre alla tenera età di tredici mesi. Della prole del Duca sarà l’unica femmina superstite insieme al fratello, il Principe de Lamballe. Vedovo inconsolabile il Duca suo padre riversa su di lei tutto l’affetto che provava per la moglie, egli, principe esemplare avrà sulla piccola Adélaïde un’ottima influenza.

Il Duca de Penthièvre divideva il suo tempo nelle diverse dimore, le cui principali erano Sceaux, Anet, Dreux e Rambouillet. È là che in seno ad una piccola corte patriarcale e virtuosa che la principessa crebbe fino al giorno in cui fu messa in convento, dopo aver avuto per governante Mme de Sourcy. Il duca de Penthièvre scelse l’abbazia di Montmartre come luogo più adatto all’educazione di sua figlia. Questa abbazia la cui regola era severa, derivava da quella dei Cistercensi e aveva alla sua guida un donna di primo ordine, Mme de La Rochefoucauld.
Al convento Adélaïde leggeva molto. Studiava più volentieri le Sacre Scritture e la storia, per la quale aveva una vera passione. Amava molto ricamare.

Il suo primo dolore lo ebbe quando Mme de La Rochefoucauld, che si era particolarmente occupata di lei, morì. Una gioia seguì questa perdita: il matrimonio di suo fratello con la Principessa Maria Teresa Luisa di Savoia-Carignano, che diventò per lei un’amica, questo affetto durò fino alla morte di quest’ultima. Quanto al Principe de Lamballe era un giocatore, un libertino, un vizioso e faceva la sfortuna di tutti i suoi parenti. Malgrado tutto la sua morte, che avvenne il 6 maggio 1768, afflisse il Duca de Penthièvre al punto che Adélaïde, uscita da convento si consacro interamente a distrarre un dolore che aumentava ancora di più la tristezza naturale di suo padre .

Dopo pochi mesi dalla morte del figlio il duca de Penthièvre parlò pre la prima volta di matrimonio a sua figlia. Non lo fece senza ripugnanza, non solo gli costava separarsi da lei, ma gli costava prendere per genero un uomo che non era adatto a lei e che diventava suo sposo solo per intrighi di corte: era il Duca de Chartres, figlio del Duca d’Orléans la cui reputazione giustificata era pressapoco come quella del Principe de Lamballe. Il cancelliere del duca d’Orléans aveva avuto per primo l’idea del matrimonio ancora quando il Principe de Lamballe era ancora in vita, la morte di quest’ultimo aumentava sensibilmente la fortuna già considerevole di Adélaïde, che dopo suo padre sarebbe diventata l’erede dei discendenti legittimati di Luigi XIV. Il cancelliere si attirò il favore di Choiseul allora primo ministro presso il quale il principe de Condé aveva tentato invano per ottenere la mano di Mlle de Penthièvre per il Duca de Bourbon, suo figlio. Le negoziazioni erano avviate quando il duca consultò la figlia che si mostrò molto favorevole al giovane principe. Ella aveva visto il duca de Chartres una sola volta, da Mlle de Modène, le aveva dato la mano per ricondurla alla sua carrozza. Entrando in convento aveva dichiarato che non avrebbe sposato solo lui.

Quando il matrimonio fu deciso, la principessa venne presentata al Re e alla Famiglia Reale il 7 dicembre 1768 da sua zia, la Contessa de La Marche. Fu battezzata l’indomani dall’Arcivescovo di Reims e Madame Adélaïde la tenne sul fonte battesimale. Mlle de Penthièvre aveva appena sedici anni, quando la cerimonia ebbe luogo. Tutti furono abbagliati dalla sua bellezza che eccitò una ammirazione generale. La sua pelle era di un biancore abbagliante, i suoi bei occhi blu esprimevano il candore della sua anima, la dignità del suo rango, la dolcezza del suo carattere. Il matrimonio ebbe luogo il 5 aprile 1769 nella Cappella Reale a Versailles. Dopo il suo matrimonio la nuova duchessa de Chartres si installò l’estate al Castello di Villers-Cotterets o in quello di Raincy e l’inverno al Palais-Royal a Parigi.

Moglie spesso abbandonata, la duchessa de Chartres si isolò rapidamente nei suoi appartamenti del Palais-Royal e ebbe la consolazione di diventare madre di sei bambini:

-N. d’Orléans (1771-1771)

-Louis-Philippe d’Orléans, duca di Valois poi Re dei francesi (6 ottobre 1773 - 26 agosto 1850) sposa Maria-Amelia di Borbone

-Louis-Antoine-Philippe, duca de Montpensier (3 luglio 1775- 18 maggio 1807)

-N. d’Orléans , Mlle de Chartres (23 agosto 1777-6 febbraio 1782)

-Louise-Marie-Adélaïde-Eugénie (23 agosto 1777- 31 dicembre 1847)

-Louis-Charles, conte de Beaujolais (7 ottobre 1779 - 30 maggio 1808)

Durante l’intervallo di queste nascite divideva il suo tempo tra la pratica delle opere, i viaggi o occupazione serie. Leggeva delle letture serie e morali, a volte nei suoi momenti liberi le piaceva condividere la passione che il duca de Chartres aveva per imitare, attraverso dei procedimenti chimici, tutte le diverse pietre fini. La duchessa aveva adottato questo genere di divertimento per piacere a suo marito.

Nei primi anni del 1770 viene attaccata al suo servizio Mme de Genlis, seducente, ambiziosa, intrigante e civettuola a cui la principessa votò un affetto senza limiti. La Genlis sembrava corrispondere questo sentimento ma in realtà cercava di sostituirla nelle confidenze del marito.

Fu solo dal 1782 circa che la duchessa si accorse che Mme de Genlis era una falsa amica, l’amante del marito alla quale aveva affidato l’educazione dei suoi figli.

Il 18 novembre 1785 muore il duca d’Orléans, suocero della principessa. Suo marito diventato capo della branca d’Orléans, entrò sempre di più nei punti di vista dell’opposizione e delle idee liberali. Subendo assolutamente l’influenza di Mme de Genlis fu lui a sceglierla come Governeur per i suoi figli, di cui i primogenito (il futuro Luigi-Filippo) aveva già dodici anni. Tutti tre i figli raggiunsero Mme de Genlis al convento di Bellechasse, dove lei viveva già con le loro sorelle. Dolce e paziente la principessa si rassegnò subito allo stato delle cose. Accettò pure che la si allontanasse dai suoi figli che poco a poco diventarono degli estranei per lei.

Questa lotta ad armi impari consistette per lei, negli anni che precedettero la Rivoluzione, a cercare invano di mitigare i principi liberali che professava suo marito e che si stavano inculcando ai loro figli, a controbilanciare l’influenza di Mme de Genlis, a stabilire un equilibrio instabile tra il padre, che rappresentava le idee dell’Ancien Regime e il Palais-Royal, dove suo marito professava le nuove.

Quando si avvicinò la Rivoluzione, le frequentazioni imposte da Mme de Genlis ai giovani principi disgustò a tal punto la duchessa che non osò più ad andare a Bellechasse per paura di incontrarvi dei Rivoluzionari.

All’inizio dell’Autunno 1789, il Duca d’Orléans, fu inviato in Inghilterra su richiesta del Re e i suoi tre figli portarono democraticamente, durante la sua assenza, l’uniforme della Guardia Nazionale e fu questione di far entrare Louis-Philippe nei Giacobini. Fu in questo momento che la duchessa si rivoltò alle idee del marito. Nonostante le sue preghiere al marito, quest’ultimo fece entrare suo figlio nel Club dei Giacobini. La madre pianse in silenzio. Si affliggeva pure nel sapere che Verdil, Barrère, Pétion, Barnava, rivoluzionari di domani, frequentavano assiduamente Bellechasse e che Mme de Genlis, vestita con il tricolore, faceva ballare i suoi pupilli sull’aria del “Ça Ira”. Lei apprendeva tutti questi dettagli dalla figlia Adélaïde,la quale aveva ottenuto di ricevere la visita della madre per un’ora tre volte la settimana.

Alla fine del 1790, la duchessa d’Orléans ottenne infine da suo marito che Mme de Genlis lasciasse Bellechasse. Mme la Governeur fuggì segretamente avendo cura di scrivere a Mademoiselle (Adélaïde) tre lettere che dovevano essere consegnate dopo la sua partenza. Nela prima accusa la Duchessa di allontanarla da lei: “Mme la Duchessa d’Orléans mi ha obbligato ada allontanarmi da voi, ma il mio cuore resta a voi. Abbiate cura, amica cara, per le volontà di una madre e che malgrado questo rigore, questa madre vi ama e vi adorerebbe se vi conoscesse meglio…” Nel frattempo Adélaïde si ammala. Mme de Genlis, ritirata nell’Auvergne scrive allora al duca d’Orléans che le facesse reintegrare Bellechasse scrivendo che la duchessa non aveva alcun diritto su sua figlia e rivolgendosi a lei, Mme de Genlis, per tutto quello che concerneva quest’ultima. La madre si inclinò ma, piena di dolore, lasciò Parigi e separata da suo marito andò a vivere presso suo padre.

La duchessa, autorizzata da suo marito, che, dall’Inghilterra dove dimorò fino al 1791, vedeva la prospettiva di una separazione amichevole con sua moglie, arrivò il 10 febbraio 1791 al Castello d’Eu, una delle dimore del padre. Il 22 giugno, nel momento in cui di duca d’Orleans ritornò dall’Inghilterra, il principe e sua figlia vennero messi in arresto nel loro castello per quindici giorni ma furono presto liberati. Il principe e la duchessa d’Orlèans lasciarono quindi Eu per andare a Radepont da dove la duchessa andò al Palais Royal forse per tentare una riconciliazione col marito. A detta del padre la figlia fu cacciata dal Palais-Royal con la sola camiciola che aveva sulle spalle. La duchessa raggiunse il padre nella dimora di Anet.

Qualche mese dopo l’arrivo della duchessa ad Anet ebbero luogo i massacri del 2-3 settembre. E’ in compagnia di suo padre e del Presidente Miromesnil, che Mme la duchessa d’Orléans apprese la morte della cognata, Mme de Lamballe. La morte della nuora aggravò lo stato del duca che si spense nel Castello di Anet il 4 marzo 1793 tra le braccia della figlia.
In queste circostanze spaventose la salute della principessa si alterò e presto fu colpita da una malattia che doveva seguirla fino alla morte. Tale era il suo stato quando, l’8 aprile 1793 la Convenzione decretò che “sarebbe stata guardata a vista nel suo castello di Vernon fino al perfetto ristabilimento della sua salute”.
Il 6 ottobre 1793 un nuovo decreto della Convenzione ordina di “fare tradurre la cittadina Egalité a Parigi e di prendere verso di lei le misure che la sicurezza generale esigeva”. La principessa quasi morente, è arrestata dopo aver messo ordine ai suoi affari. Un lungo viaggio comincia. Ci vogliono sei giorni per arrivare a Parigi da Vernon tanto è debole. La si interna infine nella prigione del Lussemburgo dove per undici mesi resta a letto spesso nutrendosi solo di latte.

Ogni giorno la duchessa d’Orléans attendeva la morte. Nel mese di giugno 1794. Madame Elisabeth era salita sul patibolo, si dette ordine di trasferire la duchessa alla Conciergerie. era il segnale della sua perdita. Il coraggio di un uomo misterioso, portinaio del Lussemburgo la salvò. Sotto il pretesto che le sembrava troppo ammalata, si rifiutò di consegnarla agli agenti incaricati dal Comitato di Salute Pubblica di effettuare il trasferimento. Dovette la vita a questo rifiuto.

Infine il 9 termidoro addolcì la sua sorte. Ottenne a causa della sua cagionevole salute, il favore di essere trasferita come prigioniera nella casa di cura del Dr. Belhomme dove la detenzione era sopportabile e la società scelta.

Vedova e rinchiusa in questa casa di cura, la duchessa apprese di come i suoi figli soffrivano nella loro detenzione di Marsiglia. Il duca de Beaujolais era stato colpito da una lenta malattia ai polmoni contratta nella sua prigione umida e che dovrà ucciderlo più tardi.

Adélaïde restò per tre anni nella casa di Belhomme, ciascuno tentava di addolcire la sua sorte. Le religiose dell’Abbazia di Montmartre venivano a consolarla con le loro visite. Con l’avvento del Direttorio la principessa tentò di salvare dalla prigione i suoi figli. Il Direttorio, infine, decise la liberazione dei giovani principi ma esigette come prezzo della loro libertà che il loro fratello maggiore, il duca de Chartres, diventato Duca d’orleans, si allontanasse dall’Europa. Fu la madre incaricarsi della negoziazione, scrisse una lettera toccante al figlio. Ma la lettera non arrivò mai. Le angosce della madre furono trasmesse al ministro della polizia. Bisognava trovare a tutti i costi le tracce del Duca d’Orleans, dato che dalla sua sorte dipendeva quella dei suoi fratelli. Alla fine fu trovato e con i suoi due fratelli poté partire per l’America. La Duchessa d’Orléans, non riuscì ada abbracciare e rivedere mai più i suoi due figli minori che morirono in Inghilterra uno e a Malta l’altro rispettivamente nel 1807 e 1808.

All’indomani del 18 fruttidoro, il Direttore ordinò la deportazione della duchessa d’Orleans e di sua cognata, la duchessa di Borbone. Si dovette attuare il piano in fretta. Nella notte del 26 fruttidoro la principessa fuggì la casa di Bonhomme alle 2 del mattino ed esce da Parigi nel mezzo di una scorta di gendarmi. Sotto una pila di cartoni nella carrozza si scoprì un uomo. Era un ex-membro della Convenzione, membro del Consiglio dei Cinque Cento, Rouzet de Folmon, già detenuto nella prigione di Belhomme con la principessa. Là quest’uomo le votò un culto rispettoso e liberato si è devoto alla causa della duchessa d’Orleans perorandola presso i suoi colleghi del Consiglio per addolcirne la sorte. Il suo attaccamento per lei fu così grande che non sopportò di vivere a Parigi senza di lei.

E’ in Spagna che la Principessa fissa il suo esilio . Si stabilisce dapprima a Sarria, vicino a Barcellona vivendo con una modesta pensione rilasciata dal governo francese, in una “vecchia casa piena di ratti e di insetti”.

Il 29 novembre 1802 la figlia Adélaïde la raggiunge a Figuères dove la principessa si era stabilita nell’aprile precedente. Ma l’intimità non regna tra madre e figlia che gli eventi hanno sempre separato. Una è “un’anima sensibile” l’altra, formata da Mme de Genlis è “un’energica” nella quale lo spirito predomina sul cuore. A Figuères la vita è triste e monotona. Il 3 Febbraio 1808 Figuères è bombardata dai francesi, la principessa e sua figlia chiedono asilo al convento di Villasacra. Nel giro di tre settimane la figlia la lascia per raggiungere il fratello a Malta. Alla duchessa d’Orleans resta solo l’affetto di Rouzet de Folmon. Dopo varie tappe che deve affrontare, malata, per non soccombere davanti le truppe francesi, si imbarca il 20 dicembre 1808 per Terragona. Appena arriva deve ripartire, i francesi sono nel porto della città e su un mare in tempesta arriva a Mahon dove è curata e ricevuta dal Governatore nel suo palazzo. Là riceve finalmente la visita di suo figlio che non vede da tanti anni e questa visita la colma di gioia perché le chiede di accompagnarla a Palermo dove va a sposare Maria-Amelia, figlia del Re di Napoli.

Il 15 Ottobre è a Palermo dove il matrimonio ha luogo il 25 novembre. Ritorna a Mahon dove arriva il 12 gennaio 1811 dopo una terribile traversata. Intanto l’esilio è quasi alla fine. Il ritorno di Luigi XVIII in Francia permette quello della Principessa. Dopo tre anni di soggiorno a Mahon, il 27 giugno 1814, la duchessa d’Orleans si imbarca per Marsiglia dove arriva il 2 luglio e sbarca l’8 dopo aver fatto una quarantena al lazzaretto. A Parigi Luigi XVIII la riceve con simpatia. Durante i Cento Giorni non si inquieta e il ritorno definitivo di Luigi XVIII da Gand le assicura infine il riposo fino alla fine della sua vita.
Alla fine lei si lega in una maniera un po’ troppo esclusiva al conte de Folmon, suo vecchio amico d’esilio, la duchessa lo colmava di cure esagerate; sapendolo buongustaio gli faceva passare a tavola davanti agli invitati seccati, i migliori pezzi che si stavano servendo. Gli prepara lei stessa il suo caffè e nessuno doveva occupare nel salotto il posto riservato al “buon Rouzet”. Amante e dolce la povera vedova di Philippe Egalité non aveva mai trovato qualcuno che rispondesse ai suoi bisogni d’affetto. In questa amicizia testimoniata da lei al solo uomo che si sia interamente e rispettosamente devoto al suo servizio, vi è qualcosa di ingenuo forse ma soprattutto di toccante.

Folmon muore a Parigi il 21 marzo 1820. La Principessa lo fece interrare a Dreux a fianco del posto che si è riservata per sé nella cripta. Ne risulta un nuovo raffreddamento del rapporto coi figli. Lei stessa muore lentamente per diversi mali diventati incurabili: un cancro, una paralisi e un idropisia. Per sei mesi sopporta i suoi mali con ammirevole coraggio. Il 15 giugno riceve ad Ivry l’Estrema Unzione. Muore il 21, dopo aver dato solennemente la sua benedizione ai figli. Il 2 luglio viene trasportata a Dreux.

Edited by marquise de Créquy - 10/1/2015, 09:14
 
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view post Posted on 9/1/2015, 23:39     +1   -1
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Facendo due conti, sua mamma Felicità d'Este era figlia della Carlotta Aglae d'Orléans (quindi nipote del Reggente) e di Francesco III di Modena. Questo qui aveva una mamma anche lui, ed era una tal Carlotta di Braunschweig-Lüneburg, figlia di Benedetta Enrichetta von der Pfalz, una delle tre figlie della Zia Anna, e quindi cugina germana di Liselotte.
 
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